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Autore: Queen of Superficial    21/02/2021    1 recensioni
Nessuno parlò per una manciata di intensi secondi, quindi Brian puntò un dito smaltato di nero (e deturpato da un tatuaggio imbecille) all'indirizzo di Bambi, voltandosi a dire a Jimmy: “Ci vedo ancora bene, è Bambi?”

Jimmy annuì, grave.

“Bambi, mia cognata?”

Jimmy annuì di nuovo.

“Bambi, quella che praticamente consideriamo tutti nostra sorella?”

Jimmy roteò gli occhi, incerto sulla risposta.

“Jimmy, sei nudo?”

Il batterista afferrò i boxer dal mobile e se li mise piuttosto in fretta.

“Ora no.”, disse, finalmente.

Bambi e Brian seguitavano a guardarsi come due specie diverse di dinosauri che si fossero incontrate per la prima volta, nelle nebbie vetuste e dense del Pleistocene.
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Tanti paesi
e il tuo posto nel mondo
era la mia spalla.


Rafael Sarmentero, Tanti paesi   

 

17,849 anni. Quelli che James si sentì in quel momento, aprendo un occhio stressato sul mondo oltre il divano.
“Semmai mi dovessi sposare...”, articolò con voce pastosa, alzando un indice verso il nulla: faticava ad uscire da un sogno che stava facendo fino a un secondo prima di svegliarsi.
“Chi vuoi che ti si pigli.”
James inforcò gli occhiali.
Occhi dolci, incastonati in un bel viso, incorniciato da lunghi capelli biondo scuro in disordine sopra un maglione troppo grande: dentro il maglione, le gambe nude di Bambi appoggiata di spalle al piano cucina, con una tazza in mano e un sorriso in faccia.
“Non so. Tu, per esempio.”, rispose lui, inchiodando lo sguardo alle gambe.
“Beh, sì. Può darsi.”
Si sorrisero. James valicò la tazza, le mani e un numero imprecisato di complicate tecniche di tessitura per immaginare la pelle sotto il maglione.
Bambi era fidanzata da un miliardo di anni con lo stesso imbecille: il fratello di Valary e Michelle. E lo amava follemente. James era più, per così dire, un migliore amico. Una sorta di fratello con cui battibeccare, a cui raccontare le cose che non si potevano dire a nessun altro.
“Cosa vuoi fare ora che ti sei alzato, J?”
“Guarda meglio: non mi sono affatto alzato. Sono ancora sul divano. E tu non sei qui a cavalcioni su di me, dove dovresti essere.”
Bambi lasciò giù la tazza e si avvicinò a James: “Hai ragione”, gli disse, e gli salì addosso.
“Non è il caso che qualcuno ci veda.”, commentò lui a disagio: non diceva sul serio. Non diceva mai sul serio.
“Non c'è nessuno in casa.”
“Potrebbero entrare.”
“La cosa si fa piccante.”
Stava scherzando. Bambi scherzava spesso, con lui. Per un lungo attimo ansia e curiosità si erano battute nel suo stomaco, ma, che cretino a pensare una cosa del genere: ancora doveva svegliarsi del tutto. Chiaro.
“Sai cosa potresti fare, piccola?”
Bambi si mosse su di lui, strusciandosi. James inghiottì troppa saliva.
“Cosa?”
“Perché non ti togli gli slip e lasci che io ti insegni una cosetta o due, una buona volta? Non credo che il tuo dolce fidanzato sia molto bravo, a giudicare da quanto sei impaziente.”
La ragazza gettò indietro la testa e rise, poi lo guardò dolcemente con un misto di fascino e attesa.
“Perché non me li togli tu?”, gli disse.
Qualcosa in basso era già pronto all’azione, anche per l'effetto sveglia.
Fu il turno di James di ridere, accarezzandole una gamba.
“Giustamente.”, commentò.
Bambi fece scorrere le mani sul suo petto nudo, poi si chinò verso il viso di lui. Prima che James potesse aprire bocca per dire qualcosa, lei lo baciò. A lungo e affamata, senza smettere un momento di strusciarsi su di lui: giocò con la sua lingua, gli morse le labbra, finché decise che era ora di smetterla, gli poggiò due o tre baci a labbra chiuse sulla bocca, piccolissimi, si staccò da lui e si alzò in piedi, diretta di nuovo alla tazza di caffè.
James cercò di fare mente locale, ma non vedeva altro che lampi bianchi davanti a sé.
“Sto sognando?”
“No.”, lo informò Bambi, al piano cucina, accendendosi una sigaretta dalla fiamma sotto il bollitore.
La ragazza si afferrò i lembi degli slip e li fece scivolare fino a terra: “Perché non sei ancora qui a, e cito testualmente quanto dicesti una volta, scoparmi come si deve?”
Lui si alzò, la raggiunse alle spalle, le accarezzò i capelli: “Non dovremmo assolutamente fare questa cosa.”, disse, afferrandole la pancia mentre entrava in lei. Era dolce, morbida, accogliente. Glielo disse soffiandoglielo a bassa voce in un orecchio, mentre Bambi lasciava andare la testa all'indietro sulla sua spalla, con un gemito.
“Mi sono fatta la tua ragazza.”
James la chinò in avanti: voleva arrivare più a fondo.
“Come?”
“Mi sono fatta la tua ragazza”, ripeté Bambi, tra i gemiti, “nel tuo letto.”
Le tirò i capelli: lei inarcò violentemente la schiena, mordendosi un labbro. Allungò una mano dietro di sé per afferrare James, esortandolo ad aumentare il ritmo.
“E io dov'ero?”
“Alle prove.”, esalò Bambi senza fiato, e senza alcuna intenzione di trattenere i sospiri.
“Voltati.”
Lo sentì uscire da lei e provò quasi dolore: si girò, impaziente, e lui la sollevò per appoggiarla sul lato più basso del piano cucina. Si infilò tra le sue gambe, si spinse dentro di lei fino in fondo e le piantò la bocca a un centimetro dalla sua.
“Racconta.”
“Che vuoi sapere?”
Bambi si aggrappò alle sue spalle. Non aveva granché voglia di parlare, voleva soltanto sentire. La benedizione del silenzio è qualcosa a cui gli esseri umani sono drammaticamente estranei; forse non ne capiscono la logica, o magari ne ignorano coscientemente l'utilità. Cretini.
James cambiò angolazione e lei si inarcò all'indietro, verso la finestra.
“Tutto.”
Bambi sorrise e gli morse un orecchio, sussurrandogli: “Volevamo solo giocare.”
L'uno stretto all'altra, evitavano di guardarsi negli occhi perché da qualche parte dentro di loro c'era la consapevolezza che si sarebbero resi conto, piuttosto di colpo, di quello che stava realmente accadendo. Una cosa da non dire, da far affondare in giardino come quel che vuoi seppellire anche se sai che vivrai col terrore che un cane di passaggio, scavando, riporti il segreto alla luce.
Appena finito, ripresero fiato fronte contro fronte. James uscì da lei con una certa delicatezza che non del tutto gli apparteneva, e lei scese sul pavimento con gambe malferme, aiutandosi con l'appoggio dei suoi avambracci. Finalmente, sollevarono lo sguardo praticamente nello stesso momento. Non dissero nulla, limitandosi a guardarsi con aria assolutamente neutra cercando di controllare il ritmo del respiro.
“Vuoi un po' di caffè?”, chiese Bambi raccogliendo da terra il maglione, con il petto che ancora si alzava e si abbassava troppo velocemente.
“Grazie.”, disse Jimmy. Attese che lei si fosse voltata verso il bollitore per sistemarsi i pantaloni e passarsi una mano tra i capelli, con i neuroni che faticavano a tenere il ritmo degli eventi. Non disse nulla. Lei si voltò e gli porse una tazza di caffè come piaceva a lui, nero e forte.
Bambi sospirò e si appoggiò al piano cucina senza riuscire a reprimere una breve risata. “Vado a fare una doccia.”, disse, con grande tranquillità. Poi lo guardò, intensa, per una manciata di secondi che a James fecero andare di traverso il caffè. “Che fai, vieni anche tu?”
Lui si sentiva ancora il cuore battere a tamburo nelle orecchie, e non poté esimersi dallo sbarrare leggermente gli occhi, prendendo un sorso troppo caldo dalla tazza e tossendo leggermente.
Bambi sorrise di nuovo.
Il fondo della ceramica produsse un rumore sordo, ottuso sulla superficie piana del bancone.
“Vediamo di non fare tardi.”, disse Jimmy, tanto per dire qualcosa. Si lasciò portare per mano su per le scale.

