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Autore: musa07    30/12/2020    2 recensioni
"Ok, se l’aspettava ma davvero ci aveva sperato fino all’ultimo.
Perché lui, il capitano, non lo voleva fare proprio per niente.
E Hajime li stava chiaramente vedendo i neuroni nella testolina di Tooru lavorare e dibattersi alacremente.
Lo capiva dal fatto che, primo, non stava canticchiando tra sé e sé come di solito faceva sempre ma stava finendo di sistemare le cose nell’armadietto a fianco al suo in un totale e religioso silenzio. Ecco altro campanello che aveva fatto scattare l’allarme in Iwaizumi, perché Tooru non stava zitto e non lo inondava con i suoi (inutili) discorsi nemmeno quando dormiva. E un Oikawa Tooru silenzioso non era di così facile gestione. Ma ovviamente non lo poteva lasciar lì a crogiolarsi in chissà quali aberranti pensieri e questioni. Anche perché gli era chiaro il motivo di tutto quel silenzio e di quella espressione così seria nel volto.
- Che hai? - eccolo che partì all’attacco [...]"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oh, alla fine,
dopo tremila secoli
che scrivo sul fandom di HQ,
son ben approdata anche alla IwaOi.

Sempre per la serie
saltiamo su e giù per il tempo
che Delorean di Doc scansate proprio,
questa ff è ambientata sul finire
del secondo anno di liceo.



 

In colui che ha l’animo sereno, rapidamente si ristabilisce la consapevolezza

 

