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Autore: Etace    02/01/2021    2 recensioni
Chi è più importante, la Cuddy o il Vicodin?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Monster Truck. Due biglietti in prima fila, tette e culi a volontà. Per la birra ci sto lavorando, potrei avere una soffiata-

James Wilson alzò gli occhi dal suo complicato fascicolo -tumore endocrino associato a sindrome da carcinoide- e guardò stancamente il diagnosta più famoso del New Jersey, seduto scomposto sulla poltroncina di cortesia riservata ai pazienti.

-No, non ringraziarmi. Lo so che sono un amico fantastico- continuò il suo amico -E poi ho pagato i biglietti con la tua carta di credito-

-House- lo riprese l’oncologo, stancamente -Ti prego. Sto cercando di lavorare-

-E io sto cercando di darti una vita-

-La Cuddy non ti aveva imposto il doppio turno in ambulatorio?-

House soffermò lo sguardo nel vuoto, simulando un momento di pura amnesia. -Oh, era oggi?-

Wilson sorrise -Faresti meglio a sbrigarti-

-Passami a prendere alle 21- ordinò House prima di uscire -E prendi la macchina grossa, non si sa mai-

-Contaci…-

Tuttavia, come uscì dall’ufficio del dottor Wilson, il sarcastico dottor House si imbatté sull’ultima persona che voleva incontrare in quel momento: il suo capo.

-Perché non sei in ambulatorio!?- lo incalzò l’inconfondibile voce di Lisa Cuddy -Possibile che ti devo fare la stessa domanda tutti i giorni? Non potresti sorprendermi, una volta ogni tanto?-

House invece di risponderle le fece una breve risonanza ottica: Gonna attillata, scollatura, tette, tacco discreto, gambe epilate, tette.

-House!? Mi stai ascoltando?-

-La prostituta che ho pagato ieri aveva delle scarpe uguali alle tue- le rispose lui, guardandola in faccia.

-Ci sono ventiquattro persone in sala d’attesa- lo fulminò la Cuddy -Se non vai subito giù…-

-Ci sto andando!- replicò scocciato, zoppicando verso l’ascensore.

-House-

-Cuddy?-

La dirigente gli sorrise -L’ambulatorio è dall’altra parte-

Questa volta il medico non ebbe più scuse. Alzò gli occhi al cielo, fece dietro front e oltrepassò il suo autorevole capo, non senza essersi girato per darle una sbirciatina.

Bella.

 

***


 

-Dottore, io… Io ho un problema…- balbettò con tono imbarazzato l’ennesimo paziente della giornata, un obeso sulla cinquantina -Ecco io… Faccio molta pipì, cioè ho sempre la pipì e… Non credo che sia normale-

-Oh, accidenti- inveì House.

-Cosa c’è?- esclamò il paziente, allarmato -Dottor House? Sto per morire, vero?-

-No, i Leakers hanno perso di nuovo. E lei ha il diabete-

-Il diabete?-

-Poliuria, secchezza cutanea e suoi pantaloni sono di una taglia in più perché ha recentemente perso del peso. Lei ha il diabete di tipo 2- decretò House, con lo sguardo ancora perso nella pagina sportiva -Diminuisca drasticamente il contenuto dei dolci, pratichi un’intensa attività sportiva e prenda un appuntamento nel reparto di diabetologia-

-Ma…?-

-IL PROSSIMO!-

Il neo diabetico uscì sconvolto dall’ambulatorio e al suo posto entrarono una donna e una ragazzina molto magra e dall’aspetto cianotico. House sospirò pesantemente, ennesimo caso di disturbi alimentari con correlata amenorrea.

-Buongiorno, dottore-

-Sua figlia non è incinta- l’anticipò House -Per il consultorio prendete l’ascensore in fondo a sinistra e salite al quarto piano-

-No, ecco…Cara, dì al dottore cosa ti è successo- 

House sospirò e spostò gli occhi annoiati sulla ragazzina.

-Ieri ho come perso la sensibilità di metà del mio corpo- lo sorprese lei, timidamente -È durato pochi secondi, ma non sentivo più la parte sinistra, non so come spiegarlo-

Lui la guardò senza cambiare espressione, ma nella sua testa la risposta era già stata formulata:avvisaglia di sclerosi multipla. E come dirglielo? “Non ti preoccupare, tra meno di trent’anni ti verrà un’incurabile malattia neurodegenerativa che ti impedirà progressivamente di camminare e di muoverti in autonomia, ma ehi! Per allora potresti essere già morta!”.

