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Autore: Europa91    05/01/2021    2 recensioni
Si stava avvicinando il primo anniversario della morte di Odasaku e Dazai non poteva fare a meno di pensarci. Doveva mantenere ancora per un po' un basso profilo, poi avrebbe potuto finalmente iniziare una nuova vita. Una che gli avrebbe permesso di salvare le persone.
[Questa storia partecipa al Calendario dell’Avvento 2020 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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«Remembrance, like a candle, burns brightest at Christmastime»

Charles Dickens

 

 

 

 

A Dazai, il Natale o le festività in generale non avevano mai suscitato particolare interesse. Non si reputava un credente, anzi, aveva sempre intravisto nel periodo natalizio un esempio della società consumista troppo attaccata ai beni materiali, tanto da discostarsi dai veri valori di quella festa. Per lui, che era abituato all’oscurità della Mafia, non aveva senso sprecare del tempo alla ricerca di inutili regali o riempire la casa di addobbi. Erano poche le cose che suscitavano in Dazai una qualche forma d’interesse e ogni minuto del suo tempo libero era volto alla ricerca di un suicidio perfetto. La morte era di gran lunga un’attrattiva migliore di quelle sciocche promesse di gioia o felicità. Per lui, gioia avrebbe significato trovare finalmente il freddo abbraccio della morte, accompagnata dalla felicità di compiere un suicidio. Non ci sarebbe stato regalo migliore, augurio più lieto. Dalla sua esperienza di vita, Dazai aveva potuto apprendere molte cose: gli esseri umani non avevano il potere di cambiare tanto facilmente la loro natura. Nonostante le premesse della festività, i buoni erano destinati a rimanere buoni come i malvagi continuavano ad esserlo. C’erano cose che restavano immutate, ma venivano nascoste sotto strati e strati d’ipocrisia in attesa di tornare al momento opportuno.

 

In linea generale, questi erano i suoi pensieri al riguardo alle festività.

 

Quell’anno però c’era qualcosa di diverso. Semplicemente, tutto era diverso. Lui per primo.

 

Si stava avvicinando il primo anniversario della morte di Odasaku e Dazai non poteva fare a meno di pensarci. Doveva mantenere ancora per un po' un basso profilo, poi avrebbe potuto finalmente iniziare una nuova vita. Una che gli avrebbe permesso di salvare le persone.

 

Una parte di lui non vedeva l’ora. Era curioso di mettersi alla prova, di provare anche a se stesso che uccidere non era il suo unico talento. Era nato per appartenere al mondo oscuro della Mafia, ma ciò non toglieva che potesse dedicarsi con successo anche ad altro. Odasaku con le sue ultime parole ne era convinto, era certo che Dazai sarebbe stato capace di cambiare vita; di migliorare un poco.

 

Era già passato un anno da allora, da quando aveva perso il suo amico e aveva lasciato la Port Mafia. Dazai non si era minimamente accorto dello scorrere del tempo, però con l’arrivo del mese di dicembre, la sua mente aveva iniziato a giocargli brutti scherzi, riportando in superfice tristi ricordi. Rivedeva Odasaku indaffarato nella ricerca di regali per gli orfani di cui si occupava, mentre osservava distrattamente le vetrine che iniziavano ad essere addobbate a festa. Ogni dettaglio riconduceva all’amico tragicamente scomparso.

 

Mai come in quel momento Dazai si era sentito niente di più che un semplice spettatore.

 

Stava camminando da ore per le vie di Yokohama, sciarpa, capello e mani in tasca, mentre osservava con fare annoiato le persone affaccendarsi negli acquisti. Guardava i bambini sbirciare nelle vetrine giocattoli, che una volta a casa avrebbero richiesto nelle loro lettere a Babbo Natale. Adulti pieni di borse e pacchetti, destreggiarsi nello shopping dell’ultimo minuto tra una telefonata e una giornata di lavoro. Fidanzati camminare lentamente mano nella mano scambiandosi frasi d’amore.

