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Autore: Sungirl    24/01/2021    1 recensioni
Storia di Zuko, di Mai e di una guaritrice impertinente...
"[...] Aveva passato oltre sessant'anni a occuparsi di persone di ogni genere e quella nobile seriosa rientrava esattamente nel prototipo che lei adorava stuzzicare, e il fatto che fosse la compagna del suo Signore non era certo un deterrente per non divertirsi un pò. Dopotutto, si disse, la vita è troppo breve per non prendersi un pò gioco dei potenti, anche perché aveva la sensazione che un pò di risate non avrebbero fatto male al Signore del Fuoco.
-Come sei prevedibile, cara. Non ti smuove niente, vero? Bene, vediamo cosa posso fare...- [...]"
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Mai, Zuko | Coppie: Mai/Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ahi!-.

L'anziana guaritrice sciolse l’ultima garza con un gesto più brusco di quanto il Signore del Fuoco gradisse, strappandogli un mugolio di protesta. 
-Mi dispiace, mio Signore, ma intorno alla ferita è sempre più difficile togliere le bende- si scusò la donna, sistemando le vecchie fasce su un vassoio che venne prontamente portato via dalla ragazzetta che le avevano messo a disposizione come assistente. 
-Non fa niente. Come vede, non è la prima volta che mi succede- disse lui, sfiorandosi con una mano il viso, su cui campeggiava una grande e rossa cicatrice. La guaritrice gli passò una mano sul petto, dove se ne trovava un'altra, più nuova, e a cui lei aveva il compito di porre rimedio, dopo le cure efficaci, ma frettolose della giovane Maestra Katara. Non era grave come quella sul viso, ma sarebbe rimasta comunque a marchiare per sempre il Signore del Fuoco, a memoria dell'ennesimo -e si augurava ultimo- scontro con un membro della sua stessa famiglia. 
-Il segno resterà, ma sono sicura che le cure aiuteranno la pelle a rimarginarsi molto più in fretta, mio Signore. Presto potrà godersi un meritato riposo sulle spiagge della Nazione!- cercò di consolarlo la donna mentre preparava gli unguenti necessari a completare la medicazione. 
Il giovane abbozzò un sorriso, che però, unito al tentativo di non urlare per le fitte dolorose irradiate dallo squarcio malamente cicatrizzato, agli occhi della guaritrice sembrò più una smorfia infastidita.
Non che questo la intimidisse, certo. In tanti anni di guerra aveva avuto modo di occuparsi di uomini molto più temibili del giovane Signore del Fuoco, che a dispetto del suo titolo e della cicatrice terrificante che gli deturpava il volto in quel momento le ricordava più un pulcino bagnato che il forte dominatore che sapeva essere. 

-Mio Dio, quante ne ha passate questo povero ragazzo-.

Comunque sia, non era certo lui a metterla a disagio. A preoccuparla ben di più, in effetti, erano le occhiate arcigne che le rivolgeva la giovane rigidamente seduta al fianco del sovrano, una statua di cera impassibile che seguiva come un falco ogni movimento delle sue mani sul corpo semidisteso del suo illustre paziente. L'aveva vista solo un'altra volta prima di quella seduta di medicazione, alla recentissima incoronazione del Signore del Fuoco, quando dal fondo della piazza gremita di gente di ogni Nazione era riuscita a scorgere negli spalti riservati la sua figura longilinea. Non era riuscita a vedere se sorridesse, ma dopo quelle poche ore passate accanto a lei mentre medicava il Signore del Fuoco era abbastanza sicura che non avesse nemmeno i muscoli per farlo. Pensandoci bene, quella presenza silente e immobile sembrava avere più cose in comune con il mobilio della stanza che con lo schiamazzo tipico delle giovani della sua età - quanti anni poteva avere, quindici o sedici? - e la guaritrice non poté fare a meno di chiedersi cosa potesse trovarci di attraente il Signore del Fuoco nella sua figura inquietante. 
Non che non fosse graziosa, tutt'altro. 
L’assenza di curve era compensata dalla sottigliezza sinuosa della corporatura e i lineamenti sottili del viso, circondato da una folta massa di capelli neri, le conferivano un profilo elegante e nobile, degno delle più belle donne della Nazione. Persino la carnagione così pallida sarebbe potuta essere un elemento a suo favore, ma la glacialità dell’espressione annoiata e la compostezza innaturalmente austera per la sua giovane età non potevano che associarla una cariatide smorta. 

-Che c'è, cara? Hai paura di rovinarti la pelle sorridendo? Guarda che a non sorridere si invecchia molto prima!- pensò l'anziana con un piccolo moto d'orgoglio, e mentre iniziava a spalmare la miscela di unguenti sulla ferita ancora rossastra non poté trattenersi dallo sghignazzare. 
-C'è qualche problema?-. 
La guaritrice quasi si stupì nel sentire la voce di quella bambola di ceramica, che, sottile e affilata come una lama, tagliò il silenzio tranquillo della stanza. -Oh, niente, mia Signora. Solo i pensieri di una povera vecchia- rispose serafica lei, attendendo con un sorrisetto la successiva stoccata, che - come si aspettava - non tardò ad arrivare. -Si concentri di più sulla medicazione, non dimentichi di chi si sta occupando-. Persino la sua voce non variava di tono e l'anziana donna, che da anni ormai non sentiva più bene come un tempo, fece fatica nel distinguere una parola dall'altra. 
Non che ce ne fosse bisogno, beninteso. Aveva passato oltre sessant'anni a occuparsi di persone di ogni genere e quella nobile seriosa rientrava esattamente nel prototipo che lei adorava stuzzicare, e il fatto che fosse la compagna del suo Signore non era certo un deterrente per non divertirsi un pò. Dopotutto, si disse, la vita è troppo breve per non prendersi un pò gioco dei potenti, anche perché aveva la sensazione che un pò di risate non avrebbero fatto male al Signore del Fuoco.

