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Autore: Sunako_7    24/01/2021    1 recensioni
Può il perfetto Sasuke Uchiha fallire? Come la prenderà la sua fidanzata Sakura?
Un piccolo spaccato quotidiano su una crisi inaspettata di una coppia alle prime armi.
"Storia partecipante al Secret Santa indetto dal gruppo Naruto fanfiction Italia"
“Voglio ammazzarmi. Basta, è ora di dire addio a questa vita di sofferenze!”
“Bene, così avrò un cadavere a disposizione per esercitarmi sulle autopsie”
“Se infilo la testa nel forno sarà veloce?”
“Provaci pure, è elettrico. Al massimo morirai di infarto nel vedere la bolletta della luce”
Dopo più di mezz’ora di scambi di battute in questo modo, Ino decise di alzare la testa dal libro che stava sottolineando per osservare la sua migliore amica, o almeno quanto ne restava.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Nagato Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Quella volta in cui Sasuke fallì

 

 

 

“Voglio ammazzarmi. Basta, è ora di dire addio a questa vita di sofferenze!”
“Bene, così avrò un cadavere a disposizione per esercitarmi sulle autopsie”
“Se infilo la testa nel forno sarà veloce?”
“Provaci pure, è elettrico. Al massimo morirai di infarto nel vedere la bolletta della luce”
Dopo più di mezz’ora di scambi di battute in questo modo, Ino decise di alzare la testa dal libro che stava sottolineando per osservare la sua migliore amica, o almeno quanto ne restava.
Sakura era seduta davanti a lei, o forse era più corretto dire afflosciata: oscure forze mistiche la tenevano incollata alla sedia mentre era sbilanciata in avanti, con il busto chinato e la testa appoggiata al tavolo, sopra a libri e quaderni che doveva studiare, almeno in teoria. Oramai Ino aveva rinunciato a cercare di essere ragionevole, confortarla e tirarle su il morale dato che era in quelle condizioni dalla sera prima: aveva passato quasi tutta la notte a piangere senza dormire e farla riposare a sua volta, continuando a lamentarsi durante la mattinata e il pomeriggio, persino quando si era lasciata convincere ad aprire qualche libro.
Ino aveva capito l’inutilità dei suoi sforzi, in quel momento Sakura non era capace di recepire altro all’infuori del proprio dolore, doveva solo aspettare che smaltisse il carico di disperazione, prima di rimettersi in piedi come sempre. Per allora lei sarebbe stata al suo fianco, al momento doveva solo attendere e vegliare che non facesse alcuna sciocchezza col forno, anche se era elettrico era sempre meglio non correre rischi. In fondo lei studiava medicina mica ingegneria, non poteva essere sicura che un forno elettrico non fosse letale.
Con un sospiro chiuse libri e quaderni di entrambe, tranne quello su cui era spalmata la faccia dell’amica ovviamente. Si alzò e trafficò con la credenza e, quando si risedette, aveva poggiato due bicchieri di vino rosso sul tavolo.
“Avanti, ora siediti come un essere umano invece di una medusa, bevi un sorso o due e poi finalmente mi racconti cosa non va, che ne dici?”
Dal suo arrivo infatti Sakura non aveva fatto altro che piangere e lamentarsi, senza parlare dell’effettivo problema, anche se Ino era certa che si trattasse di una faccenda di cuore. Non che ci volesse un genio a intuirlo: avere Sasuke Uchiha come fidanzato era sinonimo di tragedie, per quanto fosse figo, era altrettanto problematico.
“È solo primo pomeriggio, è troppo presto per bere e non ho neanche mangiato” si lagnò Sakura tirandosi però su, con una guancia rossa e coi segni della pagina stropicciata.
Senza dire nulla Ino si alzò e le lanciò una busta di patatine, tornando poi a sedersi di fronte.
“Mangia, bevi e poi parla, altrimenti te la infilo davvero la testa nel forno!”
Finalmente Sakura decise di fare un altro passo in avanti, per allontanarsi dallo stadio di medusa verso quello di essere umano e iniziò a sgranocchiare le patatine svogliata.
“È successa una cosa con Sasuke” mormorò, per poi bere un sorso di vino.
“Fin lì c’ero arrivata anch’io, fronte spaziosa. Anche se la mia scatola cranica è più piccola della tua, il cervello funziona bene”
Vide che le sue punzecchiature cadevano nel vuoto, l’amica non reagiva con la solita stizza rispondendo a tono e ciò la preoccupò seriamente.
“Sakura, cos’è successo? Sasuke…”
