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Autore: Darlene_    20/01/2021    1 recensioni
La loro prima vigilia di Natale doveva essere perfetta: candidi fiocchi di neve, un caminetto caldo e una coperta sotto cui rifugiarsi, ma quando Connor torna a casa dopo una faticosa giornata di lavoro si accorge che qualcosa non va. Una notte tormentata in cui il suo incubo peggiore torna a tormentarlo.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è stata scritta per l'advent calendar del gruppo facebook hurt comfort italia - Fanart & Fanfiction 



Fandom: How to get away with murder 
Personaggi: Connor Walsh, Oliver Hampton 
Prompt: supposta 


 





Christmas Nightmare 

 

La neve ormai gelata scricchiolava sotto alle suole e il blazer non era abbastanza spesso da tenere alla larga il freddo. Connor espirò, osservando il suo respiro condensarsi in una nuvola di vapore. Cercò a tentoni le chiavi, la tracolla che sbatteva contro il fianco, pregustando i pochi giorni di ferie che la Keating aveva concesso loro. Stava già per avvicinare una mano alle labbra nel tentativo di sfilare il guanto quando la porta si aprì di scatto e una ventata d’aria calda lo accolse. Oliver era in piedi sulla soglia: un sorriso smagliante e una tazza di cioccolata tra le mani. Si mosse verso di lui, baciandogli le labbra screpolate ed il ragazzo lo aiutò a togliere gli indumenti ricoperti da un sottile strato di nevischio.
“Com’è andata in tribunale?” Domandò sorseggiando la bevanda senza staccargli nemmeno per un secondo gli occhi di dosso. Connor prese un biscotto allo zenzero e masticando raccontò del loro assistito, accusato di stupro, e di come Annalise avesse posto delle domande in modo da far sembrare la vittima l’unica colpevole del suo destino. Si accasciò sul divano, passandosi una mano sul viso, mentre con l’altra attirava a sé il fidanzato. “A volte odio così tanto il mio lavoro.” Affondò il viso nell’incavo del collo dell’altro, inspirando a pieni polmoni quel profumo di cannella e liquore. Oliver posò il mento sulla sua testa, insicuro su ciò che dovesse fare, alla fine disse: “Per ora devi seguire i casi della Keating, ma quando sarai laureato sposerai le giuste cause.”
Il giovane avvocato si staccò da lui. “Non sarò mai una persona migliore.” Asserì alzandosi per mettere più distanza possibile tra loro, ma l’altro lo seguì, cingendogli la vita con le braccia, il naso poggiato sulla nuca. “Sei meraviglioso e buono e nonostante tutto sei qui con me, un hacker troppo impacciato che non sa come tirare su il morale al suo fidanzato.” Connor avrebbe voluto ribattere, cominciando quel discorso che tante volte aveva provato davanti allo specchio di casa sua, ma che mai era riuscito ad esprimere di fronte ad anima viva. Avrebbe voluto metterlo in guardia dalla Keating e da se stesso perché una persona buona come Oliver non meritava di essere trascinato verso il baratro, eppure nascose ancora una volta i suoi pensieri e sorridendo scosse la testa, come per mostrare che aveva cacciato via tutti i pensieri cupi.
“Cosa ne dici di iniziare i festeggiamenti?” Propose spingendolo dolcemente verso la camera da letto mentre lo stringeva tra le braccia muscolose. Mordendogli il collo mise le mani sotto al maglione, facendole scivolare sulla pelle priva di imperfezioni. Sapeva che sarebbe venuto pochi istanti dopo e non vedeva l’ora di rotolare sul materasso, con i vestiti ancora addosso, assaporando una notte di sesso sfrenato.
Oliver cercò di spingere verso il basso le sue mani, slacciandosi dalla morsa in cui era avvolto. Il viso rosso per l’eccitazione e un’espressione che mostrava chiaramente quanto desiderasse fare l’amore misero Connor in agitazione, certo che dovesse esserci un motivo serio dietro a quel rifiuto. Si allontanò dal fidanzato, sedendosi sul divano per aumentare la distanza tra loro ed aspettò di ricevere una doccia fredda.
“Ho voglia anche io di una notte di passione, ma è il nostro primo Natale insieme e vorrei renderlo indimenticabile.” Si sedette accanto all’altro, prendendogli le mani tra le sue.
“Il sesso con me non è abbastanza indimenticabile?” Scherzò Connor scostandosi una ciocca di capelli corvini, ammirando il rossore che aveva imporporato le guance di Oliver.
“Io…” L’hacker si agitò sui cuscini, improvvisamente scomodo in qualsiasi posizione. “No! Io amo fare sesso con te, farei sesso tutto il giorno!” Il rossore aumentò tingendo le orecchie di bordeaux. “Cioè, sì, insomma…” Per toglierlo dall’imbarazzo Connor gli posò le labbra sulla bocca, giocando con le loro lingue fino a quando entrambi non ebbero bisogno d’aria.
“Il sesso con te è meraviglioso perché tu sei meraviglioso, ma io sono solo un tecnico informatico sfigato e se non avessi avuto bisogno di me non mi avresti mai considerato…”
“Smettila di parlare.” Lo zittì. “Ti amo per quello che sei, per la tua dolcezza, per il modo in cui arrossisci quando parliamo di sesso.” Gli carezzò uno zigomo, percorrendo la linea dell’osso. “Vorrei vivere tutta la tua vita con te perché sei l’unico con cui mi va di condividere la colazione dopo una notte di passione.”
“I biscotti allo zenzero staranno bruciando nel forno, dobbiamo assolutamente controllare!” Esclamò Oliver per uscire da quella conversazione ormai troppo sentimentale per entrambi. Connor colse al volo la scappatoia e, stirandosi i pantaloni, corse a prendere il sacchetto di popcorn caramellati.
 
