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Autore: musa07    09/01/2021    4 recensioni
"- Hai preso tutto? -
- Sì! - Shoyo rise, perché era all’incirca la centesima volta che glielo chiedeva. Lì, sulla banchina della stazione di Tokyo, con un treno quasi in partenza che lo attendeva.
- La mia felpa, l’hai presa? -
Ecco, questa domanda indubbiamente non lo faceva tanto ridere, neanche sorridere. O forse sì, ma tra le lacrime. Che si sforzava di ricacciare indietro [...]
- Io ci sono, Shoyo, ci sarò. Sempre. Anche quando non saremo fisicamente insieme. Dammi il polso… -
E, ok: cos’era quel rossore sulle guance di Tobio? Quel corrucciare le labbra in quel modo che Shoyo semplicemente adorava? [...]"
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No ma complimenti Clau,
facciamoci del male così, gratuitamente…

OS ispirata da una fanart
della quale vi riporto qui di seguito il link
(e fangirlate insieme a me)
https://www.instagram.com/p/CJblIt1pSYN/?igshid=135gagsjxvzf6

Ah, ovviamente trattasi di uno skiptime.

 


In ogni partenza c’è un “resta” che aspetta
 

- Hai preso tutto? -
- Sì! - Shoyo rise, perché era all’incirca la centesima volta che glielo chiedeva. Lì, sulla banchina della stazione di Tokyo, con un treno quasi in partenza che lo attendeva.
- La mia felpa, l’hai presa? -
Ecco, questa domanda indubbiamente non lo faceva tanto ridere, neanche sorridere. O forse sì, ma tra le lacrime. Che si sforzava di ricacciare indietro, tradendo però miseramente il suo stato d’animo poiché ogni due per tre doveva tirar su con il naso.
Dai, non stava mica partendo per la guerra dopotutto… Peccato che per Shoyo l’idea di non aver più al proprio fianco Tobio – sia sul campo che nella vita e dopo tutti quegli anni – era indubbiamente peggio di una condanna a morte. Ok, sarebbero stati solo a poche ore di treno di distanza, stavano per iniziare entrambi una nuova, grande, avventura dal punto di vista pallavolistico, per le loro carriere sportive ma… ma… non sarebbero stati insieme. Non avrebbero più condiviso ogni singolo momento della giornata, dal mattino quando si svegliavano alla sera quando si addormentavano abbracciati.
- Ohy, boke? La felpa, l’hai presa? Visto che quando dormi rasenti lo zero assoluto e rischi l’ipotermia ogni notte e non ci sarò io a... - non continuò, per ovvie ragioni, abbassando per un istante gli occhi blu a terra, incapace a proseguire. Se cedeva Tobio era la fine.
- T-Tobio… - e quella voce leggermente incrinata, mentre posava le mani sulle sue, cercando di dargli in qualche modo coraggio. Lui aveva già ceduto.
- Ehy… - e come cambiò immediatamente tono, la modulazione della voce, mentre gli prendeva il volto tra le mani e lo sollevava verso il proprio. Quante volte aveva compiuto quello stesso gesto, fin dal loro primo bacio anni prima? Infinite, ma ogni volta procurava a Shoyo un caleidoscopio di emozioni esplosive dentro di lui.
– Io ci sarò sempre, Sho. - con un tono dolcissimo che ben si rifletteva negli occhi.
- Ma come farò a scaldarmi i piedi se non potrò appoggiarli addosso alle tue gambe? - cercò di scherzare Hinata, per tentare di alleggerire in qualche modo il peso che entrambi portavano nell’animo in quel momento.
Quella era una cosa che letteralmente faceva andar via di testa Tobio: trovarsi spalmante addosso, e a tradimento, due appendici non meglio precisate, ma ghiacciate, quando finalmente era riuscito a creare sotto al piumone una sorta di microclima vivibile.
- Di notte avrò freddo senza di te, senza essere tra le tue braccia… - proferì Hinata flebile sempre tentando di sorridere ma il suo proposito stoico era andato a farsi a benedire nel giro di zero-due.
- Oddio… - mormorò sofferente Tobio, attirandolo a sè e stringendoselo forte al petto, carezzandogli dolcemente i capelli. E chissenne se erano in mezzo alla gente, che guardassero pure!
- Scusami, non volevo… l’avevo promesso: niente scenate da film di serie B… sei autorizzato ad insultarmi Kags per questa volta. - di nuovo, ecco che tentò di scherzare. Sapeva che Tobio, a differenza sua, si teneva tutto dentro e quindi, forse proprio per questo, soffriva ancora di più. Ognuno dei due aveva il proprio modo di gestire la propria sofferenza e tentare di mascherala all’altro, per non andare ad infierire ulteriormente.
- Shh… - lo zittì Kageyama dolcemente, sempre continuando a cullarlo nel suo abbraccio, posandogli un furtivo bacio sulla zazzera ramata, ed anche Shoyo gli circondò la schiena con le braccia, sollevandosi di poco sulle punte dei piedi. Nonostante gli anni passati, restavano sempre tanti i centimetri di differenza tra di loro.
Quanto sapeva essere dolce Tobio? Tanto! Troppo. Ed essendo una cosa che non ci si aspetterebbe da uno come lui, è una cosa doppiamente meravigliosa, che scalda il cuore ancora di più. Perché la tenesse nascosta era sempre stato un mistero per Shoyo.

