Film > The Phantom of the Opera
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Autore: eliseCS    04/03/2021    0 recensioni
Cosa succede se Des si annoia, Amy e Una si impicciano un po’ troppo e Morty si fa prendere la mano?
Succede che un teatro prende fuoco, risponderebbe T. guardando tutti con disapprovazione.
Ma d’altronde, essendo il maggiore, scuotere la testa alle azioni dei suoi fratelli è quello che sa fare meglio.
È per questo che cerca di convincersi che se ancora sta aiutando Des è solo perché vuole evitare di far precipitare gli eventi un’altra volta – decisamente quel lampadario non avrebbe sopportato una seconda caduta.
E se stavolta Des sembra sicuro di quello che sta facendo, Amy è come sempre entusiasta e Morty sembra non interessato, dovrà ricordarsi che a Una non piace essere lasciata in disparte.
.
Perché forse la Musica della Notte non era ancora arrivata alle sue ultime battute e quella Christine era semplicemente quella sbagliata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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...that’s all I ask of you
 
 
 
Per quanto André avesse provato ad insistere alla fine Christine l'aveva avuta vinta ed era riuscita a convincerlo ad andarsene.
Dopo aver abbondantemente bevuto e consumato una zuppa in lattina che il ballerino aveva trovato in dispensa – di sicuro la cosa più veloce da preparare e l'unica che Erik sarebbe riuscito a mandare giù in quel momento – Erik tornò a stendersi sul letto riaddormentandosi quasi all'istante.
Christine non seppe per quanto rimase a guardarlo dormire, se non altro adesso il suo sonno sembrava tranquillo, e solo quando anche i suoi occhi cominciarono a dare segno di volersi chiudere da soli si permise di stendersi al suo fianco e concedersi un po’ di riposo.
Al contrario di lui scivolò però in un sonno inquieto: nella sua testa continuava a rivivere il momento in cui aveva ritrovato l'uomo in quelle condizioni, la consapevolezza che fosse tutta colpa sua...
 
Qualcosa l'aveva svegliata.
Un movimento, uno scricchiolio...
«Non ti permettere! Non pensarci nemmeno ad andartene così lasciandomi qui senza neanche una spiegazione, soprattutto dopo come ti ho trovato» Christine fu veloce a tirarsi su dal letto facendo appena in tempo a richiamare Erik che stava giusto per uscire dalla porta.
«E poi sei ancora debole, si può sapere dove pensavi di andare?» concluse addolcendo appena il tono ma senza smettere di guardarlo con un cipiglio severo.
«Ho recuperato perfettamente le forze» la contraddisse a quel punto Erik, che in effetti sembrava stare in piedi senza fatica, girandosi a fronteggiarla. «Non ti saresti dovuta disturbare, e in ogni caso adesso che è passato puoi anche andartene» continuò impassibile. Si era anche rimesso la maschera che aveva preso dal comodino dove Christine l'aveva appoggiata ore prima rendendo ancora più difficile leggere le sue espressioni.
Alla sua ultima affermazione Christine lo guardò sbalordita: «Posso andarmene?» ripetè incredula. «Stai scherzando vero? Mi hai fatto prendere un colpo... pensavo stessi morendo! Quando André mi ha detto che eri sparito mi sono precipitata qui e ti ho trovato in quello stato...»
«Non mi sembra di averti chiesto di venire»
Quella frase, pronunciata così freddamente, la fece ammutolire. Aprì e chiuse la bocca più volte ma le parole sembravano non voler uscire.
«Perché dici una cosa del genere?» riuscì a formulare alla fine.
«Perché è la verità. Mi hai lasciato, senza neanche esitare un attimo quando ti ho detto quello che provavo per te. Sei corsa via. Forse dovrei essere io a chiedere perché, non trovi?» rispose lui.
«Non era il momento giusto! E neanche il modo. Non ero pronta a sentirmi dire una cosa del genere, non in quelle circostanze, non quando avevo così tanti dubbi. Ma adesso...»
«Fammi indovinare? Adesso non li hai più?»
«No!»
«Molto conveniente, non trovi? E se fossi io o in volerti più?»
Quella domanda la fece boccheggiare. Scosse la testa serrando gli occhi: tutta quella conversazione doveva essere frutto della sua immaginazione, in realtà lei era ancora addormentata e quello era solo un incubo.
Riaprì lentamente gli occhi rimettendo a fuoco la stanza ed Erik ancora davanti a lei.
«Stanno davvero cosi le cose? Nonostante tutto, non mi vuoi più?» domandò ricevendo solo silenzio in risposta.
«Oh» retrocedette fino al letto sedendosi sul bordo reprimendo un singhiozzo. Un fruscio e il leggero tonfo della porta la informarono che Erik aveva lasciato la stanza.
 
