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Autore: Eevaa    07/03/2021    10 recensioni
Vincitrice del "Premio voto popolare" dei Ciambella Awards 2020-2021
«Ci pensi mai a cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate in un altro modo?» domandò Goku.
«Intendi se tu non fossi stato così imbecille da risparmiare la vita ad un pazzo assassino pericoloso – come fai sempre, del resto – lasciandolo salpare alla volta dell'universo dopo che ha ammazzato la metà dei tuoi alleati? Oh, a volte ci penso» rispose Vegeta, cinico. Come non pensarci? Diciannove anni prima, in quell'esatto deserto, Kakaroth l'aveva lasciato vivere. E il resto era storia.
«Beh, se non avessi risparmiato quel pazzo assassino, a quest'ora non avrei un fratello».

Vegeta detesta i sentimentalismi. È il principe del cinismo per eccellenza, così emotivamente incapace da non riuscire a esprimere gratitudine o affetto nemmeno nei confronti delle persone a lui più care.
Un evento inaspettato e doloroso, però, lo porterà a un lungo percorso di riflessione su se stesso. Un nuovo cambiamento, una presa di coscienza.
[Post-Torneo del Potere] [No-spoiler alle nuove saghe del manga] [BROTP]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.
I diritti delle immagini non mi appartengono.
Nessun copyright si intende violato.

 

Attenzione: questa storia presenterà dramma, linguaggio molto scurrile, dramma, tematiche delicate, dramma... ho detto dramma? Ecco, parecchio dramma. Se non siete amanti di questo genere vi sconsiglio caldamente di immergervi in questi capitoli. 
Giusto per darvi un poco di contesto la storia si svolgerà dopo il Torneo del Potere, non ci saranno riferimenti alle saghe successive del manga (quindi niente spoiler), e sarà narrata dal punto di vista di Vegeta. 

Buona lettura!



 

I've got you, brother -


Capitolo 1 
Da zero a cento


 


Quello sì che era stato uno scontro soddisfacente!
Non che non ce ne fossero stati di entusiasmanti negli ultimi mesi, ma combattere contro quel gigantesco ammasso di buoni propositi e poca materia grigia che tutti chiamavano Goku era sempre appagante. Era un po' come tornare a casa dopo tanto tempo.
Ma cosa ne voleva sapere Vegeta, di casa?
Aveva vissuto la maggior parte della sua vita a zonzo tra i pianeti, in compagnia di due facce da cazzo e sotto il dominio di una faccia da cazzo ben più grande.
Casa era esplosa quando lui era solo un moccioso con la coda spelacchiata e la frangetta da imbecille.
Un gran trauma, a ripensarci, nonostante l'iniziale reazione fosse stata di menefreghismo - come sempre.
Vegeta non aveva mai imparato a esternare le emozioni in modo corretto. Ed era un eufemismo. La sua emotività passava dalla completa apatia condita da faccia di bronzo a un esplodere in urla, insulti, manifestazioni distruttive di vario genere. Senza niente in mezzo. Da zero a cento, letteralmente.
Tutto il resto era ben nascosto sotto strati di muscoli e una corazza d'orgoglio dura come una noce di cocco.
Noce di cocco che più e più volte la sua bella moglie gli aveva tirato dietro, durante i loro più prominenti litigi dovuti al fatto che lei fosse l'essere più cocciuto sulla faccia del mondo e dei dodici universi.
Vegeta non avrebbe mai pensato di trovare nel cosmo un essere così insopportabile e delizioso allo stesso tempo. Così come non avrebbe mai pensato che ci sarebbe mai stato un altro posto che avrebbe potuto chiamare casa, famiglia.
E invece soggiornava da oltre dieci anni in quel gigantesco agglomerato di fango e incapaci comunemente denominato Terra. Aveva una moglie, due mocciosi a seguito - tre, se si voleva contare anche il figlio minore dell'interdetto che aveva di fianco, oramai diventato associazione a delinquere con Trunks - e una bizzarra congrega di genuini idioti incompetenti ai quali, suo malgrado, aveva imparato a stare intorno.
Senza dimenticare l'immancabile deficiente al suo fianco, un ragazzone dalla faccia imbecille contornata da capelli ancora più imbecilli, vestito da imbecille che sorrideva come un imbecille.
Era il suo rivale da tempo immemore e la cosa più vicina che si potesse definire "amico" che avesse mai avuto. Il fratello scemo del suddetto, Radish, e Mastro Lindo gigante con i quali viaggiava nello spazio, aveva potuto considerarli amici solo fino a un certo punto. E il certo punto era che lui era sempre stato un grandissimo figlio di puttana.
Anche con Kakaroth, il cretino sopracitato, era stato un figlio di puttana. A lungo, con ridondanza. Forse lo era ancora.
Eppure quel saiyan di terza classe senza alcuna classe aveva saputo vedere del buono in lui, immediatamente, già dal primo incontro. Proprio in quell'esatto deserto roccioso dimenticato dalle divinità terrene in cui si trovavano in quel momento insieme, a gambe a penzoloni giù da un dirupo e con gli occhi rivolti al tramonto con placida noncuranza.
Kakaroth - che tutti sulla Terra chiamavano erroneamente Goku; quale nome più stupido per un guerriero! – gli aveva risparmiato la vita quando il principe assassino era giunto lì per sradicare la sua e quella di tutti gli altri soggetti incapaci che lo circondavano.
E il resto, naturalmente, era storia. Una storia decisamente bizzarra, in cui la bestia indomabile che giaceva nel suo stomaco aveva imparato a stare a cuccia, in cui il suo essere un meraviglioso concentrato di egoismo e perfidia si era evoluto in una versione più pacata e docile.
Una scimmione ammaestrato, come sua moglie amava definirlo.