Ok, se l’aspettava ma davvero ci aveva sperato fino all’ultimo.
Perché lui, il capitano, non lo voleva fare proprio per niente.
E Hajime li stava chiaramente vedendo i neuroni nella testolina di Tooru lavorare e dibattersi alacremente.
Lo capiva dal fatto che, primo, non stava canticchiando tra sé e sé come di solito faceva sempre ma stava finendo di sistemare le cose nell’armadietto a fianco al suo in un totale e religioso silenzio. Ecco altro campanello che aveva fatto scattare l’allarme in Iwaizumi, perché Tooru non stava zitto e non lo inondava con i suoi (inutili) discorsi nemmeno quando dormiva. E un Oikawa Tooru silenzioso non era di così facile gestione. Ma ovviamente non lo poteva lasciar lì a crogiolarsi in chissà quali aberranti pensieri e questioni. Anche perché gli era chiaro il motivo di tutto quel silenzio e di quella espressione così seria nel volto.
- Che hai? - eccolo che partì all’attacco, chiudendo l’anta del suo armadietto con uno scatto che lo fece risuonare con forza nello spogliatoio ormai deserto.
- Hum? - Tooru aveva sollevato lo sguardo verso di lui per poi piegare appena le labbra in un sorriso che voleva essere serafico - Niente. -
Hajime buttò fuori sonoramente l’aria, in uno sbuffo; eccola là: la solita difesa ostinata e coriacea di Oikawa. Ok, era chiaro che doveva lavorarlo al fianco e spingerlo in un angolo.
- Li conosco tutti i tuoi sorrisi, Imbecillikawa, quindi lo sai che con me non attaccano. -
- Ohh, mi conosci proprio bene, eh Iwa-chan? - eccolo, di nuovo, quel suo sorrisetto. Era una delle sue maniere di difendersi.
- Non attacca con me, te l’ho detto. - replicò seccato, chiudendogli l’anta dell’armadietto con uno scatto, giusto per sfogare su di esso la propria stizza e non sul bel faccino dell’altro.
Quel colpo secco, quasi violento, fece sbattere gli occhi a Tooru un paio di volte estereffato e allora ecco che la sua espressione iniziò a cambiare mentre portava l’attenzione dei suoi occhi su quelli verdi dell’altro.
Ecco, così andava bene, pensò Iwaizumi, perché vide quel bagliore di orgoglio negli occhi di Oikawa. Quel bagliore ferino che sovente gli passava nello sguardo ma era sempre una cosa così fulminea che lui era uno dei pochi che la coglieva. Perché sapeva coglierla. Perché voleva coglierla.
- Questo è il sorriso che fai quando vuoi porre fine ad una questione. O non vuoi che la discussione neppure cominci. -
- Oh, Iwa-chan… mi conosci proprio bene… - ripeté ma caspita se ora, oltre allo sguardo, non era cambiato anche il tono della sua bella voce, più profondo, da far venire i brividi per mille e più motivi. Le stesse identiche parole ma dette con tono e sguardo completamente diverso che gli cambiavano anche i lineamenti del volto che restava comunque bellissimo.
Tooru incrociò le braccia al petto appoggiando la schiena all’armadietto e gli lanciò uno sguardo ermetico che stava chiaramente a significare “ok, continua pure, adesso te la sbrighi visto che te la sei cercata”.
E quello sguardo impenetrabile, quella posa, ecco che erano un’altra delle sue armi di difesa, quel muro che tirava su tra sé e gli altri. Ma figurarsi se Iwaizumi – che lo conosceva da una vita e più delle sue stesse tasche – si faceva intimorire da uno sguardo del genere o che non sapesse da che parte iniziare a sbrogliare la matassa. Dalla sua, poi, poteva contare su quella maniera – a volte anche brutale – di andare dritto al punto. Giù diretto, come un treno in corsa.
Lentamente si portò davanti a lui, senza mai mollargli gli occhi ma tenendovi i suoi incatenati.
- Non lo volevi fare. Il capitano intendo. -
Ed ecco: sparito completamente qualsiasi ombra di sorriso nel volto, nello sguardo, di Tooru.
- Bravo Iwa, colpito e affondato. - con un tono quasi sardonico, mentre fece per risollevarsi dall’armadietto sul quale era appoggiato ma una mano dell’altro, che lo spinse sulla spalla, lo costrinse a rimanere bloccato dov’era, chiaro segnale che la discussione non si sarebbe conclusa lì e che Hajime non si sarebbe mosso da lui finché non avesse sputato il rospo. Allentò la presa sulla sua spalla ma non la tolse, sapeva che con uno come testardo come Oikawa doveva esser anche brutale.
E lo capì dallo sguardo sorpreso con il quale lo stava guardando che era stata infine scardinata ogni forma di difesa. Ora ecco Oikawa Tooru senza più nessun velo difensivo addosso. Lo sapeva, Hajime, che Tooru non si voleva mai difendere da lui ma che, stupidamente, pensava di dover difendere Iwaizumi da lui, per non essergli di peso, per non dargli preoccupazioni.