 

Dazai poteva comprendere perfettamente perché durante le festività il numero di suicidi aumentava, lui stesso dopo qualche ora trascorsa per le vie del centro provava quell’insano desiderio, però non aveva trovato nulla che in quel momento potesse fare al caso suo. L’acqua dell’oceano era decisamente troppo fredda, quel vicolo troppo illuminato; ma più di ogni altra cosa, continuava a ripensare all’anno precedente. Era un tarlo fastidioso che non ne voleva sapere di andarsene. Più desiderava scacciare tutti quei pensieri su Odasaku e più questi tornavano alla mente con forza, obligandolo a fare i conti con se stesso. Non poteva cancellare il passato, lo sapeva benissimo, come non poteva evitare di soffrire.

 

Un anno prima

 

A Odasaku il Natale era sempre piaciuto. Era così da quando ne aveva memoria. Le luci, i regali, quell’atmosfera di festa e la promessa di essere persone migliori con l’avvicinarsi del nuovo anno. Era tipico di lui, amare quelle cose per le quali un vero mafioso non avrebbe mai speso tempo. Oda Sakunosuke era fatto così. Era cambiato, aveva smesso di uccidere. Voleva guadagnarsi il diritto di scrivere sulla vita e sapeva che non avrebbe potuto farlo se avesse continuato ad essere un assassino. Quando avrebbe potuto chiudere anche con quel mondo, si sarebbe ritirato dalla Mafia e avrebbe realizzato il suo sogno.

 

Il periodo natalizio riaccendeva in Oda uno spirito di speranza. Lui credeva in un futuro migliore e lo desiderava anche per Dazai. Un giorno, sperava di poterlo sottrarre alla Port Mafia.

 

Quello era il suo secondo desiderio. Era un’utopia, ma era una fantasia nella quale ogni tanto amava perdersi. Sapeva benissimo che Dazai era nato per appartenere a quel mondo; lui però conosceva anche altro, c’erano tantissime sfaccettature del carattere dell’amico, Odasaku era sicuro che uccidere non fosse il suo unico talento e sperava che con il tempo anche il giovane Dirigente se ne sarebbe reso conto. O forse lo sapeva già, aveva solo bisogno di trovare un incentivo, una spinta a cambiare, come quella che aveva trovato lui.

 

Intanto aveva approfittato dei suoi pochi momenti di tempo libero per comprare i regali di Natale agli orfani di cui si occupava, finendo con l’ignorare per tutto il giorno le chiamate e i messaggi di Dazai.

 

Quando era rientrato, aveva trovato il giovane Dirigente sulla porta di casa preoccupato a morte ed era scoppiato a ridere. Dazai l’aveva guardato male borbottando qualcosa sul fatto che l’amico fosse strano.

 

Oda l’aveva fatto accomodare in casa senza troppe cerimonie. Aveva finito con l’impacchettare i regali, scaldato qualcosa al microonde e poi avevano fatto l’amore nello scomodo letto di una piazza e mezza del rosso.

 

Dazai ricordava ancora le risate di quel pomeriggio, di come avesse più volte rischiato di cadere a terra e le braccia di Odasaku l’avevessero salvato. Ricordava di come l’amico avesse provato a contagiarlo con lo spirito natalizio e come lui fosse rimasto ancorato nelle sue posizioni. Non sapevano dare un nome o una definizione a quel qualcosa che condividevano, era nato tutto così spontaneamente che non si erano posti troppi problemi.

 

Si erano rivestiti ed erano andati a bere al solito posto, perché quella sera, la vigilia di Natale, Dazai aveva avuto il presentimento che Ango si sarebbe trovato lì. Ovviamente aveva ragione e così avevano trascorso il resto della vigilia in quel modo, bevendo e parlando del più e del meno. Fino a quando, verso mezzanotte Dazai aveva ricevuto una telefonata ed era stato richiamato al lavoro. Era un’operazione che richiedeva la supervisione di un Dirigente. Ango e Oda non avevano fatto domande o insistito. Nel loro ambiente non c’era posto per festività o vacanze, quella era la vita che avevano scelto.