Trattenne il fiato in angosciosa attesa, scrutando l’amica che fissava l’interno del sacchetto di patatine, come se dentro ci fosse nascosto un tesoro.
“Sakura…?”
“Gli faccio schifo”
Ino sbatté le palpebre più volte, cercando di dare un senso a quella frase: Sasuke non era noto per il suo carattere amabile, detestava un sacco di cose e di persone, ne schifava altrettante, ma per aver deciso di fidanzarsi con Sakura lei doveva per forza essere fuori da quella lista, giusto?
“Ma cosa dici? È impossibile, avete litigato e di sicuro sarà stato uno stronzo acido come al sol…”
“Gli faccio schifo! Sono repellente! Mi trova un rifiuto umano e di sicuro non ho frainteso!”
La manata sul tavolo e il seguente urlo di Sakura avevano interrotto Ino nel bel mezzo della frase, così si ritrovò a fissarla a bocca aperta, con ancora il bicchiere in mano e il vino che ondeggiava in mareggiate impazzite.
“Sakura…”
“Ci abbiamo provato, finalmente dopo tanti mesi e lui… lui non… di sicuro perché gli faccio schifo” singhiozzò coprendosi il viso con le mani mentre cercava di rannicchiarsi sulla sedia il più possibile.
Ino scattò in piedi e andò ad abbracciarla, cercando di sussurrarle parole che la calmassero e le carezzava i capelli. Provò un fiotto di autentico odio per Sasuke che aveva ridotto la sua amica bella e forte in quelle condizioni, a dubitare di se stessa, di ciò che era e di quanto valeva.
Innumerevoli lacrime e altrettanti fazzoletti dopo, le due si ritrovarono sul divano con la bottiglia di vino ormai quasi interamente svuotata, ad alternare singhiozzi e risatine vagamente isteriche.
Ino era riuscita a ricavare una storia completa dalle frasi spezzate e i deliri dell’amica: dopo mesi di fidanzamento quasi in bianco, Sasuke aveva finalmente deciso di portare la relazione a un livello successivo, di agguantare il frutto proibito, di fare di Sakura una donna perduta; in poche parole si era deciso a lasciare l’uccello libero e fare sesso. A quanto pareva, però, l’uccello era stato ben deciso a rimanere nella gabbia e non si era fatto nulla.
Sasuke a quel punto aveva deciso giustissimamente di borbottare qualcosa di incomprensibile come scusa e di andarsene, lasciando la fidanzata con la ferma convinzione di essere un mostro, di non piacergli più e tutte quelle stronzate varie.
“Confermo quello che ti ho detto mille volte: è uno stronzo, psicopatico e anaffettivo. Invece di scusarsi e rimanere a coccolarti se l’è svignata, viscido codardo!”
Esclamò Inò sbattendo una seconda bottiglia piena sul tavolino.
“Ma se…”
“Bada bene, Sakura: se ricominci con la storia che fai schifo ti picchio, allora sì che sarai piena di bozzi e lividi e potrai dire di essere un mostro!”
Annuì con convinzione mentre stappava la bottiglia cercando di non fare disastri, cosa un po’ difficile con le mani goffe che si ritrovava in quel momento.
“E allora perché…?”
“Uff, sei proprio una testona! – sbuffò interrompendola – Non gli si è alzato per chissà quali mille altri motivi: magari si è emozionato, era nervoso, agitato o cos’altro; forse anche un ghiacciolo come lui prova davvero sentimenti. O magari è semplicemente impotente e nonostante tutto ci ha provato, perché credimi, cocca mia, vi ho visto pomiciare un paio di volte in questi mesi ed eravate tutt’altro che casti, ti risucchiava anche l’anima!”
“Ino!!!”
Protestò Sakura imbarazzata, per poi mettersi a ridacchiare assieme a lei, un po’ più tranquilla rispetto a prima. In effetti la sua storia con Sasuke era sempre stata difficile: aveva passato l’intera adolescenza a sbavargli dietro, poi lui sembrava essersi accorto di lei ma era stato troppo riservato per fare il primo passo fino a pochi mesi prima, quando normalmente altri universitari come loro cambiavano partner come si cambiavano le mutande. Loro invece erano andati avanti a passi microscopici, sconfiggendo l’imbarazzo di tenersi per mano, di baciarsi sfiorandosi appena sulle labbra, di abbracciarsi… tanti piccoli passi che li avevano condotti fino al disastro del giorno precedente.
Sakura sospirò, sentendo una scintilla di ottimismo accendersi nel petto: poteva davvero sperare che fosse tutto dovuto al nervosismo e  non al fatto che Sasuke avesse cambiato idea su di lei?
Una cuscinata di Ino la strappò dalle sue astrazioni a occhi aperti e, lasciato il bicchiere al sicuro, ingaggiarono una lotta all’ultimo cuscino in un mare di risate e fumi alcolici.
 

