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Autore: samaelstoker    13/02/2021    0 recensioni
Tehanu ha sempre mantenuto una certa distanza tra sè e gli altri. Una sera, Kana non glielo lascia fare.
Tehanu soppesò anche l'idea di sfilarsi i guanti, giocherellando distrattamente con l'orlo, e si mordicchiò le labbra. Avrebbe dovuto dire qualcosa, comunque, prima o poi; Tehanu non indossava più alcuna corazza che i propri abiti – un gambesone logoro, pantaloni, stivali – ed era giunto il momento che tenesse fede alla propria parte dell'accordo e lasciasse Kana abbattere anche le sue ultime difese. Esitava ancora, invece.
[Osservatore (M)/Kana Rua, !L'Osservatore è un Aumaua e un Deiforme del Fuoco, !Tematiche Delicate per: implicazioni di autolesionismo e un minore episodio di dissociamento | 3070 parole]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Due colpi secchi sulla porta sbrogliarono Tehanu dai suoi pensieri.

“È aperto,” disse. Si alzò dal letto, le gambe intorpidite dopo essere rimasto a lungo in posizione seduta, chiedendosi in parte quale fosse la ragione che quella sera aveva trattenuto tanto Pallegina.

Kana fece un passo incerto nella stanza. Si era spogliato degli abiti da viaggio, a parte il suo cappello, e ne indossava di puliti, semplici e leggeri. I lacci della sua camicia erano allentati intorno al collo; i motivi più scuri della sua pelle si intravedevano spuntare sulla clavicola scoperta. Inoltre, era solo; alle sue spalle la porta, aperta, incorniciava soltanto i corridoi in penombra di Vallechiara.

Tehanu abbassò lo sguardo e si concentrò sui bracciali della propria armatura, ancora allacciati, e cominciò ad armeggiare con la fibbia del sinistro in un maldestro tentativo di dissimulazione. “Stavo aspettando Pallegina.” Disse dopo un momento. Immaginava lo sguardo curioso di Kana che l'osservava, mentre le sue dita guantate fallivano ogni tentativo di aprire la fibbia. Si morse il labbro inferiore.

“Lo so,” Kana rispose. C'era un'inusuale nota nervosa nella sua voce che catturò l'attenzione di Tehanu e lo indusse ad alzare lo sguardo dal suo preteso operato. Kana stava osservando le fiamme nel caminetto mentre andavano pian piano trasformandosi in braci, ma dovette aver percepito l'attenzione di Tehanu spostarsi su di lui perché si voltò e gli sorrise. Anche il suo sorriso, notò Tehanu, aveva una leggera curva nervosa; non c'era nessuna fossetta sulle sue guance e aveva le labbra tirate tanto che Tehanu poteva intravedere le punte aguzze dei suoi denti. Kana proseguì: “Le ho chiesto se avrei potuto prendere il suo posto per questa sera.” Si prese il mento tra le dita e spostò il peso da un piede all'altro. “È passato del tempo dall'ultima volta in cui abbiamo avuto l'occasione di parlare – tu e io da soli –, e dato,” Kana sembrò soppesare con attenzione la scelta delle sue prossime parole, “il modo in cui la nostra ultima conversazione si è conclusa...” fece un gesto nervoso con la mano come per indicare lo spazio che li separava, poi si accigliò, “ho pensato‒ temuto che volessi in qualche modo evitare la mia compagnia. Quindi‒”

Tehanu serrò la mascella, facendo schioccare i denti nello scatto. Smise di pretendere di occuparsi della fibbia e le braccia gli ricaddero ai fianchi. Fissò Kana come avrebbe squadrato un avversario dall'arma sguainata: “Quindi hai pensato di tendermi un'imboscata,” disse, il tono duro. Aveva la gola annodata e la sua voce suonò roca, come se uscendo si fosse graffiata contro le sue corde vocali. Si sentiva esposto, scoperto e messo a nudo in quella camera spoglia e con l'armatura ancora indosso, mentre Kana lo stava affrontando invece armato soltanto di un sorriso e parole gentili.

“Non era mia intenzione‒” Kana s'interruppe, gli occhi sgranati dallo stupore. Aprì la bocca, come se fosse sul punto di continuare, poi si passò una mano sul viso e scosse la testa. “No, hai ragione, ho‒ sbagliato. Mi sono sbagliato.”