Ora si trattava solo di aspettare che finalmente quell’idiota si decidesse a parlare.
- Iwa-chan, io non sono fatto per fare il capitano. E non mi venir a dire frasi del genere “ma come, non muori dalla voglia di esser al centro dell’attenzione, di veder che tutti pendono dalle tue labbra?” - di nuovo il tono era cambiato.
- Credi veramente che io pensi queste cose di te, imbecille che non sei altro? - inarcando un sopracciglio perplesso.
- No, ovviamente. -
- Ah ecco, sarà bene… - invitandolo con lo sguardo a proseguire, cosa che gli fece procurare un sonoro sbuffo da parte di Tooru.
- E’ un onore essere capitano, non lo sto negando, ma proprio perché è un grande onore nella vita di un atleta, mi spaventa da morire. 
E' diverso da quando ero capitano alle medie, allora avevo una consapevolezza di me diversa, quasi sicuramente fuorviata, ero convinto di esser in qualche modo invincibile e che quindi il ruolo di capitano mi spettasse di diritto. Ma ora so che questo ruolo ricopre una grande responsabilità, un grande valore. Un capitano è una guida, qualcuno da seguire, da emulare. Qualcuno che si ammira e che trascina gli altri. Io sto ancora imparando così tanto, mi sto ancora sperimentando così tanto. Mi sento ancora nella fase in cui sto crescendo e formando. Come posso essere una guida se a mia volta mi sento ancora un allievo che ha bisogno della figura di un maestro da seguire? Posso essere astuzia, furbizia ed intelligenza sì… ma… - e quanto bello era in quel momento, perché era così vero, così sincero… Stava parlando con il cuore in mano.
- Io non so se sono pronto a tutto questo… all’idea di condurvi sul baratro di un precipizio e chiedervi di saltare, sapendo che – magari – vi sto mandando al macello. Dovresti farlo tu il capitano, Iwa! Tu hai carattere, sai farti ascoltare dalle persone, hai modo di fare. Certo, modi di merda m... -
- Ohy! - lo interruppe e si beccò un altro sbuffo con alzata di occhi incorporata – Non sono da te tutti questi dubbi e incertezze, legittimi certo, ma non appartengono all’Oikawa Tooru che conosco. Dimmi cosa c’è veramente. – aumentando nuovamente la presa sulla sua spalla. Sapeva che lo stava incalzando senza pietà ma era conscio del fatto che doveva sfruttare quel varco che Oikawa gli aveva aperto e fargli sputare la verità. Nuda e cruda. Altrimenti avrebbe continuato ad annoverarsi maligna nella sua mente. E nel suo animo.
- Io non so farmi amare dalle persone, Iwa! Posso farmi ammirare, stimare in qualche modo ma non amare. Che capitano potrei essere con questa premessa?! - e con quale sguardo, con quale tono disse queste parole, mentre gli scacciava via la mano con la quale ancora lo teneva inchiodato all’armadietto. Tooru non era uno che alzava mai la voce, aveva ben altri modi per attaccare, punzecchiare, argomentare. Che dire poi dello sguardo che mandava lampi di pura, meravigliosa, fierezza?
Finalmente l’aveva confessato, eh! Quella sua “paura” recondita. Gliel’aveva dovuta strappare con la forza ma alla fine ce l’aveva fatta. E quanto lo ferirono in qualche modo quelle parole, perché non voleva assolutamente che Tooru si torturasse con pensieri del genere. Pensare che la gente non potesse amarlo, che fosse destinato a brillare da solo, che temesse di esser solo. E lo sapeva, Iwaizumi, che Oikawa quella frase non l’aveva detta per sentirsi dire che non era vero o per farsi compatire. Hajime più di tutti sapeva quanto Tooru odiasse sentirsi compatito o che gli si dicessero falsità per tentare di compiacerlo.
Lo fissò intensamente, in silenzio. In un attimo che parve durare una eternità.
- Devo forse tirarti una testata per farti rinsavire, Trashikawa? - con un tono così basso e apparentemente calmo.
- No grazie, preferirei evitare se possibile. - proferì, cercando di darsi un contegno, con un piccolo brivido per il ricordo delle testate colossali di Hajime e la vedeva chiaramente la tempia destra che aveva iniziato a pulsare, a dispetto del tono calmo con il quale l’altro aveva parlato.
- Tu non sai farti amare dalle persone, eh? Pensi che la gente non veda la passione che ci metti, l’impegno, lo sforzo? Sempre e comunque. Tu, e solo tu, ci puoi portare in alto. Perché hai una visione del gioco e della squadra a 360 gradi, delle singole potenzialità di ognuno di noi e in una visione di insieme. Se singolarmente possiamo dare dieci tu ci porti a dare mille. Tu hai coraggio, cura, dedizione, ti assumi sempre la responsabilità dei tuoi errori e queste cose ti hanno fatto guadagnare credibilità. Tu non dici quello che deve essere fatto, quello che dobbiamo fare, tu lo fai, sei sempre il primo per questo sei il modello di eccellenza da seguire. E, ti ripeto, queste cose ti hanno fatto guadagnare credibilità. E se tu ci chiederai di saltare oltre quel baratro, noi lo faremo. Sapendo che ci porterai dall’altra parte sani e salvi. Perché si fidano tutti ciecamente di te. Io mi fido ciecamente di te! Di te e delle tue capacità. -
