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Autore: MatsuFla    25/02/2021    0 recensioni
Fic prequel di "L'amore non basta"
Questa non è una lettura piacevole!
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Davvero pensi che tutti quelli che si amano siano insieme?'
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Note Iniziali:
Questa non è una lettura piacevole!
Fic prequel di "L'amore non basta" che racconta alcuni episodi della vita di Noel prima ancora di conoscere Cam. Anche se si tratta di una Mosher insolita, è una fic Mosher, credetemi! 



Vancouver, British Columbia, Canada.
Fine 2005, inizio 2006.


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«Buongiorno a tutti!» Canticchiò Noel euforico entrando nella roulotte del trucco, nascosto dai suoi occhiali da sole e dalla visiera del cappellino sportivo che indossava. Dopo un saluto collettivo allo stuff di makeup artist, il suo sguardo catturò un viso conosciuto che fece capolino tra le due truccatrici che avevano già iniziato a lavorarci su.
«Buongiorno.» Rispose la donna dai lunghi capelli ricci acconciati sotto il velo di un rosa vivace abbellito con pietre e perline.
«Oh, ciao!» Squillò Noel, riconoscendola, dopo essersi liberato degli occhiali e averla guardata meglio. L'aveva già vista alla table read qualche giorno prima e poche altre volte durante le riprese dell'ultimo episodio della stagione precedente, quando per la prima volta era stato introdotto il suo personaggio: Rajni Haideri, promessa sposa di Ramir.
«Si, mh, tu sei... la sposa.» Balbettò il biondo e un silenzio imbarazzante si insinuò tra i presenti per qualche secondo. «Scusa, non ricordo il tuo nome.» Balzò sulla sedia accanto alla ragazza, le pose la mano e lei, afferrandola, rispose sorridendo: «Layla.»
Layla era la classica bellezza sud asiatica dai capelli corvini e gli occhi grandi e profondi. Lei era bellissima, ma Noel non ne rimase particolarmente colpito.
Non succedeva mai.
Condivisero solo un paio di scene sul set ma ogni giorno si ritrovavano ad essere compagni di trucco, passando il tempo a chiacchierare tranquillamente sotto i pennelli delle truccatrici.
Noel era un ragazzo estremamente socievole e tutti gli si affezionavano facilmente, riusciva ad andare d'accordo e legare con chiunque, quindi per lui fu del tutto naturale instaurare un rapporto confidenziale con Layla in poco tempo.

~~~*~~~

Una mattina Noel arrivò un po' in anticipo a lavoro e pensò di aspettare il resto della crew passando il tempo con qualche giochino sul cellulare, ma quando raggiunse la roulotte del trucco fu sorpreso di trovarci Layla seduta al suo solito posto. Il biondo scoprì che la ragazza e tutto lo staff erano lì già da ore, dato che l'outfit per quella particolare scena richiedeva tempi di preparazione molto lunghi. Le truccatrici si allontanarono per una pausa caffè, così i due attori rimasero soli.
Layla era già pronta in tutto il suo splendore. I suoi tratti esotici abilmente valorizzati dal trucco, l’incarnato del viso illuminato da fard e dal kajal, il marcato eye-liner nero, che le rendeva lo sguardo ancora più accattivante. Aveva perline intorno ad occhi e naso, rossetto scarlatto sulle labbra e l’immancabile puntino rosso sulla fronte.
Il sari, l'elegante abito da cerimonia che indossava, era un lungo pezzo unico di stoffa che si avvolgeva attorno al corpo della donna. Il tessuto in tinta unita, rosso come da tradizione, era riccamente impreziosito da delicate stampe e ricami dorati in pieno Bollywood-style. Aveva Mehndi tatuati su mani e piedi e gioielli sparsi su tutto il corpo: testa, orecchie, collo, braccia, avambracci, fianchi, caviglie fino alle dita. Tra tutti spiccava il Maang tikka, il prezioso accessorio per capelli che le pendeva sulla fronte attirando l'attenzione su di esso.
Ovviamente Noel non sapeva nulla delle tradizioni indiane e di tutto quello che c'era dietro la preparazione di una sposa, era solo affascinato nel vedere il risultato finale risplendere sulla donna. (1)
«Cavolo, Layla, sei bellissima!»
«Ti ringrazio, ma non posso accettare le tue avance...» Disse civettuola, «Oggi mi sposo.»
«Peccato, sono arrivato troppo tardi.» Ridacchiò Noel.
«Non è mai troppo tardi.» Il tono un po' troppo serio e ammiccante perché potesse sembrare un'altra battuta, «Verrò mollata sull'altare, quindi... potrei volermi consolare con qualcuno.»
Noel non era sicuro di come interpretare quelle parole, ma in ogni caso, la roulotte diventò improvvisamente più stretta e soffocante di quanto già non fosse. «Ramir vuole solo essere felice, sposare qualcuno da amare e che lo ricambi. Non è ciò che il matrimonio dovrebbe essere?»
«Ogni matrimonio è un compromesso.» Dissentì la donna con una nota di cinismo nella voce.
«Quel matrimonio è solo una bugia. Credo che Ramir meriti più di questo.» Noel la guardò e le sorrise dolcemente, «Tutti lo meritiamo.»
Layla ricambiò il suo sorriso, anche se sembrò più malinconico, «Sei un ragazzo dolce, Noel.» Sedette al suo solito posto e, quasi tra sé e sé, continuò in un sussurro, «Ingenuo, ma tanto dolce.»