«Cavoli, Vegeta! Ci hai fatto mai fatto caso a che razza di posto sia questo?»
Perspicace come un portaombrelli. La vera stoffa da ricercatore.
«Buongiorno, Kakaroth, ben svegliato!»
Goku ridacchiò convulsamente, con quella risata da clown insopportabile che tanto lo caratterizzava. Vegeta ci aveva impiegato letteralmente due resurrezioni per riuscire a sopportarla.
«Sembra che sia ieri, eh? Sono passati...» Il tipo sveglio iniziò a contare con le dita per riuscire a calcolare l'esatto tempo trascorso da quell'incontro. Vegeta già lo sapeva. «Uh, più di quindici anni! Urca!»
Diciannove, lo corresse mentalmente Vegeta.
«E la tua faccia da stoccafisso è sempre la stessa, così come la tua capacità di rendermi irrimediabilmente incline all'omicidio. Di nuovo» aggiunse ad alta voce.
Ma Goku – Kakaroth! L'aveva chiamato Goku poche volte e poche sarebbero rimaste - non faceva quasi nemmeno più caso ai coloriti epiteti con i quali il principe si rivolgeva a lui.
«Ci pensi mai a cosa sarebbe accaduto se le cose fossero andate in un altro modo?» domandò Goku, mettendo stranamente insieme una frase di senso compiuto con i verbi al proprio posto.
Sempre. Ci penso ogni fottuto miserabile giorno della mia emotivamente censurata vita, pensò Vegeta. Ma, proprio perché la sua capacità di esprimere gratitudine era pari a quella di manichino da negozio, rispose semplicemente:
«Intendi se tu non fossi stato così imbecille da risparmiare la vita ad un pazzo assassino pericoloso – come fai sempre, del resto – lasciandolo salpare alla volta dell'universo dopo che ha ammazzato la metà dei tuoi alleati? Oh, a volte ci penso».
Se Kakaroth non gli avesse risparmiato la vita, quel giorno di diciannove anni prima, sarebbe marcito sotto le fiamme dell'inferno insieme all'allegra compagnia di ritardati sopracitati.
Salvandogli la vita, tuttavia, aveva anche dato il via a un meccanismo di micro-cambiamenti che l'avevano portato ad essere ciò che era in quel momento: un figlio di puttana tutto sommato soddisfatto. E, per quanto la sua manifestazione di allegria fosse un angolo di labbro sollevato con sforzo, felice.
Kakaroth ridacchiò di nuovo.
Loro due non chiacchieravano molto di cose serie, ma quando lo facevano Vegeta doveva ammettere che era piacevole, ogni tanto. Almeno fino a che l'imbecille se ne saltava fuori con cose melense e schifosamente terrestri.
«Beh, se non avessi risparmiato quel pazzo assassino, a quest'ora non avrei un fratello».
Per l'appunto.
Il cuore arido come una prugna secca di Vegeta scricchiolò un pochino. Come se quel ritardato avesse tentato di prendere martello e scalpello per spezzare la corazza dura che ci aveva costruito intorno. Maledetto bastardo che attentava continuamente al suo orgoglio.
Di nuovo incapace di rispondere qualcosa che fosse lontanamente simile alla gratitudine che provava nel profondo – perché la provava, eccome - montò una consueta espressione di sprezzo.
«Tsk! Questi sentimentalismi sono solo il primo dei motivi per i quali ti detesto. Siamo guerrieri, non personaggi di una fanfiction!» gracchiò Vegeta, alzandosi finalmente dal promontorio. «Forza, adesso andiamo. Stasera c'è la cena con gli altri alla Capsule Corporation, non voglio sentire le urla isteriche delle nostre isteriche mogli».
Una volta a settimana avevano preso quell'abitudine assolutamente ridicola di vedersi tutti insieme a banchettare allegramente. La sua famiglia e quella di Kakaroth al completo. Come se già non si vedessero quasi tutti i giorni delle loro schifosamente abitudinarie vite!
Inutile dire che il principe fosse più interessato al banchetto che ad altro.