“Kags, guarda che non serve che tu continui a far finta di essere truce, non ti crede nessuno” gli aveva detto anni addietro, quando avevano iniziato a frequentarsi da poco.
“HAH?! Boke!” era stata l'inevitabile replica, con tanto di cipiglio e grugnito incorporato. Peccato che in quel momento Kageyama se lo stesse portando sulla schiena dato che Hinata si era preso una storta e stesse usando nei suoi confronti una dolcezza e una attezione incredibili.

- Abbiamo attraversato così tante cose insieme, le cose belle e le cose brutte, ci siamo aiutati a rialzarci quando siamo caduti. Pensi davvero che qualche chilometro di distanza o una rete da gioco in mezzo a noi possa dividerci? - gli chiese Tobio, dopo che l’aveva staccato di poco da sé per poterlo guardare negli occhi.
- No. – fu la risposta, mentre scuoteva leggermente il capo, sorridendo lieve, le guance arrossate – Ma sarà davvero strano. - concluse, prendendogli entrambe le mani e facendole intrecciare con le proprie, osservando come vi fosse una enorme differenza anche tra di esse, le dita di Tobio così lunghe ed affusolate. E quanto amava sentire come quelle dita lo sfiorassero gentilmente ma anche, allo stesso tempo, in modo saldo e sicuro.
- Tobio, ti voglio nella vita… - proferì con solennità nello sguardo, una luce negli occhi che Kageyama gli aveva visto pulsare fin dal loro primo incontro.
- Ed io ci sono, Shoyo, ci sarò. Sempre. Anche quando non saremo fisicamente insieme. Dammi il polso… -
E, ok: cos’era quel rossore sulle guance di Tobio? Quel corrucciare le labbra in quel modo che Shoyo semplicemente adorava? Fu un tuffo nel passato, perché il déjà-vu che si presentò nella memoria di Hinata fu quando Kageyama gli aveva chiesto di uscire insieme per la prima volta. E aveva usato lo stesso tono perentorio che nascondeva un adorabile imbarazzo ed emozione.
- Kags? - lo guardò incuriosito, piegando di poco la testa di lato.
- E chiudi gli occhi. - le labbra sempre più corrucciate, le guance sempre più rosse.
- Anche? - ridendo di cuore.
- Muoviti! - con tono secco e lapidario. Che ormai Shoyo sapeva benissimo che Tobio usava quando era no in imbarazzo, di più!
Chiuse gli occhi come richiesto, porgendogli il braccio sinistro dopo essersi tirano su la manica del giaccone, in trepidante attesa.
Sentì che Kageyama trafficava con qualcosa, che imprecò sul fatto che quella maledetta cosa non si aprisse; era davvero dura non riaprire gli occhi, curioso com’era lui poi! Ne schiuse uno ma ecco che subito arrivò l’imbeccata.
- Occhi chiusi ho detto! -
- Kags, ma come hai fatto ad accorgertene se stai guardando verso il basso? -
- Sono un alzatore, io ho gli occhi anche dietro alla testa. -
- Come le mosche? -
- Zitto! -
E ridacchiò, Shoyo, fino a quando non sentì sul polso le mani bollenti, come sempre, di Tobio e poi qualcosa di metallico e freddo appoggiarsi sulla porzione di pelle nuda.
Fece per aprire gli occhi ma la voce di Kageyama lo redarguì nuovamente.
- Ti ho forse detto che potevi aprirli? -
- Uffiiiiiii! - brontolò, sbuffando e facendo ridere l’altro. E quanto amava, Shoyo, la risata calda e avvolgente di Tobio.
- Ecco, ora puoi aprirli. - gli disse nel momento in cui l’aveva preso per mano e le aveva fatte sollevare entrambe all’altezza del volto.
Lentamente, con il cuore che gli galoppava in gola, schiuse gli occhi. E li vide subito, quei due piccoli ciondoli, attaccati ad un cordoncino di cuoio. Blu il suo, rosso quello di Kageyama
- Tob… - e ok, quelle lacrime stoicamente trattenute fino a quel momento chiesero a forza di potersi sfogare. Con l’indice della mano libera accarezzò il contorno del numero 9 che spiccava sul piccolo ciondolo per poi portare lentamente lo sguardo su quello che portava al polso Tobio, sapendo perfettamente quale numero fosse impresso sul suo.
- Non è stato un momento molto romantico… - si scusò Tobio, in imbarazzo – Non sapevo quando dartelo e… ahh! Lo sai che io non sono bravo con queste cose romantich- - ed ora fu Hinata a zittirlo dolcemente, posandogli l’indice sulle labbra, sorridendo con un sorriso che era ricolmo di dolcezza e amore.
- Grazie… - bisbigliò felice.
- Vola per me, Shoyo. - sussurrò Tobio, portandosi le sue mani alle labbra e posandovi un leggero bacio.
- Lo farò. Tu non distogliere mai lo sguardo da me, per favore. -
- Non l’ho mai fatto… -