Il biondo ridacchiò, sedette sulla sedia con un saltello e tirò fuori il cellulare. Dopo qualche minuto di silenzio, fu Layla a riprendere la conversazione.
«Mandi un messaggio d'amore alla tua ragazza?»
«Non c'è nessuna ragazza.» Sbuffò una risata ma non sollevò gli occhi per guardarla, «Sto giocando.» Ruotò il cellulare verso di lei mostrandole il gioco in corso sul display, poi tornò a picchettare freneticamente sulla tastiera.
«Ti piacciono quel genere di cose?»
«A te no?»
«Non saprei, non ci ho mai giocato.»
«Vuoi provare?» Chiese Noel, porgendole il cellulare. Layla lo afferrò sorridendo e iniziò a dare un'occhiata al gioco, lui le si avvicinò e la guidò nei suoi primi passi da gamer con un breve tutorial sull'uso dei tasti. La donna imparava in fretta e dopo qualche minuto riusciva già a cavarsela da sola, così Noel ne approfittò per alzare gli occhi dal piccolo schermo e godersi il viso sorridente di chi scopriva la magia dei videogiochi per la prima volta. Tra tutti i ricchi ornamenti che indossava, la sua attenzione venne catturata da quel piccolo e semplice puntino circolare disegnato sulla sua fronte.
«È ipnotico, vero?»
«Si.» Noel capì di essere stato beccato a fissarlo nonostante lei non avesse mai staccato gli occhi dal gioco.
«Il Tilaka rosso è il simbolo per eccellenza dello status coniugale di una donna sposata.»
«È come una fede nuziale.» Constatò Noel, affascinato.
«Non solo, pare che aiuti anche a combattere lo stress...» Disse colpendo più forte i tasti e vincendo la partita, «E che attivi l’istinto sessuale.» Si voltò a guardarlo facendo svolazzare le ciglia folte prima di continuare con voce sensuale, «E sai cosa? Credo che funzioni veramente.»
Il biondo sorrise divertito ed era già pronto a ribattere con qualche stupida battutina ammiccante quando le truccatrici rientrarono nella roulotte. Il lavoro su Noel fu breve e in pochi minuti le ragazze furono di nuovo fuori.
«Ho battuto il tuo record.» Layla, che aveva continuato a giocare con il cellulare del suo compagno di trucco per tutto il tempo, ridacchiò compiaciuta. Noel le si avvicinò fingendosi offeso e reclamò il suo cellulare che suonava ancora la musichetta della vittoria. La donna lo guardò attraverso lo specchio che aveva davanti, poi roteò con la sedia verso di lui e gli infilò abilmente le gambe tra le sue. Con uno scatto rapido e aggraziato degno di una gatta, Layla si alzò e Noel ebbe il tempo di sentire solo un improvviso tintinnio di campanelli prima di ritrovarsi faccia a faccia con lei. La guardò incredulo mentre gli si avvicinava sempre di più, sentì prima il suo velo sfiorargli la guancia e poi le labbra rosse posarsi sull'angolo della sua bocca. Il bacio, se così poteva essere chiamato, fu breve e casto, ma nei suoi occhi scuri c'era il fuoco e Noel riuscì quasi a sentirne il calore bruciargli la faccia. Fece un passo indietro e le sorrise, si perché... gli sembrò sgarbato restarsene lì impalato con la faccia da scemo, così pensò che sorridere fosse la cosa giusta da fare. Poi però corse via senza dire una parola e senza voltarsi mai indietro finché non ebbe raggiunto il set.



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Le riprese del matrimonio andarono avanti per diverse ore e finalmente, dopo che Ramir ebbe mandato all'aria le nozze, ci fu una pausa. Nella scena era presente l'intero cast e parecchie comparse, ma anche tra la folla Layla riuscì a trovare quella testa dorata che spiccava tra tutte le altre. Entrambi avevano finito di lavorare per quel giorno, così lei gli propose di tornare insieme alla roulotte ma ottenne un cortese rifiuto. Noel le spiegò, mentendo, che Stephen gli aveva chiesto di restare fino alla fine delle riprese perché aveva qualcosa di urgente di cui parlargli. Indecisa se credergli o meno, decise di lasciar correre e ricordargli invece che, scappando via di corsa, aveva scordato di riprendersi il cellulare e che quindi lei glielo aveva lasciato nella roulotte.
I due si salutarono e mentre Layla abbandonò il set, Noel rimase a guardare il litigio per le mancate nozze tra Ramir e i suo genitori.

[Godiva's 2x03 min 41,19]
«Devi agire in fretta o suo padre non ti riprenderà.» Disse sua madre, mentre insieme al marito correvano dietro al figlio che invece cercava di seminarli.
«Non la rivoglio indietro.» Ramir si voltò, decidendo finalmente di affrontarli.
«Ti metterai in ginocchio e bacerai i piedi di suo padre.» Ringhiò il padre, decisamente meno calmo di sua moglie, «Implorando la possibilità di salvare la reputazione della tua famiglia.»
«Non posso.»
«Perché no?» Chiese disperata la donna.
«Non voglio.» Disse Ramir con un filo di voce. Suo padre lo colpì con uno schiaffo del tutto inaspettato e lui sbuffò una risata incredula senza il minimo divertimento.
«Vijay!» Gridò sorpresa e spaventata sua madre, richiamando severamente il marito. Ma l'uomo lo schiaffeggiò di nuovo e quando lei gli prese il braccio nel tentativo di fermarlo, riuscì a trattenerlo a stento e quasi cadde per terra. «Vijay!»