 

Take my tears and that's not nearly all,
tainted love.

 

Brian aprì la porta con le chiavi, giusto perché gliele avevano date e non vedeva l'ora di usarle e trovare qualcosa di scabroso e osceno in piena attività nell'open space salotto-cucina di casa di James. Occhieggiò con una punta di delusione l'ambiente deserto che gli si dispiegava davanti e fece un po' di casino buttando le chiavi nello svuota-tasche all'ingresso, così, tanto per segnalare la sua presenza ad eventuali inquilini. Niente. Soppesò la vista che aveva di fronte a sé; il divano, dove lo aveva lasciato. Magari giusto i cuscini un po' stropicciati, ma James adorava dormire su quel maledetto affare. Il bollitore del caffè. Ecco. Il suo olfatto stordito da anni di Marlboro Rosse riconobbe d'un tratto il forte odore di caffè che si sprigionava dall'angolo cottura. Fece svariati passi versò quell'aroma, intenzionato a versarsene una tazza. Che ci era venuto a fare, a proposito, a casa di Jimmy? Bah. Da lungo tempo aveva smesso di cercare una motivazione alle sue improvvise e talvolta inopportune sortite a casa del migliore amico. Prese una tazza dalla credenza e inclinò il bollitore azzurro, seguendo con gli occhi la scia del caffè che scendeva; a momenti se lo versava addosso. Erano lì, inequivocabili, abbandonati a terra: un paio di slip da donna. Rinfrancato dalla scoperta, lasciò perdere il caffè e percorse a balzelloni la rampa di scale che portava al piano di sopra, intenzionato ad irrompere in camera da letto e far prendere un bello spavento a Jimmy e alla cara donzella con la quale si stava intrattenendo in quel momento, sperando intensamente che non si trattasse della legittima fidanzata. Ah ah ah, finalmente la giornata prendeva una piega vivibile. Trattenendo a stento le risatine, spalancò la porta della camera da letto gridando gioviale beccati, quando Bambi, dentro un microscopico asciugamano, alzò gli occhi su di lui mentre si frizionava i capelli con un altro microscopico asciugamano.
Si fissarono completamente inebetiti per un lungo istante, quando Jimmy uscì dal bagno dicendo: “Bambi, hai lasciaAAACHE CI FAI TU QUI”
Nessuno parlò per una manciata di intensi secondi, quindi Brian puntò un dito smaltato di nero (e deturpato da un tatuaggio imbecille) all'indirizzo di Bambi, voltandosi a dire a Jimmy: “Ci vedo ancora bene, è Bambi?”
Jimmy annuì, grave.
“Bambi, mia cognata?”
Jimmy annuì di nuovo.
“Bambi, quella che praticamente consideriamo tutti nostra sorella?”
Jimmy roteò gli occhi, incerto sulla risposta.
“Jimmy, sei nudo?”
Il batterista afferrò i boxer dal mobile e se li mise piuttosto in fretta.
“Ora no.”, disse, finalmente.
Bambi e Brian seguitavano a guardarsi come due specie diverse di dinosauri che si fossero incontrate per la prima volta, nelle nebbie vetuste e dense del Pleistocene.
“Ti serve qualcosa?”, disse infine Bambi, lasciando perdere l'asciugamano microscopico per i capelli.
“Sei impazzita?”, domandò Brian a puro titolo informativo. Non ricevendo risposta, il chitarrista assottigliò gli occhi, mise le mani sui fianchi e spostò più volte lo sguardo tra il suo migliore amico e sua cognata, con fare indagatore.
“C'è nulla che vogliate dirmi?”
“No, mammina.”, rispose James, sedendosi sul letto. Poi stornò lo sguardo su Bambi, che se ne stava ancora impalata al centro della stanza a decidere cosa fare. “Tu che fai, vuoi vestirti?”
“Sì, un momento.”
“E muoviti. È inutile che continui a fissare Brian, non si trasformerà in un pipistrello per poi volare via dalla finestra della mia camera da letto.”
Bambi gli gettò un'occhiata in tralice.
“E no, mi dispiace tanto, non è un'allucinazione.”
“Povero Chris.”, commentò Brian, scuotendo saggiamente la testa.
“Anche io avrei una fidanzata, lei non è povera?”
“A me della tua fidanzata non me ne potrebbe fregare di meno, Jimmy.”
“Che importa. Tanto mi ha fatto le corna.”
“Le corna?”
“Con lei.”, chiosò Jimmy, indicando tre quarti di Bambi che uscivano dal bagno con una maglia oversize addosso.
Brian agitò una mano in maniera molto poco maschile.
“Fammi capire, con chi altro sei stata a letto? Prima che io venga a saperlo per vie traverse.”
Bambi lo fissò senza parlare.
“Con me no, di sicuro, perché me ne ricorderei. Con mia moglie? Sua sorella? Con Zacky?”
Bambi scosse la testa, vagamente disgustata.
“Perché quella faccia? Guarda che Zacky è un bel ragazzo.”
“E vacci a letto tu, allora.”
“Senti, signorinella.”
Signorinella.”, scandì Bambi.
Brian stava ancora decidendo cosa fare. In realtà non gliene fregava niente di suo cognato, però per una volta nella vita poteva fare il moralista e la cosa lo divertiva immensamente.
“Senti, Brian, non è stata colpa sua, sono stata io.”
“Ah, gli hai usato violenza sessuale? Hai carpito il suo onore?”, la prese in giro il chitarrista, fissandola con un certo serio sarcasmo. “Ma lo vedi? È due metri e mezzo, il doppio di te... Se non ti avesse voluta, ti avrebbe fatta volare. Eh no, qui c'è chiaramente concorso di colpa.”
“Qui c'è il tuo cervello che non ha mai funzionato e non ci aspettavamo di certo che iniziasse ora.”
Brian si voltò verso Jimmy, stizzito. “Tu stai zitto, corruttore di altrui fidanzate.”
Seguì pausa a scopo meditativo.
“Beh?”, riprese la parola Brian, “Cosa volete fare?”
Jimmy e Bambi si guardarono dolcemente. “Niente.”, disse lui, “Siamo amici. Cioè, lo eravamo prima e lo siamo ancora. No, piccola?”
“Naturale.”, rispose lei.
Brian li fissò per trovare un criterio in quella scena. Cercò in loro il senso di colpa, la voglia di tenere un segreto, provò a convincersi che non gliene volevano parlare ma che ormai la scintilla era scattata e che non erano più solo amici. E invece non trovò nulla di tutto questo. Erano seri. Davvero, davvero quei due storditi consideravano quel che era successo niente di che. Prese un lungo respiro.
“Voi siete fuori di testa. Tutti e due. Vi aspetto in salotto, ricomponetevi.”, chiosò tutto d'un fiato, e se ne andò. Jimmy e Bambi si guardarono, tranquilli, e scrollarono simultaneamente le spalle. 