«Vege-ta».
La voce di Kakaroth lo colse alle spalle con un irritante balbettio, prima che potesse librarsi in volo. Sua maestà aveva assoluto bisogno di una doccia di trenta minuti per levarsi di dosso quella sabbia rossa pungente.
«Che altro c'è, per l'amore degli De-» il principe si interruppe appena si voltò.
Il volto di solito roseo e paffuto da bambino troppo cresciuto di Kakaroth era inverosimilmente pallido.
«Kakaroth?» domandò, sottecchi.
«Ve-geta, non mi se-nto molto bene» esalò questi.
Ed era un eufemismo, a giudicare dal sudore freddo che gli imperlava la fronte.
Qualcosa non andava in lui. Non che di solito fosse completamente sano di mente, ma in quel momento qualcosa di fisico non andava in lui.
«Non te le ho date così forte, oggi. E abbiamo preso anche un Senzu, poco fa» fece notare Vegeta. Inarcò un sopracciglio, giusto per nascondere un poco di preoccupazione.
«Mi... manca... il res-». Goku barcollò in avanti, con il fiato corto.
«KAKAROTH!»
E al diavolo nascondere la preoccupazione. Non quando quel completo idiota gli stava crollando letteralmente addosso.
Qualcosa non andava, decisamente. Non l'aveva mai visto in quello stato se non quando... quando stava morendo per un'infezione cardiaca che chissà dove diavolo si era preso.
Vegeta sgranò gli occhi nel vederlo portarsi una mano ad altezza del cuore, poi lo prese al volo tra le braccia prima che cadesse e lo accompagnò a terra.
Oh no. No. No no no no.
«Il mio petto... mi fa... male. Non-» faticò a parlare Goku, con le labbra oramai spaventosamente violacee.
Vegeta non era assolutamente tipo da farsi prendere dal panico. Solitamente.
«Merda, merda! Zeno assassino maledetto! Kakaroth, Kakaroth! Stai sveglio!» iniziò a schiaffeggiarlo delicatamente - e per i saiyan la delicatezza corrispondeva a non spalmargli via la pelle della faccia.
«Non resp-iro».
«NO!» urlò Vegeta. Perché lui non si faceva prendere dal panico, no. «Non ti azzardare a chiudere gli occhi, Kakaroth!»
Ma era decisamente troppo tardi.
«Cazzo, cazzo, cazzo» imprecò Vegeta e, ritrovando nella volgarità e nella blasfemia verso gli Dei la capacità di ragionamento, se lo caricò in spalla come un un sacco di patate e saettò in volo.
«Kakaroth, se muori giuro che ti ammazzo».
Giusto per rimarcare l'incapacità emotiva.

 

-兄弟愛-


La nuova ala medica della Capsule Corporation era incredibilmente e insopportabilmente bianca. Un po' come la Stanza dello Spirito e del Tempo, ma molto più tecnologica.
Era stata erta tra la serra botanica sperimentale e il museo della scienza e della tecnica, a pochi passi dalla sede centrale.
Si trattava del più importante laboratorio di analisi medico-scientifico di tutta la regione dell'Ovest, nel quale un discreto team di dottori, biologi ed esperti elaboravano vaccini, nuovi medicinali, sperimentavano test e collaudavano speciali macchinari ospedalieri. Era diventata anche, ovviamente, clinica privata per i membri della famiglia Brief e amici.
A capo di quell'area del colosso c'era la dottoressa Hange Brief, cugina di Bulma e primario di chirurgia dell'ospedale universitario della Città dell'Ovest.
Tre lauree specialistiche e due dottorati. Bazzecole, insomma. Almeno per la famiglia Brief.
L'anno prima aveva vinto il Nobel per aver trovato la cura per quella malattia terrestre che prendeva il nome di cancro ma, in cima al curriculum, vi era senz'altro segnata l'impresa più titanica che qualsiasi dottore avesse mai affrontato: estrarre un dente a Trunks.