«Pensi solo a te stesso.» La voce del capofamiglia fu rotta dal pianto e questo rese difficile a Ramir continuare a sostenere il suo sguardo.
«Mi hai detto che il matrimonio è fondato sul rispetto e con il rispetto tutto è possibile. Io non posso rispettarla.»
«Ti abbiamo trovato la moglie perfetta.»
«Dimmi un motivo... una colpa che la rende indegna.» Urlò Vijay, «Dimmelo!»
«Vuoi saperlo?» Ramir strinse tra i pugni la stoffa rossa dell'elegante abito di suo padre, mentre l'altro gli afferrò i polsi cercando di liberarsi dalla sua presa, «Vuoi saperlo?»
«Sì, codardo!»
Il più giovane lo spinse via e gli rivolse ancora una volta un sguardo sconfitto è amareggiato, «Uno dei motivi è che lei non mi amerà mai.»
«Né lo farò io.» Dall'espressione sul suo volto era chiaro che non lo pensasse veramente, ma non per questo fece meno male a Ramir sentirglielo dire. «Non sei più mio figlio.»
«Vijay, ritira ciò che hai detto!»
«Lo avevi nel palmo della mano, Ramir. Il tuo futuro, la mia felicità, una vita benedetta che ti avrebbe portato a una vecchiaia d'oro. E poi hai gettato tutto in aria. (?). (?) pochi anni da vivere.» I suoi occhi erano pieni di lacrime, la rabbia aveva lasciato il posto alla mortificazione e alla fustigazione per la sconsideratezza del figlio, «Riesci a trovare così tanti modi per deludermi.» Si allontanò, non riuscendo più a sopportare il peso di quel momento.
«Non ascoltarlo.» Disse mortificata sua madre, prendendogli la mano tra le sue e cercando di confortare suo figlio, «Troverai un modo per fare pace.»

Noel conosceva già lo svolgimento della scena dalla table read, ma averla vista la rendeva quasi reale. La paura e la tristezza negli occhi della madre di Ramir, la rabbia e la delusione in quelli del padre.
Rajni era lesbica e voleva solo un matrimonio di copertura, invece Ramir voleva l'amore e sembrava quasi che il mondo volesse convincerlo che quella fosse la scelta sbagliata. Forse lo era davvero. Il suo stesso padre lo aveva accusato di essere un codardo che pensa solo a sé stesso, perché aveva scelto di essere felice e non vivere nella menzogna. L'uomo più ansiano, però, non sapeva la verità si Rajni.
Forse, se Ramir fosse stato sincero con suo padre, lui lo avrebbe capito e appoggiato.
In quel turbine di pensieri, la mente di Noel volò inevitabilmente a suo padre. Il Signor Fisher, come tutto il resto della famiglia, aveva sempre avuto grandi aspettative e desideri per il suo futuro e Noel, figlio devoto, aveva sempre cercato di non deluderlo.
Ma suo padre avrebbe accettato qualsiasi sua scelta, purché lo rendesse felice?
O avrebbe preferito per lui una "vita benedetta che lo avrebbe portato a una vecchiaia d'oro". Un buon lavoro, una moglie amorevole e madre di splendidi bambini ben educati, una casa con la staccionata bianca e una bella macchina parcheggiata nel vialetto, insomma, una vita che rispettasse i classici canoni accettati e ben visti dalla società... anche se poi in realtà è tutta una bugia che uccide lentamente.
Forse se anche lui gli avesse detto la verità, ma qual era la verità?
Noel si sentiva estremamente confuso.
Sbatté ripetutamente le palpebre per ricacciare le lacrime che minacciavano di cadere e tornò alla roulotte mentre nella testa gli risuonavano ancora le dure parole del padre di Ramir. Aprì la sottile porta e se la richiuse alle spalle, appoggiò la schiena contro di essa ma nonostante il freddo del metallo gli penetrasse la camicia facendolo rabbrividire, rimase immobile. Chiuse subito gli occhi e respirò pesantemente dal naso prima di accendere la luce.
«Ce ne hai messo di tempo.» La voce di Layla fece saltare Noel che finalmente si accorse della sua presenza, «Spero sia tutto a posto con Stephan.» Era seduta sulla sedia imbottita che di solito occupava Noel e giocherellava con il cellulare del ragazzo che aveva completamente dimenticato di aver tardato sul set per evitarla, fallendo miseramente. Layla indossava ancora il suo vestito da sposa, nonostante avesse abbandonato il set da ore e fosse libera di tornare a casa.
Lo aveva aspettato per tendergli una trappola?
«Cazzo, Layla!» Sbuffò Noel, ancora un po' agitato, «Che-che ci fai ancora qui?» Cercò di apparire calmo ma, nonostante lo spavento stesse pian piano passando, un altro tipo di agitazione si faceva spazio dentro di lui, «Per poco non mi prendeva un colpo.»
«Ti stavo aspettando.» Tagliò corto lei e gli pose il telefono, sorridendo diabolicamente.
«Ah, sì?» Il biondo stese il braccio per recuperare il suo cellulare e quando entrambe le loro mani furono sul telefono, Layla allungò le dita per accarezzarlo ma lui si ritrasse velocemente. «Come mai?» Continuò distogliendo lo sguardo da lei, nel disperato tentativo di mantenere la conversazione vaga e informale, cercando ancora di fingere che invece la situazione non lo stesse rendendo sempre più teso e a disagio. L'enorme elefante Indiano nella stanza divenne impossibile da ignorare quando un piede della ragazza iniziò a risalire l'interno della gamba di Noel «Ho pensato che potevamo...» I piccoli campanellini della sua cavigliera payal risuonarono nella testa di Noel come l'inquietante suono delle sirene che annunciano l'arrivo di una tempesta, il tornado Layla. «Hai pensato che potevamo cosa?» Chiese lui con un filo di voce e quando infine lei arrivò a destinazione sfregò con le dita sul cavallo del ragazzo e semplicemente aggiunse «Beh, lo sai già.» Agganciò Noel dietro il sedere con il piede a martello e piegando agilmente il ginocchio lo spinse verso di se, gli afferrò i fianchi tra le mani e lo guardò sorridendo trionfante. «Che c'è?» Squittì quando trovò un paio di sopracciglia inverosimilmente alte a rimproverarla in silenzio.