Il sorriso di Kana si spense dalle sue labbra e Tehanu mordicchiò le proprie. Avrebbe dovuto sentirsi sollevato nel vedere Kana indugiare ancora un poco sulla porta, nel sentire mormorate parole di commiato, sapendo che presto avrebbe potuto barricarsi di nuovo nel silenzio della stanza. Eppure la consapevolezza che dopo quella sera Kana non gli avrebbe più riservato il suo sorriso più bello, che non avrebbe più ricercato il suo sguardo entrando in una stanza, lo schiacciava quanto sapere che assecondando questo sentimento avrebbe portato a Kana solo dolore.

“Dirò a Pallegina di salire da te,” stava dicendo Kana, una mano sulla maniglia della porta e le nocche sbiancate. Il cappello gli era scivolato sulla fronte e come pochi giorni prima Tehanu sentì l'impulso di sistemarlo, passare una mano tra i ricci di Kana e scoprire se fossero davvero morbidi come sembravano. Quella volta, quando si era avvicinato per scostargli il tessuto dal viso, Kana aveva accolto il suo tocco senza paura e schiuso le labbra sospirando appena, aspettandosi un bacio che non era arrivato; Tehanu si era allontanato e l'aveva lasciato solo.

“Aspetta.” Tehanu incrociò le braccia sul petto, sperando di nascondere il tremolio delle sue mani. “Aspetta,” ripeté, cercando di riordinare tra i suoi pensieri la frase giusta da aggiungere. Non ci riuscì. Dalla bocca gli sfuggì un verso nervoso, poi: “Kana,” disse, perché non sapeva cos'altro fare.

Kana fece un passo all'interno della camera, chiudendosi la porta alle spalle con un lieve scatto della serratura. Si stava mordendo l'interno della guancia come faceva quando si concentrava su un bersaglio prima di premere il grilletto, ma la sua postura tradiva la sua indecisione. Fece per dire qualcosa, ma Tehanu lo fermò con un gesto della mano.

“Ho cercato di allontanarti. Perché,” Tehanu inspirò dal naso ed espirò l'aria tra i denti, “avevo paura. Che avrei potuto farti del male. Ma ho finito per fartene comunque. Perdonami.”

Kana scosse la testa e scoppiò in una breve risata triste. Tehanu affondò le dita nel proprio braccio fino a che la pressione non si trasformò in un dolore acuto.

“Tehanu,” Kana iniziò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, “credi che se avessi potuto farmi veramente del male io mi troverei ancora qui?”

Seguì un attimo di silenzio, accompagnato dallo scoppiettio della legna nel camino. Un pezzo di legno cadde tra i carboni ardenti aggiungendo una nota sorda all'accompagnamento.

Come puoi esserne così certo tentò di dire Tehanu, ma le parole gli morirono di nuovo sulla lingua. Scosse il capo.

“Anch'io dovrei porgerti le mie scuse,” Kana continuò, “ho agito secondo un pensiero egoista e ti ho causato un dolore altrettanto grande di quello che tu pensi di aver procurato a me.”

“Sto bene,” riuscì a gracchiare Tehanu.

“Come puoi vedere, sto bene anch'io.” C'era forse una punta di malinconia nella sua voce e per un attimo Tehanu credette che Kana fosse sul punto di scoprire la sua bugia, però poi sorrise e le sue labbra s'incurvarono nel suo solito fare allegro. Alzò un dito, “Permettimi dunque di farti una proposta: lascia che ti aiuti a spogliarti dell'armatura come avrebbe fatto Pallegina al mio posto, poi potremmo parlare. O‒ fare qualcos'altro, qualsiasi cosa tu voglia. In ogni caso,” Kana fece un gesto nella direzione generale del petto di Tehanu, ancora protetto dalla corazza, “immagino che sia piuttosto pesante; sarai stanco.”

Non era così. Nel corso della sua carriera da mercenario Tehanu aveva indossato armature ben più scompagnate, scomode, pesanti, di fattura nettamente inferiore rispetto alla semplice corazza che portava in quel momento e per periodi ben più lunghi; non era estraneo alle notti passate all'addiaccio dopo lunghe ore di marcia, a combattere lo sfinimento con un'arma tra le mani, incrociando lo sguardo del proprio avversario sul campo di battaglia. Era un genere di fatica a cui era abituato, i cui dolori accoglieva con piacere. Kana non poteva certo saperlo; i calli sulle sue mani erano da attribuirsi alle corde di un liuto, non all'elsa di una spada.

Tehanu annuì poi pensò che Kana si meritava di sentirselo dire dalla sua voce, quindi disse: “Sì. Abbiamo un accordo.”

“Perfetto.” Il viso di Kana s'illuminò. Tehanu pensò che sarebbe dovuto essere grato a Kana per essere rimasto nonostante il modo in cui l'aveva trattato e pensò anche che il sorriso di Kana non aveva nessun motivo per essere così bello, eppure gli piaceva comunque.

