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Autore: Ghostclimber    05/01/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When you're driving with the brakes on,
when you're swimming with your boots on,
it's hard to say you love someone,
and it's hard to say you don't.






Tsuna si sedette sul letto.

Si sentiva teso e irrazionalmente nervoso all'idea di avere intorno Gokudera.

Il fatto era che il ragazzo gli era mancato da impazzire, durante quei due mesi che aveva passato ai Giardini Bovino, e anche se si erano sentiti regolarmente, via messaggio e via telefono, spesso si sentiva come se gli avessero amputato un arto. Forse, si disse, Gokudera era davvero il suo braccio destro: cercare di cavarsela nella vita di tutti i giorni era come cercare di barcamenarsi in faccende pratiche con un braccio solo. E non il braccio dominante, tra l'altro.

Ad agosto, poi, durante la festa di compleanno di Ryohei, una strana domanda aveva fatto capolino nella sua mente: e se ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia?

Pur essendo circondato da amici di cui si fidava ciecamente e con cui poteva essere del tutto spontaneo, non faceva altro che voltarsi per confidare un pensiero estemporaneo a Gokudera, solo per scoprire ancora e ancora e ancora che lui non c'era, che non era al suo fianco. Solo che, lungi dal provare solo la melanconia tipica di quando un amico non può essere con te, dopo un po' Tsuna aveva cominciato ad arrabbiarsi irrazionalmente, e invece di ripetersi che Gokudera era in missione e che presto sarebbe tornato, si ritrovava a chiedere al nulla: “Perché mi hai lasciato?”.

Il rumore dell'acqua che scorreva nella doccia cominciò a trapanare la mente di Tsuna, che si perse in una scia di pensieri vaghi e fumosi cercando di dedurre i movimenti di Gokudera dalle piccole variazioni del suono. Si stava lavando le braccia? Il petto? I capelli? Si stava passando le mani sulle parti intime? E com'era...

-Tsuna.- chiamò Reborn, distogliendolo dai suoi pensieri. Il killer, che ora dimostrava più o meno una decina d'anni e stava entrando in quella che sembrava la peggior adolescenza di sempre, era in piedi di fronte al suo letto con in mano un quaderno.

-Lambo si è calmato?- chiese Tsuna.

-Bianchi gli sta facendo il discorso.- rispose Reborn. Tsuna tacque: se da un lato l'idea che se ne stesse occupando un'altra persona era confortante, dall'altro non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero che forse Bianchi non fosse la persona più adatta. Sospettava che ci fosse di mezzo il suo Iper Intuito, ma confuso ed emozionato com'era non riusciva a capire che cosa, esattamente, lo facesse tintinnare. Dopotutto, Bianchi era una donna adulta, sembrava esperta e sapeva quando era il momento di parlare seriamente; Haru e Kyoko, poi, qualche tempo prima chiacchierando avevano dato ad intendere che Bianchi avesse chiarito loro alcuni punti oscuri in materia con calma e gentilezza, per cui chi meglio di lei poteva spiegare a Lambo come funzionavano le cose? Tsuna si scrollò di dosso i suoi dubbi e chiese: -Cos'è quello?

-Il diario di Gokudera. Ha detto che avrebbe riportato un rapporto completo sulla situazione ai Giardini Bovino, suppongo sia qui.- rispose Reborn. Tsuna rimase immobile; Reborn gli tese il quaderno e insistette: -Dovresti leggerlo.

-Domani mattina mi faccio dire tutto da lui stesso.- disse Tsuna, abbracciando il cuscino per tenere le mani occupate. Una parte molto disonesta di lui bruciava dal desiderio di leggere quel diario, di cercare il proprio nome scritto nella calligrafia ordinata di Gokudera, anche solo nel “G Alphabet” che aveva ormai imparato a decifrare, e di sapere se lui aveva scritto qualcosa di dolce o se si era limitato a semplici accenni da sottoposto.

Reborn rimase immobile a fissare Tsuna, sempre con il braccio teso verso di lui. Le dita di Tsuna affondarono nel cuscino: in realtà non voleva scoprire cosa Gokudera aveva scritto di lui. Temeva che se fossero stati solo riferimenti vaghi e non elegie in versi ne sarebbe impazzito.

-Prendilo, Tsuna.- disse Reborn. Tsuna ghermì il diario e lo sbatté sul copriletto: -Ne parlerò con Gokudera quando avrà finito la doccia.

-Tsuna...