Tooru lo ascoltava attento e visto che se ne stava ancora, incredibilmente, in silenzio, ecco che Iwaizumi proseguì a parlare, ora abbassando il tono.
- Ma ti sei mai guardato con gli occhi degli altri? - gli chiese, con un tono quasi dolce.
- A volte mi chiedo se vadano mai oltre le apparenze. - rispose il neo capitano, il tono della voce ora nuovamente più morbido e carezzevole, abbassando per un istante gli occhi meditabondo per poi risollevarli ed avere nuovamente quello sguardo indomito e fiero che lo rendevano il condottiero quale era.
E, di nuovo, Hajime provò una fitta al cuore a vederlo in quel modo. Perché lui l’avrebbe difeso e protetto sempre. Avrebbe fatto andata e ritorno dagli Inferi perché nel volto di Oikawa ci fossero sempre i suoi mille e più sorrisi. Dei quali mille, novecentonovantanove lo irritavano e gli facevano salir il sangue alla testa ma era per quell’uno che si sarebbe battuto anima e corpo. Per non far mai sparire dalle labbra di Tooru quel suo sorriso vero.
- Chi ti vuole bene va oltre queste apparenze. Anzi, non si è mai fermato ad esse. Chi ti vuole bene veramente, in modo sincero e disinteressato, ti conosce come sei veramente. - mormorò, permettendo, cosa più unica che rara, anche alle sue labbra di piegarsi in un piccolo sorriso.
Era sorprendente come fossero testimoni l’uno dell’altro del loro sorriso più vero. E per il quale entrambi sarebbero scesi in battaglia per proteggerlo.
Di nuovo i loro occhi restarono incatenati gli uni agli altri, studiandosi. Ci fu silenzio, almeno fino a quando le labbra di Tooru non si piegarono in un piccolo ghignettino e Iwaizumi non poté che sollevare sconsolato gli occhi al cielo; ecco che stava per ripartire a dargli il tormento. Finito il momento serietà, figurarsi se quel deficiente riusciva a fare il serio per più di cinque secondi di seguito.
- Quindi, Iwa-chan, mi stai forse dicendo che mi vuoi bene? -
- Ohy, Kusokawa, togli pure il forse. Ovvio che ti voglio bene, altrimenti mi spieghi per qualche masochistico motivo ti sopporterei da tipo sempre. -
- Ohh! Iwa! Che bello sentirtelo dire! - cercando di stritolarlo in un abbraccio ma trovandosi spalmato contro gli armadietti di fronte a lui, dato che l’altro si era velocemente scansato per evitare lo stritolamento.
- Sei crudele, Iwa-chan. - mormorò, massaggiandosi il naso e recuperando il proprio borsone che l’altro gli stava porgendo, per poi dirigersi verso l’uscita dello spogliatoio.
- Ti fermi a dormire da me stanotte? - dandogli la solita incoraggiante pedata sul sedere, con le mani ben cacciate nelle tasche dei pantaloni – Ti faccio scegliere il film. -
E caspita: quella era davvero una grande vittoria per Tooru. Una concessione che raramente gli concedeva; doveva aver provato una pena enorme per lui, non c’è che dire. Oikawa gli lanciò un’occhiata sospettosa, per sincerarsi delle sue buone e reali intenzioni.
- Mulan! - esclamò alla fine, tutto fiero, dopo aver appurato dal suo sguardo che le intenzioni di Iwaizumi erano pacifiche e sincere.
Hajime emise un piccolo sospiro, neanche troppo silenzioso, di biasimo.
- Non potresti propormi un p0rno come tutti gli adolescenti normali? - si divertì a piccarlo beccandosi, puntualmente, un’occhiata di finto biasimo.
- Iwa-chan, disonore… - iniziò a parafrasare, con finto tono altezzoso e sprezzante.
- … a te e alla tua mucca. - conclusero in coro, scoppiando a ridere di gusto. Avevano questa cosa – che gli altri difficilmente capivano – di scoppiare a ridere per quelle che agli occhi degli altri apparivano come cagatine e che loro, invece, trovavano divertentissime. Erano in grado di andar avanti per ore a ridere e quando pareva le risate si stessero calmando, ecco che ripartivano di nuovo. Fino alle lacrime.
Stavano quasi per varcare l’uscita dello spogliatoio quando ecco che Tooru riprese a punzecchiarlo.
- Iwa-chan, mi chiamerai mai “capitano”? "Mio capitano"? -
- Manco se stai crepando. -
- Mi commuove sempre la gentilezza e cura che hai nei miei confronti – lanciandogli un’occhiata pungente ma divertita.
- Io ho sempre anche troppa cura e gentilezza nei tuoi confronti! - brontolò, seriamente convinto di quanto stava affermando.