Per dare a Kana un migliore accesso alle fibbie che chiudevano la corazza sulla sua schiena, Tehanu si voltò dandogli le spalle. Udì Kana avvicinarsi un attimo dopo. Si morse il labbro inferiore, anticipando la sensazione di vulnerabilità che sarebbe arrivata con le mani di Kana sul suo corpo.

Il tocco di Kana iniziò tentativamente, finché le sue dita non trovarono la prima fibbia nascosta sotto lo spallaccio destro di Tehanu. Quando Kana iniziò a lavorare all'allacciatura e Tehanu sentì le sue dita infilarsi fra le aperture dell'armatura, si fece sfuggire un sospiro tra i denti che non si era accorto di star trattenendo. Risuonò pesante nel momentaneo silenzio della stanza.

“Qualcosa non va?” Kana si fermò. “Non ho commesso nessun errore, giusto?”

“No.” La voce gli uscì di nuovo rauca, Tehanu si inumidì le labbra con la lingua. “Non preoccuparti.”

Kana si mise di nuovo a lavoro e Tehanu fissò lo sguardo dritto davanti a sé, incrociando gli occhi del proprio riflesso sul vetro della finestra. Il suo doppio l'osservava teso dall'altra parte del vetro, la pelle tirata sul viso e gli occhi incavati, la punta dei denti impressa sul labbro inferiore. Somigliava a un fantasma, uno degli spiriti che da qualche tempo ormai infestavano il suo sonno e la sua veglia, con l'eccezione che questo lo stava perseguitando da tutta la vita; le spaccature che gli incorniciavano il volto si riflettevano di un rosso vivace sulla superficie scura della sua pelle, le fiamme che infestavano il suo corpo rilucevano sfocate, incoronate da quattro paia di corna che ardevano come braci.

Mentre tornava a concentrarsi sulle fibbie dei propri bracciali, Tehanu fu grato di non aver permesso a nessuno di montare uno specchio nella camera quando era stata ammobiliata durante la ristrutturazione di Vallechiara. Una spiacevole sensazione d'inadeguatezza gli annodò ancora la gola.

Questa volta, le fibbie si slacciarono con facilità e Tehanu si sfilò i bracciali lasciandoli cadere sul pavimento con un tonfo sordo. Kana si stava ancora occupando delle cinghie che assicuravano lo spallaccio, canticchiando qualcosa sottovoce.

Tehanu si schiarì un poco la voce. “Posso mostrarti come fare.”

“No, non ce n'è alcun bisogno.” La soddisfazione era evidente nella voce di Kana e, un attimo dopo, lo spallaccio destro cadeva sul pavimento con un tonfo sordo, poco lontano dai bracciali. “Ho fatto pratica aiutando Pallegina con la sua – in parte si tratta della ragione per cui ho tardato così tanto.” Kana iniziò a lavorare all'altro spallaccio, i movimenti più sicuri e precisi. “Volevo essere sicuro di fare le cose nel modo giusto,” rise piano, “dimostrarti che saresti stato in buone mani – imparo in fretta, sai.”

“Ah.” Tehanu inghiottì a vuoto. “Vedo.” Non sapeva cosa farne dell'ammissione di Kana. La rigirò nella mente, come se studiarla da un diverso punto di vista ne avrebbe cambiato il significato o gli avrebbe dato qualcosa di altrettanto importante da offrire in cambio.

“Sta' attento, però,” disse dopo un attimo, cercando di distogliere il pensiero dalle parole di Kana, concentrandosi invece sull'allentare le piastre della corazza, “quando indosso a lungo un'armatura spesso il metallo inizia a scottare.” Poi, come se non avesse messo Kana in guardia abbastanza, aggiunse: “Potrei bruciarti.”

Lo sfregare di cuoio su metallo s'interruppe e un attimo dopo Tehanu avvertì una lieve pressione sul fianco, ancora protetto dall'armatura: Kana l'aveva toccato con la mano nuda. Tehanu si fermò, le dita guantate chiuse sul bordo delle piastre, immobili, un respiro interrotto a metà.

“Non lo definirei esattamente rovente; direi tiepido, piuttosto.” Kana ritirò la mano e tornò al lavoro sulle fibbie. “È una piacevole sensazione.”

Tehanu riprese a respirare. Non seppe come rispondere, quindi lasciò che l'eco delle parole di Kana aleggiasse nella stanza finché Kana non riprese a canticchiare a mezza voce e Tehanu riuscì a concentrarsi di nuovo sulla propria corazza – che non stava scottando ed era, invece, piacevolmente tiepida.