 

You let me complicate you.
 

 

“Ma come? Un bacetto sulla guancia e ciao?”
Brian e Jimmy erano al Johnny's, in un tavolo piuttosto isolato, e il chitarrista stava ancora cercando di riprendersi dai saluti che si erano consumati fuori dalla porta del suo migliore amico. Alla terza birra, ancora non riusciva a venire a capo della faccenda.
“Ma... avete scopato, no?”
Jimmy guardava nel suo bicchiere: accennò una risata, divertito, lo guardò e sollevò due dita della mano destra.
Due volte? E la... cioè, insomma, la baci mentre fate sesso?”
Jimmy scrollò le spalle. “Boh?, sì.”
“E come mai quando vi siete salutati sembravate solo amici?”
“Noi siamo solo amici.”
“No, Jimmy. Noi siamo solo amici.”
Calò un pacato silenzio.
“Ma lei ti piace?”, insistette Brian, deciso a trovare il punto.
“Certo. Voglio dire, è molto bella.”
Il cervello di Brian emise un fil di fumo. “Non capisco. Siete sempre stati così uniti, a tirarvi le cose appresso, a giocare a provocarvi, a raccontarvi l'impossibile, leggere le poesie dei dannati ricchioni francesi insieme... Solo con te, oltretutto. Ma sembravate più due fratelli, non so se mi spiego. Non ti ho mai sentito fare un commento spinto su di lei—”
“Quando mai? Abbiamo sempre tutti fatto commenti spinti su di lei.”
“Eh, ma per scherzo.”
“Appunto.”
“Cioè, le dicevamo continuamente, certe cose oscene, io non—”
“Brian, dove stai cercando di arrivare? Vediamo se posso darti una mano.”
Il chitarrista raccolse le idee e agitò una mano per farsi portare altra birra. Era uno sforzo disarticolato quello che stava facendo, e a Jimmy parve anche molto rosso in faccia.
“Ti ricordi la festa di Agnes?”, disse Brian, infine.
“Sì, me la ricordo.”
“Ti ricordi cosa faceste voi due?”
“Sì. Scommettemmo che ci saremmo sussurrati cose soft porno all'orecchio tutta la sera, quando ci incrociavamo nella sala, e il meno efficace tra i due avrebbe pagato da bere all'altro.”
Brian aprì la bocca, quindi la richiuse, fissandolo.
“Era una questione di onestà, riconoscere il migliore. Di onestà e di fiducia. Era una scommessa fatta in amicizia.”
Il chitarrista lo guardò lungamente.
“Altro che soft porno. Certe frasi che vi sussurravate languidamente con grande innocenza”, disse, “Me le ricordo ancora ma mi vergogno a ripeterle.”
“Era uno scherzo.”
“A quanto pare non tanto, visto quello che è successo oggi.”
Jimmy sospirò. Quella conversazione iniziava a stancarlo. “Perché ne stai facendo un caso di stato, Brian?”
Brian si scandalizzò. “Perché dite di essere amici ma è evidente che non è così!”
“E perché? Io tengo molto a lei, ed anche lei a me. Non è gelosa delle altre che mi si avvicinano, posso parlarle delle mie avventure, non pretende regali ma è genuinamente felice quando glieli faccio, è intelligente e sveglia e brillante e divertente e non trova assurdo quello che mi capita in testa, anzi, sospetto che in testa a lei succeda qualcosa di molto simile. Non rompe i coglioni. Oltretutto, con quell’aria da insospettabile ragazza perbene, è anche una gatta selvaggia a letto. Una cosa incredibile. Scoparla mi ha cotto il cervello e non vedo l'ora di rifarlo. Che c'è che non va? Che facciamo anche sesso? Era prevedibile che accadesse, non facciamo altro che punzecchiarci sull'argomento da millenni, ormai. È il nostro modo di scherzare. Siamo stati bene, oggi. Niente problemi, niente piagnistei, niente dichiarazioni strappacuore, niente musi lunghi quando ci siamo separati.”
“Lo sai anche da solo che i friends with benefits non sono veramente friends, vero?”
“E tu lo sai che noi eravamo adulti e consenzienti?”
Si squadrarono mentre Johnny poggiava due boccali di birra davanti a loro e prendeva i bicchieri vuoti.
“Non è mai stato il mio chiodo fisso, scoparmela, se è questo che ti stai chiedendo. Stavo bene anche solo a sapere che, se avessi voluto, avrei potuto farlo. Poi, se fosse capitato tanto meglio, ma non ci sono mai stato troppo a pensare.”
Brian sorseggiò la birra, annuendo scettico. Questa, almeno, era una cosa che poteva capire.
“Oltretutto, le cose con Chris vanno male. E nonostante io abbia un'alta opinione di me come amante, ti posso garantire che visto il modo in cui le è piaciuto evidentemente Chris non la tratta come un fidanzato dovrebbe.”
“Se io stessi con Bambi ci farei sesso tutto il giorno.”
“Appunto. Ma, a parte questo, sono suo amico. Se ha un problema con il ragazzo, ho il dovere di intervenire.”
Brian scattò indietro. “Hai il dovere di intervenire e farci sesso al posto suo? Che concetto stravagante hai dell'amicizia tra uomo e donna, Jimmy.”
Jimmy si strinse nelle spalle, dando un lungo sorso alla birra per puntare due occhi cerchiati di eye-liner verso la porta del locale. “L'amicizia tra uomo e donna non esiste, Brian.”
Per un attimo gli era sembrato di vedere... No, non era possibile.
“Ma non hai appena detto—”
Il chitarrista si interruppe per seguire lo sguardo dell'amico: in quel momento, fasciata in un abito nero che le metteva in risalto tutto quello che poteva, stava entrando Bambi, le forme appena celate da un cardigan largo molto leggero che teneva aperto sul davanti. Li vide, e la curva piena delle sue labbra si distese in un radioso sorriso.
“Senti Brian. La adoro, mi fa ridere e sa riaggiustarmi quando perdo qualche bullone. Oltretutto, quelle cosce mi evocano ricordi di miele e, per quanto sia il mio tesoro preziosissimo fuori dal letto, quando fa l'amore con me lo fa con più trasporto di qualunque donna io abbia mai avuto. Quindi, perché dovrei farmi domande?”
“Una domanda ti devi fare, una, se davvero pensi quello che dici: ed è ‘perché non stiamo insieme’?”
Bambi si avvicinò al tavolo.
“Quanto tempo.”, disse, scoccando un'occhiata divertita ad entrambi dietro a lunghe ciglia scure.
“Ciao, piccola.”
Brian le rivolse un sorriso aperto, senza sottintesi.
“Chris sta parcheggiando”, aggiunse Bambi, guardando Jimmy. 

