Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lina Lee    07/03/2021    3 recensioni
Jean e Marco, due personaggi uniti sin da subito, e sin da subito divisi, senza avere il tempo di godere appieno della loro amicizia o, nella mia visione delle cose, di qualcosa di ben più profondo dell'amicizia.
In questa one shot, la mia primissima storia dedicata all'universo dell'Attacco dei Giganti, ripercorro alcuni loro momenti insieme, fino al tragico epilogo, lasciandomi guidare dal testo di una delle musiche che hanno contraddistinto quest'anime.
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We dreamt a new life (We dreamt a new house)
Some place to be at peace
 
Mi siedo su una roccia, sono sgattaiolato fuori dal dormitorio per godermi un po’ di pace e la vista della luna che si specchia sull’acqua del lago. Tre anni non sono tanti, e una volta terminati potrò entrare nel Corpo di Gendarmeria e rimanere tranquillo: è per questo che sono andato via di casa, per trovare una pace che altrimenti non avrei avuto, per scappare dalle mie paure. Non sono come quell’invasato, non mi interessano le sue ragioni o il suo fingere di essere forte; io ho scelto un futuro diverso, e le mie motivazioni sono sincere.
Sento un fruscio alle mie spalle, mi giro di scatto pensando che qualche superiore mi abbia trovato e invece mi ritrovo i tuoi occhi che mi fissano straniti. Tiro un sospiro di sollievo, almeno non incorrerò in qualche terribile punizione, che già gli allenamenti giornalieri sono fin troppo duri.
«Diamine, Marco, mi hai seguito? Lo sai che mi hai fatto prendere uno spavento?»
La mia voce rimane bassa, come se qualcuno potesse comunque sentirci, ma tu ti limiti a sorridere divertito e raggiungermi, sedendoti di fianco a me e osservando il panorama, gli occhi che brillano estasiati alla luce della luna.
«Scusami, non volevo spaventarti. È solo che mi sono svegliato e ho notato che non eri nel tuo letto, quindi mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti, ma non avrei mai pensato di trovarti in un luogo così bello».
Non so se essere felice per il fatto che ti sia preoccupato per me o essere adirato per ciò che può sottintendere l’ultima parte della tua frase; nel dubbio mi lascio andare a uno sbuffo contrariato, tornando a osservare il lago.
«Sai, se riusciremo a essere nei primi dieci e a poter scegliere il Corpo di Gendarmeria potremo ancora vederci tutti i giorni, anche se siamo guidati da motivazioni diverse».
Non mi aspettavo che ti mettessi di nuovo a parlare, meno che mai che mi facessi notare un qualcosa su cui non mi sono soffermato più di tanto; per ora preferisco concentrarmi per riuscire a raggiungere uno dei primi dieci posti, e solo in seguito penserò a ciò che mi attenderà dopo. Non dico nulla di ciò che mi passa per la mente, come mio solito mi nascondo dietro la mia sfacciataggine, dietro la mia aria da persona che non teme nulla e nessuno, e che non si preoccupa di niente e nessuno.
«Sì, sì, la protezione del re… a te interessa quello, a me interessa starmene nella zona più interna e non avere problemi». La mia voce suona annoiata, come se il discorso non fosse di mio interesse, ma tu ridi, di una risata cristallina che mi fa sussultare, e non per la paura. È la risata di una persona pura, di una persona sincera, di una persona che non ha nulla da nascondere. Mi rendo sempre più conto che tu non sei come me, e forse è proprio questo ciò che mi attira di te, sei il mio opposto e contemporaneamente ciò che mi completa.
«Lo sai che con me non c’è bisogno di assumere quell’aria, te l’ho già detto. Con me non hai bisogno di nasconderti dietro il te stesso che mostri agli altri».
Sbuffo di nuovo, la tua sincerità è un’altra di quelle caratteristiche che mi hanno sempre spiazzato. I tuoi occhi sono un libro aperto, credo che non saresti capace di mentire nemmeno davanti al demonio in persona e di rimando pretendi che io faccia lo stesso con te, che sia sincero, che mi mostri per quello che sono, un codardo senza arte né parte.
«Non posso farci niente, è una mia abitudine». Ammetto però che mi piacerebbe riuscire a essere più sincero, almeno con te.
«Vorrà dire che aspetterò, mi prenderò tutto il tempo necessario per far sì che tu divenga più sincero, e anche perché capisca le tue reali capacità».
La tua risposta mi disorienta, mi porta a scuotere il capo perché non credo di avere particolari capacità, è solo una tua idea, un’idea a cui non vuoi rinunciare, ma che in fondo mi scalda il cuore. Anche questa è una cosa che preferisco tenermi per me, ma ciò che accade subito dopo scombussola tutti i miei piani, perché la vita è proprio così, quando meno te lo aspetti rimescola le carte in tavola e ti frega, lasciandoti a ricercare una nuova pace dopo l’ennesimo sconvolgimento. Ti alzi e mi porgi la mano per fare altrettanto, ma quando mi sollevo ti avvicini e mi lasci un accenno di bacio sulla guancia, lasciandoti nuovamente andare alla tua risata cristallina che mi fa perdere la testa. In un impeto che non ha nessuna ragione apparente ricambio il bacio, ma sulle tue labbra, ancora in parte aperte; tu ti blocchi ma non mi allontani, mi stringi la mano ancora di più e io prendo coraggio, almeno questa volta, e ti lascio altri baci, sulle labbra, sulle guance, sugli zigomi dove spiccano le tue lentiggini.
«Finalmente sei stato sincero, almeno con me».
Di nuovo rimango stranito: possibile che tu avessi capito prima di me quello che stavo iniziando a provare ogni volta che ti avevo vicino? Possibile che avessi capito quanto saresti potuto diventare importante?
Sorrido e scuoto il capo, fintamente infastidito, ma sono costretto ad arrendermi miseramente davanti ai tuoi occhi. Porto un braccio al tuo collo e ti attiro vicino mentre percepisco la tua mano poggiarsi sulla mia spalla. Sorrido e tu ridi, ancora quella risata cristallina, e io sento il cuore leggero, colmo di sentimenti che non avrei mai pensato di provare, colmo di una sicurezza che difficilmente avrei mai pensato di avere.
 
