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Autore: la luna nera    05/02/2021    4 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sandra Stanford era seduta in un angolo poco illuminato, la sola flebile luce proveniva dall’esterno ed era parzialmente bloccata dalle pesanti tende di velluto appese alle grandi finestre. In quella penombra il suo viso serio e imperturbabile era immobile, con gli occhi fissi sulla porta dalla quale i due studenti avevano appena fatto il loro ingresso nell’aula magna.
“Benvenuti signori.”
“Grazie.” Rispose Oliver con voce calma e tranquilla.
“Signori” La donna si alzò dalla poltroncina e mosse qualche passo nella loro direzione. “ho deciso di incontrarvi perché voglio vederci chiaro. Voi e i vostri amici avete assunto dei comportamenti che non sono passati inosservati alla sottoscritta, a molti insegnanti e persino al direttore.”
“Può spiegarsi meglio per cortesia?”
“E’ da un po’ di tempo che siete tenuti sotto controllo e gradirei conoscere le motivazioni di alcuni vostri comportamenti non autorizzati, come ad esempio incursioni nella biblioteca dell’Accademia o peggio ancora in quella di Southampton in occasione della serata di gala. Non per ultimo il caos che avete scatenato ieri sera durante il concerto del maestro Ascott.”
“Beh, diciamo che stiamo facendo alcune ricerche perché siamo desiderosi di conoscenza e questo dovrebbe essere gradito ad ogni insegnante.” Oliver era sicuro di ciò che diceva. “E quale luogo migliore di una biblioteca per imparare ed ampliare le proprie conoscenze?”
“Assolutamente.” Ribatté la donna. “E per caso vi siete recati in biblioteca anche ieri sera durante il concerto, visto che vi siete allontanati senza permesso?”
“Ieri sera io e il mio amico siamo usciti dall’aula, è vero, ma solo per andare in bagno.”
“Esatto.” Confermò Ethan. “Durante l’intervallo non era stato possibile.”
“E vi siete recati in bagno al piano di sopra? Mi sembra una scusa che non regge.”
“Perché? Come può dirlo? Non ha prove per affermare che siamo saliti su. Il bagno non si trova solo al piano terra, per di più era occupato e non volevamo perdere altro tempo aspettando il nostro turno.O forse non crede alle nostre parola perché di solito sono le ragazze che vanno sempre in bagno in coppia? Se per una volta lo fanno anche i ragazzi che c’è di male?”
La donna assottigliò lo sguardo poiché, all’udire quelle parole, l’ipotesi dell’omosessualità di Foster si ripresentò nella sua mente. “Voi due in bagno assieme al piano di sopra durante un concerto, un momento in cui tutti eravamo nell’aula magna e potevate fare i vostri comodi lontano da occhi indiscreti…”
“No, un momento!” Ethan interruppe il discorso in modo secco e brusco. “Sia chiara una cosa: non alluda al fatto che io abbia gusti sessuali particolari e che me la intenda con questo qua che proprio non esiste! Niente contro i gay, ma io non ne faccio parte. A me piacciono le ragazze ed io piaccio alle ragazze e gradirei non rovinare la mia reputazione con chiacchiere da osteria.”
Questa sua uscita strappò un sorriso alla Stanford. “Oh, per carità!” Poi tornò ad essere seria. “E allora posso sapere il motivo della vostra uscita dalla sala del concerto? Cosa siete andati a fare di sopra? Uno degli addetti alla sicurezza è salito su per le scale per controllare, avevano avvertito dei rumori come se fosse stata in corso una colluttazione. Che cosa avete combinato?”
Come la donna pronunciò questa frase, un leggio posizionato a pochi metri di distanza cadde a terra senza che vi fosse un motivo apparente.