 

Quando era arrivato sulla scena il più era già stato fatto. Dazai aveva solo interrogato un paio di sopravvissuti ricavando tutte le informazioni di cui avevano bisogno e poi aveva dato l’ordine di farli fuori. Per tutto il tempo, aveva sentito lo sguardo di Chuuya puntato su di sé. Sapeva che il suo partner non approvava molti dei suoi comportamenti, era un cuore tenero, ancora si domandava perché tra tutti, Mori-san l’avesse affibbiato proprio a lui; forse era il karma. Non ne era del tutto convinto.

 

“Sbrighiamoci. Ho voglia di tornare a casa”

 

Si era lamentato il rosso, dandogli le spalle. Non si era nemmeno disturbato a levare le mani di tasca. Per un lavoro del genere non serviva attivare Corruzione.

 

“Oh Chuuya. Hai così tanta voglia di tornare dalla povera bottiglia di vino che hai dovuto abbandonare per questa missione?”

 

“Eh? Chi ti dice che non avessi altro di meglio da fare?!”

 

“Ahaha perchè ti conosco Chibi. Togliendo il sottoscritto non hai molti amici. Ora che ci penso, noi non siamo amici.”

 

“Infatti”

 

“Se non ricordo male tuoi cosidetti amici delle pecore, sono quelli che qualche anno fa non ci hanno pensato due volte a tradirti e pugnalarti”

 

“Sta zitto”

 

“La verità fa male”

 

“Non mi sembra che tu sia messo molto meglio di me”

 

Per la prima volta da quando avevano intrapreso quella conversazione Dazai gli rivolse uno sguardo sorpreso, che si trasformò nel suo solito ghigno da presa in giro.

 

“Oh è qui che ti sbagli mio caro. Io ho degli amici. Anzi passerò il resto della serata da uno di loro”

 

Chuuya non aveva fiatato. Non riusciva davvero a capire se Dazai fosse serio o se quello fosse uno dei suoi soliti scherzi. Forse perché faticava ad associare la figura di Dazai a quella di qualcun altro. Chi mai poteva sopportarlo per una nottata intera? Lui stesso quando era obbligato a passarci qualche giorno per motivi di lavoro ne usciva distrutto psicologicamente. Esisteva veramente qualcuno in grado di sottoporsi volontariamente a una simile tortura?

 

“Lo conosco questo povero sventurato?”

 

Aveva domandato dopo interminabili minuti di silenzio, anche se in fondo era davvero curioso di sapere di chi potesse trattarsi.

 

“No, non credo. Ora però sto andando da lui, se vuoi te lo presento”

 

“Passo”

 

Quella sera, Chuuya non era decisamente dell’umore di incontrare amici di Dazai; tutt’al più se si fossero rivelati simili a lui. Era stanco e voleva riposare, ovviamente dopo essersi gustato un buon bicchiere di vino rosso. Era sicuro che prima o poi il suo partner avrebbe finito con il vuotare il sacco.

 

Dazai invece era tornato da Odasaku e aveva passato il resto della notte da lui. Il giorno seguente l’aveva aiutato a portare i regali ai piccoli orfani e aveva trascorso la giornata a divertirsi insieme a loro.

 

Presente

 

Se ci pensava ora, Dazai non poteva evitare di provare un forte senso di rabbia. Quegli innocenti erano morti solo per colpa di Mori. Era stato il Boss ad informare la Mimic degli orfani di cui si occupava Odasaku. Si era ripromesso che un giorno gliel’avrebbe fatta pagare per tutto, doveva solo pazientare ed escogitare un piano.

