-Monster Truck. Due biglietti in prima fila, tette e culi a volontà. Per la birra ci sto lavorando, potrei avere una soffiata-
James Wilson alzò gli occhi dal suo complicato fascicolo -tumore endocrino associato a sindrome da carcinoide- e guardò stancamente il diagnosta più famoso del New Jersey, seduto scomposto sulla poltroncina di cortesia riservata ai pazienti.
-No, non ringraziarmi. Lo so che sono un amico fantastico- continuò il suo amico -E poi ho pagato i biglietti con la tua carta di credito-
-House- lo riprese l’oncologo, stancamente -Ti prego. Sto cercando di lavorare-
-E io sto cercando di darti una vita-
-La Cuddy non ti aveva imposto il doppio turno in ambulatorio?-
House soffermò lo sguardo nel vuoto, simulando un momento di pura amnesia. -Oh, era oggi?-
Wilson sorrise -Faresti meglio a sbrigarti-
-Passami a prendere alle 21- ordinò House prima di uscire -E prendi la macchina grossa, non si sa mai-
-Contaci…-
Tuttavia, come uscì dall’ufficio del dottor Wilson, il sarcastico dottor House si imbatté sull’ultima persona che voleva incontrare in quel momento: il suo capo.
-Perché non sei in ambulatorio!?- lo incalzò l’inconfondibile voce di Lisa Cuddy -Possibile che ti devo fare la stessa domanda tutti i giorni? Non potresti sorprendermi, una volta ogni tanto?-
House invece di risponderle le fece una breve risonanza ottica: Gonna attillata, scollatura, tette, tacco discreto, gambe epilate, tette.
-House!? Mi stai ascoltando?-
-La prostituta che ho pagato ieri aveva delle scarpe uguali alle tue- le rispose lui, guardandola in faccia.
-Ci sono ventiquattro persone in sala d’attesa- lo fulminò la Cuddy -Se non vai subito giù…-
-Ci sto andando!- replicò scocciato, zoppicando verso l’ascensore.
-House-
-Cuddy?-
La dirigente gli sorrise -L’ambulatorio è dall’altra parte-
Questa volta il medico non ebbe più scuse. Alzò gli occhi al cielo, fece dietro front e oltrepassò il suo autorevole capo, non senza essersi girato per darle una sbirciatina.
Bella.
***
-Dottore, io… Io ho un problema…- balbettò con tono imbarazzato l’ennesimo paziente della giornata, un obeso sulla cinquantina -Ecco io… Faccio molta pipì, cioè ho sempre la pipì e… Non credo che sia normale-
-Oh, accidenti- inveì House.
-Cosa c’è?- esclamò il paziente, allarmato -Dottor House? Sto per morire, vero?-
-No, i Leakers hanno perso di nuovo. E lei ha il diabete-
-Il diabete?-
-Poliuria, secchezza cutanea e suoi pantaloni sono di una taglia in più perché ha recentemente perso del peso. Lei ha il diabete di tipo 2- decretò House, con lo sguardo ancora perso nella pagina sportiva -Diminuisca drasticamente il contenuto dei dolci, pratichi un’intensa attività sportiva e prenda un appuntamento nel reparto di diabetologia-
-Ma…?-
-IL PROSSIMO!-
Il neo diabetico uscì sconvolto dall’ambulatorio e al suo posto entrarono una donna e una ragazzina molto magra e dall’aspetto cianotico. House sospirò pesantemente, ennesimo caso di disturbi alimentari con correlata amenorrea.
-Buongiorno, dottore-
-Sua figlia non è incinta- l’anticipò House -Per il consultorio prendete l’ascensore in fondo a sinistra e salite al quarto piano-
-No, ecco…Cara, dì al dottore cosa ti è successo-
House sospirò e spostò gli occhi annoiati sulla ragazzina.
-Ieri ho come perso la sensibilità di metà del mio corpo- lo sorprese lei, timidamente -È durato pochi secondi, ma non sentivo più la parte sinistra, non so come spiegarlo-
Lui la guardò senza cambiare espressione, ma nella sua testa la risposta era già stata formulata:avvisaglia di sclerosi multipla. E come dirglielo? “Non ti preoccupare, tra meno di trent’anni ti verrà un’incurabile malattia neurodegenerativa che ti impedirà progressivamente di camminare e di muoverti in autonomia, ma ehi! Per allora potresti essere già morta!”.
