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Autore: Biblioteca    14/02/2021    0 recensioni
Ho provato a immaginare e descrivere il primo incontro del capitano Francis Crozier con Sophia, la nipote del capitano Franklin; un primo incontro, che sarà l'inizio della loro storia d'amore.
Scritta per San Valentino.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Ancora non capisco, perché siamo qui?” domandò Crozier.
“Perché la socialità è importante, amico mio! E perché il whisky è buono!” replicò Ross sorridendo.
Francis Crozier si guardò intorno: osservò capitani, ufficiali, sottufficiali e (per chi le aveva) le rispettive consorti.
Tutti sorridenti, a congratularsi con John Franklin per la sua nomina di “cavaliere”.
Al fianco dell’uomo, oltre alla nuova moglie, di cui Francis non ricordava neanche il nome di battesimo, c’era anche quel pomposo James Fitzjames, un ufficiale arrivista che era finito da qualche tempo sotto l’ala di Franklin.
Bevendo il whisky (il terzo della serata), Francis pensò che se fosse dipeso da Franklin, probabilmente non sarebbe mai stato invitato a quel ricevimento.
No, lui era lì solo grazie a James Clark Ross. L’unico che non l’aveva mai guardato dall’alto in basso per le sue origini iralndesi.
“Temo di non essere dell’umore adatto per una festa. Mi dispiace sir Ross.” Mormorò Francis.
“Via vecchio mio, cercate di rilassarvi…”
“Da un po’ di tempo solo due cose mi rilassano davvero: il movimento delle navi sulle onde del mare e un buon whisky.”
“Nelle vostre vene scorre acqua di mare! Siete un buon elemento per la marina di sua maestà! E lo penseranno anche gli altri prima o poi! Ma voi… dovete imparare a esporvi di più.” Disse, con una punta di severità, il capitano Ross.
Crozier annuì mandando giù quanto restava del suo drink.
Si era ripromesso che sarebbe stato l’ultimo, ma sapeva anche che non avrebbe mantenuto quella promessa. Forse più che acqua di mare, a scorrergli nelle vene era l’alcol e l’oblio che portava con sé. Era così da quando era stato nominato capitano; aveva creduto che quel titolo l’avrebbe finalmente fatto sentire accettato, inserito. Invece, sembrava che ciò che era stato, che le sue origini, fossero sempre messe al primo posto da chiunque lo incontrasse.
“Perdonatemi, Ross, ma vado a prendere un po’ d’aria.”
“D’accordo.”
Lasciò il suo generoso amico da solo e si allontanò, uscendo sul terrazzo.
Osservò la città di Londra che si stendeva davanti a lui e sospirò.
Gli mancava la sua terra, la sua verde Irlanda, dove aveva imparato da bambino a nuotare nelle acque fredde dell’oceano. Però… se fosse nato a Londra…
 Cofff
Un colpo di tosse lo riportò alla realtà. Si rese conto allora che una giovane donna bionda osservava la città con sguardo ammirato a pochi passi da lui.
Crozier rimase a fissarla in silenzio per qualche minuto, finchè, per puro caso, lei non girò la testa e i loro sguardi si incrociarono.
La giovane fece un piccolo sobbalzo. Crozier arrossì.
“Vi chiedo perdono. Avrei dovuto farvi sapere della mia presenza.” Si scusò l’uomo con un inchino.
La ragazza sorrise. Un sorriso caloroso, con gli occhi che brillavano curiosi.
Anche lei eseguì un inchino.
“Non vi biasimo affatto. Siete stato cortese a lasciarmi immersa nei miei pensieri. E anch’io a volte non so come presentarmi.”
La gioia della donna era sincera. Non di facciata.
Questo almeno fu quello che pensò Crozier, che riuscì finalmente ad avvicinarsi qualche passo. Fino a poco prima, si era sentito le gambe pesanti come il piombo.
“Per presentarci, noi capitani usiamo darci la mano. Ovviamente il discorso è diverso quando si ha a che fare con una signora.” Subito dopo aver pronunciato        quelle parole, Crozier desiderò di sprofondare nel pavimento.
Gli sembrò una frase terribilmente sciocca.
Ma di nuovo venne accolto con un sorriso dalla giovane, che gli porse la sua mano.
“Signorina, ancora. Signorina Sophia Cracroft.”
“Capitano Francis Crozier, al vostro servizio.”
Mentre eseguiva il baciamano, Crozier pensò al cognome.
“Il vostro cognome mi è familiare…” le disse. Ma non riusciva a ricordare nessuno tra i capitani, ufficiali e sottoufficiali a lui noti che portasse quel nome.
“Sono la nipote dell’ospite d’onore.” Spiegò Sophia “E sono al momento la sua preferita. Anche Jane mi ha molto a cuore. Per questo sono qui.”
Ci fu un momento di silenzio durante il quale i due si guardarono negli occhi. Gli occhi azzurro chiari di lei, ricordavano il mare ghiacciato del circolo polare artico.
Crozier arrossì di fronte al suo sguardo penetrante. Ma vi colse anche qualcosa di profondamente malinconico.
“Ma vorreste essere da tutt’altra parte… o sbaglio?” domandò cauto l’uomo.
Sophia emise un sospiro e tornò nuovamente a guardare la città illuminata.
“Sono una ‘stanziale’. Amo leggere delle avventure, ma non farle. L’ho sempre saputo. Non credo sia vigliaccheria. O pigrizia. Semplicemente l’idea di essere lontana da qui… dalla mia bellissima città…. Mi disturba molto. Forse anche per questo sono nata donna.” E rise.
La sua risata, pensò Crozier, era veramente bella.
