"Il tuo cuore è libero, abbi il coraggio di seguirlo!"
( dal film Braveheart)
Sarebbe stato questo il suo destino? Eternamente in fuga per non farsi catturare. Una prospettiva davvero poco allettante persino per lei.
Un uccello in gabbia, era così che si sentiva, lei... che poteva assoggettare la potenza del vento era avvinta da catene che non riusciva a spezzare. Era stata creata per servire e obbedire, per non fare domande, ma solo eseguire ordini. Invece provava rabbia e spesso disprezzo per sé stessa, per la sua condizione e per l'immobilità della sua esistenza che sembrava consistere unicamente nel cambiare padrone.
"Dannato Moryomaru e dannato anche Naraku. Tento invano di liberarmi da ciò che mi lega a lui ma vengo ricattata da quel demonio che ogni giorno diventa sempre più forte. Mi sento in trappola... sono un burattino in balìa dei loro capricci e giochi di potere. Ma da sola non posso sperare di uccidere Naraku. Mi conosce troppo bene e anticipa ogni mia mossa. Dovrei dunque scappare? È questa l'unica via d'uscita che mi resta per sopravvivere. Un destino da vigliacca, che disdetta... provo quasi pietà per me stessa."
Si inginocchiò sulla riva del fiume osservando il riflesso del suo viso su quelle placide acque e immaginando anche il volto di qualcun altro, qualcuno che nell'ultimo periodo di sovente occupava i suoi pensieri.
"Se uccido Kohaku e consegno la scheggia di sfera a Moryomaru il mio tradimento sarà palese e Naraku non esiterà nel venirmi a cercare. In caso contrario mi troverei di fronte come nemico il cuore stesso di Naraku, protetto da una corazza impenetrabile. Non avrei scampo. Ma in ogni caso... il destino di quel ragazzino sembra comunque segnato."
Chiuse gli occhi respirando a fondo i profumi del bosco che la pioggia della notte precedente aveva accentuato. Era stanca di quella solitudine che la opprimeva dentro, stanca di sentirsi alla mercé degli altri e di non avere nel suo petto ciò che per lei rappresentava la libertà. Doveva sempre stare allerta, sempre vigile, perché nella sua condizione anche dei semplici pensieri potevano metterla in pericolo.
Un fruscìo leggero accarezzò le fronde degli alberi, gli occhi si fecero guardinghi osservando un punto non molto distante.
"Lame di vento!" se fosse un nemico o meno non occorreva saperlo, quel colpo era un chiaro avvertimento che lei non sarebbe stata una facile preda. Una mano lunga e affusolata, i cui artigli brillavano nella luce lunare, lo spazzò lontano come fosse stato un semplice fastidio. Quel gesto non mutò minimamente il suo incedere, che terminò solo quando finalmente si rese riconoscibile dalla stessa Kagura.
"Tu qui!" lo stupore nel vederlo le impedì di muoversi oltre. Non aveva idea del perché lui si trovasse in quel luogo ne quali fossero le sue intenzioni.
"Mi sembri sorpresa, ti ricordo che io al contrario di te sono libero di andare dove voglio. Tu piuttosto... perché ti trovi in questo bosco nel cuore della notte."
Come sempre i suoi modi altezzosi e diretti avevano il potere di innervosirla. Era abituata al tono imperioso di Naraku, ormai neanche ci faceva più caso, il suo invece la faceva sentire in perenne imbarazzo.
"Non devo dare conto a te dove trascorro la notte, così come non lo devo a Naraku. Avrò diritto a starmene per i fatti miei ogni tanto."
Il demone si avvicinò ancora di qualche passo e nello stesso istante Kagura si mise istintivamente sulla difensiva.
"Sai di essere braccata, altrimenti non mi avresti attaccato senza neanche sapere chi fossi."
Sorrise amareggiata perché sapeva che quelle parole erano vere.
"Può anche darsi... ma io so difendermi da sola, mi spiace se il mio odore ti ha tratto in inganno. Non penso di essere la preda che stavi cercando."