Uno alla volta, ogni pezzo dell'armatura di Tehanu raggiunse il pavimento insieme agli altri. Pallegina ci avrebbe impiegato meno tempo, quello di aiutarsi a vicenda a rimuovere l'armatura un rituale che lei e Tehanu avevano collaudato durante settimane di viaggio insieme, ma con la pratica Kana si stava facendo sempre più attento e preciso e, con ogni pezzo dell'armatura che veniva tolto, Tehanu aveva la sensazione che parte di un fardello che portava ormai da lungo tempo gli venisse rimosso dalle spalle.

Mentre si sfilava la cotta di maglia, facendo attenzione che i piccoli anelli di metallo non si impigliassero nelle sue corna, Tehanu si soffermò a riflettere sulla nenia che Kana aveva continuato a canticchiare sottovoce – e stava continuando a canticchiare, un passo indietro per dare a Tehanu lo spazio sufficiente per spogliarsi – per tutto il tempo. Sembrava una canzoncina per bambini, forse, una che non aveva mai udito Kana cantare e di cui Tehanu non conosceva le parole.

Quando anche la cotta di maglia giacque sul pavimento con un tintinnio metallico e nella stanza calò il silenzio, Tehanu considerò l'idea di chiedere a Kana il significato della canzone per spezzare la quiete improvvisa che si era formata. Si morse la lingua, però, invece: se Kana fosse stato disposto ad aiutarlo nuovamente, avrebbe potuto chiederglielo allora – avrebbe potuto chiedergli di cantarla ancora.

Tehanu soppesò anche l'idea di sfilarsi i guanti, giocherellando distrattamente con l'orlo, e si mordicchiò le labbra. Avrebbe dovuto dire qualcosa, comunque, prima o poi; Tehanu non indossava più alcuna corazza che i propri abiti – un gambesone logoro, pantaloni, stivali – ed era giunto il momento che tenesse fede alla propria parte dell'accordo e lasciasse Kana abbattere anche le sue ultime difese. Esitava ancora, invece.

Quasi avesse percepito l'incertezza di Tehanu sul da farsi, Kana si schiarì la voce con un finto colpo di tosse e disse: "So di averti promesso una scelta, una volta finito, ma permettimi di dirti un'ultima cosa, per favore.”

Tehanu rimase in silenzio, quindi Kana proseguì: “Non posso pretendere di conoscere le tue intenzioni di quella sera, ma posso parlarti delle mie: avrei veramente voluto baciarti, se me lo avessi permesso.”

Per un momento, Tehanu incrociò ancora lo sguardo del suo riflesso sul vetro della finestra. Flebile, nei suoi occhi ardeva forse una fiammella di speranza. Le labbra del suo doppio nel vetro si mossero in sincronia con le sue: “Vorresti ancora farlo?” chiese, piano.

Tehanu udì Kana ridere appena – il suono era liberatorio. “Tehanu,” disse, il tono leggero, “sono entrato in questa stanza desiderando nient'altro che baciarti‒ il mio desiderio non è cambiato.”

Tehanu si voltò. Non aveva realizzato quanto lui e Kana fossero vicini – forse un braccio, poco meno: avrebbe potuto tendere una mano e accarezzare il suo viso. Kana lo precedette.

Automaticamente, mosso da un irrazionale timore, Tehanu gli afferrò il polso. Sul viso di Kana passò un interrogativo e il sorriso vacillò sulle sue labbra. “Non‒ devi sentirti obbligato, se non è quello che vuoi,” disse.

Tehanu scosse la testa. Anche attraverso lo spessore ruvido dei guanti, riusciva a percepire flebilmente il sangue scorrere nelle vene di Kana – poteva circondargli completamente il polso con le dita. Non posso fargli del male non voglio.

Con un gesto lento, Tehanu si portò il polso di Kana alla bocca, premendovi appena le labbra. Kana schiuse le dita, accarezzandogli lievemente la guancia coi polpastrelli, seguendo le spaccature che gli incorniciavano il viso. C'era dolcezza e curiosità nel suo tocco. A Tehanu il respiro s'incastrò dietro i denti. “Non merito questa gentilezza,” disse, l'impressione del tocco di Kana ancora sulla pelle, “non so se sarò capace di ricambiarla.”

Kana fece di nuovo scorrere le dita sul viso di Tehanu. Mascella, guancia, zigomo. “L'hai già fatto, Tehanu.” Disse, le labbra incurvate ancora in un sorriso dolce e le fossette sulle guance. “Posso baciarti?”

Tehanu sciolse la presa sul polso di Kana e coprì il dorso della sua mano con la propria. Chiuse gli occhi e annuì piano, abbassando il viso mentre Kana alzava appena il suo.