-È una cosa grave?- lo incalzò la madre, guardando con occhi preoccupati.
House ricambiò il suo sguardo e scosse la testa -No, per adesso no. Ti prescrivo solo un paio di esami-
“Del tutto inutili” pensò tra sé, ma la gente quando fa i controlli si sente sempre più tranquilla. Diede le ricette alle due donne e aspettò che entrasse il prossimo paziente, ma questa volta a sorpresa entrò la Cuddy, impettita, di nuovo. Il medico assunse un’espressione accigliata.
-Sei venuta a importunarmi?-
-Ho un caso per te- lo ignorò lei, come sempre -Maschio, ventidue anni, che ha perso improvvisamente la capacità di leggere e scrivere. Nessuna infezione, tox screen negativo-
-Agrafia sopravvenuta. Interessante- rispose lui, pensieroso -Sindrome di Batten?-
-Non è un bambino- esclamò prontamente la donna, stranita. C’erano almeno mille cause neurologiche molto più ovvie e lui citava la rarissima patologia congenita fuori dal mondo.
-Non è necessario che sia un bambino, i primi sintomi possono manifestarsi anche dopo l’adolescenza. Bisogna verificare che tipo…-
-Hai un team con cui fare le diagnosi- lo interruppe la Cuddy -Fammi sapere come progredisce-
-Lisa?-
La donna si voltò verso di lui, stupefatta. Il diagnosta le accennò un sorriso.
-Ti dona l’azzurro-
***
Lisa Cuddy era incredula.
Il canadese alla fine aveva davvero la sindrome di Batten. La dottoressa non riusciva a capacitarsi… Come diavolo faceva House a beccare sempre la diagnosi giusta? Ad avere sempre e dannatamente ragione?
Era quasi frustante per un decano della medicina come lei.
Frustante ma anche interessante, naturalmente.
La genialità di House era interessante. Se il suo ospedale era diventato famoso e rinomato in tutta America lo doveva soprattutto a lui e alle sue diagnosi miracolose. Ma come faceva? Qual era il suo metodo di ragionamento?
-Come diavolo fai, si può sapere?-
House le lanciò una pallina da tennis addosso, che lei ignorò volutamente. -Come diavolo faccio cosa?- si degnò a risponderle. Lei si avvicinò alla sua scrivania e si sedette proprio di fronte a lui, dritta come un fuso. -Come fai ad azzeccarci sempre-
-Oh, è un complimento?-
-No. È che sei così idiota quando non fai il medico che mi stupisco. Tutti ci stupiamo, a dire la verità-
-Hm- borbottò lui, squadrandola intensamente.
-Cosa?-
-Sei turbata, Lisa-
-Non sono turbata, Greg- enfatizzò il suo nome di battesimo -Vorrei solo capire il tuo modo di ragionare, ammesso che ce ne sia uno-
House alzò le spalle, come se la spiegazione fosse da niente -La mia mente è analitica, la vostra è sintetica. Io mi spingo verso le origini del problema, voi invece vi soffermate solo sulle conseguenze. E comunque, capire i segreti dello chef non ti farà diventare uno chef. Ma se ci tieni… Prova con otto pillole di Vicodin al dì-
La Cuddy strabuzzò gli occhi -Otto!?-
-…E una prostituta a serate alterne- terminò.
-House, non puoi prendere otto pillole di Vicodin tutti i giorni- lo redarguì la Cuddy, alzandosi di scatto -Il tuo fegato finirà per collassare!-
Lui annuì, fingendosi preoccupato -Beh, almeno lavoro nel posto giusto-
-Sono seria- continuò lei, facendo il giro della scrivania per piazzarsi proprio di fronte a lui -Non puoi andare avanti così-
-Si direbbe che io lo stia facendo e ti svelo anche un segreto: otto le prendo la mattina mentre faccio colazione. Le altre cinquantadue sono ben spalmate nell’arco della giornata-
Lei afferrò i braccioli della sua sedia girevole e si piegò verso di lui, e ora guardarla negli occhi gli risultò più difficile -Sei il mio miglior dottore. Ho bisogno che tu stia bene-
Lui si sentì colpito -Sto bene-
Lei sospirò -No, invece- obiettò, stanca -Tu non stai bene. Se posso fare qualcosa per aiutarti…-
-Ne abbiamo già parlato, ti ricordi?- la interruppe House, prontamente -Mi avevi proposto un mese senza ambulatorio e io ho quasi ammazzato un paziente perché ero in crisi d’astinenza-
-E allora prenditi un mese di aspettativa- gli propose lei, comprensiva e speranzosa.