Lo sguardo ambrato del demone si fissò in quello della donna, quasi come se tacitamente volesse smentire quell'affermazione. "Non avere la presunzione di conoscere i miei pensieri Kagura. Ti ricordo che tu stessa sei venuta più volte ad implorare il mio aiuto per uccidere Naraku."
Stavolta la demone digrignò i denti. Non le piaceva quando lui le ricordava la sua debolezza e la sua incapacità nello sciogliere il vincolo che la legava a quel mezzo demone.
"E tu ti sei elegantemente rifiutato. D'altronde il potente Sesshomaru non può certo sporcarsi le mani per una semplice emanazione quale io sono. Puoi star tranquillo non ti chiederò più niente."
Si sentiva a disagio e fuori luogo, inerme e fragile allo stesso tempo. Una parte di sé desiderava andarsene immediatamente per non dover sostenere più il suo sguardo, l'altra invece... temeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe rivisto.
Mosse solo pochi passi nella direzione opposta a quella del demone...
"Aspetta! Non ti ho detto che puoi andartene." le intimò, quasi come un comando.
"Cosa ti fa credere che io prenda ordini da te Sesshomaru! Tu non ti puoi permettere di..." le parole le morirono in gola quando con un elegante e veloce spostamento il demone le si parò a soli pochi centimetri di distanza. Cominciò visibilmente a tremare senza riuscire a controllare il proprio corpo, non era paura la sua, ma qualunque cosa fosse temeva che Sesshomaru non avrebbe gradito.
"Spiegami una cosa. Perché ti ostini a voler indietro il tuo cuore, perché non fuggi lontano e fai perdere le tue tracce."
Già... forse poteva farlo, d'altronde molte volte lei stessa ci aveva pensato, eppure non vi riusciva. Sapeva che quella non era la libertà che cercava, per questo restava ancora in quel luogo. Ma forse c'era anche dell'altro.
"Non pretendo che tu capisca. Tu sei libero, non hai padroni, sei l'artefice del tuo destino. Cosa sono invece io... io che non posseggo neppure un cuore che batte nel petto. Mi è stato dato il potere di combattere ma non la forza per ribellarmi. Il mio corpo è freddo, è solo un involucro di carne, eppure io..."
Non riuscì a terminare ciò che stava pensando, credeva di essersi spinta già troppo oltre con le parole. Eppure lui l'ascoltava in silenzio e con attenzione, desideroso di capirla un po' di più.
"Continua... cosa volevi dire" le chiese, e ancora una volta Kagura si scoprì sorpresa di tanta attenzione nei suoi confronti. Eppure delle molteplici emozioni che il demone suscitava in lei era sempre la diffidenza quella che prevaleva.
"Sei più loquace del solito questa sera, potente Sesshomaru, ma non credo di avere altro da aggiungere. Almeno ciò che penso vorrei tenermelo per me." concluse abbassando lo sguardo. Provò di nuovo ad allontanarsi ma qualcosa la trattenne. Ne fu sorpresa e spaventata allo stesso tempo. Sesshomaru avrebbe potuto ucciderla con un solo gesto della sua mano, anche solo emanando il veleno dei suoi artigli. Eppure... la presa sul suo polso era salda ma senza intenzione di arrecarle danno.
"Lasciami andare, non hai motivo per scontrarti con me, ed io non ero di certo qui per istigarti a farlo."
Ma lui non l'ascoltò, pur allentando la presa non permise alla donna di allontanarsi di un solo passo.
"Credo che tu dia troppa importanza a quell'oggetto che chiami cuore. Tu sei un demone, sei istinto, forza e ferocia. Cosa potresti mai fartene di un involucro così insignificante."
"Tu parli così perché lo possiedi, eppure ti comporti come se non lo avessi. Ma per quanto tu possa mostrarti indifferente sai bene quanto quel cuore che tanto rinneghi sia importante."
"Sciocchezze! Le tue sono affermazioni prive di senso."
"Allora non starmi ad ascoltare e lasciami andare." approfittò della momentanea disattenzione del suo interlocutore per liberarsi dalla sua stretta allontanandosi con un balzo.
Una mossa che si rivelò del tutto inutile poiché Sesshomaru la raggiunse poco dopo bloccandole il viso tra i suoi artigli.