«Non dovremmo essere qui.» Protestò Noel liberandosi dalla sua presa e raggiungendo la parete opposta della roulotte, ma lei lo rincorse prontamente «Stai facendo il difficile?»
Lui sbuffò una risata e roteò gli occhi al cielo, «Beh, mi hai teso quest'imboscata.» Esitò quando lei gli lanciò un'occhiataccia imbronciata, non gradendo come Noel avesse definito quel suo... cosa, atto romantico?
«Mi sto solo chiedendo cosa stiamo facendo qui.» Continuò con tono morbido. Layla gli si avvicinò con un sorriso sarcastico sulle labbra, «Avanti, Noel...» Lo afferrò per la cravatta scura, tenendolo al guinzaglio, «Abbiamo flirtato fin dal primo giorno, non negarlo.»
«Si, m-ma...» Balbettò mentre lei lo spingeva con le spalle al muro, «Layla, aspetta!» Provò ancora senza successo, «Solo... abbiamo passato dei bei momenti insieme, voglio dire...» Perse per un attimo il filo del suo già traballante discorso quando la mora iniziò a baciargli il collo, ma riuscì a riprendere il controllo, «Layla, tu sei sexy, divertente, intelligente...» Le afferrò le spalle con una presa salda e tirandola indietro la tenne a distanza, «Si, abbiamo flirtato e forse... forse c'è un'intesa tra di noi, ma-» 
«Sei bravo con le parole...» Lo interruppe con un sorriso malizioso sulle sue labbra rosse fuoco, «Ma decisamente poco intraprendente.» Continuò, inginocchiandosi davanti a lui, «Sono settimane che ci penso e non voglio più aspettare». Da quella posizione, Layla poteva fare abbastanza facilmente e comodamente come voleva, e aveva un'idea molto chiara di ciò che desiderava. Tirò via la camicia celeste dai pantaloni e ci trascinò sotto le sue mani tatuate, dal busto cesellato scese finché non trovò ciò che stava cercando e nel giro di un secondo lo liberò dai vestiti, lasciandoli cadere fino alle caviglie. Noel abbassò gli occhi lungo il proprio corpo e la trovò a leccarsi sfrenatamente le labbra, era così fermamente concentrata su ciò che stava per fare che fu presa alla sprovvista quando lui la allontanò ancora una volta.
«Layla!» Gemette Noel proprio mentre la donna si stava sporgendo verso i fianchi pallidi e lei alzando gli occhi gli mostrò la sua espressione, in bilico tra shock e frustrazione. Layla voleva di più, ma apparentemente lui aveva deciso di negarglielo.
«Noel, tu mi piaci e so per certo che anche io ti piaccio.» Disse con un po' di incertezza nella voce, poi continuò suonando più come un ultimatum, «Quindi dimmi chiaramente se questo è ciò che vuoi anche tu oppure no.»
Una ragazza stupenda, vestita come una principessa, inginocchiatagli davanti, pronta a spedirlo in paradiso. Era il sogno di qualsiasi uomo ed era proprio lì, per lui. Come avrebbe potuto rifiutare un'offerta simile? Era come sputare in faccia alla fortuna.
Fece un respiro profondo e si convinse a lasciarla fare, annuì silenziosamente in risposta alla donna che sorrise vittoriosa e sollevata. Gli avvolse le gambe tra le braccia e ridacchiò mentre lui soffiò un "Cazzo!" quando sentì le morbide mani strofinargli dietro le cosce prima di seppellirgli il viso tra le gambe. Noel le tolse il velo e le prese il volto tra le mani per seguire il suo lento dondolio. Guardò le lucenti pietre preziose intorno agli occhi e sul naso, i pesanti orecchini che le sbattevano sulle guance incavate e il rossetto rosso che iniziava a sbiadirsi. Quando i suoi occhi blu si posarono sul Tilaka, quel puntino rosso catturò nuovamente la sua attenzione, come se all'improvviso quel terzo occhio mistico lo stesse osservando e giudicando. Uno strano senso di colpa lo assalì, come gli succedeva ogni volta che si trovava in situazioni come quella, perché proprio in quei momenti la grande confusione nella sua testa gli mostrava chiaramente cosa stesse negando a se stesso, quale fosse la bugia che continuava a ripetersi disperatamente. Alla fine però tornava tutto come prima, una volta passato il momento avrebbe ricominciato a negare come sempre.
Nei suoi ventun anni di vita Noel non era stato con molte ragazze, anche se avrebbe potuto, un giusto mix tra timidezza e spavalderia gli aveva sempre fatto avere successo con le donne ma non ne aveva mai approfittato. Non gli interessava più di tanto, aveva sempre preferito concentrarsi sulla famiglia, gli amici e sulla sua carriera.
Qualche volta, tra se e se, aveva cercato di giustificare la sua incapacità di provare qualcosa. Forse non era attratto dalle bionde... ma neanche dalle more, forse non gli piacevano quelle troppo piatte... ma neanche quelle formose, né alte né basse, né ricce né lisce.