Da quella notte mi rendo conto di vederti in maniera diversa, di considerarti in maniera diversa. I nostri allenamenti sono sempre più duri, e non è semplice ritagliarsi dei momenti solo per noi, al sicuro da occhi indiscreti. Eppure tu ci sei sempre, foss’anche solo per dividermi da quel dannato di Eren che, lo ammetto, a volte invidio per la sua determinazione. Pensavamo che prima o poi si sarebbe arreso, ma i suoi occhi sono sempre pronti a infiammarsi, e quelle fiamme a volte mi fanno paura, e la paura mi fa reagire in maniera sconsiderata. È in quei momenti che tu riesci a intervenire e a porre rimedio prima che sia troppo tardi; e dopo io giungo da te per chiederti di scusarmi, per rimediare ai miei errori e per ringraziarti, lontano dagli altri, per avermi aiutato. Tu mi sorridi e mi permetti di baciarti, mentre i tuoi occhi hanno preso, in questi anni, una sfumatura più seria, e la tua risata è diventata più rara, a volte dedicata solo ai momenti in cui riusciamo a rimanere da soli.
Ora ogni momento è buono per dedicarlo a noi stessi, ogni attimo rubato alla vita lo regaliamo a noi. Proprio come questa mattina in cui ci è stata data la giornata libera e il dormitorio è vuoto. Ti sollevo la maglia per aiutarti a toglierla e mi dedico alle lentiggini che hai sulle spalle, le bacio una a una beandomi delle tue risate miste a gemiti che riempiono la mia mente e mi fanno perdere la testa. Le prime volte è stato traumatico, non eravamo pronti, non sapevamo molto, eravamo simili a neonati che muovevano i primi passi nel mondo. Non è stato piacevole, ma ci ha aiutato a conoscerci, a crescere, a capirci. Ora la nostra è una danza, la danza più antica del mondo, fatta di spinte e gemiti, suppliche e sospiri. Stare dentro di te è come approdare in un porto sicuro, dove nessuno potrà mai farmi del male, dove non esistono le mie paure, le mie insicurezze, esistiamo solo noi due, esiste solo il legame che si è creato in questi anni, che ci ha uniti e che nessuno potrà mai spezzare. Venire dentro di te, con te, equivale a raggiungere un Paradiso che difficilmente potremo mai trovare in questa terra, qualcosa di cui non possiamo più fare a meno, qualcosa che appartiene solo a noi. Mi accascio addosso a te e tu ridi, mi regali ancora una volta il suono più bello e melodioso che la mia mente possa chiedere di sentire; penso a quanto, nonostante tutto, sia stato fortunato ad incontrarti, a lasciare la mia casa e trovarti tra le reclute, a diventare tuo amico e poi molto di più. E mentre lo penso sento le tue carezze gentili fra i miei capelli e mi dimentico di tutto, persino che tra qualche giorno sapremo i nostri risultati, sapremo se siamo riusciti nell’intento di essere tra i primi dieci e poter scegliere la nostra pace nella parte più interna della città.
Sesto e settimo, il Corpo di Gendarmeria ci aspetta, ma ancora una volta la vita gioca con le nostre esistenze, rimescola le carte, e lo fa in maniera talmente inaspettata e crudele che questa volta non possiamo fare altro che arrenderci.
O forse no.
 