 

post hoc, ergo procter hoc   

 

Brian si guardò intorno nervosamente, in attesa di veder spuntare Chris nel locale. Jimmy e Bambi erano spariti già da cinque minuti e lui cominciava a chiedersi quanto tempo ci volesse, oggigiorno, per parcheggiare una macchina.
Intanto, fuori dallo stretto cubicolo del bagno del Johnny's i colpi alla porta si facevano sempre più insistenti. L'intera struttura, dentro, vibrava invece di altri colpi.
“Questa cosa è sbagliata, comunque.”, sussurrò Bambi all'orecchio di Jimmy, che la teneva in equilibrio tra il proprio corpo e il muro.
“Dillo ancora.”, le rispose, affondandole le dita nelle cosce. Bambi si abbandonò contro la parete con un lungo gemito.
Non esisteva la distinzione ladies and gentlemen nei bagni del Johnny's.
“Tesoro, sei qui?”, disse una voce da fuori. Bambi si morse un labbro mentre Jimmy spingeva più forte. Nella bolgia della musica e del caos nel bagno era difficile sentire i suoni.
“Non c'è nessun tesoro, qui.”, disse qualcun altro, “Tuttalpiù sospetto che ci siano due che scopano, qua dentro. Spero vivamente non sia il tesoro che cerchi, amico.”
Jimmy le aprì di più le gambe e affondò in lei completamente. La situazione e l'adrenalina gli rendevano difficile trattenersi. Quando poi lei si aggrappò alle sue spalle e gli strinse le cosce intorno ai fianchi, mordendogli l'orecchio per poi sussurrargli sto venendo, trattenersi divenne direttamente impossibile. La strinse a sé più forte che poteva e le si svuotò dentro non appena la sentì serrarsi intorno a lui. Soffocarono i gemiti l'uno nella bocca dell'altra e si baciarono a lungo.
“Ce la fai a stare in piedi?”, disse lui contro le sue labbra, visto che non lo lasciava andare. Bambi sorrise e appoggiò le gambe a terra, poi fece una cosa che rischiò di mandargli di nuovo il sangue alla testa; guardandolo di sottecchi con un sorriso innocente, gli chiuse i pantaloni e gli risistemò la maglia. Poi si tirò giù il vestito e gli pulì dalle labbra e dal viso qualche traccia di rossetto; esitò un attimo, si allungò verso di lui e lo baciò ancora, profondamente.
“Perché questo bacio?”, le chiese Jimmy, un po' stordito dalla conversazione con Brian. Lei si strinse nelle spalle. “Perché mi andava di farlo.”
Lui si guardò un po' intorno. “Perché non dormi a casa mia, stanotte?”, le chiese, senza pensarci.
Lei sorrise. “Jimmy”, disse,  carica di affetto, “è complicato.”

 

I am one of those melodramatic fools
neurotic to the bone, no doubt about it.  

 

“Ma dove sono quei due?”, si domandò Chris, guardando l'orologio.
“Eccoli! Dove siete stati?”, chiese Brian stridulo, vedendoli arrivare.
“Scusate, salutavamo amici. Come stai, bello?”
Come stai, bello? Che cazzo di ipocrita, pensò Brian, soffocando una risata.
“Bene, grazie. Non ci riesco proprio a farmi una serata da solo con la mia ragazza, eh? Ci incrociamo sempre.”, scherzò Chris, tracannando un sorso di birra.
Jimmy si strinse nelle spalle. “Huntington Beach è piccola.”
E la gente mormora.”, sibilò Brian, guardando altrove; Bambi era bellissima, ancora lievemente accaldata, e rideva. Era seduta tra Chris e Jimmy, di fronte a lui: il chitarrista incrociò il suo sguardo giusto il tempo di dirle qualcosa con gli occhi, qualcosa che non fu certa di aver capito. Chris spostò il peso sulla sedia con una punta di nervosismo e si guardò intorno: “Ah, Johnny non ci vedrà mai. Vado a prendere qualcos'altro da bere, tu cosa vuoi, tesoro?”
“Un Margarita. Grazie, sei il mio eroe.”
“Voi, ragazzi?”
“Noi un po' di tequila, che dici, James? Ci vuole.”
Jimmy alzò due occhi indagatori su Brian. Chris fece una risatina agitata e si allontanò verso il bancone, e Brian si sporse verso Bambi con la velocità di una pantera.
“Bambi, dice Jimmy che secondo lui tu non vai a letto con Chris.”
Bambi lo guardò confusa. “Mi sembra di averglielo anche detto direttamente, non è che c'è molto da supporre. Comunque sì, non facciamo granché sesso. Ma cosa c'entra?”
“Cosa vuol dire che non fate granché sesso? Una volta alla settimana?”
“Una volta ogni due? Tre?”
“Non lo sai neppure? Quand’è stata l’ultima volta che lo avete fatto?”
Lei restò in silenzio a pensare e Brian le lanciò un'occhiata raggelata. “Bambi, Chris è mio cognato ma io sono pure amico tuo. Ha un'altra.”
“Cosa?”
“Ha un'altra.”
“E che ne sai?”
“Mentre voi non c'eravate e io aspettavo lui, mi è giunta una voce.”
“Che voce?”
“La voce che gli ci sia voluto tanto a parcheggiare perché era fuori a parlare con una.”
“Una?”
“Sì. Non so chi.”
Chris tornò al tavolo porgendo un bicchiere a Bambi, seguito a breve distanza da un cameriere con il vassoio. Jimmy aveva colto sul viso di lei un’ombra e si era fatto cupo e silenzioso; fissava Chris, impassibile.
“Eccomi. Di cosa parlavate?”
“Dell’imprevedibilità della condizione umana”, disse Brian, stirando un sorriso da squalo.
Riecco la risata nervosa.
“Davvero? E che dicevate?”
“Niente di particolare. Mi sono improvvisamente ricordato di una citazione che mi piace molto.”
Jimmy lo guardava così intensamente da dare l’impressione che volesse bucargli il cranio; Chris sosteneva la prova al meglio delle sue confuse possibilità.
“E quale?”
È più facile essere un eroe che un galantuomo. Eroi lo si può essere una volta tanto; galantuomini, invece, lo si deve essere sempre.
Che epico figlio di puttana, pensò Brian.
Chris si agitò sulla sedia.
“Non sono sicuro di conoscerla. Molto bella, però.”
Jimmy sorrise, buttando giù d’un fiato la tequila: “Sì, vero? Peccato che io non ricordi di chi è."
Il telefono di Chris si illuminò più volte. Dopo averlo studiato un po’, si affrettò a recuperare la giacca: “Oh, accidenti… amore, mi dispiace, mi è sorto un contrattempo e devo andare. Però non mi va di rovinarti la serata. Ti lascio con i ragazzi… per voi va bene? Me la riportate a casa ad un’ora decente?”
“Ma certo”, disse diplomatico Brian, che stringeva la coscia di Jimmy sotto il tavolo in un modo che ad occhi esterni avrebbe dato adito ad un enorme equivoco interpretativo.
Bambi non chiese spiegazioni. Si lasciò baciare di sfuggita all’angolo della bocca e neppure lo guardò andarsene. Jimmy le rivolse la più seria delle sue occhiate.
“Una tua parola”, le disse, “e gli rompo la faccia.”
Lei gli sorrise radiosa e gli prese, stringendola, la mano abbandonata sul tavolo; Huntington Beach, o quantomeno la porzione di città concentrata in quel momento al Johnny’s, se ne accorse ed attaccò immediatamente a mormorare un po’ più forte.
“Ma una parola a caso? Tipo termosifone?”
Jimmy le restituiva la stretta, continuava a guardarla ed era mortalmente convinto di ciò che le stava dicendo: “Sì, anche termosifone.”
“Mi scusi, Lesa Maestà”, intervenne Brian rivolto al migliore amico, sventolandogli davanti al naso un bicchiere di nuovo colmo di tequila, “ma a me era parso di capire che lei e questa donzella, la cui dignità offesa si offre cavallerescamente di vendicare, faceste sesso di continuo da due giorni. Ora, l’allegro cornuto sarà anche una merda, ma non vi sembra di essere un po’ incoerenti?”
Jimmy gli diede un’affettuosa manata che asperse l’alcol a mo’ di acqua del battesimo su tutti e tre, finendo tra i capelli di una Bambi chiaramente paralizzata dai fari di un tir metafisico in avvicinamento.
“Tu sei sicuro che abbia un’altra, Brian?”, chiese dopo lunga riflessione, lasciando la mano di Jimmy.
“Certo che sono sicuro, per due motivi: sul primo sorvoliamo, ed il secondo è talmente ovvio che ci arriverebbe anche mia nonna.”
“Non esagerare, adesso.”
Brian estrasse il telefono e compose un numero a memoria: “Nonna, sei ancora sveglia?”
“Certo, imbecille”, lo qualificò l’anziana voce disincarnata dallo speaker, “altrimenti come ti rispondevo?”
“Senti, ho questa coppia di cari amici che non vanno alla grande. Diciamo che i congiungimenti sono al minimo sindacale da un po’, e lui non si lamenta. Che dici, ha un’altra?”
Dall’altro capo del ricevitore giunse un silenzio monacale.
“Ma chi, tuo cognato?”, sentenziò infine la voce, “È evidente. Ma poi lei non va a letto con Jimmy da tempo immemore, scusa? Lo sanno tutti.”
“Tutti tranne i diretti interessati.”, sussurrò l’imbecille nipote, afferrandosi la punta del naso con il chiaro intento di staccarselo dalla faccia. “Dio, Brian”, disse a se stesso, “andiamo. Ancora uno sforzo, dentro questa vita lunghissima.”