Niente. Semplicemente non gli interessavano.
Non avena neanche mai capito perché tutta quell'adorazione per il sesso... si, era una bella sensazione, ma nulla che non potesse procurarsi da solo con un po' di vaselina.
Ma ora era lì e non poteva tirarsene fuori, letteralmente, non finché non avesse raggiunto la sua conclusione. Voleva riuscire a godersi il momento, gustare a pieno il dono che Layla gli aveva concesso e ricambiarle l'entusiasmo con cui lo stava facendo. Voleva sentire qualcosa.
«Non ti fermare.» Supplicò disperato, il respiro gli si strozzò in gola. La risposta di Layla non tardò ad arrivare, le sue mani preziosamente decorate trovarono il culo perfetto di Noel, le unghie affondarono nella carne quando la bocca cominciò a lavorare con più foga e l'abito drappeggiato le scivolò dalla spalla. Noel gettò la testa all'indietro fino ad urtare il muro, si stropicciò gli occhi blu con i palmi delle mani e strinse forte per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. Respirava pesantemente mentre cercava di concentrarsi sul tintinnio dei campanelli per non sentire i rumori bagnati che riempivano la stanza. Era troppo teso, così non avrebbe funzionato. Era stanco di doversi sforzare per qualcosa che dovrebbe dovuto venire naturalmente, ma tirò un atro respiro profondo e si lasciò andare. Cercò di pensare a qualcosa di sexy e l'unica cosa che gli venne in mente fu una ragazza in bikini che leccava un gelato, ma poi la mente di Noel iniziò a viaggiare veloce e le cose più strane e improbabili gli affollarono la testa, tanto che si stupì da solo dei suoi pensieri bizzarri. Il gelato diventò un Banana split e poi un hot dog e a quel punto non c'era più nessuna ragazza nella sua fantasia erotica. Pensò all'ultima volta che aveva preso un frozen yogurt con i suoi amici e uno di loro se lo era versato addosso bagnandosi tutta la maglietta che gli aderì sull'addome muscoloso. Pensò ai grovigli di corpi che vennero fuori la volta che giocarono a Twister da sbronzi sulla spiaggia e poi fecero il bagno nudi nel Pacifico.
Ci volle un po' di tempo e tanta buona volontà ma alla fine il suo cazzo decise di collaborare, si morse le labbra fino a sanguinare mentre sentiva il suo climax avvicinarsi molto lentamente.
Noel voleva raggiungere il suo culmine, ma non così.
Desiderava solo che tutto finisse in fretta.
Subito prima di venire, Noel, istintivamente, senza neanche rendersene conto, la spinse via con il ginocchio facendola cadere all'indietro. Il momento di piacere fu breve e sofferto, ma appena tornò abbastanza lucido da rendersene conto, le chiese scusa mortificato e la aiutò a rimettersi in piedi. Lei gli sorrise, asciugandosi le labbra con la punta delle dita «Sono felice che ti sia piaciuto.» Disse dolcemente, scambiando erroneamente quel suo sgraziato gesto per un eccessivo segno di godimento.
I due si ricomposero velocemente e in silenzio, Noel era ancora intento a sistemare la cravatta allentata quando qualcuno bussò e, senza neanche aspettare un qualche permesso, spalancò la porta.
«Layla, sei pronta?»
Noel sperò fortemente che l'uomo che li fissava dall'uscio non si fosse accorto della situazione in corso. Sebbene fossero già completamente vestiti ed ogni traccia dell'accaduto era stata ripulita, il biondo temeva ancora di essere beccato. Non che cose del genere fossero insolite dietro le quinte, ma lui ci teneva mantenere una buona reputazione sul posto di lavoro e soprattutto non voleva dare spettacolo davanti ad un perfetto sconosciuto.
«Scusa, ero qui con Noel e ho perso la cognizione del tempo.»
«Lo vedo.» Disse con aria scocciata, gli occhi che gli rimbalzavano da uno all'altra, probabilmente troppo vicini per una semplice chiacchierata.
«Noel, lui è Harres.» Layla lo presentò allungando un braccio verso l'uomo dai tratti orientali, «Lui è-»
«Sono suo marito.» La interruppe bruscamente, tenendo lo sguardo fisso su Noel che per lo shock riuscì solo ad annuire debolmente.
«Tesoro, dammi un minuto.» Sorrise con la freddezza di una serial killer professionista, «Vado a cambiarmi e possiamo tornare a casa.»
«Ti aspetto in macchina.»
«È-è stato un piacere.» Balbettò Noel. Un'interpretazione davvero poco convincente, per un attore di talento come lui, che gli fece guadagnare solo un'ultima occhiataccia da Harres prima che se ne andasse. «Si, un vero piacere.» Ripeté sarcastico dopo che l'uomo sbatté la porta con un tonfo.
«Layla...» Sussurrò Noel dopo qualche minuto di silenzio in cui lei non alzò mai lo sguardo dal pavimento. Sebbene avessero molto da discutere dopo la recente rivelazione, la donna voleva lasciare tutto per un altro giorno, «Risparmiami la predica, Noel!»
«Ma che significa tutto questo?»
«Te l'ho già detto.» Sbuffò esasperata, «Tu mi piaci.»
«Layla, tu sei sposata!» Il tono di voce che da quel momento diventò sempre un po' più alto ogni botta e risposta.
«Questo non ha importanza!»
«A me importa invece!»