I tre si guardarono in faccia sorpresi e spaventati: tutti sospettavano chi era all’origine di quanto accaduto, ma nessuno voleva fare il primo passo ed uscire allo scoperto. Ma il prolungato silenzio dava conferma a tutti quanti che nessuno di loro era all’oscuro della presenza di entità paranormali fra quelle mura.
Come se non bastasse ci fu un crollo improvviso della temperatura senza che vi fosse una giustificazione logica. La Stanford spalancò gli occhi e tentò di mantenere la calma il più possibile: Arthur si stava manifestando in quel luogo e non con le migliori intenzioni. E infatti tutte le sedie dell’orchestra presero a tremare contemporaneamente, alcune di loro caddero a terra trascinandosi dietro molti leggii e spartiti.
“Attenta!!” Ethan urlò appena in tempo per permettere alla donna di voltarsi e schivare una sedia che altrimenti l’avrebbe colpita alla testa. La sedia poi andò ad impattare nella parete di fondo, a qualche metro dalla porta d’ingresso.
“Ragazzi, ma voi….”
“Certo.” Rispose Ethan con la salivazione a zero. “Dovevamo farle spaccare la testa da una sedia volante?”
Finì appena la frase, improvvisamente alcune lampade presero ad accendersi e spegnersi a ritmo intermittente, percepirono di nuovo un’altra corrente gelida e le pesanti tende delle finestre si staccarono inspiegabilmente, volando addosso ai due studenti sospinte da un vento impossibile. Caddero a terra, faticavano ad alzarsi poiché quell’ingombrante tessuto glielo impediva. Poi la tastiera del pianoforte prese ad aprirsi e chiudersi continuamenti, i restanti leggii caddero a terra contemporaneamente, le sedie iniziarono a spostarsi verso il podio del direttore che, come se non bastasse, tremava vistosamente. La Stanford sentiva le grida di aiuto degli studenti intrappolati sotto la tenda che non voleva proprio saperne di liberarli, percepì un’energia smisurata che la fece accasciare su se stessa dandole per fortuna la possibilità di capire che il podio si stava sollevando in aria pronto a colpire lei e i due giovani.
“Va bene, sir Arthur! Avete vinto! Faremo come voi desiderate!” La donna urlò queste tre brevi frasi tenendo le mani giunte a mo’ di preghiera e in un attimo tutto si fermò. Chinò la testa fin quasi a sfiorare il pavimento, si sorreggeva a fatica sulle braccia che tremavano, le gambe erano piegate e pesantissime, così pesanti che proprio non le permettevano di rimettersi in piedi.
Ancora tremanti di paura, Ethan ed Oliver si liberarono lentamente della tenda: videro la professoressa accasciata al suolo con il respiro affannoso. Avevano sentito le sue parole grazie alle quali lo spirito aveva cessato il suo show. Si alzarono senza dire una parola e con grande rispetto si avvicinarono alla donna.
“Va… Va tutto bene, professoressa?”
“Aiutatemi ad alzarmi, vi prego.”
Ethan la tirò su, mentre Oliver recuperò una sedia perché vi si accomodasse.
“Voi due e tutti i vostri amici ficcanaso avevate capito ogni cosa, non è vero?”
I ragazzi si guardarono in faccia. “Si riferisce a… ehm… alla sua reale professione?”
Piegò l’angolo della bocca in un sorriso rassegnato. “E sapete pure chi è Arthur, quell’entità che si è manifestata poco fa, giusto?”
“Sì.” Ethan si sedette di fronte a lei. “E sappiamo pure di Mathilde.”
“Perché siete andati a ficcare il naso ovunque per scoprire la verità su questi due spiriti?”