 
But things changed… suddenly
I lost my dreams in this disaster
 
 
Per cinque anni nessun gigante aveva più provato a distruggere le mura; ma proprio oggi, il giorno della nostra decisione, il mondo si rivolta, i giganti riappaiono e noi siamo chiamati a combatterli. Nessuno di noi si è mai scontrato con uno di loro per davvero, solo quei tre li hanno visti, ma noi abbiamo solo sentito le testimonianze, e averci a che fare sul serio ti annichilisce.
È terrore, è morte, è orrore, è disastro, è paura. Sentimenti che ti pietrificano i muscoli, ti gelano il cuore, ti schiacciano la mente. Siamo accerchiati, braccati come miserevoli prede, impossibilitati a salvarci nonostante i duri allenamenti di questi anni. Ci appare solo un miracolo che ci permette una tregua momentanea nel mezzo della morte.
In tutto questo disastro tu non smetti di starmi accanto, mi incoraggi, mi spingi ad agire. La nostra salvezza ci è data dal sacrificio di altre vite: corpi smembrati davanti ai nostri occhi, spettacolo che non riusciremo più a dimenticare.
Eppure, con te accanto e i nostri compagni vicini, per un attimo riesco persino a scherzare, e per un istante ti osservo quasi svenire dopo essere riuscito a mantenere un sangue freddo a dir poco invidiabile.
*«Ascoltami senza adirarti, per favore…»*
Ti ascolto, ma ancora non riesco a comprendere appieno come la conoscenza delle mie paure possa farmi comprendere gli altri e soprattutto aiutarli. So solo che la tua convinzione e il tuo sorriso ancora una volta mi spiazzano, ma non abbiamo più tempo per discuterne. Dobbiamo combattere ancora e ancora, per salvarci, per il futuro.
Ti intravvedo mentre insieme agli altri mi aiuti a mettermi in salvo. Le vostre azioni mi paiono follia ma in realtà non sono altro che quel lavoro di squadra, che ancora ci mancava durante l’addestramento e che si è mostrato nel momento più opportuno.
Siamo costretti a dividerci di nuovo e quando finalmente ti ritrovo, a battaglia terminata, non voglio credere a ciò che vedo. Tremo, di un tremore innaturale, mentre osservo il tuo corpo immobile, privo di vita. Parte del tuo corpo è stata divorata, le tue lentiggini… sparite, scomparse, mangiate.
Non comprendo di preciso ciò che mi viene detto, riesco a pronunciare il tuo nome e poi le mie gambe mi portano a correre via, verso un punto imprecisato, a scappare come se fossi ancora inseguito da qualcuno o qualcosa. Mi fermo solo quando il corpo mi costringe a piegarmi e vomitare anche l’anima; e dopo questo, le lacrime si fanno avanti impietose. Piango, di un dolore assordante, che non avrà mai conforto. La tua risata non colmerà più il mio cuore, i tuoi consigli non sconfiggeranno più le mie insicurezze, mi sento inerme e svuotato, perso e solo.
 