«Dimenticalo!» Urlò infine Layla, cancellandosi il Tilaka dalla fronte con un gesto drammatico della mano e lasciando Noel completamente spiazzato.
«Dimmi solamente...» Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla guancia, le dita che lo accarezzavano dolcemente dallo zigomo alle labbra, «Se questo è ciò che vuoi anche tu, oppure no.» Sorrise sporgendosi in avanti, ma quando provò a baciarlo lui si allontanò e il suo sorriso si capovolse.
«Pensaci, okay?» Disse mestamente, prima di tornare da suo marito.

~~~*~~~

«Ripetimi ancora... perché siamo qui?» Chiese Noel titubante quando le tre ragazze che erano con lui lo trascinarono saltellando dal parcheggio verso l'entrata del locale.
«Perché il mio amico Jordy ci fa entrare gratis e ci ha riservato un tavolo.»
«Mh mh... come mai è così generoso con te?»
«Cosa stai cercando di insinuare?»
«Niente, dico solo che quando un ragazzo è troppo gentile c'è sempre qualcosa sotto.»
«Non c'è niente sotto, Noel. Jordy fa il PR e siamo solo amici.»
«Lo spero, a papà verrebbe un colpo se portassi a casa un fidanzato così.»
Raena aveva invitato il suo fratellone ad unirsi a lei e le sue amiche per passare un sabato sera insieme e Noel aveva accettato, amava sua sorella e cercava di passare del tempo insieme ogni volta che poteva, cercava soprattutto di tenerle lontani i tipi loschi che le ronzavano intorno.
«E poi che razza di nome è Jordy? Si chiama davvero così?»
«Non lo so, ma davvero vuoi farti beffa di lui tu che ti chiami Noel?»
«Stai per tirare fuori la stupidaggine del Natale come quando avevi sei anni?»
«Sapete che in francese "Noel" significa "Natale"?» Raena chiese ridacchiando alle sue amiche.
«Si dice "Noël"!» Protestò il biondo, «La pronuncia è diversa e si scrive anche in modo diverso.» Spiegò alle due ragazze che erano estranee sia al francese che ai dispetti tra fratelli.
«Come dici tu, Noël.» Rise quando Noel la raggiunse alle spalle e finse di stritolarla avvolgendole le braccia intorno alla vita.
«Il tuo amico PR lo sa quanti anni hai? Sa che non hai l'età per bere?»
«Berrò qualcosa di analcolico.»
«E lui quanti anni ha? Sembra molto più vecchio di te.»
«La smetti di fare il fratello maggiore rompi scatole?» Si liberò dalla stretta di Noel fingendosi infastidita, accelerò il passo per raggiungere presto il locale e mettere fine a quell'interrogatorio. «Lui è gay, Noel.» Disse esasperata, «È gentile con me perché... beh, perché lui è un ragazzo gentile e qualche volta mi fa entrare gratis nel locale in cui lavora.» Raena superò il gruppo saltellando velocemente lungo gli ultimi metri fino all'ingresso, si voltò verso i suoi amici, alzò le braccia al cielo e sorrise, «Ed è per questo che siamo in un gay club.»
«Già.» Sospirò Noel, facendo rimbalzare le sopracciglia.
«Il più bel locale del Davie Village! (2)» Aggiunse entusiasta lei quando vide il suo amico Jordy andargli incontro.
«Grazie, tesoro.» Il punk con la cresta, i piercing e i tatuaggi la abbracciò forte e, dopo aver fatto lo stesso con le altre due ragazze, si rivolse al biondo limitandosi a sorridergli da lontano, «Ciao Noel.»
«Jordy.» Accennò un saluto con la testa, ma ricambiò il sorriso.
Seguirono il ragazzo fino alla porta, superando almeno una ventina di persone coloratissime che aspettavano in una fila disordinata. Il grosso e incazzato buttafuori a guardia dell'ingresso, come il Cerbero dell'Inferno dantesco, si spostò di colpo al piccolo cenno della mano ossuta di Jordy e li lasciò entrare in quella tempesta di musica e luci psichedeliche.
«Rilassati!» Ridacchiò Raena, posando una mano sulla spalla tesa di suo fratello.
«Come faccio a rilassarmi, hai visto questo posto?» Il biondo si lasciò sfuggire una risata ammiccante e non troppo sarcastica, «Con il mio culetto sexy li attirerò tutti come le api col miele.»
«Beh, allora divertiti.» I due fratelli risero, poi la ragazza tirò fuori dalla tasca dei cartoncini colorati e li aprì a ventaglio, come un mazzo di carte magiche nelle mani di un prestigiatore, «Jordy mi ha dato i biglietti per ben dieci drink omaggio.»
Noel ne fu felice, ne avrebbe avuto bisogno.


Noel aveva sequestrato gli omaggi e, per assicurarsi che nessuna delle ragazze bevesse qualcosa di alcolico, andava personalmente ad ordinare da bere per tutti.
«Io ho ventun anni, posso bere!» Si lamentò Holly, la maggiore delle tre.
«Non questa sera, stellina.» Disse con tono canzonatorio, «Farò il babysitter responsabile e vi riporterò a casa sobrie.»
Portò i cocktail analcolico al loro tavolo riservato, tra le proteste generali, poi tornò al bar per prendere qualcosa di estremamente alcolico per sé. Purtroppo, proprio in quel momento, tutti sembravano aver avuto la sua stessa idea e come un orda di vampiri assetati, avevano preso d'assalto il bancone che era così affollato che Noel impiegò dieci minuti prima di conquistare la prima fila, ma ciononostante il barista sembrava ancora non accorgersi di lui.