-Questa è la mia ultima parola, Reborn.- disse Tsuna. Cominciava a perdere la pazienza. Da qualche giorno il killer faceva lo stronzo a tutto spiano, come se fosse la sua ultima occasione di farlo, e la cosa cominciava a dargli sui nervi. Ora lo stava spingendo ad una violazione della sfera privata di Gokudera, e questo Tsuna non poteva tollerarlo. Aggiunse: -Devo ricordarti chi è il Boss?- Reborn alzò un sopracciglio, ma non concesse nessun altro segnale di stupore.

-Quando ti fa comodo sei il Boss, eh?- disse. Tsuna non rispose. Tra il carattere naturalmente arrogante del killer e i primi ormoni dell'adolescenza, sapeva che quello era solo un tentativo di uscirsene avendo detto l'ultima parola. A lui non importava, quindi rimase muto fin quando Reborn non gli rivolse un sorrisetto compiaciuto ed uscì.

Il rumore della doccia si arrestò e a Tsuna balzò il cuore in gola. Di lì a poco, Gokudera sarebbe rientrato nella stanza, e solo ora lui si rendeva conto che nel caos di poco prima si era dimenticato di portarsi un cambio di abiti. Meditò se alzarsi e portarglieli lui stesso per evitargli l'imbarazzo, e stava giusto combattendo con l'idea di toccare un paio di sue mutande quando Lambo entrò.

Per meglio dire, probabilmente era già lì da un po', ma era arrivato così silenziosamente che Tsuna non l'aveva notato. Era in piedi con l'aria mogia e un pollice in bocca, cosa che dava l'impressione che fosse molto più giovane dei suoi dieci anni e mezzo.

-Lambo! Che succede?

-Tsuna nii, Lambo san è cattivo?- Tsuna trasecolò. Spinse da parte il cuscino e il diario di Gokudera e rispose: -Ma che dici, Lambo?! Vieni qui.- Lambo si avvicinò a testa bassa e Tsuna lo sollevò con una certa fatica. Ormai non era più il bimbo alto mezzo metro che si poteva trasportare con una mano sola, ma era chiaro che avesse bisogno di un abbraccio. Tsuna lo strinse a sé e chiese a bassa voce: -Vuoi dirmi che cos'è successo?

-Bianchi san mi ha spiegato cosa succede quando un maschio e una femmina si fidanzano.- rispose Lambo. Stava per proseguire, quando entrò Gokudera, rosso in viso, più bello che mai e coperto dall'asciugamano. Tsuna si chiese se doveva complimentarsi con se stesso o insultarsi per avergliene dato uno bello grande. Nel dubbio, si insultò.

-Decimo, chiedo perdono, mi sono dimenticato di prendere i vestiti!- disse Gokudera, le lacrime agli occhi. Tsuna sentì Lambo che si rannicchiava contro il suo petto e rispose: -Non c'è problema, Gokudera kun, prendili pure. Oppure cambiati qui, così non perdi tempo.- Gokudera arrossì ancora di più, poi lanciò un'occhiata a Lambo. Il rossore sul suo viso svanì mentre si faceva serio. Chiese: -Ehi, Scemucca, che hai? Bakadera si dimentica le mutande e non si merita neanche una presa in giro piccola piccola?- chiese, con tutta la dolcezza di cui era capace, cioè ben poca. Lambo si ritrasse ulteriormente nella culla delle braccia di Tsuna.

-Ha parlato con Bianchi di... ehm... tu-sai-cosa. Non so cos'è successo.- Gokudera, ancora coperto solo dall'asciugamano, si avvicinò e si sedette di fianco a Tsuna.

-Che cos'è successo, Lambo?- chiese. Tsuna si perse a riflettere su quanto Gokudera fosse assurdamente bello ed ebbe l'istinto di baciarlo. Davanti all'orecchio, dove un ciuffo di capelli umidi gli sfiorava la guancia. L'istinto era così forte che per un istante quasi sentì le labbra bagnate di acqua fresca, e un vago, lontanissimo sentore di shampoo. Poi, Lambo mugugnò: -No, tu mi prendi in giro, vai via.

-Non ti prendo in giro, lo giuro.- rispose Gokudera, allungando una mano per prendere quella che Lambo non aveva in bocca. Lo accarezzò dolcemente e disse in italiano: -Croce sul cuore, parola di Lupetto.- Tsuna lo guardò perplesso, senza capire, ma la sua frase sembrava aver avuto un effetto quasi miracoloso su Lambo, che alzò lo sguardo su Gokudera. Esitò un attimo, poi si tolse il dito dalla bocca e chiese: -Un maschio deve per forza mettersi con una femmina per fare i bambini?- Tsuna si vide urlare, lanciare Lambo dalla finestra e correre via, facendo casino di proposito nella speranza di farsi ammazzare da un Hibari indispettito. Si trattenne a stento, mentre Gokudera si sedeva più comodamente e assumeva quel suo sensuale atteggiamento da professore: -Beh, insomma. Per fare bambini sì, per forza. Però un maschio può innamorarsi di un maschio, o una femmina di una femmina.