 

“Ma insomma! È tutto il giorno che ti inseguo! Va bene che ti piace fare il prezioso, però dai… Sasuke? Ehi, Sasucacca! Vieni qui, non scappare!”
Dopo l’ennesimo inseguimento finalmente Naruto riuscì a fermare l’amico in un corridoio, bloccandolo contro un distributore automatico e il proprio corpo per impedirgli di fuggire. Un enorme sorriso gli solcò il volto per la soddisfazione:
“Allora, mi vuoi raccontare com’è andata la grande giornata? Hai seguito i miei consigli, vero?”
“Ma ti pare che sono così sfigato da dover seguire i tuoi consigli? – fu la risposta tagliente di Sasuke che cercò di spintonarlo via – Spostati che ci guardano tutti e si fanno chissà che idee”
Naruto fece tanto di spallucce, non gliene importava proprio nulla di come gli altri lo giudicavano o se avevano da sparlare alle sue spalle, ma sapeva che l’amico era di tutt’altro avviso, così si spostò; d’altronde non voleva indispettirlo anche se era già abbastanza irritato di suo. Strano, pensò, di solito dopo il sesso ci si sente più rilassati, non più scorbutici che mai.
A meno che…
“Non ti devo raccontare proprio nulla. Quello che succede tra me e Sakura sono cose private” borbottò Sasuke sistemandosi la giacca con grinze inesistenti.
“Umh, certo non volevo i dettagli, solo…” mormorò Naruto pensieroso. Lo fissò, riflettendo sul suo atteggiamento evasivo, sul suo riserbo ancora più accentuato del solito: era così diverso dal Sasuke del giorno prima, nervoso ed emozionato per la serata da passare con Sakura. “Stai bene? Intendo, sai che con me puoi parlare di tutto, no? Andiamo a prendere una birra? Anzi no, vieni a casa mia così stiamo più tranquilli”
Le orecchie di Sasuke si tinsero di rosa, chiaro segno di imbarazzo, così come la testa che si chinò appena in modo che le ciocche di capelli gli ombreggiassero il viso.
“Non vedo di cosa dovrei parlare, va tutto bene”
“Sasuke, sei un gran figo e hai mezza università ai tuoi piedi, ma credimi, sei un comune mortale. E sai cosa? Capita a tutti, mica sei l’unico a cui l’erezione si è smosciata; o sei durato troppo poco? Capita, non è mica la fine del mondo”
Naruto non era certo lo studente più brillante dell’università, ma non serviva chissà quale genio per comprendere che qualcosa del genere era accaduto.
All’improvviso a Sasuke non importò di essere in un corridoio o di attirare l’attenzione: spintonò l’amico con rabbia e gli puntò un dito contro il petto mentre diceva con aria minacciosa:
“Non sai di che parli, fatti gli affari tuoi!”
Normalmente Naruto avrebbe afferrato l’amico per il bavero della giacca e lo avrebbe scrollato così forte da fargli uscire le idee di merda dalla testa assieme alla rabbia, ma quel giorno ritenne che la situazione fosse più delicata e richiedesse cura particolare, così si limitò ad afferrargli l’indice e a scostarlo.
“Se non vuoi parlarne con me va bene, magari prova con Itachi, ma soprattutto assicurati che Sakura stia bene”
Raccattò lo zaino che era volato poco lontano e si girò a guardarlo “Il mio numero lo hai e sai dove abito, ci si vede, idiota”
Gli fece un cenno e si dileguò, lasciando Sasuke ancora gonfio della sua rabbia ma anche di incredulità: da quando in qua Naruto dava a lui dell’idiota?
 