«Hey, Larry!» Qualcuno gridò, attirando l'attenzione del barman che subito smise di shakerare e si voltò verso il ragazzo che era proprio alle spalle di Noel. Anche il biondo si girò a guardarlo e lo vide raggiungere il bancone, danzando a colpi di bacino, finché il tizio accanto a Noel non fu costretto a cedergli il suo posto ed indietreggiare. Il malcapitato però, anziché arrabbiarsi, si sciolse in un sorriso quando l'usurpatore si scusò con lui facendogli l'occhiolino. Non che fosse strano, data la risaputa gentilezza fuori misura dei canadesi, ma quel ragazzo aveva come un'aura di pace e gioia che contagiava chiunque gli stesse vicino e Noel, standogli accanto anche pochi minuti, ne restò stregato. Non si stupì di come il barman continuò ad ignorarlo per servire il nuovo arrivato.
«Hey Chad, cosa ti porto?»
«Dacci due di qualsiasi cosa voglia il mio amico.» Il ragazzo allungò la mano verso Noel e quando questo lo guardò sorpreso, Chad sfoderò un altro dei suoi irresistibili sorrisi, forse il migliore del suo repertorio perché non potevano essercene di più belli.
«Cosa prendi, amico di Chad?» Larry incrociò le braccia sulla sua canotta di paillettes e sollevò un sopracciglio in attesa.
«Whiskey liscio, grazie.» Rispose Noel, appena riacquistò il controllo delle sinapsi. Il barista guardò il suo amico in cerca di conferma e quando l'altro annuì si allontanò dal bancone.
«Io sono Chad.»
Chad era un uomo molto bello che viaggiava sulla trentina, aveva grandi occhi verdi e la mascella squadrata, un sorriso bianchissimo in contrasto con la pelle olivastra, i capelli castani acconciati in un taglio corto ma selvaggio, un fisico statuario ed era almeno venti centimetri più alto di Noel.
«Lo avevo intuito.» Gli sorrise mentre si scambiarono un'amichevole stretta di mano.
«E tu sei?»
«Un tuo amico, a quanto pare.»
«Perfetto. Ti va di ballare, amico?»
«Mi dispiace, non so ballare.» Mentì Noel.
«Non importa, non è una gara di ballo.» Lo invitò a guardare in pista dove molti pessimi ballerini stavano dando spettacolo e, approfittando della distrazione di Noel, gli posò la mano sul bicipite e gli diede una strizzata, «Però, con un po' di fortuna, a fine serata si può comunque riuscire portare a casa un bel trofeo.»
«Gesù...» Noel sbuffò una risata e si liberò gentilmente dalla presa di Chad, non infastidito, solo molto imbarazzato.
«Era troppo in stile Sugar Daddy?» Chiese il moro, riuscendo a notare il rossore delle sue guance nonostante le luci colorate, Noel annuì e le sue sopracciglia inarcate rendevano inutile lo spreco di ulteriori parole. Scoppiarono a ridere e smisero solo quando il barista, di cui non si erano minimamente accorti, posò energicamente i bicchieri sul bancone e li riempì quasi fino all'orlo.
«Agli Sugar Daddies!» Noel ridacchiò proponendo il brindisi, Chad lo seguì e dopo aver bevuto un abbondante sorso del suo drink, osservò sbigottito come invece il ragazzino lo tracannò tutto d'un fiato.
Noel sbatté il bicchiere sul bancone e fece segno al barista di riempirlo un'altra volta mentre aveva ancora la faccia accartocciata per il forte sapore del whisky, ma Larry per il secondo giro decise di dimezzare la quantità.
«Quello è per il tuo ragazzo che ti aspetta al tavolo?» Chiese Chad, sperando che la risposta fosse no.
«No.» Sputò, facendo svettare le sopracciglia fino all'inverosimile prima di tracannare il secondo drink, esattamente come aveva fatto con il primo, «Non c'è nessun ragazzo.»
«Allora, forse, questa è la mia serata fortunata.»
Probabilmente Noel avrebbe dovuto precisare che non c'era nessun ragazzo perché a lui interessavano le ragazze, ma non lo fece.
Forse avrebbe dovuto dirgli di chiudere il becco e togliersi di torno perché non giocavano nella stessa squadra, ma non fece nemmeno quello.
Noel invece, chiese un terzo giro, guadagnandosi un'occhiataccia dal barista.
«Offro io.» Chad esortò Larry ad accontentare il suo nuovo amico e lui obbedì, il moro tirò fuori dai jeans attillati una banconota piegata e tenendola tra due dita fece segno al barista di riempire tutto il bicchiere. Il ragazzo con la canotta scintillante rifiutò i soldi di Chad, ormai esasperato da quei due, voleva solo liberarsene il più presto possibile.
«No invece.» Noel svuotò per la terza volta il bicchiere e seminò una manciata imprecisata di biglietti omaggio sul bancone, pagando abbondantemente il suo debito. 
Due whisky in rapida successione avevano alleviato un po' la tensione e Noel sperava che il terzo lo sciogliesse definitivamente e gli permettesse di godersi la serata con uno dei ragazzi più sensuali che avesse mai incontrato. Aspettò qualche secondo che l'alcol facesse effetto, poi afferrò Chad per un polso e lo trascinò in pista. Si sentiva andare a fuoco e non solo per tutto il whisky di bassa qualità che aveva bevuto.
Se solo dieci minuti e tre whisky prima qualcuno glielo avesse raccontato, non ci avrebbe mai creduto. Eppure era successo veramente, Noel aveva trascinato un uomo in un angolo buio di un gay club ed era pronto a scoprire cosa si prova a lasciarsi andare completamente.