 

Nel frattempo, continuava a passeggiare senza meta; sospeso tra i ricordi di quel Natale passato che si mescolavano con il suo presente. Gli sembrava quasi di essere finito in una sorta di parodia del Canto di Natale di Dickens. Ora doveva solo aspettare pazientemente l’arrivo del fantasma del Natale futuro che gli avrebbe preannunciato quale destino di solitudine e sofferenza lo attendeva. Fu in quel momento, che svoltando per l’ennesimo vicolo si trovò davanti la figura di Nakahara Chuuya.

 

Decisamente non poteva sperare d’incontrare un fantasma peggiore.

 

A Chuuya il periodo natalizio non diceva granchè. Lui non aveva avuto un’infanzia normale, non aveva avuto una famiglia con la quale trascorrere le festività, alberi da addobbare o regali da scartare. Da quel che riusciva a ricordare era sempre stato solo e se l’era sempre cavata egregiamente. Per quello non aveva mai pienamente compreso quell’entusiasmo che le festività portavano. Natale era un giorno come gli altri, perché veniva festeggiato anche in Giappone se era una festa occidentale? Come potevano i bambini credere che ci fosse un anziano barbuto che distribuiva gratuitamente doni facendo il giro del mondo in una notte? Più pensava a queste cose e più una parte di lui era sollevata di non averci mai creduto.

 

Chuuya non odiava quella festa, semplicemente non la capiva. Con il tempo, soprattutto dopo il suo ingresso nella Port Mafia, aveva iniziato a colmare molte delle sue lacune, si era impegnato, sotto la guida di Kouyou per diventare un Dirigente. Aveva potuto così avere accesso a tutte le informazioni su Arahabaki e sul suo passato. Si era conquistato ciò che desiderava, non poteva chiedere altro.

 

La quotidianità di Chuuya era andata in pezzi l’anno prima, quando il suo partner aveva lasciato la Port Mafia.

 

Dazai non solo aveva tradito l’Organizzazione ma l’aveva abbandonato, senza una spiegazione o un motivo apparente. Il rosso era abituato alle stranezze del suo partner e ai suoi modi di fare, ma quello era uno scenario che mai avrebbe previsto. Che nessuno avrebbe potuto prevedere.

 

Ed ora ecco spuntargli davanti agli occhi proprio la fonte di tutti i suoi problemi.

 

Da quando quel traditore se n’era andato a Chuuya era toccato faticare il doppio. Avevano speso mesi nella ricerca di Dazai, e il rosso era arrivato pure a sperare che quell’idiota fosse morto. Sarebbe stato molto più facile da accettare per tutti. Se Dazai si fosse suicidato, lo avrebbe compreso. Chuuya avrebbe preferito la sua morte al tradimento. Aveva sempre preferito ciò che poteva comprendere, toccare, essere all’oscuro delle cose lo innervosiva.

 

Dazai sembrava sorpreso quasi quanto lui di trovarsi faccia a faccia col suo ex partner dopo tutti quei mesi. Restarono per un po' in silenzio, come se si stessero studiando a vicenda prima di decidersi ad attaccare. Fu il moro a muovere per primo, da bravo stratega qual era. La sua espressione di disgusto iniziale aveva lasciato posto al più falso dei sorrisi mentre alzava una mano a mò di saluto.

 

“Ehilà Chuuya, anche tu ti stai occupando dei regali di Natale?”

 

Il rosso non poteva, ne voleva credere alle proprie orecchie. Dopo un anno che non si vedevano quell’idiota se ne usciva con una frase tanto stupida? Come se fossero stati dei vecchi amici che si incontravano?