Fu Oliver a rispondere. “Vede, io sono un grande appassionato di fenomeni paranormali, mi documento spesso e colgo ogni occasione che mi si para per accrescere le mie conoscenze. Circolano voci strane sulla città di Southampton, sulle anime di quelli che avrebbero voluto salpare a bordo del Titanic, sui parenti delle vittime, su studenti e abitanti le cui storie sospese fra verità e leggenda hanno dato vita a dicerie avvolte nel mistero. Qui abbiamo assistito a strani fenomeni sin dal nostro arrivo, abbiamo visto una figura bianca ed evanescente lanciarsi dalla torre dell’accademia in una notte di luna piena e svanire nel nulla: potevo farmi sfuggire un evento simile?”
“Un vero amante del settore, signor Mitchell.” Sorrise. “Ha scoperto qualcosa con queste sue indagini?”
“Noi tutti abbiamo scoperto che qui, fra queste mura, vagano due anime inquiete. Conosciamo i loro nomi, le loro date di nascita e di morte, abbiamo capito che erano un insegnante ed una studentessa che probabilmente hanno intrecciato una relazione proibita e per questo potrebbero essere stati puniti e portati ad un gesto estremo.”
“Esatto, avete fatto un ottimo lavoro.” Oramai era inutile continuare a mentire. “Ed è per scoprirne ancora di più che volevate entrare nell’ufficio del direttore, giusto?”
“Oh beh, diciamo che è così, sì.”
“Però non siete riusciti neanche ad entrare perché Arthur ve l’ha impedito.”
“Non sappiamo se sia davvero stato lui.” Puntualizzò Oliver. “Ad ogni modo non abbiamo ancora capito se sono con noi o contro di noi. A volte ci aiutano, a volte ci mettono i bastoni fra le ruote. Lei può dirci qualcosa a riguardo?”
Ne seguì un silenzio intervallato da alcuni sospiri da parte della donna. I due studenti si guardarono in faccia, forse accusava ancora qualche lieve fastidio?
“Se non può o non desidera rivelarci altri dettagli non importa. L’unica cosa che vorremmo sapere è solo se corriamo dei pericoli. Il professor O’Connor è stato aggredito, poco fa anche noi: a cosa potremmo andare incontro?”
Nell’udire quel nome, la Stanford drizzò la schiena. “O’Connor… Lui è una delle cause che hanno risvegliato Arthur. E assieme a lui c’è un’altra persona che non sono riuscita ad individuare perché protetta da Mathilde.”
“Ne è sicura? Il professore è finito al pronto soccorso perché aggredito da quello spirito.” Chiese Ethan. “Non gli ha fatto sconti, ero presente quando è successo, mi creda, ha picchiato duro.”
“Sì, lo so.” Respirò profondamente e si alzò. “Non ho le prove che vorrei avere, ma ogni mia percezione mi porta ad O’Connor. Tuttavia non è sufficiente per poter allontanare lui e la sua compagna, compagna di cui ignoro l’identità.”
“E spera che noi la conosciamo?”
“E’ sicuramente una studentessa ed essendo voi studenti probabilmente avete notato qualche movimento strano.” Incrociò le braccia. “Potremmo collaborare assieme, che ne dite?”
I ragazzi si guardarono in faccia, non si aspettavano una tale proposta.
“Non pretendo una risposta immediata, pensateci su e poi fatemi sapere.”  Fece qualche passo verso l’uscita. “Il direttore sa ogni cosa, è stato lui ad invitarmi qui e questa non è per me la prima volta che devo fingermi un’insegnate. Fin ora mi sono sempre e solo limitata a tenere Mathilde sotto controllo, ora c’è anche Arthur da tenere a bada e qualora ciò non fosse possibile, l’unica soluzione è allontanare chi ha contribuito al loro risveglio e tutelare così l’incolumità di tutti. Non posso svelarvi ulteriori dettagli, non vorrete essere presi di mira pure voi spero.” Afferrò la maniglia e si voltò un’ultima volta verso i ragazzi. “Pensateci.”
E scomparve dalla loro vista.
 
