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Autore: Darlene_    20/01/2021    1 recensioni
Una facile traccia da seguire, un nuovo caso per ritornare alla normalità dopo aver sconfitto Chuck, ma se non fosse tutto così scontato? La lotta con i vampiri si fa all'ultimo sangue e proprio quando i Winchester non credono possa andare peggio un vecchio nemico torna a bussare alla loro porta.
Ovvero: come sarebbe dovuto andare il finale della serie se fossi stata io a scriverlo.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chuck Shurley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Storia scritta per l'advent calendar del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction 






Fandom: supernatural
Personaggi: Sam e Dean Winchester, Chuck
Coppia: generico tendente al Wincest
Prompt: fienile
Avvertimenti: Deathfic


 
Questa storia contiene per ovvi motivi spoiler della quindicesima stagione ed in particolare gli ultimi episodi, perciò se non avete visto il finale passate oltre.
 
 






In the end 




 
“Vampiri!” Sbottò Dean chiudendo la portiera dell’Impala. Sam aprì il bagagliaio ammirando la vastità delle armi schieratevi. Sorrise, lanciando uno sguardo complice al fratello. Prese un machete, sollevando un sopracciglio quando l’altro cacciatore propose di usare una stella ninja.
“Sei serio?” Scosse la testa. Non si sentiva così felice da tempo immemore. Avevano perso così tante battaglie, ma alla fine erano riusciti a battere Dio e non c’era sensazione migliore se non sentirsi fautori del proprio destino.
Dean arraffò la pistola carica di proiettili impregnati di sangue infilandola nella cintura. Era a dir poco raggiante, carico di energie, pronto a sterminare chiunque gli si fosse parato di fronte. Inspirò una boccata d’aria fredda aspettando il tipico segnale da parte del minore. “La prima volta che sono andato a caccia con papà ho dovuto tagliare la testa ad uno di questi fottuti bastardi!” Non rammentava quell’episodio da tempo, eppure negli ultimi giorni i ricordi d’infanzia tornavano a galla come bolle di sapone. “C’era sangue ovunque e la mia maglietta degli AC/DC si imbrattò completamente. In un’altra situazione mi sarei incazzato, ma ero così felice di aver fatto il mio lavoro. Come premio papà me ne comprò un’altra.” Stava parlando tra sé e sé ad alta voce e Sam non gli rispose, a sua volta perso a ripensare alla sua prima caccia, quando era stato costretto a scendere in campo, tenendo una pistola tra le dita tremanti. Ovviamente non corse nessun pericolo e non dovette nemmeno usare l’arma perché suo fratello lo coprì, ma rimase così sconvolto che ebbe incubi per settimane.
“Andiamo a fare il culo a quei figli di puttana!” Commentò Dean spalancando la porta del fienile mettendo definitivamente fine al momento sentimentale.
 