-È una cosa grave?- lo incalzò la madre, guardando con occhi preoccupati.

House ricambiò il suo sguardo e scosse la testa -No, per adesso no. Ti prescrivo solo un paio di esami-

“Del tutto inutili” pensò tra sé, ma la gente quando fa i controlli si sente sempre più tranquilla. Diede le ricette alle due donne e aspettò che entrasse il prossimo paziente, ma questa volta a sorpresa entrò la Cuddy, impettita, di nuovo. Il medico assunse un’espressione accigliata.

-Sei venuta a importunarmi?-

-Ho un caso per te- lo ignorò lei, come sempre -Maschio, ventidue anni, che ha perso improvvisamente la capacità di leggere e scrivere. Nessuna infezione, tox screen negativo-

-Agrafia sopravvenuta. Interessante- rispose lui, pensieroso -Sindrome di Batten?-

-Non è un bambino- esclamò prontamente la donna, stranita. C’erano almeno mille cause neurologiche molto più ovvie e lui citava la rarissima patologia congenita fuori dal mondo.

-Non è necessario che sia un bambino, i primi sintomi possono manifestarsi anche dopo l’adolescenza. Bisogna verificare che tipo…-

-Hai un team con cui fare le diagnosi- lo interruppe la Cuddy -Fammi sapere come progredisce-

-Lisa?-

La donna si voltò verso di lui, stupefatta. Il diagnosta le accennò un sorriso.

-Ti dona l’azzurro-
 

***

 

Lisa Cuddy era incredula.

Il canadese alla fine aveva davvero la sindrome di Batten. La dottoressa non riusciva a capacitarsi… Come diavolo faceva House a beccare sempre la diagnosi giusta? Ad avere sempre e dannatamente ragione?

Era quasi frustante per un decano della medicina come lei.

Frustante ma anche interessante, naturalmente.

La genialità di House era interessante. Se il suo ospedale era diventato famoso e rinomato in tutta America lo doveva soprattutto a lui e alle sue diagnosi miracolose. Ma come faceva? Qual era il suo metodo di ragionamento?

 

-Come diavolo fai, si può sapere?-

House le lanciò una pallina da tennis addosso, che lei ignorò volutamente. -Come diavolo faccio cosa?- si degnò a risponderle. Lei si avvicinò alla sua scrivania e si sedette proprio di fronte a lui, dritta come un fuso. -Come fai ad azzeccarci sempre-

-Oh, è un complimento?-

-No. È che sei così idiota quando non fai il medico che mi stupisco. Tutti ci stupiamo, a dire la verità-

-Hm- borbottò lui, squadrandola intensamente.

-Cosa?-

-Sei turbata, Lisa-

-Non sono turbata, Greg- enfatizzò il suo nome di battesimo -Vorrei solo capire il tuo modo di ragionare, ammesso che ce ne sia uno-

House alzò le spalle, come se la spiegazione fosse da niente -La mia mente è analitica, la vostra è sintetica. Io mi spingo verso le origini del problema, voi invece vi soffermate solo sulle conseguenze. E comunque, capire i segreti dello chef non ti farà diventare uno chef. Ma se ci tieni… Prova con otto pillole di Vicodin al dì-

La Cuddy strabuzzò gli occhi -Otto!?-

-…E una prostituta a serate alterne- terminò.

-House, non puoi prendere otto pillole di Vicodin tutti i giorni- lo redarguì la Cuddy, alzandosi di scatto -Il tuo fegato finirà per collassare!-

Lui annuì, fingendosi preoccupato -Beh, almeno lavoro nel posto giusto-

-Sono seria- continuò lei, facendo il giro della scrivania per piazzarsi proprio di fronte a lui -Non puoi andare avanti così-

-Si direbbe che io lo stia facendo e ti svelo anche un segreto: otto le prendo la mattina mentre faccio colazione. Le altre cinquantadue sono ben spalmate nell’arco della giornata-

Lei afferrò i braccioli della sua sedia girevole e si piegò verso di lui, e ora guardarla negli occhi gli risultò più difficile -Sei il mio miglior dottore. Ho bisogno che tu stia bene-

Lui si sentì colpito -Sto bene-

Lei sospirò -No, invece- obiettò, stanca -Tu non stai bene. Se posso fare qualcosa per aiutarti…-

-Ne abbiamo già parlato, ti ricordi?- la interruppe House, prontamente -Mi avevi proposto un mese senza ambulatorio e io ho quasi ammazzato un paziente perché ero in crisi d’astinenza-

-E allora prenditi un mese di aspettativa- gli propose lei, comprensiva e speranzosa.