 

Ascoltatemi, vi voglio dare un consiglio: adoratevi.
I filosofi dicono: moderate le vostre gioie.
Io dico: allentate le briglie alle vostre gioie.
Siate innamorati come diavoli.
Siate arrabbiati.
Perché i filosofi vaneggiano.


Victor Hugo

 

“Sto arrivando Val, scusa; ho avuto un contrattempo.”
“Ma cos’è questo festival del contrattempo che si sta tenendo ultimamente?”, si lamentò con voce flebile Valary.
James Owen Sullivan, quel contrattempo lì, si ergeva in tutto il suo metro e novantatré di statura, con i capelli ancora fradici ed a stento coperto dove si conveniva da un asciugamano. Rise, con una sigaretta in bocca. Lei sorrise, chiuse la chiamata e se lo mangiò a sguardi lenti.
“Lo sai che in musica il contrattempo è il contrasto ritmico prodotto dall’alternarsi di pausa sul tempo forte e nota sul tempo debole?” le domandò, voltando di lato la testa per guardarla mentre fuori dalla finestra il lattaio passava e vedeva un batterista seminudo e fradicio dare lezioni di teoria musicale. Lei si avvicinò e lo abbracciò alle spalle; a nessuno dei due venne in mente che sarebbe stato saggio togliersi da davanti al vetro, se non altro per preservare la salute mentale degli scoiattoli.
“Credo di amarti, Jimmy.”
“Andiamo bene."
Lui mise una mano sulle sue, che lo stringevano all’altezza dello sterno, e diede un tiro lungo alla sigaretta.
“Proprio bene.”
Tacque.
“Tu hai due lauree, Bambi, sei intelligente. Realizzata. Bella da morire. Stai con questo da un milione di anni, e non te lo sei sposato.”
“Perché tu non ti sei sposato Sciarpetta, allora?”
“Ma perché la chiami Sciarpetta?”
“Come la devo chiamare?”
Jimmy rise. Aveva due risate, si ricordò Bambi: tintinnio di campanelli ed antica divinità norrena che si era svegliata in vena di scherzi complicati. Questi erano i campanelli.
“Non mi hai ancora detto poi com’è andata, a letto con lei."
“Non è che io ricordi benissimo, eravamo un po’ fatte.”
“Quante volte ti ho detto che non voglio che usi droghe, che per inciso non sai usare, se non ci sono io?”
Si voltò a guardarla, serio.
“Se proprio devi fare stronzate, falle con un esperto. Uno che le ha usate tutte, e che poi ha smesso.”
Bambi sorrise contro la sua schiena: “La malattia e la cura."
“È un bel modo di dare un sinonimo alla parola esperienza.”
Lei si alzò sulle punte ed iniziò a baciargli la nuca, tenendolo stretto a sé. In sottofondo, l’hi-fi cantava dolcemente and I know, I know, that, no matter where I go, I will always see your face.
“Ti amo, Jimmy.”
Un bacio, un altro, un altro ancora.
Won’t somebody, please, help me with my memories?
Lui se la trascinò dietro per chinarsi a spegnere la sigaretta nel posacenere, poi si voltò e la prese tra le braccia; i baci si spostarono sulle labbra e si fecero sempre più profondi. Poi scese sul suo seno e la baciò ad un ritmo strano: “È questo, il contrattempo in musica”, disse, contro la sua pelle.
Lei sorrise. “Ora mi è chiaro.”
“Il crescendo te lo spiego a letto, più tardi. Non far aspettare il maresciallo.”
Appena se ne fu andata, Brian si insinuò dentro i suoi pensieri con un maleducato squillo del telefono.
“Cos’hai intenzione di fare, Jimbo?”
Lui si accese un’altra sigaretta e spalancò con una mano sola la finestra alla luce, accecandosi con il fumo.
“Allora,” disse.