La puzza di sangue impregnava l’aria, ma almeno il pagliericcio schiacciato attutiva il rumore dei loro passi. Procedevano cauti, i sensi allerta, mantenendo il contatto visivo per spartirsi le aree del vasto locale. Stavano cominciando a temere di aver fatto un buco nell’acqua o di essere arrivati troppo tardi quando, da dietro un anfratto, sbucarono due vampiri mascherati. Bastarono due colpi netti per tranciare loro la testa e il sangue viscido schizzò ovunque. Sam si strofinò una guancia con la mano libera per poi riportarla all’impugnatura del machete. Il branco li aveva accerchiati e li osservava con occhi famelici. I fratelli Winchester si coordinarono con un paio di cenni del capo. Era quasi impossibile distinguerli mentre mietevano vittime. Una decina di corpi mutilati giacevano a terra, privi del capo, ma gli altri continuavano a lottare con rinnovata forza e brutalità. Dean parò un cazzotto con l’avambraccio, fendendo l’aria con la lama. Un vampiro gli piantò i denti nel polso, lasciando un segno circolare. Nonostante il dolore, il cacciatore tenne ben salda la sua arma ed eliminò l’avversario. Sam era circondato: tre mostri lo avevano chiuso in un angolo ed attendevano una sua mossa falsa per eliminarlo definitivamente. Il cacciatore affondò la lama, aprendo uno squarcio nell’addome di uno di loro, ma invece di rallentarlo gli causò un’ondata di rabbia distruttiva. Il mostro gli saltò addosso, facendolo cadere a terra. I suoi canini acuminati e bianchissimi erano a pochi centimetri dal collo niveo. Sam chiuse gli occhi, immaginando la sua carne lacerarsi, il sangue caldo scorrere sulla pelle. Sarebbe morto in pochi istanti, forse un minuto, senza nemmeno avere il tempo di dire addio a suo fratello. Sentiva il fiato fetido, le risa degli altri vampiri e poi il corpo gli cadde addosso, con una pioggia rossa. Aprì gli occhi: Dean era in piedi di fronte a lui, tra le dita stringeva la testa mozzata. Un altro mostro giaceva a pochi metri da loro, ormai inerme. Gli tese la mano con un sorriso entusiasta stampato in volto.
“Dee…” Sam non fece in tempo ad avvisarlo: un vampiro rimasto in disparte affondò un chiodo arraffato chissà dove, perforandogli un polmone. Un attimo dopo il cadavere del mostro era a terra, poco distante dal corpo del cacciatore. Sam si inginocchiò accanto al fratello, cercando di tamponare la ferita. “Vado a prendere il kit del pronto soccorso.” Non riuscì ad alzarsi, perché il maggiore gli afferrò la manica della giacca, pregandolo di restare con lui.
“Sammy.” Sussurrò carezzando le lettere di quel nomignolo così familiare. Sollevò a fatica una mano per sfiorare con i polpastrelli la guancia dell’altro.
“Resisti, Dean.” Lo incitò, cercando disperatamente il telefono nelle tasche della giacca. “Respira, va tutto bene, adesso chiamo aiuto.” Non c’era segnale in quel fottuto fienile. Trattenne un grugnito, frustrato. Mise una mano sotto la nuca dell’altro, tentando di metterlo in una posizione tale da essere in grado di prenderlo in braccio. Dean strinse i denti per non urlare. “Ti prego, Sammy, lasciami giù.”
Il cacciatore annuì, sedendosi al suo fianco. Gli mise una mano sul petto, cercando di contare i battiti che parevano sempre più deboli. Si morse un labbro: non poteva piangere. “Troverò un modo.” Sussurrò carezzando la fronte madida di sudore. Sapevano entrambi che il maggiore non sarebbe uscito vivo dal fienile, ma nessun dei due aveva il coraggio di dirlo.
“No Sam.” Teneva tra le dita un lembo della camicia di flanella, come per restare ancora qualche istante ancorato alla realtà. “Tutte le volte che stringiamo un patto va a finire male, non voglio complicarti la vita.”
Il minore provò a ribattere: nessun sacrificio sarebbe stato gravoso se gli avesse permesso di salvare il fratello.
“Promettimi che andrai avanti, tornerai al college, prenderai una laurea e diventerai avvocato. Comprati una casa bianca con lo steccato, porta a passeggio Miracle e trova una donna in grado di stare al tuo fianco. Te lo meriti, Sammy.” Chiuse gli occhi, immaginando quella vita a loro negata.
Le lacrime rigavano il viso di entrambi. Sam si coricò, posando la testa sul petto di Dean, ascoltando il battito del suo cuore. Non riusciva ad immaginare un’esistenza solitaria, perciò non promise. Con il palmo disegnava i muscoli tesi del maggiore, ricordando tutte le volte in cui si erano detti addio.
“Venivo spesso a trovarti, a Stanford.” Cambiò posizione per cingere le spalle dell’altro. “Ma non ho mai avuto il coraggio di parlarti. Quando papà è scomparso sono tornato da te. Sono rimasto ore davanti al tuo dormitorio, terrorizzato all’idea che tu mi cacciassi via. Perché alla fine è sempre stato così, non posso vivere senza di te, ma tu sei forte, tu puoi…” Tossì lasciando cadere una scia di sangue.
 