- Humm, vorrei proprio vedere se ce l’avresti anche in certi momenti. -
Cazzo, l’aveva detta veramente? Sì! E senza neppure un minimo accenno di pudico rossore in volto. Quanta pazienza che ci voleva con lui. E Iwaizumi davvero non sapeva da dove la tirava fuori ogni santo giorno, lui non si considerava per niente paziente. Ma ad aver a che fare con le provocazioni continue e reiterate di Oikawa l’aveva sviluppata per forza. E dire che quando quell’idiota dormiva e, finalmente!, teneva chiusa quella boccaccia e a freno il suo sarcasmo e i suoi modi provocatori, più di qualche volta si era perso a guardarlo, ad osservare quei lineamenti praticamente perfetti. Il naso perfettamente dritto, la morbida curvatura delle labbra nella loro perenne increspatura verso l’alto, i capelli diligentemente spettinati. Vedendo, negli anni, quel corpo cresce e cambiare, e farsi sempre più tentatore.
- Fottiti Tooru! -
Non lo chiamava praticamente mai per nome. Solo quando era terribilmente incazzato con lui. O terribilmente in imbarazzo e l’alzatore era matematicamente certo che in questo caso valesse per la seconda opzione. Una occasione troppo ghiotta e succulenta per non approfittarne di dare un po' di tormento al suo migliore amico.
- Ti piacerebbe, eh? -
Ma non fece neanche in tempo a finir di pronunciare la frase, sempre con quel suo ghignetto provocatorio, che si trovò sbattuto a forza sul muro da Iwaizumi mentre, strattonandolo per la giacca della tuta, lo attirava a sé.
- E a te, piacerebbe vero? - bisbigliò Hajime, ad un soffio dalle sue labbra.
Ok, quella possibilità, Tooru non l’aveva minimamente calcolata.
E wow, pensò Iwaizumi, davvero era riuscito a sorprendere e lasciar senza parole uno come Oikawa per ben due volte nel lasso di breve tempo? Da segnare sul calendario.
- Vedi, Kusokawa? Sei bravissimo a provocare ma poi, se fosse, ti tireresti indietro. - ridacchiando e mollando la presa sulla tuta dell’altro.
Ma quello che Hajime non aveva calcolato era il fatto di quanto pericoloso fosse provocare e stuzzicare uno come Oikawa Tooru che faceva delle provocazioni la sua missione di vita. E dire che la doveva ben sapere questa cosa! Fece appena in tempo a finire di pronunciare la frase che ora fu lui a trovarsi spalmato sul muro dove Tooru l’aveva spinto, con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.
– E tu, Hajime, ti tireresti indietro? - di nuovo quella voce da brivido, ad un soffio dalle sue labbra. Di nuovo quello sguardo predatore negli occhi. Ferino. Che tuttavia non lo scomposero minimamente, dopo il comprensibile sgomento iniziale.
- Io se provoco, poi vado fino in fondo. - fu la replica, proferita senza battere ciglio.
Si studiarono ancora lungamente negli occhi.
Era da un bel po' che andavano avanti così, nessuno dei due sapeva dire quanto ancora avrebbero resistito ed ovviamente ben si guardavano dal dire all’altro questa cosa. Perché avevano timore di varcare una soglia dalla quale poi non si sarebbe più potuti tornare indietro e che, magari, avrebbe rovinato tutto… quel meraviglioso rapporto fatto di complicità, affetto, che valeva tanto per tutti e due. Perché magari avrebbe potuto significare perdere l’altro… Ma lo stuzzicarsi e il provocarsi non riuscivano proprio a negarselo.
- Quindi, Iwa-chan, come la dovrei interpretare la tua provocazione di poco fa? - e quale soave soddisfazione vedere la faccia sbigottita di Hajime.
Ecco perché contro uno come Oikawa Tooru è praticamente impossibile vincere, perché è imprevedibile e riesce sempre a volgere a proprio vantaggio anche situazioni a lui inizialmente sfavorevoli.
Ed ecco perché sarebbe stato un grande capitano.

 

FINE

 

 

 

Bene, prima volta che scrivo della IwaOi e subito immediatamente ecco che anche ‘sti due salpano verso mari confinanti lidi R72, ma io boh, veramente… *si facepalma*
E sempre per quanto riguarda i misteri misteriosi, l’idea di questa OS - ossia di Tooru non propriamente felice dell’idea di diventar capitano - mi è venuta mentre mi stavo lavando i denti, quindi partorita non si sa bene da qualche collegamento sinaptico. Sì, specifica della quale uno poteva anche starsene tranquillamente senza, ne sono perfettamente consapevole.

Momento serietà *si sente l’eco delle risate in sottofondo*: sapete quanto io adori il personaggio di Oikawa e quanto io lo trovi profondo e dalle mille sfaccettature e quindi spero sempre di esser stata in grado di rendergli in qualche modo giustizia.

   
 
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