I due ballarono sempre più vicini finché Chad non lo mise con spalle al muro contro una colonna e si schiacciò contro di lui, Noel lo lasciò libero di esplorare un po' il suo corpo con le mani grandi e forti, ma sfuggì alle sue labbra come fossero di ferro rovente.
«Come hai detto che ti chiami?»
«Non l'ho detto.»
«Vuoi dirmi almeno se preferisci essere attivo o passivo?»
Quelle parole fecero scoppiare la piccola bolla di piacere in cui Noel stava galleggiando, totalmente perso nel momento e isolato dal resto del mondo, riportandolo bruscamente alla realtà. Fu come svegliarsi di colpo da un sogno, ansimante e disorientato, e il sangue che un attimo prima ribolliva, gli si raggelò nelle vene.
«Stammi lontano!» Lo spinse via bruscamente, «Io non sono così!»
«Così come?»
«Io non sono... come te.»
Noel si sentì soffocare sotto lo sguardo ferito di Chad e corse via in cerca d'aria, ma l'uscita gli sembrò davvero troppo lontana e piena di ostacoli danzanti, così optò per il il bagno che era più vicino e sorprendentemente poco affollato. Occupò una cabina e ci si chiuse dentro, nonostante i suoi sforzi per calmarsi, respirando profondamente, continuava a tremare come una foglia. All'improvviso, iniziò a battere il pugno forte contro il muro fino a sbucciarsi la mano sulle piastrelle, poi si abbandonò, seduto sul water, e iniziò a piangere. Lacrime silenziose cadevano una dopo l'altra senza controllo, solo qualche singhiozzo riusciva a sfuggire alla mano stretta sulla sua bocca per non farsi sentire, ma a quanto pare non era abbastanza.
«Tutto okay lì dentro?» Qualcuno chiese dall'esterno, bussando delicatamente alla porta. Noel si asciugò le lacrime e fece un paio di respiri profondi prima di poter rispondere senza che il pianto gli spezzasse la voce.
«Si.» Disse piano, poi tirò su con il naso.
«Qualche pezzo di merda ti ha spezzato il cuore?»
«Sono io il pezzo di merda.»
«Ci siamo passati tutti. Con il tempo andrà meglio.»
«Dammi un un minuto ed esco, okay?»
Noel non era proprio dell'umore per sorbirsi il discorso di uno sconosciuto sulla speranza nel futuro, lì seduto su un water e con il moccio al naso. Niente di quello che avrebbe potuto dirgli una voce dietro una porta lo avrebbe convinto che le cose sarebbero andate meglio per lui, perché con il passare degli anni tutto continuava solo a peggiorare.
«Non è necessario, non ti disturberà più nessuno.» Seguì qualche minuto di silenzio, poi il ragazzo si rivolse di nuovo a Noel prima di uscire dal bagno, «Non permettere a nessuno di spezzarti il cuore, tesoro. Soprattutto a te stesso.»
Noel rimase nascosto per mezz'ora e quando finalmente uscì dalla cabina, il bagno era vuoto. Si sciacquò il viso con acqua fredda e guardandosi nel grande specchio che copriva tutta la parete sui lavandini, non vide nel suo riflesso la persona che avrebbe voluto essere. Non aveva idea di come sistemare quel gran casino che era Noel Fisher, né se ci sarebbe mai riuscito, non era comunque qualcosa che potesse essere risolto in una sola notte. Decise quindi di fare un primo passo, rimediando subito all'ultimo della lunga lista di errori che aveva commesso.
Uscendo dal bagno si accorse che sulla porta c'era attaccato un foglio con scritto "momentaneamente fuori servizio, vietato entrare" con del rossetto viola, il che spiegava come mai nessuno fosse più entrato a "disturbarlo". Noel sorrise, estremamente riconoscente allo sconosciuto con le labbra viola, e staccò il foglio dalla porta prima di immergersi nella folla alla ricerca di un ragazzo a cui doveva delle scuse.
«Chad!»
«Cosa vuoi?» Anche se era evidente quanto fosse arrabbiato, non sembrava minaccioso, solo deluso.
«Voglio scusarmi, okay? Sono stato un idiota.» Noel lo vide annuire in pieno accordo, «Ho dato di matto e me la sono presa con te, ma la verità è che io... io...»
«Lo so.» Lo fermò Chad, risparmiandogli il disagio di dirlo, tanto sapeva davvero qual era la verità.
«Mi dispiace tanto. Lascia che ti offra da bere, okay? Dovrei avere ancora un paio di drink omaggio.»
«Hai rapinato un PR, per caso?»
«Qualcosa del genere.»
«Va bene.» Si arrese agli occhi da cucciolo di Noel, «Ma se fai di nuovo il coglione ti rompo il culo... e non in senso buono!»



(1) Tutti i termini specifici e i riferimenti alla preparazione delle spose indiane sono presi da Wiki.
(2) Non sono riuscita a capire cosa dicesse il padre di Ramir, avendolo scritto ad orecchio.
(3) Davie Village, parte dell'area West End, è il vivace quartiere gay di Vancouver, con bar e club affollati, boutique pittoresche e librerie LGBT. Nella zona si trovano ristoranti informali di vario tipo, da taverne greche e locali che servono curry a diner tradizionali e caffè accoglienti. Il quartiere è noto anche per il colorato Rainbow Crosswalk, vicino a Jim Deva Plaza, un'area all'aperto con una gigantesca scultura che riproduce un megafono.
   
 
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