Un applauso si diffuse nell’aria. Dean alzò la testa, mentre Sam gli si parò davanti con la pistola puntata e un colpo in canna. Dalla penombra si staccò una figura che si avvicinò a loro con un sorriso maligno disegnato sul volto. Le mani battevano tra loro ritmicamente, ma senza gioia, quanto più per schernirli. “E così siamo arrivati alla fine.” Si fermò e, allargando i palmi come per disegnare un arcobaleno immaginario, disse: “The end.”
“Figlio di puttana.” Sibilò Dean puntellandosi sui gomiti per poterlo guardare in faccia. Sam stringeva ancora la sua arma, ma era titubante. Scosse le spalle, mantenendo la posizione di tiro. “Pensavo fossi in qualche fogna ad ubriacarti.”
Chuck sollevò le braccia, muovendo la testa, le labbra arricciate. “Sì, ma poi mi sono detto? Perché non passare a salutare i miei ragazzi? È bastata una dritta, qualche favore e una banda di vampiri che non vedeva l’ora di farvi fuori.”
“Sei stato tu.” Non era una domanda.
“Già. Sarebbe dovuto morire prima Sam, ma voi due scombinate sempre tutto…” Mise le mani nelle tasche della felpa. Vestito come un nerd, con quei capelli spettinati e l’aria sognante non sembrava altro che uno sfigato qualsiasi. “Ovviamente per colpa del vostro stupido trucchetto ho perso tutti i miei poteri, ma ho ancora qualche asso nella manica.” Tirò fuori una pistola puntandola verso di loro.
“Non sono un esperto, ma diciamo che a questa distanza sarebbe impossibile mancarvi.”
“Non fare cazzate, Chuck.” Con immensa fatica si mise in piedi, cercando di frapporsi tra i due. “Hai perso. Sei uno stronzo con manie di grandezza e hai giocato la tua partita, ma adesso è finita. Sei umano e se spari la prossima pallottola ti bucherà la fronte trapassandoti il cervello. Ti assicuro che non ne uscirai bene, ma se abbassi l’arma faremo finta di nulla e potrai andartene.” Dovette stringere il braccio di Sam per mantenersi in equilibrio. Le forze cominciavano a venire meno e il suo tempo sulla terra era agli sgoccioli.
“Andare dove? In un bar ad ordinare birra e guardare quello stupido sport con la palla? Non ho più nulla, per colpa vostra!” Il viso era rosso di rabbia. “L’unica soddisfazione sarà vedere morire Dean Winchester con le lacrime agli occhi perché il suo fratellino non avrà mai la vita dei suoi sogni.”
Accadde tutto in una frazione di secondo: Chuck premette il grilletto mirando al cuore di Sam che a sua volta sparò centrando la fronte del nemico. Dean tentò di frapporsi tra loro nel tentativo di salvare il fratello, ma crollò a terra prima di muovere anche un solo passo.
Dio (ormai privo di qualsiasi potere) spirò in pochi istanti. La sua anima e quella della sorella danzarono insieme verso un luogo lontano.
Il proiettile aveva mancato di poco il bersaglio e Sam ebbe il tempo di voltarsi un’ultima volta verso il fratello. Le loro mani si intrecciarono mentre i loro spiriti si apprestavano a varcare le porte del paradiso.





Note autrice: 
manco da efp da un po' di tempo e probabilmente sono state scritte un sacco di storie con questa tematica, ma volevo dare la mia personale interpretazione del finale perchè per me Sam e Dean non possono vivere l'uno senza l'altro. Spero che abbiate gradito questo racconto, sempre vostra (e dei Winchester) Darlene. 

 
  
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