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Autore: fuoricontesto    31/01/2021    2 recensioni
Sesshomaru, lo daiyokai dell’ovest, vagava per le terre del Giappone senza meta alcuna, sconfiggendo demoni ed evitando ossessivamente gli umani, che odiava con un ardore tale da far trasparire emozioni che era solito celare.
Molte erano le leggende che si erano susseguite nel tentativo di spiegare tanto astio verso gli umani, lui, che era figlio di Inu no Taisho, il demone cane innamorato di un’umana.
Nel nord, una gelida tundra di neve e ghiaccio, gli abitanti da secoli narravano la leggenda di uno spirito innamoratosi di un demone. Si tramandava che una volta il nord fosse una terra rigogliosa, grazie all’intercessione dello spirito che lo vegliava. Un giorno però questo scomparve, e con lui il demone che era suo compagno, tramutando il nord in un luogo desolato dove nulla poteva crescere. Alcuni saggi sostenevano che lo spirito fosse stato brutalmente assassinato e che, sul letto di morte, avesse promesso al compagno di tornare sulla terra in un’altra forma. La chiamavano la storia dello spirito del nord, ma i più anziani, anche se non lo raccontavano per timore e scaramanzia, la conoscevano come la storia dello spirito del nord e dello daiyokai.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I : IL TEMPIO ROSSO  

 

Il demone Sesshomaru, figlio del generale cane Inu no Taisho, camminava tra l’erba profumata dei campi del nord, tingendoli del proprio sangue scuro. Era stato ferito giorni prima in uno scontro con il demone del vento  Kaze, che da tempo infestava le terre dell’ovest minacciando i possedimenti del suo clan. L’avversario era morto, ma lui aveva riportato  ferite che non riusciva a rimarginare. Sotto suggerimento del padre si era recato a nord, in cerca di un tempio rosso conosciuto con il nome di Kita,  in cui, si diceva, vivesse una creatura in grado di curare ogni male, demoniaco o umano che fosse. Nessuno tra i servitori di Inu no Taisho era riuscito a descrivergli questo essere ne indicargli il villaggio in cui si trovava, la leggenda infatti voleva che solo i feriti gravi riuscissero a trovarlo sul loro cammino. 

Il giovane daiyokai arrestò il passo, davanti a se si stagliava, arroccato su una montagna, un piccolo gruppo di case dai tetti d’oro. Tra queste, nonostante la vista annebbiata dal dolore, riuscì a scorgere un edificio rosso come il sangue che gli sgorgava dalla spalla. Sentendo le forze abbandonarlo decise di provare a spiccare il volo, per arrivare prima alle porte della strana cittadella. Quando i suoi piedi toccarono il sentiero di ciottoli che si stagliava davanti al varco del villaggio la sua vista era ormai  compromessa, e un velo scuro stava calando sui suoi occhi. Prima che tutto diventasse nero riuscì a distinguere delle piccole figure muoversi verso di lui. Il demone cadde a terra privo di sensi. 

 