Vegeta sbuffò. Se non altro l'imbecille era in buone mani. Magra consolazione, dopo tre ore trascorse in quella sala d'attesa insieme alla sua famiglia e famiglia del suddetto, progenie compresa. Ma, se di consueto il gruppo di disadattati era dedito al baccano e inutili chiacchiere, in quel momento regnava un surreale silenzio.
Superfluo raccontare invece il panico che si era scatenato quando Vegeta era giunto alla Capsule Corporation urlando come un forsennato, pallido, con Kakaroth a peso morto sulla spalla.
Dopo tre maledette ore Bulma, seduta al suo fianco, non aveva ancora smesso di far ballare il piede - vizio insopportabile, per Vegeta. Gohan aveva percorso la distanza dalla Terra alla Luna tre volte camminando avanti indietro - altrettanto insopportabile. La moglie del decerebrato si era mangiata tutte le unghie - insopportabilmente - e Vegeta aveva iniziato a domandarsi se non fosse la sua soglia della sopportazione ad essere troppo bassa. Improbabile, visto che quel buono a nulla di Yamcha non c'era. Fortuna che Pan e Bra fossero con i signori Brief nell'area domestica.
Vegeta non si era ancora ripreso dallo spavento, quella era la verità. E aveva fatto una gran fatica a mostrarsi quasi impassibile, dopo l'arrivo dei soccorsi.