 

“Pensavo fossi morto dopo tutto questo tempo. Peccato, la notizia mi avrebbe rallegrato le feste”

 

“Un vero peccato allora che non sia morto. Però tranquillo, prima o poi riuscirò a compiere un suicidio perfetto”

 

“Se vuoi posso aiutarti anche ora”

 

“Oh Chuu lo sapevo che in fondo eri una brava persona, sarà forse lo spirito del Natale?! Anche se tu non hai mai creduto a questo genere di cose”

 

“Hai buona memoria. Ora fammi un favore, sparisci dalla mia vista prima che mi venga voglia di farti fuori per davvero”

 

“Hai commesso un grave errore Chuuya. Lo sai pure tu che non riusciresti mai a farmi fuori, per davvero

 

Dopo quella frase il rosso non era riuscito a trattenersi, lo aveva raggiunto e gli aveva rifilato un pugno all’altezza dello stomaco. Dazai non aveva fatto nulla per evitare quel attacco, non aveva mosso un muscolo. Finendo con l’incassare quel colpo che sapeva di meritare. Era caduto in ginocchio e non aveva detto una parola, stringendosi con entrambe le mani la parte lesa. Dazai poteva comprendere lo stato d’animo del suo partner. Un anno prima se n’era semplicemente andato nel cuore della notte, senza lasciare alcun messaggio o spiegazione. Forse, solo il Boss era a conoscenza del reale motivo per il quale aveva scelto di cambiare vita.

 

“È passato quasi un anno, dannazione”

 

Come previsto, Chuuya non aveva esitato nel esternare tutto il risentimento e l’odio che provava nei suoi confronti. Era sempre così sincero, un libro aperto, o perlomeno lo era per Dazai.

 

“Già, sarà un anno la settimana prossima”

 

Dopo quella insolita e precisa risposta il rosso lo aveva scrutato in silenzio. Aveva così tante domande, ma in quel momento ogni parola tra loro sembrava superflua, come se qualsiasi cosa in quel momento avesse avuto il potere di spezzare quella sorta di equilibrio che avevano raggiunto. Per la prima volta da quando si conoscevano a Chuuya quel uomo sembrava un completo estraneo. Dove era finito il solito Dazai? Possibile che fosse cambiato a tal punto? No, doveva esserci una spiegazione.

 

“Perchè?”

 

Quella domanda era uscita dalle sue labbra senza che potesse controllarsi. Gli bastava sapere solo quello, poi se ne sarebbe andato. Aveva solo bisogno di capire. Dazai gli doveva almeno una risposta.

 

“Ho semplicemente perso una persona. E ora sto vivendo seguendo il suo consiglio”

 

Dazai aveva di poco alzato la testa incrociandolo con il suo sguardo, sembrava serio, non derisorio.

 

Chuuya ci aveva messo qualche secondo per capire. Aveva ripensato alla notte che aveva preceduto la fuga di Dazai. Era la stessa in cui il Boss stava festeggiando dopo aver ottenuto dal Governo la licenza per l’utilizzo delle abilità speciali. Ricordava di aver letto il rapporto di quella operazione. L’ultima alla quale il suo partner aveva partecipato, sperando invano di trovare un qualche indizio. C’era solo un nome che gli tornava alla mente, quello dell’unica vittima tra le fila della Port Mafia:

 

“Oda Sakunosuke”

 

Dazai non aveva risposto, ma dallo sguardo che gli stava rivolgendo in quel momento Chuuya aveva improvvisamente compreso ogni cosa. Aveva unito i vari indizi nella sua mente e si diede mentalmente dello stupido per non esserci arrivato prima.

 

“Era il tuo amico”

 

“Già”

 

“Mi dispiace per quello che gli è accaduto” ed era sincero, a Chuuya dispiaceva davvero per ogni compagno perso in battaglia;

 

“La sua morte è stato il prezzo da pagare per far ottenere al Boss quella stupida licenza”

 

“Te ne sei andato per quello?”

 

Dazai non sapeva che rispondere. Era quel tipo di conversazione che mai avrebbe voluto sostenere, soprattutto con Chuuya. Cosa doveva rispondere, che quel giorno aveva perso la persona più importante per lui? Che non era riuscito a salvarlo; a prevedere in tempo il piano machiavellico architettato dal loro superiore?