La scelta del film era risultata scontate e mentre il Grinch metteva in atto il suo piano diabolico, Connor si stringeva sempre più nella coperta cercando di scacciare quei brividi che continuavano a percorrergli la schiena.
“Stai rubando la mia parte di plaid!” Sbottò Oliver fingendosi indignato. “Ho i piedi gelati.” Si buttò sul petto del compagno iniziando una lotta per accaparrarsi l’agognato pezzo di stoffa. Si ritrovarono uno sull’altro, entrambi imprigionati dalla coperta e, ormai dimenticato il film, l’hacker spostò le mani sotto al maglione dell’altro ed esclamò: “Stai scottando!” Posò le labbra sulla fronte, cercando di stabilire la temperatura, ma Connor si scostò minimizzando con un cenno del capo.
“Non è nulla, adesso godiamoci la nostra indimenticabile vigilia di Natale.” Fece scorrere la lingua sulle labbra screpolate cingendo il compagno con un braccio.
“No, prima ti misuro la febbre.” Oliver si alzò mettendo in pausa il video e Connor rimase a fissare il fermo immagine in cui una gioiosa Cindy Lou ammirava il grande albero luminoso innalzato nella piazza cittadina.
“Apri la bocca.”
Non vedendo vie d’uscita ubbidì lasciandosi sprofondare sui cuscini. Pochi minuti dopo nemmeno i suoi occhioni da cucciolo riuscirono a cancellare l’espressione preoccupata sul volto del compagno che ripose il termometro e lo accompagnò a letto.
“Riposati, vado in farmacia a prendere le medicine, ma torno subito.” Lo baciò sulla punta del naso, maledicendosi per non aver colto i segnali dell’imminente malanno di stagione. Connor gli afferrò il polso e lo costrinse a sedersi nuovamente vicino a lui.
“Non andare.” Lo supplicò con tono infantile. “Non voglio restare solo.”
“Hai la febbre a quaranta e una pezza bagnata non serve a nulla senza l’ausilio del paracetamolo. La farmacia è ad un solo isolato da casa, non ti renderai nemmeno conto della mia assenza.” Si liberò delicatamente dalla stretta. Inumidì un altro asciugamano passandoglielo sul volto arrossato.
“Ti prego, resta.” Si sentiva vulnerabile ed improvvisamente temette l’idea di dover restare solo a combattere i suoi demoni. “Ti prometto che starò bene.” Bofonchiò sbavando la federa su cui si era abbandonato. Preso da un moto di empatia, Oliver gli carezzò la testa, massaggiando la cute.
“Ci sono delle supposte comprate chissà quanti secoli fa. Non sarà piacevole, ma eviterei di uscire.” Propose mestamente, già immaginando il suo infausto compito. Connor approvò quell’opzione senza protestare ed il suo compagno si chiese cosa affollasse la sua brillante mente in ebollizione, ma annuì e andò a prendere la confezione.
 
“Cercherò di essere il più delicato possibile.” Lo avvisò scartando la supposta. Aveva arrotolato le maniche fino al gomito, ringraziando che nessuno potesse notare il tremore delle sue mani.
“Sei entrato così tante volte in me che dovresti esserci abituato.” Scherzò Connor tra le risa ed Oliver non ebbe dubbi sul fatto che la febbre gli stesse incasinando il cervello. Scostò le natiche prendendo un respiro profondo. “Sto per inserirla.” Non sapeva nemmeno lui il motivo per cui continuava a fornire spiegazioni dato che probabilmente il fidanzato comprendeva ben poco di ciò che accadeva intorno a lui.
La punta della supposta entrò nell’orifizio, seguita dal resto. L’ammalato emise un gemito di piacere. “Sei così piccolo, Oli.” Un’altra risata. L’altro si apprestò a rialzargli i boxer e coprirlo con il lenzuolo. Si coricò accanto a lui, cingendogli le spalle con un braccio.
“Starai bene.” Promise.
“Ti ho rovinato il Natale, Hampton.” Si voltò ritrovandosi di fronte agli occhi castani che più amava. “In questo momento avresti potuto essere alla festa dei…” Sventolò la mano alla ricerca della parola adatta e non trovandola lasciò perdere. “Bere champagne con quei fighetti e cercare un compagno per la nottata.”
Oliver gli carezzò il viso, spiegandogli che per nulla al mondo avrebbe voluto essere altrove.
“Non meriti uno come me.” Biascicò faticando a tenere gli occhi aperti. “Io…” Annullò la distanza tra i loro volti. “Io ho ucciso un uomo.”
“Stai confondendo la tua vita con il lavoro.” Gli spiegò pazientemente.
“No.” Scosse la testa pensando alla notte del falò. “Le mie mani sono sporche di sangue… L’ho fatto a pezzi con queste mani.” Se le osservò stupito nel non trovarvi tracce rosse. Una lacrima gli rigò il viso, seguita da altre e quando Oliver lo abbracciò sussurrando parole rassicuranti si lasciò andare ad un pianto disperato.











Ciao a tutti!
Dopo ere geologiche di lontanza da Efp ho deciso di postare questa fanfiction culosa natalizia anche se ormai abbiamo riposto l'abete in cantina. Ogni parere e commento è bene accetto :) Grazie per essere arrivati fin qui, Darlene. 

 
  
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