Si avvicinò anche lui al parapetto per osservare la città.
“Su una cosa, sono assolutamente d’accordo con voi: Londra è bellissima. Ma non serve amare l’avventura per lasciarla. Esplorare per noi della marina è un dovere verso tutta la patria, anche per chi non la lascerà mai. Anzi, forse soprattutto per loro.” Disse l’uomo.
“Lo so. Ma vedete, per noi che restiamo a casa, pensare ai nostri cari lontani è sempre doloroso. Zia Jane ha molta fiducia in mio zio. Ma ho visto la sua angoscia… E l’idea di stare in quella stanza, in mezzo a tutti quegli uomini che non capirebbero….” Sophia era stata per un attimo completamente concentrata sulla città, mentre parlava. Quando si rese conto di quanto si fosse aperta con i suoi pensieri, immediatamente si scusò: “Oh vi prego, vi chiedo scusa. Ancora non ho imparato a comportarmi nelle occasioni pubbliche…”
“Io invece trovo che avete espresso un sentimento molto ragionevole e rispettabile. È d'altronde difficile anche per molti di noi allontanarci dalle nostre famiglie. Purtroppo so di molti che, al ritorno, non hanno trovato qualcuno ad aspettarli. Il mare aperto è pericoloso. Ma anche la terra ferma ha i suoi problemi. Le malattie seguono l’uomo in terra come in mare.”
Anche Crozier si era perso nei suoi pensieri, mentre parlava.
Ripensava alla sua famiglia, in Irlanda, che ad un certo punto aveva smesso di scrivergli. Ripensava al primo viaggio, quando, attraccato in un porto scozzese, aveva visto gli altri uomini raggiungere parenti e amici, mentre lui non aveva nessuno ad aspettarlo.
Si riscosse e sorrise alla ragazza: “Vostro zio è un uomo molto fortunato, se ha voi ad aspettarlo al ritorno.”
Lei sorrise.
“E voi chi avete ad aspettarvi?” chiese.
Crozier non riuscì a reggere il suo sguardo. Osservò le piastrelle del pavimento.
“Io purtroppo… Non ho ancora nessuno ad aspettarmi in questa città.”
“Non siete sposato?”
“No.”
“Interessante…”
Crozier arrossì di nuovo. Osservò la giovane che ricambiava il suo sguardo sorridente.
“Sophia!”
John Franklin era apparso sulla soglia del balcone.
Sophia gli andò subito incontro.
“Buonasera zio! Ho appena conosciuto un vostro amico! Il capitano Francis Crozier.”
Francis e John si guardarono negli occhi. Francis avvertì immediatamente il senso di superiorità che l’altro aveva nei suoi confronti. Anche al momento di stringergli la mano, Franklin continuò a guardarlo dall’alto verso il basso.
“Ho sentito molto parlare di voi. Un marinaio eccellente che ha scalato in fretta la piramide. E non solo siete capitano, ma siete anche amico personale di Ross. Davvero ammirevole!”
Ma non c’era ammirazione in quella frase. Lo sforzo di non richiamare le sue origini irlandesi in modo esplicito, infastidì molto Crozier, che tuttavia fece buon viso a cattivo gioco.
“Sono onorato di potervi stringere la mano, sir John. E di potervi fare di persona le congratulazioni per la nomina oggi ricevuta.”
“Siete molto gentile. Purtroppo non posso trattenermi perché devo parlare anche con gli altri ospiti. Spero piuttosto che siate voi a raggiungerci all’interno. E anche tu Sophia.”
Sophia sbuffò, quando lo zio si allontanò. Poi si voltò verso Crozier: “Beh, la mia libertà è finita. Devo andare a fare gli onori di casa con lo zio.”
Crozier si inchinò: “Per me è stato un vero onore e piacere conoscervi.”
Lei rise e si inchinò a sua volta: “Anche per me… e spero sia una conoscenza che possa continuare.”
Crozier arrossì: “Dite davvero?”
“Mio zio dice che per quanto il mare possa essere grande, non è infinito, ci si può sempre rincontrare. E considerando che anche voi siete un capitano come lui… direi che avremmo molte più occasioni di rivederci che il contrario. Arrivederci, capitano Crozier.”
Francis osservò la giovane allontanarsi. Osservò i suoi movimenti aggraziati e gentili. Inevitabilmente li associò al mare. Al mare calmo che aveva ammirato dal ponte delle molte navi su cui aveva viaggiato.
“Arrivederci…” mormorò.
 
“Vi vedo meglio, amico mio! Questa serata alla fine vi ha divertito?”
“Molto di più.”
“In che senso?”
“Mi sono innamorato, Ross. Non mi sembra possibile ma è così: mi sono proprio innamorato…”

FINE

 
(Cari lettori e lettrici, faccio a tutti voi gli auguri per un felice San Valentino! Che siate occupati o liberi, innamorati e non ancora dichiarati o con una storia da poco finita, che questa festa vi piaccia oppure no, spero comunque che voi possiate passare ugualmente una buona giornata. E mangiare tanta cioccolata. Come la serie, anche questa storia si prende alcune libertà a livello storico: non so se Crozier e Sophia si sono conosciuti proprio alla festa di Franklin, né se lui l’avesse effettivamente organizzata, né se il primo viaggio di Crozier si fosse concluso con un attracco a un porto scozzese. Spero che queste eventuali inesattezze mi siano perdonate. Ho intensione di scrivere altre storie su questa serie che mi è piaciuta molto. Ma per ora mi limito a ringraziare chi ha letto fino a qui. Auguri e Alla prossima!)
  
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