 

Sasuke aveva una mente brillante e totalmente votata alla logica, eppure in quel momento si stava dibattendo rifiutandosi di accettare la realtà: Naruto aveva ragione. Non solo un momento speciale e importante si era trasformato in una tragedia, ma si era anche comportato male nei confronti di Sakura, sparendo e senza contattarla. Non sarebbe dovuta andare così, la realtà era stata completamente diversa dai suoi piani.
Quello che la mente perfettamente razionale di Sasuke falliva nel comprendere era che appunto tutto quel pianificare, quella ricerca di perfezione lo avevano caricato di talmente tanta aspettativa e nervosismo che al momento decisivo il suo corpo aveva alzato bandiera bianca, con la mente sovraccarica e incapace di lasciarsi andare a qualcosa di tanto bello e liberatorio come il sesso.
Sakura lo aveva guardato con quegli occhi grandi colmi di interrogativi e lui non era stato capace di ammettere la verità: aveva fallito come uomo e si sentiva morire dall’imbarazzo.

E così da bravo codardo sei fuggito dopo qualche patetico borbottio. Non ti sei nemmeno preoccupato di contattarla, sentire come stesse, rassicurarla o altro; sono passate meno di ventiquattr’ore e tu ancora non ti decidi a chiamarla. Sai cosa? Non hai fallito solo come uomo, ma anche come fidanzato, anzi come essere umano.
La sua coscienza lo pungolava senza pietà, molto più spietata di quanto Naruto o chiunque altro sarebbe mai riuscito a fare.
“Merda…” mormorò nel salotto vuoto, col cellulare che pesava in tasca e chiedeva di essere usato, ma Sasuke ancora esitava. Ammettere un fallimento lo atterriva, benché il fallimento non potesse essere più nascosto come polvere sotto il tappeto.
Sentì la porta d’ingresso e poi dei passi felpati: il fratello era rientrato e a quel pensiero si incupì maggiormente, per quel sentimento di inferiorità nei suoi confronti che sembrava non voler morire. Non fece in tempo ad alzarsi dal divano che Itachi lo trovò proprio lì, disteso e con una faccia da funerale.
“Stai male, Sasuke?” gli domandò preoccupato, avvicinandosi.
Il ragazzo scosse la testa perché insicuro delle proprie parole, col rospo incastrato in gola che premeva per uscire dinanzi allo sguardo carico di interesse e ansia rivolto proprio a lui, il più infimo degli uomini.
“Itachi… ho un problema”
In fondo il fratello lo aveva visto fin da bambino in tutte le sue sfaccettature, anche nei suoi momenti peggiori e gli era sempre stato accanto, amandolo, a chi altri avrebbe potuto confessare il suo fallimento se non a lui?

 

Sasuke imprecò tra i denti mentre muoveva le gambe per riattivare la circolazione, fermo com’era nell’abitacolo della macchina da almeno mezz’ora.
Dopo un confronto nient’affatto facile con Itachi che lo aveva rassicurato, spergiurando che era accaduto anche a lui, avevano parlato a lungo e Sasuke aveva deciso che era il momento di contattare Sakura. Continuava a essere perplesso sul fatto che anche il fratello potesse avere problemi di erezioni, ma era convinto di non poter rimandare ciò che più temeva: la fidanzata e il suo sicuro disprezzo.
L’aveva trovata piuttosto fredda mentre parlavano al telefono e le chiedeva di vedersi, tuttavia aveva acconsentito e gli aveva detto di passare a prenderla a casa di Ino, sotto cui stava aspettando da più di mezz’ora, sapendo di meritarsi quella punizione, ma comunque innervosendosi. Come se ce ne fosse bisogno
Quando finalmente Sasuke credeva di aver perso ogni sensibilità alle dita dei piedi e del sedere, forse irrimediabilmente, vede Sakura uscire dal portone e dirigersi a colpo sicuro verso la sua macchina. La osservò ripiegare le gambe affusolate mentre entrava e trovò per un istante difficile staccare lo sguardo. Dovette però farlo e così la guardò in viso e sentì una strizzata al cuore: sotto al trucco, opera certo di Ino, si notavano ancora gli occhi gonfi e le occhiaie scure, anche la carnagione sembrava un po’ più pallida del solito, anche se era difficile dirlo alla sola luce dei lampioni.
“Sakura, io…”
“Metti in moto e andiamo, prima che Ino ci ripensi e scenda a picchiarti”
La sua voce fu secca e a Sasuke non piacque, non era quella che era abituato a sentire e poi non gli piaceva nemmeno farsi dare ordini. Partì e, nonostante fosse in torto marcio, non riuscì a stare zitto:
“Guarda che non avevo certo l’intenzione di stare qui tutta la sera”
“Sasuke, fai un favore a entrambi e smettila con le stronzate, ok? Trova un posto qualsiasi e fermati lì”
Il ragazzo dovette mordersi letteralmente la lingua per non replicare, nonostante il suo orgoglio premeva per il contrario, ma gli vennero in mente Itachi e i suoi consigli così proseguì in silenzio. Ogni tanto la sbirciava di sottecchi, ma lei fissava ostinatamente fuori dal finestrino, così non riusciva a leggerle il viso, né la sua espressione. Le sue parole erano state stranamente sferzanti, anche se sapeva che diventava tremenda quando era arrabbiata; il punto era che finora non era mai stato l’obiettivo della sua furia e proprio non vi era abituato.
Parcheggiò a lato della strada vicino a un parco dove avevano avuto uno dei loro primi appuntamenti, non lo aveva certo fatto apposta, era solo una coincidenza. La ragazza continuò a stare girata, di sicuro non aveva intenzione di parlare per prima e, in realtà, non toccava a lei, mica era stata lei a comportarsi da codarda. Il problema era che Sasuke non sapeva come iniziare, se c’era una cosa in cui non era bravo era parlare, esprimere i sentimenti.