-Non posso stare un mese senza lavorare, troppi incubi-
-Quindi cosa? Gliela dai su e basta!?-
House alzò gli occhi al cielo -Venire qui a blaterare sulla mia morte imminente non mi farà stare meglio. Certo, se lo facessi senza vestiti potrei anche tentare di ascoltarti, ma non lo fai, quindi…-
-Se inizio a uscire con te, smetterai di prendere il Vicodin?- gli propose Lisa a bruciapelo, e lui sgranò gli occhi.
-Oh, no!- replicò, fingendosi scandalizzato -Non le molestie sul lavoro!-
-Come vuoi- gli rispose con un sorriso sereno, alzando le spalle. Altrettanto serenamente si avviò ancheggiando verso la porta, ma, come si aspettava, il medico la bloccò all’ultimo secondo.
-Cuddy-
Quest’ultima si voltò e lo guardò con aria curiosa -Non ero Lisa stamattina?-
-Fai sul serio?- le chiese, assottigliando lo sguardo -Ti prostituiresti pur di disintossicarmi?-
Lei sogghignò -Ho parlato di uscire, House-
-No, non lo faresti mai- si rispose quest’ultimo -A meno che tu non voglia farti un giretto con lo storpio del villaggio, il che sarebbe…-
Lei lo guardò negli occhi e alzò le sopracciglia.
-Impensabile- terminò lui con tono sommesso, poi si rilassò sullo schienale e iniziò a rigirarsi il bastone tra le dita.
-Ti posso aiutare, House. Ci sono delle nuove terapie contro le dipendenze da farmaci che permettono di minimizzare ogni effetto collaterale senza dover per forza passare dai centri di recupero-
House continuò a far roteare il bastone, senza dire nulla. Anche la Cuddy si appoggiò allo stipite e incrociò le braccia, in attesa del verdetto. Si guardarono negli occhi, lei gli fece un cenno.
-Ti piacciono i Monster Truck?-
La Cuddy aggrottò le sopracciglia -I cosa?-
House esitò un attimo -Ehm, fuoristrada colorati con gigantesche ruote che si esibiscono in salti, piroette e cose del genere-
Lei ora sembrava perplessa -No, naturalmente- gli rispose -E non vedo cosa possano c’entrare col discorso che stavamo facendo-
-Certo, se esistesse un prototipo di persona che non ama i Monster Truck, quello saresti tu. Donna, iper femminile, altolocata…-
-E perché me l’hai chiesto, allora?- gli domandò Lisa, mettendosi a braccia conserte.
House alzò le spalle -Speravo che mentissi-
Lei accennò un sorriso -E perché mai avrei dovuto?-
-Perché Cameron l’ha fatto e tu ti sei proposta come sostituta del Vicodin-
Lei alzò gli occhi al cielo -Non mi sono proposta come sostituta, ho semplicemente detto che posso aiutarti, se tu collabori-
-Sto collaborando!-
-Oddio, House, credi davvero che verrò con te a vedere delle stupide automobili volanti solo per non farti prendere una pillola?!- gli domandò, seccata -Sembri un bambino capriccioso che ha bisogno di un giocattolo per fare i suoi compiti. Puoi farcela benissimo anche senza di me, devi solo volerlo-
-Ti aspetto a casa mia, domani sera- esclamò lui, come se nulla fosse stato detto -E non presentarti vestita così, altrimenti i nerd si spaventano: “che razza di creatura è questa!”- scimmiottò la loro voce e la Cuddy gli accennò un altro sorriso.
-Buon lavoro, House-
-Guarda che ci conto, mammina!- gridò mentre lei usciva -Non far piangere il bambino!-
Lei lo salutò con la mano e House sorrise, prese il suo vecchio cellulare e scrisse subito un sms a JimmyWilly, acronimo di James Wilson.
“Serata Monster Truck rimandata”
“Perché?”