 

Valary sedeva compunta sul bordo di un divanetto rosa shocking, in un locale in cui erano state già un miliardo di volte.
“Eccomi, scusa il ritardo”
“Figurati, ne ho approfittato per rispondere a qualche mail di lavoro. Ti ho ordinato un mimosa; va bene, il mimosa?”
Bambi sedette accanto a lei, e non fece in tempo ad appoggiarsi interamente allo schienale che Val la afferrò con un gesto rapace e le si avvicinò all’orecchio.
“Non so come dirtelo. Non so come dirtelo, ma te lo devo dire. Mi dispiace, mio fratello ha un’altra. E so anche chi è.”
Bambi voltò il viso verso quello di sua cognata con un languore quasi romantico, ed Huntington Beach ebbe un nuovo argomento di conversazione.
“Chi è?”, sussurrò.
Valary sospirò, teatrale, e butto giù il resto del suo drink in un solo sorso.
“È la fidanzata di Jimmy.”, confessò con una smorfia.
Seguirono alcuni secondi di silenzio da polo museale, poi Bambi scoppiò a ridere. Così forte che Val inizialmente si spaventò.
“Sono contenta che tu l’abbia presa bene; non so se Jimmy lo troverà altrettanto divertente. Vorrei ridurre i danni ai minimi termini, per quanto possibile, ma sappiamo bene di chi stiamo parlando; ho solo paura che la cosa possa avere ripercussioni sulla band.”
Da un televisore lontano, all’altro capo del locale, partì la sigla della Signora in giallo.
“Trattandosi di un percussionista”, osservò Bambi, sempre ridendo, “le ripercussioni mi sembrano davvero il minimo.”
L’altra inarcò eloquentemente le sopracciglia.
“Scusami, scusami. È che sono sinceramente impressionata dalle capacità di multitasking di Sciarpetta.”
Valary non disse niente. Fece un cenno marziale al cameriere, che si affrettò a ripiegare verso il bancone per far preparare un altro giro di drink. Le ragazze si chiusero in un abbraccio spontaneo, da compagni di trincea.
“Val, io lo amo.”, le sussurrò improvvisamente Bambi, sulla scia di quell’attacco di ilarità.
“Ma lo so, tesoro. Lo so. Mi dispiace tanto.”, le disse, sciogliendosi dal viluppo per guardarla piena di tenerezza. Quegli occhi grandi, quell’aria da bambina. Dio, che schifo gli uomini.
“Non tuo fratello. Jimmy.”
I drink arrivarono al tavolo in quell’istante e Bambi guardò l’altra in attesa di una reazione che non riusciva a prevedere. Dopo un po’, Valary scoppiò a sua volta in una fragorosa risata, afferrando un bicchiere e gesticolando verso la tv.
“Che puntata sarà? Un’interessante quadriglia di corna reciproche? Comunque non posso dire di essere sorpresa, la nonna di Brian lo dice da tempo.”
“Prima che cali il sole scopriremo che la nonna di Brian è, in realtà, l’Oracolo di Delfi.”
“Dio,” chiosò Val, “che situazione di merda.”

 

Noi siamo ciò su cui manteniamo il silenzio.
Sándor Márai

 