"Bastardo... lasciami subito!" cercò inutilmente di divincolarsi, così come inutile risultò il suo goffo tentativo di non volerlo guardare negli occhi.
"Dimmi cosa provi, cosa senti dentro. Rifletti bene, non ti serve un cuore per provare quello che io avverto già dal tuo odore."
"Presuntuoso fino all'inverosimile, tu non sai niente di me!" tremò nel sentire il calore del suo fiato sul collo e provò un moto d'invidia, perché lo sentiva... così chiaramente da non potersi sbagliare. Era un rumore ritmico e costante, alterato da chissà quali emozioni, eppure esprimeva calore. Chiuse gli occhi e si lasciò andare. Per Sesshomaru fu quasi come avere un fuscello tra le mani che poteva recidere in qualsiasi momento. Kagura sollevò un braccio e distese la mano sul petto del demone.
"Il destino è davvero ironico a volte. Tu che possiedi un cuore non sai cosa fartene. Io che desidero averlo invece non posso conquistarlo. Forse hai ragione, a noi demoni non serve un cuore per esprimere ciò che sentiamo. Eppure... io vorrei, almeno una volta, lasciarmi avvolgere dal calore e dalla vita che esso emana."
Strinse le vesti del demone con rabbia e frustrazione. Si sentiva come messa a nudo, nelle sue fragilità di donna e in ciò che provava. Ancora una volta Sesshomaru l'aveva posta di fronte ai propri limiti e alle sue debolezze.
Ecco perché si sentì ancora più smarrita e confusa quando quel calore che tanto bramava l'avvolse. Prima con estrema lentezza, poi facendosi più intenso e bramoso. No... non era uno sbaglio, non poteva esserlo in alcun modo. Le labbra del demone erano sulle sue e si muovevano fameliche in cerca di un varco per potersi spingere oltre.
L'esitazione della donna lasciò il posto al desiderio e lei gli concesse ciò che voleva. Perché in fondo anche lei lo desiderava, ne aveva bisogno, voleva sentirsi viva e capire se nonostante tutto fosse in grado di esternare ciò che sentiva dentro. Era preda di una miriade di sensazioni, sovrastata dal corpo di lui e dalle sue labbra che sembravano bruciare ad ogni nuovo tocco.
"Aspetta... fermati." dovette fare non poca resistenza prima che lui l'ascoltasse.
"C'è qualcosa che ti turba Kagura?" la sua tranquillità era quasi irritante.
"Perché stai facendo questo, perché ti comporti così. Io... non..."
"Non lo desideri forse?"
"No... non ho detto questo. È solo che..."
"Cosa?"
"Che rappresento io per te. Che cosa sono. Una preda? Un capriccio? Un sollazzo? Mi hai sempre schernito, eppure adesso che ti ho di fronte percepisco in te il mio stesso desiderio."
Le cinse il fianco destro facendo in modo che la sua schiena aderisse al tronco dell'albero alle sue spalle, era in trappola, in tutti i sensi.
"Tu mi desideri, e lo stesso vale per me. Che tu sia una preda o meno non fa differenza. Lascia che sia l'istinto a guidarti e nient'altro."
Era l'unica cosa che potesse fare in quel momento. Le parole di Sesshomaru erano veritiere, lei era un demone, seppur avesse avuto nel petto il cuore che tanto anelava cosa poteva comprendere dei sentimenti e delle emozioni che erano una prerogativa umana. La sua vita poteva essere eterna come finire in quello stesso istante. Cosa le sarebbe rimasto quindi?
"Da quando sono stata creata non ho fatto altro che eseguire ordini. Il tuo però... voglio prenderlo come un consiglio e quindi lo accetto." fu lei stavolta che si strinse alle spalle del demone. Il suo petto aderì all'armatura di lui e ascoltò in silenzio il battito di quel cuore in tumulto lasciandosi cullare da quel suono costante e ipnotico.