Sesshomaru aprì gli occhi lentamente, riprendendo i sensi sentì il dolore alla spalla intensificarsi e trasformarsi in bruciore. Si voltò verso il suo arto e lo vide completamente fasciato di una strana stoffa  che odorava di erbe medicinali. Con uno sforzo che gli sembrò immane si mise a sedere e si guardò intorno. 
Si trovava in una camera da letto  rivestita di legno in cui, oltre al futon sui cui giaceva, c’era un piccolo tavolino da the su cui era adagiato un vaso di ceramica pregiata. Alla sua destra una grande vetrata gli regalava la visione di un giardino rigoglioso e ben curato. 
Fece per rimettersi in piedi ma la spalla gli faceva troppo male e dovette rassegnarsi a rimanere seduto, le porte scorrevoli della stanza si aprirono. 
Davanti a lui, come in un sogno, apparve una donna  vestita di uno yukata  rosso, finemente decorato.  I capelli corvini le ricadevano morbidi e liberi sulle spalle, incorniciandole il volto pallido su cui brillavano due occhi color oro. Nella mano sinistra  stringeva una fiala di vetro contenente una strana sostanza violetta.  Appena chiuse la porta dietro di se il suo olfatto captò uno strano odore di fiori appena germogliati e fuoco scoppiettante che gli fece arricciare il naso.
“Ti sei svegliato” constatò la sconosciuta avvicinandosi, “come ti senti?” domandò inginocchiandosi al suo capezzale e appoggiando la fiala sul tavolino. 
“Bene” rispose il demone, scrutandola con attenzione, “dove sono?”  chiese, “ sei nel tempio di Kita demone”. 
Kita, quel nome gli era famigliare, ma non riusciva a ricordare dove lo avesse già sentito.
“Ricordi come sei arrivato qui?”
“Non ci sono arrivato” disse, “stavo male e sono svenuto alle porte del villaggio” lei si tirò indietro i capelli scoprendo le orecchie leggermente appuntite, “è esatto” convenne con un sorriso, “sono stati gli abitanti del villaggio a portarti da me” spiegò estraendo una tazza dall’abito e versandoci dentro il contenuto della fiala, “e io mi sono presa cura di te”. 
La sconosciuta gli porse la tazza, “bevi” lo incoraggiò, “il sapore non è dei migliori ma ti aiuterà” il demone l’afferrò con riluttanza e fece quanto gli era stato ordinato, non prima di averla annusata per constatare l’assenza di veleno. 
“Sei reduce da una battaglia?” gli domandò incuriosita, “la tua ferita  sembra causata da una lama demoniaca” Sesshomaru si allungò per riporre la tazzina sul tavolino, “è corretto”rispose. 
“Come ti chiami?” chiese, “mi chiamo Sesshomaru” lei parve irrigidirsi, “siete il figlio di Inu no Taisho” mormorò arrossendo, “mi dispiace” si scusò con un inchino, “non vi ho riconosciuto e vi ho mancato di rispetto signore” lui la osservò leggermente perplesso, “non mi avete manicato di rispetto” disse glaciale, “e anche se fosse mi avete curato, direi che basta per colmare l’offesa” lei rialzò il capo  sollevata. 
“Vi ringrazio signore” mormorò alzandosi in piedi, “temo dovrete trattenervi qui per qualche giorno” gli comunicò, “siete un demone potente ma la vostra ferita necessita ancora di attenzione” spiegò allontanandosi, senza distogliere lo sguardo dal suo, “per qualsiasi necessità non esitate a chiamarmi”. 
“Come ti chiami?” le domandò, “devo sapere il nome di chi mi cura” lei arrossì, “mi chiamo Kaen signore” rispose, “Kaen” ripeté gustando le lettere del suo nome accarezzargli la lingua, “quanti anni avete?” lei parve irrigidirsi, “in termini umani circa 89” il demone sgranò gli occhi, “sì, non si direbbe” mormorò lei intercettando i pensieri di Sesshomaru , “infondo il mio aspetto è quello di una ragazza umana di diciannove anni” lui rimase in silenzio. Doveva aspettarselo, quando era entrata non aveva percepito odore di umano, anzi le sue narici aveva catturato quello strano profumo, che non era sgradevole alle sue narici, ma piuttosto insolito, chissà che tipo di creatura era. 
“C’é altro che volete domandarmi ?’’ lui scosse il capo, “no”  Kaen si inchinò profondamente e sparì oltre la porta scorrevole. 
Sesshomaru tornò a sdraiarsi sul Futon e richiuse gli occhi, inebriandosi della strana scia che la giovane aveva lasciato dietro di se, e suo malgrado si ritrovò a pensare che qualunque cosa fosse, era molto bella.

 