E quanto doloroso fu sentire l’annuncio che indicava che era proprio giunto il momento di salire sul treno.
- Tra tre settimane sarò di nuovo qui. Su questo stesso binario, di ritorno e poi via di corsa nel nostro appartamentino. Vedi di non dimenticartelo o tardare, Bakeyama. - si finse minaccioso, puntandogli un dito sul petto a mò di avvertimento.
- Vedi di ricordarti di salire sul treno. Sempre che tu riesca ad uscire dalla stazione di Osaka e non continui a vagarci come in un limbo per tre settimane. - proferì ghignando maligno.
- Mi viene a prendere Bokuto-san in stazione ad Osaka. -
- Ah beh, siamo in una botte di ferro allora… - disse con un tono lapidariamente, quanto comicamente, serio.
Davvero Tobio non osava nemmeno immaginare cosa sarebbero stati in grado di combinare quei due insieme. Dovevano essere un incubo. Una parte di lui, quella che ci teneva alla sua sanità mentale, ringraziò ogni divinità conosciuta di non averli insieme in squadra, negli spogliatoi. Di sicuro avrebbe dovuto chiedere l’internamento spontaneo in qualche clinica psichiatrica dopo solo qualche giorno. Se poi si aggiungeva che in quell’ambata si sarebbe sommato anche quell’altro... Ok, a quell’altro era meglio non pensarci, per il momento, perché Tobio sentiva che la tempia sinistra iniziava a pulsare pericolosamente perché era certo che avrebbe iniziato a ronzare intorno ad Hinata.
- Kags? -
- Sì? -
- Tutto ok? Hai uno sguardo dal chiaro intento omicida. -
- Dici? - cercando di ricomporsi.
- Dico. - scoppiando a ridere per poi rituffarsi tra le sue braccia. Il posto dove più amava stare al mondo.
Sarebbe andato tutto bene.

Aveva paura? Sì, indubbiamente, era inutile negarlo e sarebbe anche stato stupido farlo. Perché stava per iniziare un nuovo capitolo della sua vita e per di più senza Tobio. Ma comunque quel nuovo capitolo lo esaltava e lo elettrizzava come non mai.
Sarebbe andato tutto bene.
Perché quelle braccia sarebbero state pronte ad accoglierlo. Così come lo erano sempre state, pronte per lui e solo per lui. Per i momenti belli così come per quelli brutti. E ciò che stava per iniziare era stato reso possibile anche grazie a Tobio stesso. Perché ognuno dei due aveva riposto la propria fiducia nell’altro e si erano spinti a vicenda, pallavolisticamente parlando, ad esplorare terreni che altrimenti sarebbero rimasti inesplorati. Ed ora ognuno dei due avrebbe reso orgoglioso l’altro. E nuovamente l’avrebbe spinto verso altri terreni sconosciuti.
Si strinsero ancora più forte l’uno all’altro.
Quelle braccia sarebbero sempre state lì per lui. Sempre.

Sì, sarebbe indubbiamente andato tutto bene. Ne era certo.
Ed era l’amore che lui provava per Tobio e che questi provava per lui a darne conferma.

 

FINE

 

 

Mamma mia, io che scrivo qualcosa di triste, ma succede? Sì, ok: fluff ma in qualche modo comunque triste.
Deve davvero essere arrivata la fine del mondo…
Odo le trombe dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse squillare...

 

   
 
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