Non poteva dirsi prodigo di premure Sesshomaru, irruento in battaglia così come in ogni gesto che compiva. Kagura non oppose la minima resistenza, neppure quando la sua mano le sciolse il nastro che teneva legato il kimono. Gli occhi ambrati di Sesshomaru rimasero incatenati a quelli di lei, anche quando il suo corpo niveo e perfetto gli si presentò davanti come un'offerta allettante e irrinunciabile.
Gli artigli del demone le lambirono i seni provocandole un brivido e rendendola più audace. D'altronde restare inerme non era certo da lei.
"Adesso lascia che sia io a seguire il mio istinto..." gli occhi di Sesshomaru si infiammarono, e lei capì di poter prendere l'iniziativa. Prese a svestirlo lentamente, valutando la sua reazione ad ogni minimo gesto. I muscoli tonici del demone erano come fuoco vivo sotto le mani di Kagura, così fredde ma delicate. Si fermò ad osservarlo, come se fosse stato un miraggio che di lì a breve sarebbe scomparso.
Gli baciò il collo scendendo con la lingua fino ai muscoli del petto. Le mani accarezzavano con perizia dove a breve anche le labbra sarebbero giunte. Sesshomaru chiuse gli occhi per un istante. Voleva godere appieno di quel benessere che lei gli stava regalando. Quando Kagura riprese fiato lui la spinse contro di sé facendo aderire i loro corpi come fossero un solo essere.
Era inebriante, folle e doloroso essere tra le sue braccia. Sapere che difficilmente sarebbe stato concesso loro un altro incontro come quello, rendeva quegli attimi impossibili da sprecare.
Le carezze lungo il suo corpo... il suo odore, la lussuria e il desiderio di quel momento le fecero dimenticare i suoi affanni. Distesa, adesso, su quel manto erboso e umido era alla mercé del più spietato tra i predatori, vittima consapevole del desiderio che aveva nutrito per lui fin dal loro primo incontro. Sesshomaru si pose sopra di lei e furono di nuovo occhi negli occhi. Le sciolse i capelli liberandola da qualsiasi orpello fosse superfluo alla sua bellezza. Kagura, quasi a volerlo trattenere, gli pose nuovamente una mano sul petto, lì... dove batteva il suo cuore.
Il demone affilò lo sguardo sfiorandole i capelli.
"C'è qualcosa che vuoi chiedermi, lo avverto." lei sorrise, era davvero impossibile ingannarlo.
"Il mattino arriverà... e tutto questo non sarà che un ricordo al quale mi dovrò aggrappare per non soccombere. Non ti chiederò perché mi hai voluta questa notte, anche perché io ti ho voluto ogni singola volta da quando ti ho incontrato. Ti chiedo solo una cosa... lascia che in questo istante il tuo cuore batta solo per me. Lasciami addosso un po' del tuo calore per tutte le volte in cui dovrò farne a meno."
Non credeva di poter piangere, non pensava neppure di esserne capace, eppure lo fece. Erano lacrime quelle che i suoi occhi stavano versando e Sesshomaru le raccolse nel pugno chiuso della sua mano. La stessa mano che strinse quella di Kagura prima di farla sua. Era come se si fossero sempre cercati senza mai trovarsi, un incastro perfetto di anime tormentate che provavano sollievo l'una nell'altra. Ogni movimento, ogni spinta o sospiro era in perfetta simbiosi, come fossero un unico corpo. Non era solo il loro desiderio carnale che veniva appagato, ma anche quel senso di profonda solitudine che portavano dentro e che sembrava sciogliersi nel reciproco piacere.
Istanti che sarebbero potuti durare in eterno, se solo lei non fosse stata una nemica, se soltanto il suo destino non fosse indissolubilmente legato a Naraku, se lui non avesse ostinatamente perseguito la sua brama di potere. Non erano esseri perfetti, forse non lo sarebbero mai stati, ma insieme quella notte loro erano unici, autentici e veri.
Kagura avvinghiò le sue gambe alla schiena del demone. Benché fosse lui a possedere gli artigli fu lei a graffiargli la schiena nel tentativo di trattenerlo ancora a sé.
L'istinto animale di Sesshomaru non tardò ad emergere quando l'apice del piacere stava per sorprendere entrambi che, ancora desiderosi l'uno dell'altra, si scambiavano baci e carezze quasi fosse un bisogno impellente e insaziabile.