Dopo qualche giorno di cure Sesshomaru riuscì ad alzarsi e a camminare, anche se per pochi metri. Non era abituato a sentire il suo corpo così debole ne a rimanere rinchiuso in un edificio per così tanto tempo. Per distrarsi si era trovato a scambiare qualche parola con la giovane Kaen, che lo curava con attenzione e, ogni tanto, si permetteva di sorridergli. 
Gli piaceva vederla sorridere, avrebbe voluto che lo facesse più spesso ma non sapeva bene come fare, infondo i demoni non erano soliti a lasciarsi andare a quel tipo di allegria, e non aveva ben capito come funzionasse con quella strana creatura . 
 Chi sembrava riuscirci, e anche piuttosto bene, era un giovanotto bistrattato che ogni tanto si recava al tempio per prendere una medicina per la sorella. Kaen gli sorrideva sempre, e ci rideva per fino, dal giovane poi si levava una strana puzza di desiderio quando lei gli si avvicinava, un olezzo tremendo. 
Una sera pensando a quella strana creatura che lo curava si spinse fino al  giardino rigoglioso che circondava il tempio. Quel piccolo pezzo di terra era peculiare quanto Kaen, fiori di ogni tipo crescevano tra i fili d’erba  e rigogliosi alberi di ciliegio ne profumavano l’aria che sembrava soffiarvi costantemente, e accarezzare le acque del laghetto che si stagliava al centro di esso. 
Sentendosi stanco per il troppo sforzo decise di abbandonarsi sotto uno dei ciliegi che si specchiavano nell’acqua del laghetto. Assaporò con avidità l’odore di natura e libertà che tanto aveva bramato e chiuse gli occhi per qualche minuto. 
“Nobile Sesshomaru” si sentì chiamare a un certo punto dalla ragazza, “Nobile Sesshomaru” lui sospirò, “cosa c’é?” le domandò facendola trasalire, “oh siete qui” esclamò avvicinandosi, illuminata da una piccola fiammella, “non riuscivo a trovarvi e credevo ve ne foste andato”. 
“Non posso ancora volare” le fece notare cercando di non risultare troppo burbero, “fino ad allora rimarrò qui” lei si lasciò sfuggire un sorriso amaro e si avvicinò ancora di più. Solo allora il demone notò che la fiamma che la illuminava non proveniva da una torcia, ma dalla sua mano.  Rimase qualche secondo a fissare le fiamme danzare nell’aria cercando di capire come fosse possibile che una creatura dall’aspetto così gentile dominasse un’elemento distruttivo come il fuoco. 
“Sapete dominare il fuoco” constatò mentre lei si inginocchiava difronte a lui, “è così” mormorò  abbassando leggermente la fiamma, “come ci riuscite?” domandò cercando di mascherare la sua curiosità, “non lo so” rispose, “ne sono sempre stata capace”. 
“Non vi ho mai chiesto che genere di creatura siete” rammentò il demone, “oh non vi avrei saputo dare una risposta” mormorò imbarazzata, “nessuno nel villaggio sembra saperlo,  e  non ho parenti a cui chiederlo”. 
“Quello che so è che due contadini mi trovarono nelle radura qui accanto quando ero molto piccola” raccontò, “la terra era molto difficile da lavorare al tempo ma quando mi portarono qui si ammorbidì e divenne più facile da coltivare, decisero che era un segno e mi permisero di restare”. 
“Poi vedendo che non invecchiavo e riuscivo a curare le persone mi iniziarono a trattare come una specie di divinità” spiegò, “ non penso di esserlo ma non avendo certezze me lo faccio andare bene”. 
“Perdonatemi non volevo annoiarvi con queste sciocchezze” si scusò, “sono stato io a chiedervelo, tu mi hai risposto” Kaen sospirò, “nobile Sesshomaru” lui rizzò le orecchie, “dunque nemmeno il vostro fiuto riesce a capire che genere di creatura sono” lui scosse il capo, “l’unico odore che sento provenire da voi è di fiori e fuoco” lei abbassò lo sguardo , “peccato” mormorò sperando di non essere sentita. 
“Non vi ho ancora chiesto come vi sentite stasera” si ricordò cercando di cambiare argomento, “ mi sento bene” le rispose il demone, “sono arrivato fino a qui” la fanciulla sorrise, “ e riuscite anche a tornare indietro?” chiese guardandolo fisso negli occhi, “certo” lei si alzò, “bene” esclamò, “è ora di cambiare le bende e non le ho qui con me” il demone si rialzò a fatica e spavaldo camminò al suo fianco come se nulla fosse, cercando di mascherare il dolore. 
Kaen lo fece accomodare su una sedia nella piccola infermeria del tempio e prese a srotolargli le bende. 
“Credo che si sia riaperta” mormorò osservando delle piccole gocce di sangue macchiare la stoffa che stringeva la spalla del demone, “come immaginavo” esclamò quando ebbe tolto l’ultimo strato. Piccoli rivoli di liquido viscoso bagnavano la spalla muscolosa del demone, non erano paragonabili alle cascate di sangue che si era trovata davanti qualche giorno prima, ma Sesshomaru lesse una scintilla di preoccupazione nei suoi occhi.
“Devo chiuderla con il fuoco” annunciò allontanandosi in cerca di qualcosa che la potesse aiutare nel suo compito.  Da un mobiletto di legno estrasse una fiala verdognola, un tubicino di metallo e altre bende, posò il tutto sul tavolino accanto alla sedia e lo inchiodò con lo sguardo. 
“Non so quanto vi farà male” gli disse porgendoli il tubicino, “se sentite dolore stringete questo tra i denti” lui la osservò accigliato, “avete paura che vi graffi?” lei annuì, “mi è già successo” di malavoglia il demone acconsentì e se lo infilò tra le zanne, “allora comincio”.
Appena le sue dita incandescenti gli sfiorarono la pelle il demone emise un verso strozzato, “passerà” lo rassicurò continuando a sigillare i lembi della ferita. Quando terminò Sesshomaru era sudato e leggermente ansante, aveva fatto molto più male di quello che aveva immaginato. 
“Bevete” gli intimò la ragazza afferrando la fiala, “vi farà sentire meglio” senza opporre alcuna resistenza eseguì, quando il dolore fu passato lei prese a bendargli  la ferita. 
“È la stessa medicina che date a quel ragazzo?” Le chiese osservando la fiala vuota, “quello alto con gli occhi neri” lei parve irrigidirsi, “è esatto” rispose, “sua sorella soffre di una strana malattia allo stomaco e io le do qualcosa che attenui il dolore”. 
“È il vostro fidanzato?” lei arrossì, “no” mormorò imbarazzata, “sembra sia molto interessato a voi” Kaen divenne paonazza, “oh io non credo” balbettò stringendo le bende sulla spalla del demone. 
“Io ne sono convinto” lei rimase in silenzio, “ne sento l’odore” la fanciulla abbassò lo sguardo, e non disse nulla per un pò.
“Se è vero quello che dite signor Sesshomaru” disse a un certo punto, mentre finiva di bendarlo, “si sarebbe già dichiarato” il demone la fissò, “il corteggiamento degli esseri umani non è molto complicato, l’uomo aspetta di raggiungere l’età giusta poi si sceglie una compagna fertile  e la sposa” spiegò, “se fosse  stato interessato me lo avrebbe fatto sapere”. 
“E voi siete interessata?” lei scosse il capo, “quello che penso io non è importante” rispose amara, “le donne non hanno voce in capitolo” lui si spostò una ciocca di capelli argentei per consentirle di stringere bene la fasciatura, “ma voi non siete una donna” lei si irrigidì, “sembrerebbe vero” convenne  “ed questo il problema”. “non essendo umana nessuno è certo che riesca ad avere figli” confessò, “se non sei fertile ti evitano” il demone alzò il sopracciglio, “che esseri assurdi sono gli umani” commentò, “sono incapaci di controllarsi eppure si impongono di rispettare regole tanto inutili” un leggero sorriso le dipinse il volto, “è vero” concordò allontanandosi da lui per ammirare il suo operato. 
“Vi stringe troppo?” 
“No” rispose, “non mi avete ancora risposto” le ricordò, “siete interessata a quel ragazzo?” questa volta lei non abbassò lo sguardo, “no, signor Sesshomaru” disse, “ma non vedo come questo possa interessarvi” lui si alzò dalla sedia,”semplice curiosità” le rispose dirigendosi verso la porta scorrevole. 

