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Autore: Fenrir_23    08/03/2021    1 recensioni
Raccolta di Flashfic rigorosamente Sesshomaru/Rin, in ordine sparso
Ci sarà tempo per perdonarsi. Ci sarà tempo, per superare il dolore. Ora voglio solo tornare a sorridere.
SPOILER Yashahime
“Ho avuto il sentore che tu mi stessi chiamando.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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                                        Sospiri



Rin ha le guance arrossate e il cuore che batte all’impazzata quando l’odore già conosciuto e indescrivibile di Sesshomaru si mischia al suo, arrivandole addosso a ricordarle che lui - da quando si sono seduti all’ombra di un grosso albero al limitare di quel bosco che da su un’ampia vallata - le si è fatto sempre più vicino, e ora può sentire il calore del suo corpo e la stoffa morbida del suo Kimono che le sfiora una guancia.
La ragazza non sa bene come interpretare quel contatto e rimane rigidamente appoggiata contro il braccio sinistro di lui, dicendosi che sta solo fraintendendo.
“Mi vuole solamente bene.” Si ripete, deglutendo, quando il braccio del demone le passa dietro la schiena per cingerle la vita e avvicinarla a sé, con una decisione accennata ma ferma.
Trema appena Rin e, nell’incertezza di non sapere come comportarsi, presa dall’emozione, finisce per abbracciarlo e rintanarsi contro di lui, con la fronte premuta sulla parte sinistra del suo petto e la voglia di non lasciarlo andare, mai.
“Sesshomaru Sama ...”
Il suo nome le esce dalle labbra in un sussurro attutito dalla stoffa della veste dell’altro.
Lei lo ama.
Lo amava già da un po’ di tempo: ne era consapevole da quando, una sera dell’estate appena trascorsa, dopo averlo salutato guardandolo sparire nuovamente nel cielo, era scoppiata in un pianto inconsolabile. Allora aveva parlato con Kagome e Sango ed aveva capito, di che natura fosse il sentimento che la stava consumando da qualche tempo. E allora era iniziata la paura ... paura di essere solo  Rin, la bambina da proteggere, e nient’altro.
Da qualche giorno aveva compiuto quindici anni, non era più una bambina, e quel timore la stava corrodendo.
Prima, mentre camminavano nel bosco, gli aveva confessato di aver ricevuto una proposta di matrimonio: non era sicura di essere riuscita a mascherare l’immensa delusione, quando il demone aveva commentato con un: “Potresti essere felice.” in cui lei non aveva colto una punta di sottile nervosismo.
 
 
Anche in quel momento Rin ha paura ... perché non sa bene cosa voglia dire quel contatto e teme di fraintenderne le implicazioni. Eppure, non sono mai stati così vicini loro due e, a pensarci, era da un po’ che Sesshomaru le sembrava ... strano.
“mi vuole solamente bene.” Si dice, per la terza volta, mentre, ancora incastrata contro il fianco dell’altro, prende a carezzargli piano il braccio libero. Lo fa istintivamente senza rifletterci troppo su, forse per cercare di calmarsi. Si morde le labbra, sentendosi tremendamente imbranata e incapace di comportarsi nella maniera giusta: non può immaginare che anche Sesshomaru, nonostante la forza infinita e la vita lunga secoli (a dispetto delle sue apparenze e del suo animo giovane) è alle prese all’incirca con i suoi stessi tormenti e sta cercando un modo per confessarle ciò che prova.
Alla fine il pomeriggio trascorre così, fra una carezza e l’altra, con Sesshomaru che scivola con la testa sulle ginocchia di Rin e lascia che le dita di lei, prima incerte poi più sicure, gli passino fra i capelli, intrecciandoli e giocandoci, poi sulle fronte, seguendo la linea degli zigomi fino al mento, per arrivare al collo e intrufolarsi timidamente sotto al Kimono, senza però osare oltre.
Quando si salutano al limitare del villaggio Mushashi, il tramonto se n’è quasi andato e Rin sospira, fissando Sesshomaru che si allontana nel cielo ormai di un colore simile al viola.
Non immagine che lui, ormai lontano, sta facendo la stessa cosa, mentre il vento gli fischia nelle orecchie.
 
   
 
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