 
 




 
 
Era tutto così surreale, incredibile, fantastico. Ora che si trovavano ad un passo dalla meta avvertivano una strana sensazione di arrendevolezza.  Oliver aveva approfittato di mezz’ora di pausa fra le prove individuali e quelle di gruppo per informare gli amici sul colloquio avuto con la Stanford. Aveva raccontato tutto per filo e per segno, compreso il suo stupore per l’atteggiamento fermo e deciso ma mai troppo aggressivo della donna. Raccontò lo spavento suo e di Ethan quando erano stati protagonisti del poltergeist causato da Arthur e di come ne erano usciti incolumi. Terminò il racconto. Gary e Charlotte sembravano meditare in silenzio su cosa dire e cosa fare; Emily teneva sempre la testa abbassata forse commossa per la triste storia dei due spiriti essendo lei una ragazza molto sensibile; Sophie stringeva forte il tablet cercando e riuscendo a mascherare il suo nervosismo. Non aveva avuto modo di riferire a Thomas dell’incontro fra i due amici e la prof, ora sapeva che Mathilde la stava proteggendo anche e soprattutto da quest’ultima, si fidava di lei ma la temeva pure: in fin dei conti era sempre un fantasma.
“Ci ha offerto di collaborare.” Ethan spezzò il silenzio che si era prolungato per molti minuti. “Prima di darle una risposta volevamo consultarci con voi, in fin dei conti abbiamo iniziato assieme questa avventura e assieme dobbiamo portarla avanti.”
“E questa collaborazione in cosa consisterebbe?” Chiese Gary.
“Non si è espressa in modo troppo esplicito, però posso azzardare che noi avremmo il compito di individuare la presunta fidanzata del professor O’Connor.” Rispose Oliver. “Qualora accettassimo, credo che Charlotte e Sophie potrebbero essere le persone giuste per portare avanti la missione, se così vogliamo definirla, con il nostro supporto ovviamente.”
“Noi?” Bisbigliò Sophie. “Perché proprio noi?”
“Tesoro, O’Connor è l’insegnante che ha accompagnato qui te e la tua amica Charlotte, lo conoscete meglio di tutti quanti noi e sicuramente avete una marcia in più, magari sapete pure qualcosa che sta al di fuori dell’ambito scolastico. Che ne dite?”
Le due ragazze si guardarono in faccia senza aprir bocca. Se Sophie si fosse rifiutata, probabilmente Charlotte sarebbe andata avanti ad indagare, magari con Gary o con qualcun altro. Se anche l’amica si fosse tirata indietro, così non avrebbero fatto gli altri e lei sarebbe stata all’oscuro dei piani, delle novità e degli eventuali sospetti. Se avesse accettato forse poteva evitare che si arrivasse a scoprire la verità, almeno fino alla fine del semestre oramai davvero vicina. E se si fosse tradita da sola? Già aveva tradito la fiducia e l’amicizia di Charlotte tenendola all’oscuro del suo flirt con il prof e anche se lo aveva fatto per evitare lo scandalo dell’insegnante che se la intende con l’allieva, si sentiva tremendamente in colpa e temeva di perdere la sua migliore amica quando tutto sarebbe uscito allo scoperto.
“Non sono del tutto convinto che sia una buona idea.” Intervenne Gary. “Che rischi potrebbero correre le ragazze? Così come noi se collaborassimo con lei?” Temeva infatti che Charlotte potesse passare dei guai a causa di Arthur e della sua violenza. “Voi due siete stati aggrediti, non siete rimasti feriti ma ve la siete vista brutta. Che cosa ha detto la Stanford a riguardo?”
Oliver ed Ethan si guardarono in faccia. “A dire il vero nulla.” Rispose il primo.
“E in effetti la cosa mi puzza un po’.” Aggiunse l’altro.
“A me non va di far rischiare la mia ragazza.” Gary strinse la mano ad una Charlotte con gli occhi pieni di stelle. “Per quel che mi riguarda non se ne fa di nulla se prima non parlate con lei e vi fate spiegare meglio ogni cosa. Se non ricordo male pure ieri sera durante il concerto di mio padre è venuto fuori un gran caos mentre stavate cercando di entrare nell’ufficio del direttore.”
“Esatto. Abbiamo fallito proprio per l’intervento dei fantasmi.”
“E’ come se non dovessimo scoprire altro, tuttavia ci proteggono dalla Stanford e dal direttore.”
“Se ne parlassimo con lui?” Sophie era rimasta in silenzio fino ad allora.
“No, tesoro. Ne sa molto più di noi ed è stato proprio lui a far venire qui la Stanford facendola passare per un’insegnante di musica. Quei due collaborano assieme da chissà quanto tempo.”
La ragazza chinò la testa, si sentiva in gabbia come un canarino attorniato da gatti famelici. Non poteva raccontare nulla di ciò che Arthur e Mathilde avevano rivelato a lei e Thomas, lei sapeva perché i due spiriti intralciavano tutte le loro indagini e sapeva anche di avere le mani legate qualora avessero deciso di collaborare con la prof sensitiva ed avessero affidato a lei e Charlotte il compito di scavare più a fondo nella vita privata di O’Connor.  