“Buonanotte signorina Kaen”

“Buona notte signor Sesshomaru” 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Salve a tutti, 
Grazie per aver aperto questa storia un pò strampalata ed essere arrivati fino a qui! 
Spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento e vi abbia incuriosito almeno un pò. Confesso che ero molto agitata all’idea di pubblicarla ma oramai siamo qui e spero che almeno possa tenervi un pò di compagnia in questi tempi di quarantena. Credo di dovervi alcune precisazioni: la storia è ambientata prima della morte del grande generale cane e dunque prima della nascita di Inuyasha. Come si vede nel terzo film della saga, la spada del dominatore del mondo (Swords of an honorable ruler) al tempo Sesshomaru era molto più giovane di come viene ritratto nell’anime, allo scopo della trama la mia storia vede un principe dei demoni certamente diverso e più grande di come ci viene mostrato nel film. Per quanto riguarda la nostra Rin, visto che ho specificato nella descrizione che la coppia di riferimento è Sessrin e dunque immagino abbiate aperto il mio elaborato anche per quello, ci sarà un pò da aspettare anche se non più di tanto visto che la mia storia si compone di (spoiler)  pochi capitoli. 

Grazie ancora per aver letto, se avete altre domande sarò felice di rispondervi. 

Al prossimo capitolo.

Furicontesto. 

 
  
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