Tornò da Jimmy quasi danzando, sbattendo la porta d’entrata, un po’ ubriaca di mimosa e di un non so che di permissivo nell’aria, una specie di clima di idiozia generale che si andava insinuando con leggerezza tra gli ingranaggi di una situazione che, sottovalutandola, poteva essere tranquillamente definita un bel cazzo di casino.
Lui era chino sul tavolo della cucina ricoperto da una marea di spartiti; aveva addosso solo i pantaloni della tuta e stava chiaramente cercando un labirinto e un filo.
“Che si dice nel paradiso delle signore?”, le chiese senza neppure alzare gli occhi, tracciando una riga su un intero insieme di note musicali.
“Ho saputo chi è la donna con cui mi tradisce Chris.”
Jimmy sollevò la matita che aveva in mano per chiederle di pazientare, prese un appunto, poi mise le mani alle dieci e dieci sul piano davanti a sé e sollevò lo sguardo su di lei.
“Fammi indovinare”, disse, “i bene informati la chiamano Sciarpetta.”
Bambi sospirò di sollievo, gli sorrise, e lui si chiese in quanti e quali modi poteva strapparle di dosso quel delicato vestitino bianco.
“Valary temeva che avresti raso al suolo Los Angeles.”
“Invece sono qui che scrivo musica. Che vuoi fare, piccola, a volte lascio di stucco perfino me stesso.”
Tornò alle sue combinazioni e lei appese la borsa all’attaccapanni, rischiando di abbattere un pollo decorativo.
“Che facciamo, Jimmy?”, gli chiese.
“Io finisco di sistemare questo disastro che Johnny ha il coraggio di chiamare linea di basso. Tu vai a prendere le valigie.”
“Le?”
“Le valigie.”
Lei volteggiò sul pavimento fino a lui, gli si infilò sotto un braccio teso e si mise tra lui ed i fogli.
“Come mai sei così tranquillo?”
Lui lasciò andare un sospiro, diede una manata agli spartiti, la sollevò tra le braccia e la fece sedere sul tavolo, sistemandosi tra le sue gambe.
“Sono così tranquillo perché, beh, anch’io.”
“Anche tu cosa?”
“Anch’io.”, la tirò giù. “Adesso forza, queste valigie”, le disse, incoraggiandola con un buffetto sul sedere. Lei, confusa, recuperò la borsa dall’attaccapanni.
“Ma tu hai mangiato?”, gli chiese.
“Sì."
“E l’iguana?”
Jimmy sorrise sulla pagina.
“Pure.”
Bambi aprì la porta e quasi svenne, vedendosi davanti Brian con le mani sui fianchi; dietro di lui, tre quarti di Valary e Michelle sbucavano dal bagagliaio dell’auto di Chris, cercando di tirare fuori quelle che chiaramente erano le sue valigie. “Quell’uomo è chiaroveggente”, sussurrò a mezza voce.
Chris smontò dal lato guidatore con un certo pathos.
“Ti devo le mie scuse.”, articolò a disagio, “Sono venuto a parlare con Jimmy.”
Lei guardò Brian, che le disse: “Lo so, ho provato a spiegare che era un’idea cretina, ma non c’è stato verso."
“Dov’è Matt?”
Jimmy le si materializzò alle spalle. Voltandosi, notò che si era messo una maglia e non le parve un buon segnale.
“Cerchiamo di essere civili.”, pregò Valary, lasciando perdere il portabagagli.
“Ci metteremo tutta la nostra buona volontà.”, le rispose Jimmy, inespressivo.
“Ciao, Jimmy.”
“Ciao, Chris. Vuoi entrare un momento?”
Bambi si chiese se era il caso di mettere almeno prima in salvo l’iguana.
“Vengo con voi.”, disse Brian, ma l’amico gli mise una mano sul petto che non ammetteva repliche: “No, meglio di no.”
Chris fece una certa fatica a dissimulare il nervosismo mentre Jimmy diceva: “Mi dispiace lasciarvi tutti qui fuori, vi porto una bottiglia di vino. Non credo ci metteremo molto, comunque.”
Bambi entrò in casa con il suo ex fidanzato e quello attuale senza trovare resistenza. In silenzio, l’attuale (ed eterno) prese il vino dal frigo e le indicò il mobile in cui erano i bicchieri, poi la scortò fuori; appena prima di tornare indietro, le fece un fugace occhiolino.
Fuori, tutti tacevano come a messa.
“A che rumore interveniamo?”, si informò Brian, versando, “Vetri infranti, legno che si spezza, urla belluine, osso frantumato…?”
“Puoi essere un po’ più positivo?”, gracchiò Valary.
“E tu magari un po’ più realista?”, ribatté lui.
Bambi ed il suo famoso vestito bianco erano elegantemente assisi in una sedia di vimini. Improvvisamente aveva collegato a qualcosa quel misterioso anch’io che lui le aveva detto poco prima.
“Non gli farà niente”, disse, tranquilla.
“Come lo sai?”
“Perché mi ama come io lo amo, e sa perfettamente che complicare una questione già complicata è un olocausto inutile.”
“Fino a poco fa vi professavate indefessi baluardi di amicizia eterna, mi pare dunque ovvio che non state bene con la testa”, ingiunse Brian, “E poi come si vede che sei femminuccia; non consideri minimamente l’orgoglio ferito.”
“Di chi dei due?”
“Di entrambi. Ma Jimmy è senza dubbio il più pericoloso.”
“Ma anche il più intelligente. Senza offesa.”
Valary e Michelle fecero un gesto sincronizzato che significava figurati.
Bambi tirò amichevolmente a Brian un piccolo tovagliolo decorato, senz’altro opera della signora Sullivan: “Comunque è vero che è sempre stato il mio miglior amico.”
“Sono io il tuo miglior amico, scema. Ed anche il suo. Non farmi incazzare come uno squalo limone.”
“E da quando?”, si intromise Valary.
“Ma da sempre.”
“Veramente la sua miglior amica”, insisté, indicando la poveretta con un’unghia smaltata, “sono io.”
Bambi sorrise dolcemente a entrambi, poi si rivolse a Synyster: “Stai tranquillo, squalo limone. Non ho ancora capito dov’è Matt.”
Il maresciallo rispose: “L’ho pregato di restarne fuori e gli ho detto che avremmo risolto tutto.”
“E questo qui?”, chiese l’altra di rimando, riferendosi al chitarrista.
“Questo qui invece non ha voluto sentire ragioni, ovviamente.”
“Ma, prima di farmi le valigie, non avete pensato che forse era il caso di chiedere a Jimmy se gli andava che mi trasferissi a casa sua?”
“È stato lui a dirmelo. Al telefono, prima.”, la informò Brian.
Bambi annuì distratta. Cominciava davvero ad essere molto brilla, tra i mimosa ed il vino.
“Quindi nonna Gates aveva ragione? Scopavate?”, chiese Michelle, che non aveva ancora detto una parola. La sua dolce metà la fulminò, come faceva sempre.
“Il ruolo da gerofante di tua nonna in tutta questa faccenda ha un che di mistico ed inquietante” osservò con dolcezza lei, sentendosi arrivare addosso il tovagliolo che Brian le aveva galantemente restituito con una certa potenza. “In ogni caso no, Mich: la risposta è no. Almeno, non fino a qualche giorno fa.”
Jimmy riapparve nel portico come una statua votiva, ancora scalzo e con un martello in mano; la versione casalinga e tatuata di Thor.
“A che cazzo ti serve quello?”
“A niente, Brian, era dentro e l’ho portato qui perché devo posarlo nella cassetta degli attrezzi. Ma che opinione hai di me?”
“Quella giusta, in tutta onestà; ti ricordo, perché è chiaro che l’amore ti spinge a vederti in una luce più struggente e poetica del neon a basso costo che invece è la vita reale, che una volta hai fracassato in faccia ad un tizio una bottiglia di birra.”
“Sì, beh, ammetto che a volte sono un po’ irascibile.”
“No, tu sei pazzo; è proprio un altro ordine di problemi.”
“D’accordo”, squillò Val, “comunque, dov’è mio fratello?”
Jimmy sbuffò. “Sta raccogliendo le cose della mia ex per portarsele, non voglio vederla. Le valigie di Bambi sono ancora nel portabagagli?”
“Sì.”
“Bene. Grazie per l’aiuto a portarle dentro, Brian; potevi iniziare a renderti utile, invece di stare qui a fare salotto.”
“Stai scherzando? Sono rimasto per essere pronto ad intervenire. Se perdevi le staffe chi entrava a fermarti, Val?”
Val pensò che veniva ingiustamente sottovalutata e che, nonostante l’evidente disparità fisica, le ci sarebbe voluto davvero poco a sedare un’eventuale rivolta. Li avrebbe inchiodati al pavimento con una delle sue famose urla inappellabili, delle quali si vociferava che facessero perfino appassire i fiori.
Jimmy e Chris si incrociarono ancora ed infine in veranda, impegnati in due piccoli traslochi opposti e complementari.
“Allora, come restiamo?”, si azzardò a chiedere l’uomo in uscita, tenendo in bilico uno scatolone ingombro di strani peluche.
“Amici”, gli rispose Jimmy, con solenne serenità nonostante la delicata valigia a fiori che stava trasportando.
Quando la macchina con dentro i fratelli fu partita, Brian era rimasto a picchettare la veranda come se si aspettasse da un momento all’altro di veder spuntare all’orizzonte quattro cowboy in una nube di polvere desertica.
“Cosa guardi?”, gli chiese Jimmy, porgendogli una birra.
“Il futuro”, rispose quello, pacifico.
“E come ti sembra?”
“Non saprei. Dovremmo chiedere a mia nonna, per stare tranquilli.”
“Lo faremo domenica alla festa.”

Condizione inammissibile,
la discutibile urgenza per cui
è indispensabile uniformarsi alla media.