E fece ancor più fatica quando quella stramaledetta porta stramaledettamente bianca si aprì e ne uscì una donna dall'aria stanca e con il cipiglio tutt'altro che allegro. Lunghi capelli mori legati in una coda disordinata, occhiali rettangolari e un camice bianco abbottonato fino al collo.
Tutti si alzarono in piedi e si radunarono più vicini. Tranne Vegeta, che rimase in disparte.
«Sta dormendo» esalò la dottoressa Hange Brief, senza allegria.
Il sollievo sul fatto che l'imbecille fosse ancora vivo durò meno di mezzo secondo.
«Cos'ha? COS'HA?» urlò Chichi, disperata.
Beh, se non altro qualcuno dava voce al moto di aggressività emotiva che si stava scatenando nel petto di Vegeta.
«Credo che sia meglio parlarne solo tra adulti» puntualizzò la dottoressa, lanciando un'occhiata a Trunks e Goten.
Cattivissimo segno.
«Cugina, io e Goten abbiamo sconfitto nemici che neanche te lo immagini. Stiamo bene dove stiamo» si prodigò Trunks. Sicuramente un punto a loro favore. «E io ho affrontato l'estrazione di un dente».
Punto a loro favore confiscato.
«Hange, per favore, dicci come sta» supplicò Bulma, pragmatica.
La dottoressa storse le labbra, poi si convinse. Forse troppo stanca per operare una lotta contro due infanti e quella testona di sua cugina.
«C'è qualcosa che non va nel suo cuore» annunciò, quindi.
Grazie al cazzo, pensò Vegeta. Questo l'aveva capito anche lui. Ma forse aveva sperato che non fosse nulla di così grave, non da far parlare la cugina di Bulma - di solito entusiasta e briosa - in quel modo così cupo.
Chichi si sorresse a Gohan.
«Dalle analisi abbiamo accertato, come già sapevamo, che Son Goku abbia contratto in passato il raro virus cardiaco Shinzobyo. Non molti tutt'ora sopravvivono alla malattia, nonostante la medicina che abbiamo formulato grazie al campione portatoci da Mirai Trunks. Il problema è però sempre lo stesso per una grande fetta dei guariti: a distanza di dieci anni la malattia si è rivelata fatale per l'85% delle persone. Speravo che Goku, essendo un saiyan, non incappasse nello stesso tipo di problemi, e invece non l'ha scampata. Il cuore, indebolito ma silente, sviluppa improvvisamente un antigene che porta a una reazione autoimmune, una degenerazione dei tessuti progressiva e molto veloce. Non c'è una cura, ma coloro che si sottopongono a trapianto riescono solitamente a sopravvivere, soprattutto se giovani e in buone condizioni fisiche».
«Mio marito si dovrà sottoporre a un trapianto di cuore?!» la interruppe Chichi, nel panico.
Ma non era decisamente quello il fottuto problema.
Vegeta, consapevole, impallidì. E si maledisse per essere l'unico stronzo lì dentro ad aver capito cosa comportasse quella diagnosi. Perché nessuno sembrò comprendere, nessuno sembrò realizzare e lui era solo a dover affrontare prima di tutti quella doccia di merda.
A parte la dottoressa Brief, naturalmente.
«Dovrebbe, sì, ma...»
«Ma non esistono donatori. Non per lui» la interruppe Vegeta.
Buongiorno a tutti e benvenuti all'inferno, stronzi.
Il gruppo si voltò verso di lui con sgomento, terrore e anche un certo comprensibile fastidio, ma Hange si affrettò a spiegare.
«Vedete, Goku non... non è un terrestre. Noi terrestri possediamo delle caratteristiche diverse dalla sua razza. Il cuore della specie saiyan sembra essere delle dimensioni compatibili, diversamente da altri organi - ad esempio i saiyan hanno due milze, per rigenerarsi più facilmente. Il problema principale nel nostro caso è il sangue. È compatibile con i terrestri solo per via commutativa, con la riproduzione. Ma il suo tipo di sangue non ha caratteristiche compatibili con i nostri gruppi sanguigni. Rigetterebbe l'organo trapiantato in poche ore».
«I saiyan si sono estinti. Non ci sono possibili donatori» soffiò Gohan, buongiorno anche a lui.
Il fermento esplose nella sala d'aspetto. Una vera fortuna che tra il panico, la disperazione - e l'apatia pericolante di Vegeta - ci fosse qualcuno in grado di formulare domande importanti. Delle quali sarebbe stato meglio non udire la risposta.
«Quante possibilità ci sono che sopravviva senza un trapianto?» chiese Bulma, incerta.
Di nuovo quel glaciale silenzio e gli occhi della dottoressa troppo, troppo cupi per essere portatori di buone notizie.
«Allo stato attuale... nessuna. Mi dispiace».
Chichi si lasciò cadere a terra, scivolando dolcemente tra le braccia del figlio maggiore. E sebbene i segnali corporei di Vegeta gli intimavano che avrebbe voluto fare lo stesso, fu l'orgoglio a tenerlo in piedi.
«NO! NO!» urlò la moglie di Goku. Goten, livido in volto, si accovacciò al suo fianco.
«Non piangere, mamma. Papà è forte, è un saiyan, non è come gli altri!» intervenne il moccioso, Goten, quello scricciolo di ragazzino con la stessa faccia da clown del padre ma che, suo malgrado, Vegeta faceva molto meno fatica a sopportare.
«Può essere un buon punto e vorrei davvero sperare che possa essere a suo favore» si sforzò di sorridere Hange, in un evidente tentativo malriuscito di mostrarsi ottimista. «Ad ogni modo ho collegato il suo cuore a una macchina automatica. Funzionerà per tenerlo in vita, almeno fino al collasso totale dell'organo».
«Quando... quanto tempo...» balbettò Gohan. Mostrarsi forte per Chichi non gli venne bene, non con quegli occhi rossi di un pianto trattenuto.
Vegeta lo conosceva anch'egli da quando era un poppante alto un metro e un tappo di bottiglia, riconosceva quell'espressione sul suo volto. La voglia di piangere e la rabbia repressa. Un vero peccato che, senza un nemico da sconfiggere, non sarebbero servite a niente.
«Gli altri pazienti, senza un trapianto, si sono spenti nel giro di pochi giorni. Il suo fisico robusto e la razza saiyan potrebbe rallentare il decadimento. Forse potrebbero rimanergli una decina di giorni. Poco più».
Ma Vegeta, a quel punto, aveva già smesso di ascoltare. Vegeta non avrebbe ascoltato nulla di più. Pochi giorni. Kakaroth sarebbe morto da lì a pochi giorni e non c'era niente, nient'altro da fare.
Livido in volto, incapace di sopportare il pianto e la disperazione altrui, decise di togliersi dalle palle e andarsene via. Perché lui era bravo a fare quello.
Uscì a passi svelti dal laboratorio e si sbatté dietro la porta.

«Papà!» lo chiamò Trunks, ma Bulma lo frenò con la mano.
«Lascialo andare, Trunks...»
Guardò la porta con occhi preoccupati.
Lei sapeva bene che quel colpo, forse, suo marito non avrebbe saputo reggerlo a dovere.