“Ci vado con la Cuddy”
“Sì, certo. E io con Charlize Theron”
“Meglio la Cuddy”
Michigan, Seminario di tecnologie biomediche per studenti e specializzandi in medicina. Anni ottanta
Gli spalti dell’aula magna erano strapieni. Uno studente in giacca e cravatta gesticolava con le braccia e faceva segno a un suo amico di raggiungerlo. Era infatti riuscito a prendere due ottimi posti in prima fila, ma il suo amico, un ragazzo allampanato in tuta da ginnastica e con il walkman nelle orecchie, gli fece segno di lasciar perdere. Neanche morto si sarebbe seduto in prima fila e poi Wilson doveva capire una buona volta che presenziare ai convegni serviva più per rimorchiare che per tenersi aggiornati con i “progressi della medicina”. Era suo compito aprirgli gli occhi.
Quindi, a scopo puramente didascalico, il giovane si sedette di fianco alla studentessa mora e minuta che aveva puntato già dall’entrata. Costei era più giovane di lui ed era così presa a sottolineare un tomo di microbiologia che non alzò nemmeno gli occhi. Il giovane lanciò uno sguardo a Wilson, gli fece il segno dell’OK con le dita e poi partì all’attacco.
-Ciao-
La ragazza sollevò per un istante i suoi occhi dal libro e guardò il suo vicino.
-Ciao- accennò scocciata, sforzandosi di non alzare gli occhi al cielo.
-Microbiologia?- continuò lo scocciatore, divertito.
-Sì, ho l’esame fra meno di un mese- gli rispose freddamente, riprendendo a leggere. Il ragazzo sorrise, era bella ma secchiona, il TOP.
-Hm, vedo…- esclamò lui, continuando a osservarla -Sei al terzo anno di università?-
La ragazza annuì, persa nel suo enorme manuale.
-Io mi sto per specializzare in nefrologia e malattie infettive- la informò, senza che lei gli avesse chiesto niente -E non ti preoccupare per Micro, in confronto ad altri esami è una passeggiata. Pensa a quando dovrai preparare Anatomia Patologica, Fisiologia, Astrofisica…-
-Astrofisica?- gli fece eco lei, voltandosi finalmente verso di lui.
-Ma certo. Come li curi gli alieni, altrimenti?- le chiese, conscio che le battute orribili erano sempre un passaporto per spezzare il ghiaccio. E infatti lei rimase a fissarlo, basita.
-Oddio- esclamò, ma le sue labbra avevano l’ombra di un sorriso -Non l’hai detto sul serio-
-Sono Greg- le sorrise furbamente costui, porgendole subito la mano.
-Lisa- rispose la ragazza, stringendogli la mano.
-Lisa… I tuoi sono chirurghi estetici, per caso?-
La studentessa chiuse il libro, rassegata. E dire che si era seduta nell’angolo più infausto e remoto dell’aula proprio per evitare i soggetti come lui.
-No- gli rispose stancamente -Perché?-
L’aspirante diagnosta alzò le spalle, come a sottolinearne l’ovvietà -Perché quel corpo non può essere tutta roba tua, è impossibile-
La ragazza arrossì leggermente e si alzò dalla sedia. -Sei davvero patetico-
-E tu sei davvero uno schianto. Ti ho messo il mio numero nella borsa-
-Ti chiamerò sicuramente- gli rispose ironica, guardandogli il cartellino appuntato al contrario sulla t-shirt -House Gregory-
Quest’ultimo tornò a guardare in basso e alzò entrambi i pollici a James Wilson, che se la rideva a diversi spalti di distanza.
Quindici anni dopo….
-Sei proprio sicura che i tuoi non siano chirurghi estetici?-
Lisa Cuddy ridacchiò e alzò gli occhi al cielo. -House, ti prego, cambia battuta-
-Oh, non fare la modesta. Sai anche tu di avere un culo irresistibile, come io so di avere un cervello maestoso-
-Maestoso per le idiozie- gli afferrò una mano, mentre un’enorme gip colorata e munita di corna volava per aria e per poco non si scontrava contro un’altra.
Note
Sto facendo il rewatch e che dire? Li adoro. Adoro lui, adoro lei, la serie, tutto. Avevo già pubblicato questa storia un po' di tempo fa e poi ho dovuto cancellarla, ma eccola qui di nuovo. Spero che il fandom non sia del tutto morto!
Grazie per avere letto,
Etace