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Autore: LadyHeather83    11/02/2021    2 recensioni
In una serata apparentemente tranquilla, Parigi viene colpita da un terremoto devastante.
Adrien e Marinette, che stavano partecipando ad una serata organizzata dalla Casa di Moda Agreste, rimangono intrappolati nell'ascensore dell'Hotel Grand Paris, senza un'apparente via di fuga...
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON AVERE PAURA

*

SOS

*

Marinette fu costretta a chiudere gli occhi per il dolore, perché il suo compagno l’aveva scaraventata inavvertitamente addosso ad una parete, e l’impatto sembrava averle causato una frattura scomposta alla spalla destra.

Se la massaggiò stringendo i denti, sperando che il dolore andasse scemando, senza successo, ma passò poi tutto in secondo piano, quando vide Adrien steso a terra che sembrava ad una prima impressione privo di sensi.

Si avvicinò carponi, trascinandosi con la gamba ferita che pareva essere peggiorata.

Adrien, Adrien” Lo scosse leggermente e di riposta ottenne un mugugnare incomprensibile.

Tirò un sospiro di sollievo: era vivo, ma ferito, gravemente ferito.

I suoi occhi si posarono sulla sua camicia imbrattata di rosso, sul fianco destro si ergeva un pezzo enorme di vetro.

Fece per alzarsi, aiutandosi con i gomiti.

“Non farlo, devo prima vedere come sei messo.” Sudava e tremava Marinette mentre controllava la situazione, e per poco non ebbe un mancamento, non solo per il dolore suo, ma per il troppo sangue che usciva da Adrien.

Era messo male, doveva trovare una soluzione alla svelta, ma per prima cosa, doveva spostarlo da lì, non poteva rischiare che potesse venire seppellito dal crollo del soffitto.

Mancavano pochi passi e sarebbero potuti uscire di lì, ma a volte il destino gioca brutti scherzi.

Strappò come meglio poteva un lembo di stoffa, preso da una tenda dell’ingresso dell’Hotel Le Grand Paris, lo avrebbe legato stretto attorno alla vita, in modo da poter tenere fermo il più possibile il vetro conficcato nella carne, così non avrebbe creato più danni.

Poi, lo prese per le braccia e lo trascinò fuori, fino a raggiungere il marciapiede.

“Scusami” Gli disse notando che stava parecchio soffrendo, non si stava lamentando apertamente, ma a Marinette bastò la sua espressione per avvilirsi.

Lei non poteva fare niente per lui.

Adrien aveva bisogno urgente di un medico, ed ella, non lo era affatto; certo, aveva partecipato attivamente ai corsi di primo soccorso, sapeva cosa fare in caso di rianimazione, in caso di soffocamento, aveva un attestato anche per disostruzione delle vie aeree in età pediatrica, e nel caso del suo amico, la prima cosa che avrebbe dovuto fare era avvertire i soccorsi e seguire le loro indicazioni.

Perfetto, pensò.

Nessuno però le aveva mai detto come comportarsi nel caso si trovasse assieme ad un ferito grave nel mezzo di un terremoto, e se anche lei stessa aveva bisogno di cure.

“Ok, pensa Marinette” La corvina fece un bel respiro profondo.

Attese qualche secondo guardandosi attorno, era tutto completamente buio.

La corrente era saltata, la strada era leggermente deformata e gli idranti continuavano a buttare fuori acqua.

Solo in lontananza si sentivano le sirene dei soccorsi che pattugliavano quelle strade, alla ricerca di feriti che sarebbero stati smistati negli ospedali vicini.

“Abbiamo aspettato troppo.” Marinette era arrabbiata e battè i pugni a terra, ma non c’era tempo per piangersi addosso, aveva una missione, e la vita di Adrien dipendeva da lei in quel momento.

“Non è colpa tua” Sospirò con un filo di voce cercando di trattenere una smorfia di dolore, per Adrien era difficile anche respirare, ma non glielo disse, era già in panico così, meglio mentire sulle reali condizioni di salute, soprattutto perché la situazione non sarebbe cambiata di molto.

“Ci penso io a te, non ti abbandonerò, non ora che ti ho ritrovato, Chaton”. Gli volse uno dei suoi soliti sguardi, uno di quelli che lo faceva innamorare perdutamente ogni volta che si specchiava dentro i suoi zaffiri, e il suo cuore iniziò a pompare più sangue, pessima idea.