Il respiro di Kagura le si fermò nel petto quando un calore ed una sensazione di benessere le invasero il corpo facendola sentire viva. Sesshomaru rittrasse le zanne messe involontariamente in evidenza, i muscoli si rilassarono e il demone poggiò la testa sul seno della donna. I suoi capelli argentati si sparsero intorno come a voler avvolgere entrambi. Kagura istintivamente gli sfiorò il volto scoprendo il suo sguardo stranamente rilassato e sereno. Lasciò che anche il suo respiro si regolarizzasse insieme a quello di lui e si soffermò ad osservare il cielo.
"Vorrei che l'alba non giungesse mai, che la luna e le stelle dominassero questo mondo per sempre. A cosa serve vivere centinaia di anni se non posso più trascorrere una notte come questa."
Parlò più a sé stessa che rivolta verso colui che le era accanto, il demone però aveva udito ogni singola parola.
"Non dovresti pensare a quello che potrebbe essere ma a quello che stai vivendo in questo momento." rispose, sorprendendola ancora una volta.
"Magari un giorno mi dirai da dove deriva tanta saggezza?"
"Dimmi Kagura, cosa temi che possa accadere quando sorgerà il sole?"
Lei lo osservò, si era sollevato ma non allontanato dal suo fianco. Erano ancora nudi, intrisi del reciproco odore. "È semplice... temo che la mia vita sia giunta ad un punto di non ritorno, che la decisione che prenderò determinerà per me libertà o morte. Temo... che l'odore che porto addosso possa svanire prima che io ti riveda, anche se fosse per l'ultima volta."
Sesshomaru sapeva il compito di Kagura, sapeva l'ordine che le avevano impartito. La posta in gioco era la vita di Kohaku, a lei spettava decidere a quale dei due obbedire.
"Ricordati una cosa Kagura... che tu possegga o meno il tuo cuore sei la sola a decidere delle tue azioni. Non lasciare che altri condizionino la tua vita. Non farlo mai!"
"Sei prodigo di consigli Sesshomaru, ma saprai farli valere anche per te?" lui non rispose. Si comprendevano fin troppo bene senza bisogno di aggiungere altro né scavare troppo a fondo. Non era necessario, non quella notte, che sembrava così breve e infinita allo stesso tempo.
Kagura sollevò la mano e Sesshomaru l'accolse nella sua.
"Resta ancora... almeno finché il vento non sarà cambiato." gli chiese la donna.
"E dopo, che farai..."
I lunghi capelli di lei ondeggiarono per un breve istante, confondendosi con quelli del demone. "Del vento io sono la signora, nelle sue spire mi muovo sinuosa e leggera. Dovunque lui mi condurrà io lo seguirò, e lì troverò il destino che mi attende."
Ma qualunque destino fosse in serbo per lei di certo non le avrebbe mai impedito di ricordare il calore che aveva pervaso il suo corpo, né il cuore del demone che almeno per quella notte le era appartenuto.
Sono tornata... nonostante per me non sia un periodo particolarmente facile né sereno, però ho voluto esserci. Ho voluto esserci perchè per me la scrittura è sempre stata, e sempre sarà, un'oasi felice, un porto sicuro e un occasione di svago distensiva.
Questa storia l'avevo pronta già da diverso tempo, dovevo solo decidermi a pubblicarla. Kagura e Sesshomaru... due demoni che hanno fascino, astuzia e un animo tormentato. Che lei fosse da sempre attratta da Sesshomaru non penso sia una scoperta, ma sinceramente credo che neppure a lui Kagura fosse indifferente. Non me ne vogliano i fan di Sessh/Rin (tanto loro sono canon ormai) lasciate che le scribacchine come me mettano nero su bianco le loro fantasie nascoste. Adoro i "missing moment" mi piace creare scenari che si incastrano nella trama della storia originale, e questo potrebbe benissimo essere uno di quei momenti. Spero che avrete piacere nel leggerlo così come io ho avuto piacere nel scriverlo, un abbraccio e un ringraziamento a tutti. A presto.