-Come sei prevedibile, cara. Non ti smuove niente, vero? Bene, vediamo cosa posso fare...-.
 

-Stia tranquilla, mia Signora, il mio lavoro qui è finito. Tratto sempre con il massimo riguardo i miei pazienti e il riposo è importante, ma per una guarigione completa è assolutamente fondamentale un pò di sana allegria e una presenza gioviale. Solo non so proprio dove...-. Se non era certa che quella ragazzina inquietante avesse capito la sua bonaria presa in giro, il Signore del Fuoco guardando la sua compagna faticava a trattenere una risata, che tentò maldestramente di mascherare con un colpo di tosse. La vecchietta sorrise a sua volta, strizzando di nascosto l'occhio al sovrano mentre terminava di spalmare gli unguenti sulla ferita. 

-Mi dispiace, cara, uno a zero per me-.
 

Proprio in quel momento rientrò nella stanza l’ancella che le faceva da assistente, una ragazzina rosea e tonda che, in confronto alla bellezza fredda della nobile cariatide, era graziosa come un Giglio Panda. -Ah! La vendetta della plebe!- pensò la guaritrice, che, complice l’espressione divertita del sovrano, si affrettò a raccogliere i suoi strumenti e ad avviarsi verso la porta prima di dare il colpo di grazia alla sua inconsapevole e austera vittima. -Ah, eccola qui! Vieni cara, parlavamo proprio di te: ci serve una presenza gioviale per rallegrare la convalescenza del sovrano e tu fai proprio al caso nostro!-, esclamò quasi lanciando la ragazzina verso il letto del Signore del Fuoco, -Io ho terminato il mio lavoro, ma serviranno comunque attenzioni giornaliere e sono certa che anche una mano poco esperta come la tua saprà senz’altro prendersi cura del nostro Signore. Dopotutto, si tratta solo di massaggiare bene la zona...-.  

Il giovane Signore del Fuoco quasi si strozzò tentando di non ridere mentre passava lo sguardo dal volto spaesato della povera ancella a quello omicida della sua amata, che a occhi poco esperti sarebbe parsa quasi impassibile, ma che a lui fece temere di dover giustificare ai parenti della guaritrice la promozione della donna a puntaspilli reale. La guaritrice si esibì in un profondo inchino, che non le impedì di godersi il caleidoscopio di espressioni del suo piccolo pubblico, e con una strizzata d’occhio e un devoto -Mio Signore- si congedò abbastanza in fretta da evitare il vaso da notte che -ne era certa- l’illustre cariatide avrebbe desiderato lanciarle contro. Era arzilla, non sciocca, e si era divertita abbastanza per quel giorno. 

-Due a zero, cara. Ho vinto!-

Fortunatamente la ragazza non mosse altro che le labbra, da cui uscì una sorta di sibilo articolato.-Se non è necessaria una particolare preparazione medica, sono certa che potrò occuparmi benissimo io del nostro Signore. Potete congedarvi, sono certa che nel resto del palazzo troverete sicuramente un altro compito in cui impiegare le vostre amorevoli mani- disse, accompagnando le sue parole con uno sguardo che non ammetteva repliche. La giovane ancella, più confusa e imbarazzata che mai, dopo aver farfugliato qualcosa che assomigliava a un -Sì- si liberò dall’impaccio chiudendosi velocemente la porta alle spalle, lasciando così soli i due fidanzati.     

 

Mai sospirò infastidita, incrociando le braccia e voltando la testa per non incrociare lo sguardo irritantemente divertito del suo ragazzo, che dal canto suo non riusciva più a trattenere le risate, fino a quando dovette fermarsi per il fastidio al petto. 
-Ah ah, Zuko. Molto divertente- disse Mai, alzando gli occhi al cielo. -Sì, in effetti molto- replicò Zuko, tentando di stringere a sé la ragazza, che si scansò appena in tempo per evitare di essere stretta dalle sue braccia. -La guaritrice non ha appena detto che hai bisogno di riposo?- gli ricordò Mai, incrociando le braccia sotto il piccolo seno e rivolgendogli uno sguardo di rimprovero. -Ha anche detto che ho bisogno di cure amorevoli, tante cure amorevoli- ribatté lui con un sorrisetto -Ma se vuoi tirarti indietro posso sempre richiamare la nostra cara Sayuri, sono certo che la tua ancella sarà lieta di occuparsi del suo Signore...-. Mai lo fulminò con lo sguardo, avvicinandosi con un passo lento e deciso al contempo al grande letto su cui si trovava il suddetto Signore, che mentre osservava il movimento ipnotico dei suoi fianchi e la sua espressione tutt’altro che amichevole non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bella.

-Bella e fiera. E io sono suo...-.

Mai arrivò a sfiorare con la punta del naso quella di Zuko, i lunghi capelli neri che cadevano sul petto di lui, e gli soffiò glaciale sulle labbra: -Non ti resta che provarci-. Stavolta Zuko fu più veloce, e arpionandole la vita con le mani la ribaltò sul letto sotto di lui, iniziando a tempestarle il viso di baci, ridendo. La sua preda tentò di divincolarsi, ma Zuko le pesava addosso e dopo poco Mai si arrese al tenero assalto del Signore del Fuoco, alla cui risata roca si unì quella di lei, più acuta e musicale, risuonando per i corridoi come non succedeva da tempo. 

 

Fuori dal palazzo, andandosene, la vecchia guaritrice sorrise.

 
   
 
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