I'm crying
Missing my lover
I don't have the power
On my side forever
Oh where is my lover
I got no power
I'm standing alone, no way
Calling out your name
 
Davanti ai fuochi accesi per bruciare i corpi dei soldati morti mi chiedo cosa possa fare, cosa debba fare. Ho perso tutto e non vedo via d’uscita, non ho più la vita davanti agli occhi, solo morte e frammenti di ossa sparse sul terreno. Vorrei che tu fossi qui, ancora accanto a me, a concedermi una forza che non ho mai avuto, a concedermi i tuoi preziosi consigli. Mi tornano in mente le tue parole, la tua idea sulle mie capacità e in quell’istante prendo una decisione che cambierà per sempre la mia vita: onorerò la tua morte rinunciando a quella che ormai mi appare come una pace effimera, una pace che sognavo di avere, che sognavamo di avere.
E nel momento della verità, mi rendo conto di quanto sia semplice scappare piuttosto che affrontare le proprie paure, o forse l’ho sempre saputo e ho continuato a far finta di nulla. Vedo tutti gli altri soldati voltare le spalle e andarsene, ma io non posso farlo, non devo farlo. Non potrò mai eliminare certe immagini dalla mia mente, non potrò mai dimenticare, non potrò più fare finta di nulla.
Proprio per questo, tremando e disperandomi, rimango fermo e afferro quelle ali, le Ali della Libertà. Perché se non esiste più pace, se non esiste più un luogo sicuro, se non esiste più vita, non si può fare altro che combattere, combattere per la propria esistenza, per la propria sopravvivenza, per la propria libertà.
Dico bene, Marco?
 
We don't know what is wrong tonight
Everybody's got no place to hide
No one's left and there's no one to go on
All i know is my life is gone



Note dell'autrice: Buonasera! È la prima volta che scrivo qualcosa su questo fandom, spero di non aver reso OOC due dei miei personaggi preferiti, mi dispiacerebbe davvero tanto non averli resi al meglio. L'idea era dedicare loro una storia, qualcosa che ce li raccontasse, anche se alla fine è diventato un racconto dal punto di vista di Jean, perché sono molto affezionata a loro e sentivo davvero l'esigenza di scrivere di loro.
Inoltre, giusto per non farci mancare altro angst, ho scelto una canzone, Call Your Name, di Hiroyuki Sawano, che spesso e volentieri possiamo sentire in quest'anme, che ha delle frasi che secondo me sono perfette per loro due. Vi lascio il video della canzone con il testo: https://www.youtube.com/watch?v=5LZzj39j2mU

La frase tra asterischi viene effettivamente pronunciata da Marco, io l'ho inserita identica perché mi serviva non cambiarla.
Infine una piccola decdica. A Miryel, che come me ama questi due bimbi preziozi, e dalla quale ho preso l'idea delle lentiggini sulle spalle e di Jean che le bacia una per una. Spero che questa piccola pazzia sia di tuo gradimento. <3
A presto.
Lina Lee
  
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