 

-兄弟愛-



Da zero a cento.
Se ci fosse stato un termometro misuratore della sua incapacità di gestione delle emozioni, in quel momento Vegeta l'avrebbe ficcato su per lo sfintere anale di qualche essere divino.
In quel deserto dove tutto era iniziato e tutto era finito, Vegeta urlò al cielo di rabbia e di frustrazione. Le bestemmie accompagnarono scariche di energia, attacchi dell'aura rivolti al cielo.
Ma a cosa servivano le trasformazioni che, veloci, prendevano possesso di lui?
Non aveva nessuno da combattere.
Non avrebbe avuto più nessuno.


 

Continua...



ANGOLO DI EEVAA:
Sono tornataaaaaaaa! E giuro solennemente di non avere buone intenzioni! ... ehm, scusate, deformazione. 
Nossignori, non ho sbagliato fandom, sono tornata qui per davvero. E, per vostra immensa gioia (vero? Vero?!) ci resterò ancora per un bel po'.
Insomma, il mio ritorno non avrebbe potuto essere più drammatico di così. Sarà una storia un poco pesantina, ma avevo assolutamente bisogno di scrivere una cosa del genere, abbiate pazienza. Sarà tutto narrato dal punto di vista di Vegeta e questo servirà per dare un poco di respiro alle tematiche che andrò ad affrontare. Insomma, il cinismo e il sarcasmo del nostro principe dall'incompetenza emotiva renderà la situazione un poco più leggera, anche se leggerà non lo è assolutamente. Per questo vi ripeto che se non siete nella giusta condizione emotiva per affrontare questa cosa vi sconsiglio di proseguire oltre con la lettura. 

Lo so, vi avevo promesso un sacco di yaoi, ma non è il caso di questa storia. (Teo5Astor, happy? Per i suonatori di trombe dovrai attendere un pochetto!)
Qui ho voluto mantenere il loro rapporto canonico - come si evince dal titolo - perché mi piace davvero tanto.
Ma giuro che ci sto lavorando e dopo aver terminato questa mini-long (che sarà composta da 5 capitoli) ne ho altre due (una di 7 e una che al momento ne conta 16) che vedranno i nostri Goku e Vegeta alle prese con mirabolanti affari sentimentali tra loro. 
Insomma, il mio ritorno in questo fandom che per me è come casa sarà in pianta stabile. 

Voglio ringraziare due persone in particolare, prima di salutarvi.
La prima è Stardust_Steel, nel fandom inglese su Ao3, che è stata la mia vera ispirazione per riprendere a scrivere in questo fandom. Il merito per tutta la mia botta di ispirazione è solo suo! Le sue storie meravigliose potete trovarle qui, ovviamente solo in inglese: https://archiveofourown.org/users/Stardust_Steel/works. Grazie davvero di cuore per i tuoi lavori splendidi e per la tua amicizia. 
La seconda è la mia dolce, cara Nemesis01, che mi ha aiutata con la traduzione inglese di questa storia (che potete trovare nella mia pagina su Ao3 qui https://archiveofourown.org/users/eevaa_fanwriter/profile ). Senza di lei non sarei mai riuscita a fare una traduzione come si deve, mi ha corretto un sacco di errori e si è anche prodigata in meravigliosi e hashtag a tema per segnalarmeli. #troppoitaliano #troppovegeta #troppogoku e il mio preferito, #tropponapoletano. Grazie, grazie, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto per me, anche al di fuori del fandom. 

Detto questo direi che è giunto il momento di salutarci per questa settimana. Aggiornerò ogni domenica con puntualità - salvo inconvenienti. Per qualsiasi scambio, parere o anche solo una chiacchiera venite a trovarmi sui miei profili Instagram, Twitter e Facebook, trovate i link in bio! 
Un abbraccio,
Eevaa



Riferimenti:
-Il gruppo di kanji che suddivide i paragrafi 兄弟愛 significa "fratellanza/affetto fraterno". 
-Il titolo della storia prende nome da una canzone dei Kodaline, "Brother". Se avete voglia di piangere andate ad ascoltarla e vedere il videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=m6TXPNybrmk
-Hange Brief, la cugina di Bulma, è ovviamente un personaggio inventato. Ho preso spunto per il nome e le fattezze da Hange Zoë dell'Attacco dei Giganti.
-Il fatto che i saiyan abbiano due milze me lo sono inventato di sana pianta. 
-"Shinzobyo" è letteralmente la traduzione dal giapponese di "virus cardiaco". 


 
  
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