Per sua fortuna l’orologio dell’accademia sancì la fine del periodo di pausa e tutti quanti gli studenti si incamminarono ordinatamente verso l’aula magna dove avrebbero preso parte alle prove di gruppo per il gran concerto finale.



 



 
 
“Ben arrivati signori.” Il direttore Cowen prese la parola non appena tutti gli studenti si furono accomodati nelle loro postazioni. “Voglio innanzitutto congratularmi con ognuno di voi per il livello raggiunto, è raro ospitare un’orchestra formata da elementi come voi e sono certo che molti faranno strada nel campo della musica.” Vide l’orgoglio e la soddisfazione sui volti sia dei ragazzi che degli insegnanti. “Come ben sapete siamo quasi al termine del semestre, ciò un po’ mi rattrista, ma come ogni cosa ha un inizio, così deve avere una fine. E questa fine dovrà essere degna di voi, delle vostre abilità e dell’amore per la musica. Avete già eseguito più volte i brani, sia in gruppi minori che con l’intera orchestra, ed ora abbiamo finalmente completato la scaletta che eseguirete per il grande evento. Adesso vado ad illustrarvela, fate molta attenzione. “Fece cenno alla professoressa Kelly di visualizzare il programma sulla LIM. “Ecco qua: inizieremo con God save the Queen, il nostro inno nazionale, che eseguirete tutti assieme. Proseguiranno poi i fiati per un omaggio a Frank Sinatra con un arrangiamento volto a celebrare The Voice proponendo alcuni fra i suoi brani più celebri. Seguiranno gli archi con un medley dei successi di Elvis Presley, poi l’omaggio alle colonne sonore del grande cinema: vi saranno vari momenti con esecuzioni di piccoli gruppi e duetti come potete vedere qui.” Indicò sulla lavagna luminosa. “Inizierete con Moon River, poi Over the Rainbow, The Sound of Silence, C’era una volta il west, Nuovo Cinema Paradiso, Beautiful that Way e termineremo la prima parte con Can you feel the Love Tonight che come sapete è stata composta da sir Elton John, uno dei grandi nomi che hanno frequentato questa Accademia.” Fece una breve pausa osservando in silenzio i giovani musicisti intenti a seguire il programma con molto interesse. “La seconda parte si aprirà con un omaggio ai Beatles: eseguirete tutti assieme un medley dei loro brani più celebri così come a seguire per Michael Jackson. Dopo, come potete vedere, saranno proposti pezzi di vario genere come Smoke on the Water, Romeo and Juliet, Back in black, Satisfaction, Blowing in the wind, O sole mio, The wind of change, Born in the USA, Careless Whisper, Fix you e Skyfall. Ci avvieremo verso il gran finale con un medley dei Queen e concluderemo con Bohemian Rapsody.” Non appena ebbe terminato di illustrare il programma, notò la soddisfazione del corpo insegnanti e soprattutto degli studenti. Uno dei punti di forza della Duke of Kent infatti era nel proporre musica contemporanea che spesso viene messa in secondo piano rispetto a quella classica. Lo studio dei grandi compositori del passato rientrava certamente fra le discipline accademiche così come i vari stili musicali e le tecniche di composizione, ma così doveva essere anche per quei grandi nomi più vicini al nostro tempo. L’amore per la musica doveva abbattere ogni ostacolo e pregiudizio: questo si trasmetteva a chi aveva la possibilità di frequentare i corsi alla Duke of Kent Music Academy.
“Al termine del concerto avrà luogo la cerimonia di consegna dei diplomi, dopodiché ci sarà un ricco buffet per tutti. Vi lascio ora alle prove della prima metà del programma, ma prima di iniziare, vi invito a controllare con attenzione gli abbinamenti dei gruppi e delle coppie per i duetti ed i brani eseguiti dai vari tipi di strumenti. Come avete constatato, abbiamo cambiato spesso partner durante le scorse settimane e tutto ciò era finalizzato a capire chi di voi dava il meglio di sé e in quale circostanza. Ciò che leggete è la decisione definitiva, chi ha bisogno di spiegazioni può contattarmi dopo le prove.”
“Io mi prenoto fin d’ora, direttore!” Iris alzò la mano visibilmente indispettita: non c’era più il suo nome accanto a quello di Gary per suonare Moon River.
“Bene, signorina Johnson, l’aspetto nell’aula 10 più tardi. C’è qualcun altro?”
Nessuno rispose. Charlotte si voltò verso un Gary radioso: loro avrebbero suonato assieme quel brano, un brano che li aveva avvicinati, legati e che piano piano era diventato la colonna sonora del loro amore.
“Bene. Lascio il podio al professor Brown che dirigerà le prove. Signori, buon lavoro.”
 