E anche a mantenere un’erezione, suggerì malignamente la sua coscienza.
Si slacciò la cintura di sicurezza e nel silenzio quello schiocco riverberò come una frustata, al contrario delle sue parole successive, esitanti e appena sussurrate:
“Ti ricordi quando siamo venuti qui? Era ottobre, faceva ancora caldo e tu avevi quel cardigan verde che hai macchiato col gelato”
Sorpresa, Sakura si voltò di scatto a fissarlo, gli occhi grandi sgranati pieni di ombre e sospetto.
“Certo che me lo ricordo, mi sorprende che te ne ricordi tu, piuttosto”
“Come potrei dimenticarlo? È stato quel giorno che ci siamo baciati per la prima volta, avevo le mani sudate e tremanti, mentre mi abbracciavi ho pensato che non avrei mai potuto stringere niente di più bello e continuo a pensarlo tutt’ora”
Fece un sorriso sghembo, uno di quelli per cui era famoso, ma in quel momento era sincero ed era unicamente per lei. Per l’unica donna che lo avesse mai interessato e lo avesse tirato fuori dal suo guscio, così concentrato su se stesso, sui propri limiti, sulla propria inferiorità nei confronti di un fratello contro cui si era messo in competizione da solo, trovandosi poi avviluppato a una corda con cui si stava strozzando. Sakura con la sua tenacia, quella testardaggine unica che metteva in tutte le cose, non lo aveva mai lasciato, prima standogli vicina come amica e poi come fidanzata, l’unica.
Pur con le sue difficoltà, così imbranato nel comunicare, Sasuke le raccontò tutto ciò, le disse di quanto fosse nervoso durante le loro prime uscite e di come, anche successivamente, provasse il timore di deluderla, di rovinare tutto col carattere orrendo che si ritrovava. La sera prima era stato così emozionato che non aveva capito più nulla, solo che il suo corpo non voleva reagire, era incapace di riflettere ciò che provava il suo cuore.
Dopo quel discorso sofferto Sakura era di nuovo sull’orlo delle lacrime, incapace che Sasuke potesse pensare tante cose meravigliose di lei.
“Quindi… quindi non mi trovi un mostro, non è perché ho poche tette, o altro?”
Sasuke rise imbarazzato, scuotendo la testa per poi prenderle una mano tra le sue.
“Assolutamente no, sei perfetta come sei e io amo le tue tette piccole”
Le baciò la mano poi la lasciò andare e si grattò i capelli, chiaramente a disagio, tutto quel parlare, quell’esternare sentimenti mai confessati era stato liberatorio, ma di certo non facile.
Si sentì afferrare all’improvviso ed era Sakura che lo stava abbracciando, slanciandosi dal suo sedile per stringerlo e affondare il viso sul suo petto.
“Idiota, sei proprio un idiota!”
“Ehi! Quello è Naruto, mica io!” protestò vivacemente.
“Lo siete entrambi, non per niente siete amici”
Sakura alzò il viso e stava ridendo piano, guardandolo così da vicino “Però solo tu sei il mio idiota. Avresti dovuto dirmi queste cose dall’inizio, ieri sera saresti dovuto rimanere, non scappare via, e parlare con me”
“Beh, ecco… come dire… - mormorò lui in difficoltà anche da quella vicinanza e dal suo corpo premuto contro il proprio – ero così nel pallone che non ragionavo. Non è stato facile capire che avevo fallito proprio nel momento che desideravo di più”
Sakura ridacchiò con le labbra premute contro la sua gola, mentre gli passava una mano sul petto.
“Ci ricorderemo di ieri sera come del giorno in cui Sasuke Uchiha fallì e fu così uomo da riconoscerlo”