 
 
Erik osservò contrariato la distruzione generale che regnava nella sua dimora. Rimise in piedi la scrivania – miracolosamente intatta – poggiandovi sonora i disegni che si erano salvati dalla sua rabbia e cestinando quelli troppo rovinati per poter essere recuperati.
Cominciò poi a dedicarsi a raccogliere i vetri degli specchi che aveva mandato in frantumi, li avrebbe dovuti ricomprare tutti visto che non se n'era salvato neanche uno.
E intanto pensava.
Quando aveva alluso al fatto che forse poteva essere lui a non essere più interessato a Christine – una grandissima bugia, ovviamente – non aveva potuto fare a meno di osservare l'espressione di dolore e sconforto che aveva assunto il suo volto.
Ma cosa gli diceva che non fosse solo per il momento? Come poteva essere sicuro che quella volta Christine sarebbe rimasta per davvero e non avesse magari potuto cambiare idea di nuovo in futuro?
Un verso arrabbiato lasciò le sue labbra. Davvero sarebbe stato capace di lasciarla andare? Perché aveva il chiaro presentimento che se si fossero lasciati così, se Christine avesse camminato fuori dal rifugio dopo le parole che si erano scambiati, non sarebbe più tornata indietro.
E a quel punto non avrebbe proprio potuto fare altro che biasimare se stesso.
 
Qualcuno si schiarì la voce alle sue spalle riportandolo al presente.
Si voltò per scoprire che Christine aveva lasciato la camera da letto, vestita di tutto punto con la borsa in spalla, e lo aveva raggiunto porgendogli qualcosa.
In realtà la ragazza stessa era rimasta più che sorpresa quando, frugando nella borsa per cercare dei fazzoletti, aveva invece trovato la famosa chiave per l'ingresso di Rue Scribe. Era sicura di non averla mai messa li dentro, ma tant'è.
Allungò il braccio nella distanza che li separava tendendogli la chiave in silenzio.
Erik la guardò di rimando, una muta domanda negli occhi.
«È la chiave che mi hai dato: non mi servirà più quindi non ha senso che continui a tenerla» spiegò brevemente muovendo la mano come a volerlo incitare a prenderla.
«Che... che cosa stai dicendo?»
Christine sbuffò cominciando a spazientirsi: «Non mi vuoi più, va bene. Allora capirai anche che non è mia abitudine imporre la mia presenza a coloro che non la gradiscono. Motivo per cui di questa chiave non saprei più che farmene» appoggiò bruscamente l'oggetto sul ripiano più vicino e girò sui tacchi decisa ad andarsene il più velocemente possibile.
Erik decise che non glielo avrebbe lasciato fare.
«No» disse infatti, e per fortuna quell'unica parola fu abbastanza per far bloccare la ragazza e farla tornare sui suoi passi.
«No? Ti prego di parlare chiaro. So che io per prima non mi sono comportata correttamente con te chiedendoti del tempo, ma spero vorrai concedermi che la tua storia non era cosa da poco da accettare, senza contare la mia somiglianza con lei, di cui ti sei ben premurato di non farmi sapere nulla. E adesso che sono tornata per restare sei tu a dirmi che non mi vuoi più? Quindi no cosa, Erik?»
«Non voglio che tu te ne vada» replicò lui, quasi retrocedendo suo malgrado davanti all'impeto della ragazza.
«Quindi hai cambiato idea... e posso sapere a cos'è dovuto questo cambiamento in così poco tempo?»
«Io...»
«Perché io non sono quella Christine, non potrei mai esserlo e neanche ne ho l'intenzione. Quindi se è solo perché...»
«Io non voglio Christine» affermò lui fermandola e ricevendo in risposta uno sguardo interrogativo che lo esortava a spiegarsi.
«Io voglio Rose» proseguì dopo una breve pausa. «E sì, forse ci ho impiegato un po' di tempo a rendermene conto, ma alla fine ho capito. E questo che conta no? Voglio... Vorrei quella ragazzina che quando ha visto sotto la maschera ha detto che le dispiaceva. Quella ragazza che quando mi ha rivisto dopo anni la prima cosa che ha fatto è stata abbracciarmi. Colei che...» la sua voce si ruppe e dovette fare più di qualche respiro profondo per mantenere un minimo di contegno. Sbirciò Christine con la coda dell' occhio notando che aveva gli occhi lucidi.
«Colei che mi ha sempre visto come una persona e mai come un mos-»
«Pensavo di aver detto di non volerti sentir pronunciare quella parola rivolta a te stesso» lo interruppe lei severamente, ma i suoi occhi sembravano già non essere più così tristi.
«Non sei più mostro tu delle persone che ti hanno portato a ritenerti tale» concluse.
 