E domenica arrivò.
“Ma lui non aveva…”
“Non aveva le idee chiare. La nonna lo ha sempre detto. E adesso hanno una relazione.”
“Jimmy e mia madre?”
“Ma no, papà, cosa dici. Che impressione. Jimmy e Bambi.”
“Scusa, mi spieghi per cortesia di nuovo, da capo, COSA CAZZO È SUCCESSO?”
Brian Elwin Haner, Senior, e Joe Sullivan, stavano a braccia conserte davanti ad un Synyster Gates che aveva chiaramente perso il filo di quel che voleva dire. In più suo padre urlava. Molto. Per effetto combinato delle due o tre birre che aveva bevuto e di un leggero mal di testa che lo affliggeva da quella mattina, gli sembrava inoltre che il suono provenisse dal fondo di un pozzo.
“Papà, ti devi calmare.”
Il padre di Jimmy invece non diceva niente, fissava il prato.
“Come sarebbe che mi devo calmare? Ma che è successo, di preciso? E da quando? E i DiBenedetto come l’hanno presa? Cosa diranno tutti? Che dirà la povera Barbara?”
La povera Barbara”, intervenne finalmente Joe con tono pacato, “deve avere una batteria di fuochi d’artificio in cantina, messa da parte proprio per quest’occasione. Ama Bambi più di quanto non ami me; dice che ha un’ottima influenza su nostro figlio.”
“Ed ha ragione”, assentì svelto Synyster, in un disperato tentativo di indurre suo padre a rimodulare il suo sconvolgimento. Jimmy e Bambi si parlavano teneramente abbracciati qualche lanterna più in là, sotto gli sguardi curiosi degli invitati alla festa che sia Chris che Sciarpetta avevano saggiamente deciso di disertare; il chitarrista vide sua nonna partire al trotto dall’altro capo del prato sottobraccio a Zacky Vengeance, e capì all’istante che era vitale arrivare ai suoi amici prima di loro. Scartò entrambi i padri costituenti con un’agilità impensabile, visti i jeans che indossava, e planò sui due che ancora tubavano, apparentemente ignari di trovarsi in un contesto sociale diversamente informato.
“Attenzione”, fece appena in tempo a dire, prima che sua nonna approdasse lì accanto e parlasse a voce abbastanza alta da essere percepita almeno come eco in tutta la California, nonché in talune remote province del Nevada.
“Dunque è ufficiale?”
Zacky la guardò con fare interrogativo e Synyster intercettò invece Shadows con uno sguardo implorante; il frontman gli restituì, per sua sfortuna, l’espressione che doveva aver avuto il bue nella tenera cornice della natività.
“Non ci nascondiamo più?”
Vide Valary mollare un bicchiere su un tavolo ed avvicinarsi velocemente dispensando grandi sorrisi, e trovò anche il tempo di chiedersi chi fosse questo noi a cui sua nonna si riferiva. Del resto, la situazione sentimentale collettiva era diventata così complicata che, a pelle, non si sentiva di escludere nessun clamoroso colpo di scena.
“Non ci siamo mai nascosti, nonna”, disse dolcemente Bambi, “È una cosa recente.”
“A te sembra una cosa recente perché siete due fessi. Io l’ho sempre detto. Lo dicevo anche a Joe e Barbara.”
“… che da allora ha giurato solennemente che sarebbe andata a piedi al Santuario della Vergine di Guadalupe, se fosse stato vero”, sussurrò in modo perfettamente udibile Kelly, la sorella di Jimmy, a mezzo metro da lì.
Apparve anche Barbara, che si infilò nell’abbraccio dei due innamorati stringendo forte al cuore Bambi: “Come sono felice! Ne voglio tre.”
Qualcuno passò un bicchiere a Jimmy, che aveva tutta l’aria di divertirsi molto.
“Tre cosa, Barbara?”
“Tre nipotini!”
A Jimmy andò di traverso lo champagne.
“Non vediamo l’ora”, commentò Synyster a mezza voce, “Yorick, Menelao e Cometa.”
“Come?”, articolò affaticato Zacky, che stava iniziando ad unire i puntini, “E perché?”
“Ti pare mai che questi due possano dare ai bambini dei nomi normali?”
Zacky ci rifletté. Non gli pareva. “Ma scusa, Cometa non è una delle renne di Babbo Natale?”
“Appunto.”
Valary e Matt si scambiarono uno sguardo cospiratore che significava fino a qui tutto bene. Poi la nonna fiutò un’associazione cognitiva. “Ma Chris dov’è?”
“Mio fratello”, intervenne maresciallescamente il maresciallo, “ha preferito non venire. Si scusa tanto, nonna, ma è una situazione delicata; del resto, ora lui sta con la ex fidanzata di Jimmy.”
“HA!”, fece la nonna, facendo saltare tutti, “Mi piace questa svolta heavy metal di Via col vento. Bravi. Un bel regalo di compleanno.”
“Veramente ti avremmo preso anche un pensiero.”
“Grazie, ma bastava anche solo questo”. Sinceramente estasiata, fece una mezza giravolta, si allungò all’inverosimile e pizzicò Jimmy sulle guance. “Mi mantenete giovane!”
“Ti prego, nonna”, rispose Jimmy, mantenendo tra lo stupore generale una ferrea dignità.
“Ma cosa mi preghi, stronzo”, lo rimbeccò l’anziana, “sono anni che te lo dico, anni! È sempre stata lei la ragazza giusta per te, ma tu niente, inutile pertica! Niente!”
Jimmy intercettò a quarantacinque gradi la testa di sua madre che annuiva vigorosamente, poi si sforzò di sorridere a Nonna Gates, che finalmente poteva dirsi soddisfatta e gli lasciò andare le guance, sulle quali spiccavano due teneri segni rossi.
“Bene, adesso aspettiamo con ansia l’annuncio del matrimonio e la nascita del primogenito, Ukulele.”
Si voltò un po’ troppo in fretta e quasi andò a sbattere addosso a Shadows. “Ed ora da dove è spuntato quest’altro lampione?”, gli disse, squadrandolo, “Forza ragazzi! Festa!”
Bambi era felice come non ricordava di essere mai stata. Alzò lo sguardo su Jimmy, che si stava massaggiando il viso con aria offesa.
“Ti prometto che, anche solo per il puro gusto di deludere le aspettative del manicomio di famiglia che ci ritroviamo, i bambini li chiamiamo tutti Jack e Mary.”
“Tutti?”, si informò Bambi, “E se ne abbiamo più di due?”
“E che ci vuole”, la rasserenò il fidanzato, “Li numeriamo. Jack 1, Jack 2.”
“Mi sembra giusto.”

 

Cercavo te nelle stelle
quando le interrogavo bambino.
Ho chiesto te alle montagne,
ma non mi diedero che poche volte
solitudine e breve pace.
Perché mancavi, nelle lunghe sere
meditai la bestemmia insensata
che il mondo era uno sbaglio di dio,
io uno sbaglio nel mondo.
E quando, davanti alla morte,
ho gridato di no da ogni fibra,
che non avevo ancora finito,
che troppo ancora dovevo fare,
era perché mi stavi davanti,
tu con me accanto, come oggi avviene,
un uomo una donna sotto il sole.
Sono tornato perché c’eri tu.


Primo Levi, da Ad ora incerta


 

Ringraziamo qui i Soft Cell, i Nine Inch Nails, i Green Day, Carmen Consoli, poeti ed autori vari i cui nomi vedete in calce alle citazioni, per aver aggiunto quel tocco zuccherino di melodramma che a noi piace sempre (diciamoci la verità).
Ci scusiamo sempre con gli Avenged Sevenfold e famiglia; soprattutto con Jimmy, che in verità a sua volta si scusa con noi per averci orbato ingiustamente della presenza di Yorick, Menelao e Cometa Sullivan (con menzione speciale di nonna Gates al piccolo Ukulele).

 

Ah, Jimmy mi prega inoltre di dirvi che la citazione che sbatte in faccia a Chris al Johnny’s è di Luigi Pirandello, e che neanche lui sa perché lo sa. Un’ipotesi percorribile potrebbe essere quella che l’autrice - stai attento, Jim, questa parte è importante, - avendo già peraltro prestato il proprio amato soprannome (Bambi) alle protagoniste di alcune tue storie, ci ha tenuto a porgere a te uno spunto di riflessione letteraria che, ne è convinta, troveresti interessante: Il fu Mattia Pascal.









 

   
 
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