Com’era stato stupido e idiota a non essersene mai accorto prima.

“Lasciami qui, va a cercare aiuto per te” Notò che continuava a tenersi la spalla con l’altra mano, che la benda improvvisata legata sulla ferita al polpaccio, ormai era intrisa di sangue e faceva fatica a rimanere su, i piedi scalzi erano feriti e non escludeva che qualche pezzo di vetro si fosse incastrato sotto la pianta.

“Siamo una squadra, non abbandonerò mai un mio compagno ferito. Ti giuro Adrien, che ti porterò in ospedale.” Fece una breve pausa “…anche perché mi devi una cena”. Gli disse sorridendo cercando di distrarlo.

“Hai dimenticato le scarpe e il vestito”. Aggiunse non perdendo il suo senso dell’umorismo.

“Giusto”. Acconsentì lei.

*

Marinette si guardò attorno in cerca di qualche idea.

Marinette, possiamo aiutarti?” Le chiesero sia Plagg che Tikki volteggiando davanti al suo volto.

“Una macchina, mi serve una macchina. L’ospedale non è lontano, ma non posso trascinare Adrien per kilometri con quella ferita, non si reggerebbe in piedi”. La ragazza non ebbe il coraggio di vedere se era peggiorata o rimasta stabile. “Potrei sempre trasformarmi in Lady Bug e usare il….”.

“Pessima idea, sarebbe scopo personale” Intervenne Plagg.

“E’ per salvare Adrien, non userei il mio potere per me”.

“Ma Adrien non è stato colpito da un’akuma, potresti ottenere l’effetto contrario” Precisò Tikki.

“Allora trovatemi una macchina, nessuno in questa città lascia più la vetture incustodite? Solo a me le rubano?”. Già, mesi fa le avevano rubato l’auto lasciata incustodita cinque minuti sotto casa, giusto il tempo per salire in camera sua e prendere un cambio. Era la sua prima macchina, comprata con gli stipendi accumulati durante la stagione estiva, mentre aiutava i suoi in pasticceria.

“Posso camminare, miladyAdrien provò ad alzarsi, ma fu costretto a stendersi di nuovo, perché non sentiva più le gambe, oltre al fianco, e ai polmoni, doveva avere anche una contusione alla colonna vertebrale.

“Laggiù, Marinette” Mezza coperta da un albero caduto e il buio che non faceva vedere bene, si trovava un suv nero.

“Speriamo funzioni! Plagg, Tikki, aiutatemi a metterla in moto”

*

Marinette tirò un sospiro di sollievo, la vettura era intatta e non sembrava aver subito danni; Plagg aprì con un solo gesto la portiera attraversandola, e Tikki riuscì ad accenderla.

La fortuna era dalla loro, per una volta.

Parcheggiò vicino ad Adrien, in modo da poterlo sollevare e mettere nel sedile anteriore senza problemi, poi si sarebbero defilati a gran velocità verso l’ospedale più vicino, che distava solo qualche isolato, meno di cinque minuti in macchina.

Non fu facile farlo salire, doveva fare molto attenzione a spostarlo, e andando incontro a tutte le regole, si era trasformata in Lady Bug, senza quel piccolo aiuto, non sarebbe mai stata in grado di tirarlo su.

Non usò il lucky charm, per non spossare la kwami, in quel momento non avrebbe avuto niente da darle per farle riprendere le forze, e se si fossero trovati in serio pericolo, non sarebbe potuta intervenire, anche se si stava chiedendo che cosa potesse andare peggio di così.

Nemmeno il tempo di finire di pensare, che Marinette spalancò bocca e occhi, la strada non era percorribile a causa di una voragine che l’attraversava in orizzontale, dividendo in due la città.

Che-che succede?” Chiese il biondo ormai allo stremo dello sue forze.

“Proviamo un altro percorso”

Marinette girò la macchina ed avanzò piano, proprio come aveva fatto prima, doveva evitare il più possibile le buche e bruschi movimenti, nonostante Tikki e Plagg lo stavano tenendo fermo con i loro poteri, in quella circostanza non sarebbero durati a lungo e tra un po’ avrebbero avuto bisogno di mettere qualcosa sotto i denti.