-E... non è una brutta cosa, questa?- chiese Lambo. La speranza di sentirsi rispondere che andava bene anche così era dipinta nei suoi occhi a tinte così chiare che Tsuna si sentì un groppo in gola.

-No, ma va', come ti viene in mente?- disse Gokudera, -Non te l'avrà detto Bianchi?- Lambo scosse la testa in segno di diniego.

-Però ha parlato solo di maschi e femmine.- Gokudera esitò. Tsuna andò in suo soccorso: -Ah, ti ha fatto solo il discorso base, magari pensava di andare avanti un'altra volta!

-Ben detto, Decimo!- disse Gokudera, cogliendo l'assist, -Di solito si parla per prima cosa di maschi e femmine perché... ecco, quella cosa che si fa per fare i bambini può essere divertente, però è anche pericolosa. Voglio dire, si può fare anche senza poi voler fare un bambino, ma se non si sta attenti può succedere, quando a farla sono un maschio e una femmina.

-E se sono un maschio e un maschio non succede?- chiese Lambo.

-No, un maschio e un maschio possono divertirsi senza preoccuparsi!- disse Gokudera, poi arrossì.

-Eh, magari però è il caso di dire che non è una cosa da fare con tutti...- aggiunse Tsuna, cercando di combattere le malsane idee che gli stavano emergendo dal fondo della mente.

-Eh, no, infatti, è vero, chiedo scusa Decimo!- balbettò Gokudera.

-Senti, Lambo, facciamo una cosa.- disse Tsuna, -Ne parliamo bene quando non siamo tutti quanti rintronati per il sonno, ok? Per adesso ricordati solo una cosa: una femmina e un maschio non è sbagliato, un maschio e un maschio non è sbagliato, una femmina e una femmina non è sbagliato.- gli occhi di Lambo si illuminarono.

-Se ti piace un altro bambino va benissimo, tieni solo presente che se ti tratta male mi arrabbio.- aggiunse Gokudera, poi fece qualcosa di completamente inaspettato: si chinò su Lambo, prese la mano che gli stava trattenendo e gli mordicchiò un dito. Poi disse: -Adesso non farti più questi problemi e vai a dormire, ho un sacco di fame e tu sembri proprio buono da mangiare.- Lambo rise, una risata cristallina che Tsuna si rese conto di non aver sentito per molto, molto tempo. Chiaramente, qualcosa lo stava tormentando. Ma Tsuna non chiese altro, e Lambo sembrava essersi calmato abbastanza da poter dormire serenamente. Ricevette un bacio sulla guancia e lo guardò andare verso il corridoio.

Gokudera si alzò dopo di lui e chiuse la porta alle sue spalle; dal bagno arrivava il rumore della doccia, segno che qualcuno l'aveva occupato mentre parlavano.

-Decimo, se non vi spiace mi cambio qui.- disse Gokudera.

-Fai pure, io vado a prenderti qualcosa da mangiare.- Tsuna uscì, dandosi una metaforica pacca sulla spalla per aver trovato una scusa per non stare nella stessa stanza di Gokudera mentre lui si vestiva. Il pensiero di poter alzare lo sguardo e cogliere un riflesso di lui nudo era tanto imbarazzante quanto... Tsuna vide la propria mano tremare mentre versava l'acqua per i noodles istantanei in un pentolino. Ma sì, tanto valeva ammetterlo almeno col proprio cervello, era eccitante. E le parole che Gokudera aveva detto a Lambo continuavano ad echeggiargli nella testa: “un maschio con un maschio non è sbagliato”, “ci si può divertire senza preoccuparsi”... Tsuna si domandò se le pensava davvero, se lo sapeva per esperienza, se ci fosse qualcuno nella sua vita, un ragazzo senza volto a cui lui pensava per prima cosa appena sveglio e con la cui immagine si cullava quando andava a dormire. Il pensiero era dolorosissimo.

Basta, si disse Tsuna mentre aggiungeva i noodles disidratati all'acqua bollente, doveva fare qualcosa. Gokudera era un ragazzo intelligente, e Tsuna era convinto che l'amore, quello vero, fosse reciproco, per cui se l'altro non avesse ricambiato i suoi sentimenti si sarebbero parlati con calma, Tsuna avrebbe promesso di non fare nulla, e presto la cotta gli sarebbe passata.