 
 
 
 

 
“E’ stato davvero emozionante!” Emily stava raggiungendo i ragazzi in compagnia di Charlotte.
“Sì, hai ragione. E se penso che fra due settimane sarà tutto finito mi fa davvero tristezza. L’avresti mai detto?”
“No affatto.” Sorrise la rossa. “Sono venuta qui per studiare musica e mi sono ritrovata a dar la caccia ai fantasmi, a conoscere tanta di quella gente che mai avrei immaginato e.. insomma, a vivere un’esperienza davvero unica.”
“Alludi a Jason? Come va con lui?”
“Ha già preparato tutto per andare negli Stati Uniti, parte fra quattro settimane.”
“Ti mancherà?”
“Forse, ma è giusto che segua la sua strada e riprenda in mano la sua vita dopo la batosta che ha subito. Eravamo quasi due emarginati dalla società, lui per un verso ed io per un altro, ci siamo trovati ed abbiamo avuto la possibilità di fare questo percorso artistico assieme, di crescere come persone e di prendere consapevolezza dei nostri mezzi.” Notò lo sguardo leggermente malizioso dell’amica e si mise a ridere. “Lo so a cosa stai pensando tu come tutti gli altri: fra me e lui non c’è nulla tranne una sana amicizia che sta facendo invidia a tanti. Molti ritengono che fra un ragazzo e una ragazza non possa esistere amicizia, ma che debba per forza sfociare in qualcosa di più profondo. Liberi di pensarla così, ma se dovesse accaderti ciò che è accaduto a me cambieresti idea.”
Charlotte sorrise: Emily era davvero sincera, l’amicizia con il mezzo vampiro l’aveva aiutata a crescere e aumentare l’autostima. Non aveva mai fatto discorsi lunghi come quello e ora riusciva a tenere quasi sempre la testa alta mentre parlava, guardando negli occhi l’interlocutore senza diventare paonazza. “Sono davvero felice per te.”
“Grazie.” Un lieve rossore però le colorò leggermente il volto. “Tu e Gary?”
“Oh, va tutto benone. Dovrò solo sperare di essere accettata dalla sua famiglia nonostante il mio curriculum non sia …ehm… eccelso come il loro.” Ridacchiarono assieme. “A proposito….” Si soffermarono a debita distanza dai ragazzi. “Ethan?”
“Che c’entra Ethan?”
“Non ti era indifferente.”
“Ethan è uno stronzo egoista ed egocentrico.” La vecchia Emily prese il sopravvento, si strinse nelle sue braccia ed abbassò lo sguardo. “Beh, sì, è vero, non posso negarlo, non mi è indifferente, ma il suo modo di fare superficiale e altezzoso me lo fa detestare.”
“Sai, a dirla tutta ultimamente mi sembra cambiato, in particolare da quando hai preso a frequentare Jason. E’ come se fosse geloso!”
Si fece scappare una risata scuotendo la testa. “Ethan è circondato da nuvole di ragazze strafighe che lo adorano, ha l’imbarazzo della scelta e potrebbe cambiare fidanzata ogni settimana. Che motivo avrebbe di essere geloso di me e di Jason?”
L’altra fece spallucce. “Boh, non lo so. Magari gli piaci?”