 

Ormai non faceva alcuna differenza. Odasaku era morto, questo non poteva cambiarlo. Chuuya era ancora davanti a lui, in attesa, come un cucciolo fedele.

 

“Gli ho promesso che avrei svolto un lavoro in grado di salvare le persone”

 

Non sapeva nemmeno il perché stesse dando spiegazioni al ex partner, solo che ne sentiva il bisogno. Non aveva nessuno con cui confidarsi, con cui parlare. Con la morte di Odasaku anche Dazai aveva perso qualcosa, una parte della sua vita se n’era andata con lui.

 

“Che cazzo significa?”

 

“Quello che ho detto Chibi, ho semplicemente cambiato lavoro, vedi che non mi ascolti?”

 

“Io ti ascolto, ma dici cose senza senso. E sentiamo, che tipo di lavoro faresti ora?”

 

“Oh non ho ancora iniziato, sai con i miei trascorsi devo stare nascosto un altro pò”

 

Chuuya pensò che lo stesse prendendo in giro, ed era quasi sul punto di esplodere; eppure qualche istante prima gli era sembrato fosse sincero. Non sapeva cosa pensare, tutta quella faccenda stava diventando troppo strana.

 

“Questa conversazione è durata fin troppo per i miei gusti, ora meglio che vada” concluse dandogli le spalle. Sentiva il bisogno di mettere più distanza possibile tra loro, avrebbe fatto finta di non averlo mai incontrato, sarebbe stato meglio per tutti.

 

Fu in quel momento che Dazai inaspettatamente lo afferrò per un polso facendolo ruotare su se stesso portandoselo più vicino.

 

“Prima ho detto la verità, me ne sono andato perché la Mafia ha ucciso una persona alla quale tenevo molto”

 

“Non mi interessa”

 

“Davvero?”

 

“Si, davvero. Ero così felice quando te ne sei andato, ho brindato in tuo onore”

 

“Sei sempre stato un pessimo bugiardo, Chuu”

 

“Forse hai ragione, non sarò mai ai tuoi livelli razza d’idiota”

 

“Ti ripeto che non ho mentito, ho lasciato la Port Mafia per Odasaku”

 

Dopo quelle parole il rosso di calmò di colpo. Dazai gli stava dicendo la verità. Era bastata la morte di un semplice tuttofare per cambiare ogni cosa. Per decretare la fine della Soukoku, della loro coppia. Fu l’equivalente di una doccia fredda ma erano parole che il rosso doveva sentire. Il moro sospirò pesantemente.

 

“Va tutto bene Chuu, ora quando ti lascerò andare svolterai l’angolo ed entrambi fingeremo che questa conversazione non sia mai avvenuta. Sai che le mie previsioni si avverano sempre” concluse con un sorriso.

 

“Perchè?”

 

“Eh?”

 

C’erano troppe questioni che in quel momento dovevano ancora essere chiarite. Perchè mi hai lasciato? Perchè non me l’hai detto prima? Chuuya avrebbe davvero voluto dire qualcosa in quel momento ma il suo orgoglio lo bloccava. Si chiese perché dovesse essere sempre tutto così difficile quando si trattava di Dazai.

 

Forse doveva prima far luce su questo, interrogandosi su cosa rappresentasse il suo ex partner per lui. Chuuya era certo di odiarlo con ogni fibra del suo corpo, eppure quando aveva pronunciato quel nome il suo cuore aveva perso qualche battito.

 

Perché gli sembrava così strano che Dazai avesse cambiato la sua vita per quell’uomo? Anzi, perché aveva provato quel senso di fastidio all’altezza del petto? Si sentiva come gli organi interni stretti in una morsa, e non gli piaceva, per niente. Come del resto tutta quella situazione.