«Perché mi hai detto quelle cose, prima? Voglio credere che non le pensavi ma... perché? Ha fatto male...» riprese Christine dopo qualche istante in cui nessuno aveva detto nulla.
Erik sospirò: «Capisco che i tempi sono cambiati, l'ho visto io stesso, ma per me è ancora difficile... Come posso costringerti a restare con me sapendo che meriteresti di meglio... sei tornata da me per restare dici, e ti credo, ma cosa ti impedirà di renderti conto prima o poi che tutto questo non è stato altro che uno sbaglio?»
Christine poteva sentire nella sua voce che Erik credeva veramente a quello che aveva appena detto; poteva vederlo nei suoi occhi quanta fosse la paura che lei potesse lasciarlo e la ragazza sapeva di non avere torto nell’ipotizzare che se una cosa del genere fosse successa Erik non avrebbe più mosso un dito per cercare di riprendersela. Lo vedeva nella sua espressione tormentata che ci credeva sul serio che lui non fosse abbastanza, che lei meritasse di meglio. Che lui non meritasse lei.
Forse però c’era un modo per fargli capire che le cose non stavano così, per fargli entrare in quella testa tanto geniale – tranne che in quel campo evidentemente – che tutto si trattava tranne che di uno sbaglio. E visto che c’erano già stati abbastanza malintesi, questa volta si sarebbe assicurata di non lasciare alcuno spazio a fraintendimenti o cose non dette.
 
«Chiedimelo di nuovo» esordì quindi Christine ansiosa di veder andar via quell’ombra di sconforto che ancora oscurava i lineamenti di Erik. Quest’ultimo le restituì un’occhiata confusa a cui lei rispose con un sorriso.
«L’ultima volta, prima che me ne andassi così vigliaccamente, mi avevi diciamo chiesto una cosa» alluse lei.
 
Amami, nient’altro chiedo più
Le parole aleggiarono non dette tra i due.
 
Erik spalancò gli occhi: nella disperazione del momento, con Christine che gli aveva già voltato le spalle, pensava di averle di averle solo pensate. A quanto pareva invece non solo le aveva pronunciate, ma la ragazza le aveva anche sentite.
Mentre la comprensione si dipingeva sul volto dell’uomo, Christine si sarebbe aspettata tutto tranne di sentirlo iniziare a cantare.
E lo stava facendo con una voce così soave, ma allo stesso tempo piegata in un tono così supplichevole e pieno di quello che, non c’erano dubbi, non avrebbe potuto che chiamare amore, che si ritrovò a piangere per la gioia senza quasi rendersene conto.
Replicare con le stesse parole alla fine fu la cosa più giusta e naturale di sempre.
 
Perché lo amava, e si sarebbe premurata di ripeterglielo ogni giorno finchè anche lui non si fosse convinto che fosse vero, e anche a quel punto avrebbe continuato.
 
Perché lo amava e avrebbe trascorso con lui ogni giorno, ogni notte, ogni mattina.
 
Perché lui la amava, e davvero non chiedeva altro.
 
 
 




 
Say you’ll share with me one love, one lifetime
Lead me, save me from my solitude
Say you want me with you here, beside you
Anywhere you go let me go to
That’s all I ask of you
 
Say you’ll share with me one love, one lifetime
Say the word and I will follow you
Share each day with me, each night, each morning
Love me, that’s all I ask of you
 
 
 
 
 
 
 
 





Buon salve a tutti!
Ho riaperto il mio profilo EFP dopo non so quanto tempo e ammetto di essermi vergognata quando ho visto la data dell’ultimo aggiornamento di questa storia...
Non mi dilungherò in spiegazioni o scuse, se non per dire che pensavo che la mia ispirazione fosse andata non in vacanza, ma definitivamente in pensione. Non avete idea di quante volte ho riscritto questo capitolo e ancora forse non ne sono del tutto soddisfatta. In ogni caso ho deciso che era arrivato il momento di finirla, in tutti i sensi, quindi: comunico ufficialmente che il prossimo capitolo sarà l’epilogo (che è già pronto) e che verrà caricato probabilmente o lunedì o martedì – in caso contrario Erik è autorizzato a venirmi a cercare...
Ringrazio chi per caso stesse ancora seguendo questa storia e magari addirittura aspettando la fine
E.
   
 
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