-Non posso stare un mese senza lavorare, troppi incubi-

-Quindi cosa? Gliela dai su e basta!?-

House alzò gli occhi al cielo -Venire qui a blaterare sulla mia morte imminente non mi farà stare meglio. Certo, se lo facessi senza vestiti potrei anche tentare di ascoltarti, ma non lo fai, quindi…-

-Se inizio a uscire con te, smetterai di prendere il Vicodin?- gli propose Lisa a bruciapelo, e lui sgranò gli occhi.

-Oh, no!- replicò, fingendosi scandalizzato -Non le molestie sul lavoro!-

-Come vuoi- gli rispose con un sorriso sereno, alzando le spalle. Altrettanto serenamente si avviò ancheggiando verso la porta, ma, come si aspettava, il medico la bloccò all’ultimo secondo.

-Cuddy-

Quest’ultima si voltò e lo guardò con aria curiosa -Non ero Lisa stamattina?-

-Fai sul serio?- le chiese, assottigliando lo sguardo -Ti prostituiresti pur di disintossicarmi?-

Lei sogghignò -Ho parlato di uscire, House-

-No, non lo faresti mai- si rispose quest’ultimo -A meno che tu non voglia farti un giretto con lo storpio del villaggio, il che sarebbe…-

Lei lo guardò negli occhi e alzò le sopracciglia.

-Impensabile- terminò lui con tono sommesso, poi si rilassò sullo schienale e iniziò a rigirarsi il bastone tra le dita.

-Ti posso aiutare, House. Ci sono delle nuove terapie contro le dipendenze da farmaci che permettono di minimizzare ogni effetto collaterale senza dover per forza passare dai centri di recupero-

House continuò a far roteare il bastone, senza dire nulla. Anche la Cuddy si appoggiò allo stipite e incrociò le braccia, in attesa del verdetto. Si guardarono negli occhi, lei gli fece un cenno.

-Ti piacciono i Monster Truck?-

La Cuddy aggrottò le sopracciglia -I cosa?-

House esitò un attimo -Ehm, fuoristrada colorati con gigantesche ruote che si esibiscono in salti, piroette e cose del genere-

Lei ora sembrava perplessa -No, naturalmente- gli rispose -E non vedo cosa possano c’entrare col discorso che stavamo facendo-

-Certo, se esistesse un prototipo di persona che non ama i Monster Truck, quello saresti tu. Donna, iper femminile, altolocata…-

-E perché me l’hai chiesto, allora?- gli domandò Lisa, mettendosi a braccia conserte.

House alzò le spalle -Speravo che mentissi-

Lei accennò un sorriso -E perché mai avrei dovuto?-

-Perché Cameron l’ha fatto e tu ti sei proposta come sostituta del Vicodin-

Lei alzò gli occhi al cielo -Non mi sono proposta come sostituta, ho semplicemente detto che posso aiutarti, se tu collabori-

-Sto collaborando!-

-Oddio, House, credi davvero che verrò con te a vedere delle stupide automobili volanti solo per non farti prendere una pillola?!- gli domandò, seccata -Sembri un bambino capriccioso che ha bisogno di un giocattolo per fare i suoi compiti. Puoi farcela benissimo anche senza di me, devi solo volerlo-

-Ti aspetto a casa mia, domani sera- esclamò lui, come se nulla fosse stato detto -E non presentarti vestita così, altrimenti i nerd si spaventano: “che razza di creatura è questa!”- scimmiottò la loro voce e la Cuddy gli accennò un altro sorriso.

-Buon lavoro, House-

-Guarda che ci conto, mammina!- gridò mentre lei usciva -Non far piangere il bambino!-

Lei lo salutò con la mano e House sorrise, prese il suo vecchio cellulare e scrisse subito un sms a JimmyWilly, acronimo di James Wilson.

 

“Serata Monster Truck rimandata”

“Perché?”