 

“Era meglio se oggi avessi trovato il tuo cadavere”

 

Era giunto a quella conclusione il rosso. Gli avrebbe fatto meno male trovare il corpo senza vita di Dazai, piuttosto che scoprire il motivo che si celava dietro il suo tradimento.

 

Il moro intanto lo spiava da sotto il cappello, teneva ancora saldamente la presa sul suo polso, non sapendo come replicare. Poteva comprendere il punto di vista del più piccolo e non lo biasimava. Anche il vecchio se stesso avrebbe preferito ritrovare il cadavere di un collega piuttosto che un traditore. Era certo che Chuuya non lo avrebbe ulteriormente attaccato, lo conosceva bene, poteva facilmente prevederne le mosse come i tempi di reazione. Ormai era inoffensivo e non perché stava annullando la sua abilità.

 

“Lo so.”

 

Alla fine non sapeva come altro replicare. Non c’era una risposta giusta o sbagliata. Le cose tra loro erano andate in quel modo e non si poteva cambiare il passato. Se avesse avuto il potere di salvare Odasaku, Dazai era certo che anche quel Natale lo avrebbe passato alla Port Mafia e non come un vagabondo per le strade della città. Avrebbe aggiunto altre vittime al suo curriculum già lordo di sangue e sarebbe andato bene anche così. Era bastata una morte a cambiare le loro vite, a cambiare ogni cosa.

 

Dazai non avrebbe chiesto scusa. Questo lo sapevano entrambi. Come sapevano che non sarebbero andati da nessuna parte continuando a rivangare il passato. Il moro si stava rifacendo una vita, una nel quale non c’era posto per Chuuya.

 

Restarono ancora per quella che parve un’eternità bloccati in quella posizione, quando contro ogni logica o preavviso Dazai si avvicinò lasciando un veloce bacio a stampo sulle labbra incredule del rosso.

 

“Buon Natale Chibi” e lasciò la presa sul suo polso, dandogli in fretta le spalle per incamminarai nella direzione opposta.

 

Chuuya rimase per qualche secondo congelato. Non riusciva a credere a quanto era appena successo e quando finalmente riuscì a formulare un qualche pensiero coerente, Dazai aveva già fatto perdere le sue tracce. Si toccò distrattamente le labbra, come per cercare una qualche prova che quel bacio fosse reale, che non si fosse immaginato tutto. Arrossì impercettibilmente giurando a se stesso che la prossima volta che avesse visto Dazai lo avrebbe pestato a sangue. Non si sarebbe più preso gioco di lui in quel modo.

 

Si rimise nervosamente la mano nel giubbino, notando solo in quel momento un pacchetto al suo interno. Dazai doveva averglielo infilato in tasca ma non riusciva a capire quando avesse potuto averne l’occasione. Ripensò al bacio, vergognandosi di se stesso per essere caduto in quel semplice trucchetto. Tuttavia decise di scartare il regalo. Erano un paio di guanti neri, semplici, simili a quelli che era solito indossare quando andava in missione.

 

Provò uno strano senso di calore al petto. Sapeva che non poteva permettersi di abbassare la guardia, ma non riuscì a non sorridere, mentre se li infilava. Non si era trattato di un incontro casuale, non poteva esserlo, quel bastardo, era sempre una mossa avanti a lui.

 

“Buon Natale, brutto bastardo”

 

Forse il futuro avrebbe riservato un finale diverso per la loro storia.

 

 

 

Note autrice:

 

Eccomi sul finale a portare una piccola dose di allegria natalizia. Come data della morte di Odasaku ho usato quella del vero Oda Sakunosuke (10 gennaio). Ringrazio per il titolo Eneri_Mess, l’ha scelto lei, altrimenti questa storia si sarebbe chiamata semplicemente “Storia dell’Avvento” (io faccio schifo con i titoli). Spero che vi sia piaciuta!!! Alla prossima e grazie per chi ha letto XD

 

 

 

  
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