Si incontrarono a metà strada. Appena Tehanu sfiorò la bocca di Kana con la sua, lui schiuse le labbra con un sospiro. Il bacio iniziò lieve, appena un leggero sfiorarsi di labbra. Esplorativo, tentativo – piacevole. Superficiale abbastanza perché Tehanu non si soffermasse a riflettere sulla propria limitata esperienza. La bocca di Kana era morbida e piena e sulle sue labbra era rimasto il sapore di qualcosa di dolce; miele, forse, Tehanu sapeva che la sera Kana aveva l'abitudine di fare una visita alla cucina prima di salire in camera. Sapeva anche di non avere un sapore altrettanto piacevole: come ingoiare una manciata di cenere, gli era stato detto una volta.

Dopo un momento, Tehanu sentì Kana far scivolare via la mano da sotto la sua, seguendo delicatamente con la punta delle dita la linea delle venature che gli spaccavano la pelle e fermandosi sulla giuntura tra collo e spalla, sopra l'orlo del gambesone. Kana avrebbe potuto premere per avere di più, più pelle da toccare, più accesso alla sua bocca, ma la sua mano rimase lì sulla spalla di Tehanu, una presenza ferma ma appena percepibile, e lasciò che fosse invece Tehanu a stabilire il ritmo del bacio, e lui gliene fu silenziosamente grato.

Ora che erano entrambe libere, Tehanu portò le mani sui fianchi di Kana e chiuse la breve distanza che ancora li separava.

Kana gemette piano quando l'angolo del bacio cambiò e Tehanu si scostò appena un attimo dopo, un piacevole-spiacevole sentimento di aspettativa a stringergli il petto.

Sul viso di Kana si allargò un sorriso felice e soddisfatto. Era bellissimo, illuminato dall'alone caldo delle fiamme morenti nel caminetto. Il cappello gli era di nuovo scivolato di traverso sul capo, lasciando che una cascata di ricci scuri cadesse a incorniciargli il viso. Tehanu avrebbe potuto sistemarlo e Kana l'avrebbe lasciato fare.

Con un gesto esitante, Tehanu gli passò una mano tra i capelli e Kana si abbandonò al tocco, permettendo a Tehanu di sistemargli dietro l'orecchio un paio di ciocche ribelli. Erano morbidi quanto aveva immaginato. Tehanu gli aggiustò il cappello prima di scostarsi lasciandogli un lieve bacio sull'angolo della bocca come avrebbe voluto fare quella prima volta.

Sagani aveva commentato, una volta, quanto baciarsi troppo a lungo fosse incredibilmente tedioso – Tehanu aveva considerato le sue passate esperienze e aveva silenziosamente concordato; ora invece l'idea gli suonava terribilmente sbagliata: se avesse potuto continuare a baciare Kana per sempre, l'avrebbe fatto.

“Sei meraviglioso.” Tehanu mormorò in un soffio, le dita che tremavano appena contro la pelle di Kana.

“Ah.” Kana scosse la testa e rise piano. Era arrossito sulla punta delle orecchie. “Questo dovrei essere io a dirlo.” Si schiarì la voce poi, in tono più serio, disse: “Sei meraviglioso anche tu, Tehanu.” Il suo sorriso si allargò: “Posso baciarti di nuovo?”

Tehanu annuì, un piccolo e goffo sorriso a tirargli un angolo della bocca, e chinò appena il capo per permettere a Kana di baciargli la punta del naso.









post scriptum: il titolo viene da qui. tbh, questa canzone è diventata un po' la mia ost per la fic - e la coppia
plus, se volete farvi un'idea più accurata di che faccia abbia Tehanu, potete trovarlo qui e qui 
onestamente non credevo avrei visto la fine di questa fic così presto: ho iniziato a scriverla circa un mese fa, giusto un paio di giorni dopo aver finito il primo poe, con una sorta di idea in mente e qualche dialogo semiscritto e non avrei mai pensato di arrivare... fin qui XD dev'essere stato il bisogno di vedere più contenuti Kana-centric ad avermi fatto mettere il turbo XD
in ogni caso, non mi divertivo così tanto a scrivere una fic da non so quanto tempo e, in parte lo devo anche a tutti gli amici che mi hanno sopportato su discord mentre giocavo poe e torturavo Tehanu. quindi grazie a bea e visbs e tutti i ragazzi del sever su discord <3
come sempre, ogni tipo di feedback è apprezzato - spero vi sia piaciuto leggere questa fic quanto è piaciuto a me scriverla ;)
se volete, mi trovate qui su tumblr: whenyoulosesmallmind

   
 
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