“Ci vado con la Cuddy”

“Sì, certo. E io con Charlize Theron”

“Meglio la Cuddy”

 


 

Michigan, Seminario di tecnologie biomediche per studenti e specializzandi in medicina. Anni ottanta

 

Gli spalti dell’aula magna erano strapieni. Uno studente in giacca e cravatta gesticolava con le braccia e faceva segno a un suo amico di raggiungerlo. Era infatti riuscito a prendere due ottimi posti in prima fila, ma il suo amico, un ragazzo allampanato in tuta da ginnastica e con il walkman nelle orecchie, gli fece segno di lasciar perdere. Neanche morto si sarebbe seduto in prima fila e poi Wilson doveva capire una buona volta che presenziare ai convegni serviva più per rimorchiare che per tenersi aggiornati con i “progressi della medicina”. Era suo compito aprirgli gli occhi.

Quindi, a scopo puramente didascalico, il giovane si sedette di fianco alla studentessa mora e minuta che aveva puntato già dall’entrata. Costei era più giovane di lui ed era così presa a sottolineare un tomo di microbiologia che non alzò nemmeno gli occhi. Il giovane lanciò uno sguardo a Wilson, gli fece il segno dell’OK con le dita e poi partì all’attacco.

-Ciao-

La ragazza sollevò per un istante i suoi occhi dal libro e guardò il suo vicino.

-Ciao- accennò scocciata, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo.

-Microbiologia?- continuò lo scocciatore, divertito.

-Sì, ho l’esame fra meno di un mese- gli rispose freddamente, riprendendo a leggere. Il ragazzo sorrise, era bella ma secchiona, il TOP.

-Hm, vedo…- esclamò lui, continuando a osservarla -Sei al terzo anno di università?-

La ragazza annuì, persa nel suo enorme manuale.

-Io mi sto per specializzare in nefrologia e malattie infettive- la informò, senza che lei gli avesse chiesto niente -E non ti preoccupare per Micro, in confronto ad altri esami è una passeggiata. Pensa a quando dovrai preparare Anatomia Patologica, Fisiologia, Astrofisica…-

-Astrofisica?- gli fece eco lei, voltandosi finalmente verso di lui.

-Ma certo. Come li curi gli alieni, altrimenti?- le chiese, conscio che le battute orribili erano sempre un passaporto per spezzare il ghiaccio. E infatti lei rimase a fissarlo, basita.

-Oddio- esclamò, ma le sue labbra avevano l’ombra di un sorriso -Non l’hai detto sul serio-

-Sono Greg- le sorrise furbamente costui, porgendole subito la mano.

-Lisa- rispose la ragazza, stringendogli la mano.

-Lisa… I tuoi sono chirurghi estetici, per caso?-

La studentessa chiuse il libro, rassegata. E dire che si era seduta nell’angolo più infausto e remoto dell’aula proprio per evitare i soggetti come lui.

-No- gli rispose stancamente -Perché?-

L’aspirante diagnosta alzò le spalle, come a sottolinearne l’ovvietà -Perché quel corpo non può essere tutta roba tua, è impossibile-

La ragazza arrossì leggermente e si alzò dalla sedia. -Sei davvero patetico-

-E tu sei davvero uno schianto. Ti ho messo il mio numero nella borsa-

-Ti chiamerò sicuramente- gli rispose ironica, guardandogli il cartellino appuntato al contrario sulla t-shirt -House Gregory-

Quest’ultimo tornò a guardare in basso e alzò entrambi i pollici a James Wilson, che se la rideva a diversi spalti di distanza.

 

 

Quindici anni dopo….

 

-Sei proprio sicura che i tuoi non siano chirurghi estetici?-

Lisa Cuddy ridacchiò e alzò gli occhi al cielo. -House, ti prego, cambia battuta-

-Oh, non fare la modesta. Sai anche tu di avere un culo irresistibile, come io so di avere un cervello maestoso-

-Maestoso per le idiozie- gli afferrò una mano, mentre un’enorme gip colorata e munita di corna volava per aria e per poco non si scontrava contro un’altra.




 


Note
Sto facendo il rewatch e che dire? Li adoro. Adoro lui, adoro lei, la serie, tutto. Avevo già pubblicato questa storia un po' di tempo fa e poi ho dovuto cancellarla, ma eccola qui di nuovo. Spero che il fandom non sia del tutto morto!
Grazie per avere letto,
Etace

   
 
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