“Grazie, Milady” Sussurrò a mezze labbra il biondo.

“Mi ringrazierai dopo, quando ti avrò affidato alle cure di un medico”.

“Anche tu hai bisogno di aiuto, per colpa mia ti sei slogata una spalla e sei ferita ad una gamba”.

“Un po’ di pomata e passa tutto. Se non fosse stato per te, mi troverei io al tuo posto, o peggio ancora”.

Cercava di tenerlo sveglio, non poteva rischiare che si addormentasse o perdesse i sensi, avrebbe significato che il suo corpo stava cedendo e questo non poteva permetterlo, non se lo sarebbe mai perdonato.

“Una damigella in pericolo, va sempre aiutata, anche se questa è Lady Bug”.

“Forse non sono molto degna di essere lei, non riesco nemmeno a proteggermi da sola”.

“Non devi neanche pensarla una cosa del genere, tu sei fantastica Marinette, lo sei sempre stata, sono io l’idiota che non se n’è mai accorto, quello che era accecato da l’occultamento della maschera”. Ansimava mentre parlava.

“Se ti può consolare, nemmeno io ho mai sospettato di te”.

“Si, ma tu non eri innamorata di me.”

A Marinette si seccò ancora di più la gola e poteva sentire come degli artigli affilati che la ferivano.

S-sei un amico, il mio migliore amico. Avrei dovuto accorgermene no?” Non sa nemmeno lei come le era uscita una cosa del genere, certo che è stata innamorata di lui, e lo era tutt’ora, solo che lui non lo poteva sapere, e come avrebbe potuto? Non glielo aveva mai confessato.

Marinette guardò dallo specchietto retrovisore e lo vide con gli occhi chiusi.

Non aveva ricevuto risposta e la cosa l’aveva insospettita, forse non aveva nemmeno sentito quello che gli aveva detto.

Adrien!” Lo chiamò, e i due kwami cercavano di svegliarlo.

“E’ svenuto, Marinette” Constatò Tikki notando la schiena che si abbassava e alzava.

“Dobbiamo fare presto” Si preoccupò Plagg.

Ma quando si dice che le disgrazie non vengono mai sole, la macchina si fermò di colpo, la benzina si era esaurita a pochi passi dall’ospedale.

Marinette poteva vedere le luci offuscate, la stanchezza stava avendo il sopravvento, ma non era giunto ancora il momento di mollare.

Gli aveva giurato che lo avrebbe portato da un medico, e lo avrebbe fatto.

Scese di corsa dalla macchina e l’impatto con i sassetti appuntiti, la fece sobbalzare, ma non c’era il tempo per dire ahia, o di piangersi addosso, oppure permettersi di svenire perché il dolore alla spalla di faceva via via sempre più intenso.

Tikki, trasformami” Non sarebbe mai riuscita a portarlo in braccio con solo le sembianze di Marinette, le occorreva un piccolo aiuto, al diavolo se questo avrebbe comportato andare contro le regole.

Senza nessuna fatica, lo tirò fuori dall’auto e se lo caricò in spalle, non poteva permettersi di piegarlo.

Camminò qualche minuto, notando le luci e le sirene sempre più vicine, come le urla di gente disperata, che rimbombarono forti nella testa di Lady Bug, che chiedeva solo che quell’incubo finisse presto.

Ancora pochi passi e sarebbero arrivati a destinazione.

Crollò con il peso di Adrien addosso.

Tikki senza volerlo aveva sciolto la trasformazione, la sua portatrice era troppo debole per sopportare il potere dentro di se.

La corvina riuscì a spostarsi da sotto il suo corpo con le ultime forze che gli rimanevano.

“Mi dispiace” Pianse e copiose lacrime le bagnarono il viso, mentre stringeva quello di Adrien tra le sue braccia.

M-milady! H-hai fatto tutto quello c-che po-poteviAdrien riprese i sensi, forse per l’impatto con la strada.

“Sono una frana, non riesco più a camminare”.

“Hai fatto anche troppo.”

“Sarai sicuramente deluso da me”.

N-no. Questo m-ai”.

“Ti amo, Adrien” Gli disse mentre sentiva la sua vita scivolare via tra le sue dita.

Si accasciò infine anche lei accanto al suo corpo, quando sentì le forze venir meno.

*

continua

  
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