Sentendosi al contempo calmissimo e più nervoso che mai, Tsuna versò i noodles in una ciotola, prese un paio di bacchette e salì in camera propria. Lì, trovò Gokudera già vestito, in piedi di fronte al letto, con il diario in mano.

-Reborn insisteva perché lo leggessi.- disse, giustificandosi prima ancora che la domanda venisse posta, -Ovviamente non l'ho fatto. Non so cosa gli prende, ultimamente.

-Era vostro diritto leggerlo, Decimo. È la mia agenda di lavoro, se poi io dovessi essere stato così stupido da scriverci cose personali sarebbe solo colpa mia.- Tsuna appoggiò la ciotola sulla scrivania e si avvicinò a Gokudera. Improvvisamente arrabbiato, lo prese per le spalle e disse: -Gokudera kun. Le cazzate mafiose di Reborn diranno anche che sei un mio sottoposto. Ma per me non lo sei, va bene? Tu sei tu, io sono io, siamo pari. Voglio che siamo pari!- Gokudera arrossì e si strinse al petto il diario.

-Se ci sono cose che non vuoi dirmi, o che vuoi dirmi in un modo diverso da come le hai scritte per te stesso, a me sta bene. Il tuo diario è tuo, e non ho intenzione di leggerlo a meno che tu non me lo metta in mano aperto e mi ordini di farlo.- Gokudera sembrò riflettere seriamente sulle parole di Tsuna, e lui lo lasciò fare. Lo sospinse verso la scrivania e gli lasciò il tempo di mangiare, mentre lui metteva a terra un futon pulito. Poi ricordò: -Oh, il ghiaccio!

-Lasciate stare, Decimo, non fa più male. Vi ringrazio di cuore per tutto quello che state facendo.- rispose Gokudera. Sembrava tremendamente imbarazzato, ed era così tenero con quel musino da cucciolo affamato che Tsuna non resistette: gli si avvicinò e si sedette sulle sue gambe, gli circondò il collo con le braccia e appoggiò la testa sulla sua spalla.

-De... De... Decimo?!- Tsuna si riscosse e si alzò di scatto: -Oh! Gokudera kun, perdonami! Io... io non volevo! Cioè sì, volevo, però chiederti prima se potevo non mi avrebbe ucciso, eh...

-Decimo, non preoccupatevi, davvero, è...

-Sì, certo, parlare tranquillamente e poi farmela passare, come no...- bofonchiò Tsuna.

-Decimo, di che cosa state parlando?- Tsuna si ghiacciò sul posto. La verità era che con Gokudera si sentiva tanto al sicuro, tanto a casa, che non si rendeva conto quando parlava o quando stava solo pensando. Era tanto bello quanto inquietante. Si lasciò cadere sul letto; le molle scricchiolarono. Poi si stropicciò il viso con le mani e disse: -Scusami, Gokudera kun. Sono stanco, e mi sei mancato così tanto, e non so come fare con Lambo, e vorrei recuperare questi due mesi che sei stato lontano da me, e...- Tsuna sbuffò, poi Gokudera apparve nel suo campo visivo, proprio davanti alle sue ginocchia. Una palese esitazione, poi Gokudera appoggiò il diario sul materasso e appoggiò le mani sulle sue gambe: -A Lambo ci penso io. Metto giù un elenco di cose da dirgli e con calma gli spieghiamo tutto. Che siete stanco si vede, e...

-Gokudera kun, quelle cose che hai detto a Lambo le pensi davvero?

-Che un maschio con un altro maschio non è sbagliato?- chiese Gokudera. Tsuna annuì. -Certo che le penso davvero, Decimo.- disse Gokudera. Il suo tono era così dolce e così sicuro che Tsuna si sentì autorizzato a dire: -Bene. Perché io adesso ho bisogno di dormire, però prima ti devo dire che dobbiamo parlare, perché mi sa tanto che tu mi piaci e ho bisogno di capirci qualcosa.- Gokudera sorrise e distolse lo sguardo, e Tsuna si complimentò con se stesso per essere riuscito a comunicargli che voleva parlare con lui di qualcosa senza metterlo in ansia e senza scoprirsi.

-Ma certo, Decimo. Stendetevi, ora, state crollando.- Tsuna si lasciò cadere con la testa sul cuscino e chiuse gli occhi.

Non si accorse di Gokudera che gli copriva i fianchi con il lenzuolo, e nemmeno del diario aperto che gli appoggiò sul comodino.

Quanto alla sua frase, che decisamente non era il picco più alto delle comunicazioni criptate dello spionaggio, se la sarebbe ricordata solo il mattino seguente.

 
   
 
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