“Sakura…” mormorò, comprendendo che lo aveva perdonato. Non ebbe modo di aggiungere altro perché si ritrovò coinvolto in un bacio, un bacio bellissimo, dolce ma appassionato che lo lasciò insoddisfatto. Le prese infatti il viso tra le mani e la baciò di nuovo, ancora e ancora, finché non si sentì le labbra bruciare, coi loro corpi che si tendevano per stare più vicini possibili in quell’abitacolo scomodo.
In quel momento Sasuke non ragionò, la sua mente logica decise di prendersi una pausa così quando la guardò in viso, alle pallide luci dei lampioni, vide la sua bocca gonfia, il petto ansante e semplicemente vi posò una mano sopra. Sentì il suo capezzolo indurirsi al di sotto della stoffa sottile, così intrufolò la mano sotto la maglia mentre le iniziava a baciare il collo.
“Sasuke…” ansimò lei con gioia, quasi incredula che si stesse lasciando andare a quel modo. Lo sentì stringere un seno nudo e il suo sussurro all’orecchio:
“Te l’avevo detto che erano perfette, no?”
Risero entrambi per la leggerezza del momento, per la felicità di essersi ritrovati e chiariti, per essere più uniti di prima, ma quando Sasuke le aprì i pantaloni e infilò una mano le risate cessarono per lasciare spazio ai sospiri.
Sakura sentì le sue dita carezzare, cercare, farsi spazio, chiedendo di accoglierlo, di lasciare che le desse piacere, così lei si ritrovò ad allargare di più le gambe.
“Continua così, è tanto bello”
Sasuke non chiedeva niente di meglio, in quel momento poi avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei ma quando un’altra macchina illuminò la loro con le luci abbaglianti e gli passò accanto col clacson spianato, si bloccarono entrambi.
Si guardarono entrambi, come bambini colti sul fatto, e si resero conto che erano in macchina, parcheggiati su una strada qualsiasi, coi finestrini appannati. Scoppiarono a ridere entrambi, trovando assurda tutta la situazione, considerando che Sasuke aveva ancora una mano sotto la maglia e l’altra nei pantaloni di Sakura.
“Forse dovremmo andarcene da qui” propose proprio quest’ultima.
“Forse, eh?” sospirò il ragazzo, guardando meditabondo il tettuccio prima di lasciarla andare. Si risistemò al posto di guida, cercando di trovare un po’ di comfort con un’evidente erezione a tendergli i pantaloni.
“Forse dovresti venire a casa mia. I miei genitori sono ancora in vacanza, ricordi?” propose lei a cui non era sfuggito quel particolare.
“Già, forse dovrei” propose Sasuke, guardandola di sottecchi.
“E forse dovremmo riprendere questo discorso interrotto” ribatté Sakura sistemandosi i vestiti.
“Nessun forse in questo – rispose lui mettendo in moto – di questo ne puoi essere assolutamente certa!”
Ripartì lasciandosi alle spalle le loro risate, un mare di insicurezze e una crisi sventata, ritrovandosi a mordere la strada e il futuro con un’attitudine diversa, più uomo che ragazzino, con l’unica persona al mondo perfetta per lui che gli avrebbe ricordato che sì, Sasuke Uchiha poteva anche fallire, ma anche rimettersi in piedi alla grande.

 

 

 

 
L’angolino oscuro: Buon Nat… ah no, natale è passato e io sono decisamente in ritardo. Nonostante ciò spero che tu, Enrica, possa ugualmente goderti il tuo Secret Santa ritardatario e che questi due testoni ti siano piaciuti in questa veste. Un abbraccio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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