“Ti prego!” Scoppiò a ridere come se le avesse raccontato una barzelletta e riprese a camminare per raggiungere gli amici.
“Oh, eccovi qua finalmente!” Oliver accolse con gioia e trepidazione le due ritardatarie. “Ce ne avete messo di tempo!”
“Abbiamo i nostri ritmi.” Rispose secca Charlotte. “Allora? Che bolle in pentola?”
“Un piccolo piano investigativo. Prima di dare una risposta alla Stanford dobbiamo verificare alcune cose.”
“Cioè?”
“Cioè…”
“Dovremmo aspettare di essere tutti prima di parlarne.” Osservò Ethan. “Dov’è Sophie?”
Effettivamente la ragazza non si era ancora presentata all’appuntamento.
“Ha letto il messaggio sul nostro gruppo.” Confermò Gary dopo aver controllata la chat.
Charlotte si guardò attorno sperando di vederla arrivare. Invano.
“Si comporta in modo troppo strano.” Osservò Oliver. “Specialmente in questi ultimi tempi. Avete idea di cosa le stia passando per la testa?”
Nessuno rispose.
“Sapete, a volte mi viene da pensare che nasconda qualcosa.” Confidò Charlotte.
“Tipo…..” Un lampo attraversò la mente del moro. “Tipo che possa sapere qualcosa della presunta relazione di O’Connor?”
“Che possa essere lei la misteriosa fidanzata?” Azzardò Ethan.
“No!” Charlotte fu lapidaria. “No, non può essere lei! E’ la mia mia migliore amica, me l’avrebbe detto!” Aveva gli occhi gonfi di lacrime, qualche sospetto lo aveva avuto e faceva di tutto per autoconvincersi di aver preso un grosso granchio. L’idea che l’avesse tenuta all’oscuro di tutto la faceva impazzire: Sophie sapeva tutto di lei, conosceva ogni suo minimo segreto, i suoi amori passati e presenti, le sue simpatie, le sue antipatie e, insomma, Sophie sapeva ogni cosa di Charlotte. Ma lei poteva davvero dire di conoscerla così a fondo?
Si trovò stretta fra le braccia di Gary, mentre tutti gli altri si guardavano attorno sperando di veder arrivare l’amica.

Ma Sophie non c’era.









 
 
Buon venerdì a tutti e ben ritrovati!
Confesso di non aver mai tirato così per le lunghe un racconto, ma con la situazione che stiamo vivendo (e che speriamo di lasciarci presto alle spalle) fatico sia a trovare il momento giusto per scrivere che le idee. Spero non me ne vogliate e che continuiate a seguire la vicenda, dato che non manca molto alla fine.
 
La Stanford offre di collaborare per smascherare la presunta e misteriosa fidanzata del prof e i ragazzi, ignari della verità, propongono Sophie e Charlotte come investigatrici per indagare nella vita privata dell’insegnante. Tutto con l’incognita dei possibili “attacchi” di Arthur che preoccupano Gary.
Accetteranno la collaborazione?
 
Scusate ancora per il ritardo, vi aspetto al prossimo appuntamento senza mancare di ringraziare VOI meravigliosi lettori che non mi avete abbandonata.
A presto! E buon fine settimana!
 
Un Abbraccio
La Luna Nera
  
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