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Autore: missgenius    09/03/2021    0 recensioni
Aizawa credeva che fosse una buona idea portare sua moglie nei dormitori dell' UA. Non aveva tenuto conto che quando hai una moglie come Ms. Joke e una classe come la 1A, la sua sanità mentale è fortemente messa alla prova.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ms. Joke, Shōta Aizawa
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Aizawa era un uomo di logica. 

Il più delle volte. 

Almeno. 

Cioè, era umano, quindi ovviamente c’erano momenti in cui la logica andava a farsi benedire. 

Come ieri sera. 

Ieri sera, dopo essere uscito con la sua tutt’altro che comune moglie, aveva finito per arrendersi alle sue provocazioni e l’aveva intrufolata nei dormitori della UA come una specie di adolescente ormonato (ma a suo credito poteva essere stato un po’ brillo e in quel momento gli era sembrata una buona idea). 

Beh, non lo era stata. 

Per niente. 

Perché si era dimenticato che fosse domenica. 

L'unico giorno della settimana in cui i ragazzi erano tutti dentro, probabilmente nella sala comune, proprio dove si trovava la porta principale. 

E l'unico modo per uscire da lì era attraverso quella dannata porta principale. 

Emi si stava divertendo un mondo, con le lacrime agli occhi, soffocando le risate nel cuscino, muovendo le gambe in aria in maniera esagerata, solo per dargli fastidio. Adorava trovare dei motivi per prenderlo in giro. 

“Sono contento che almeno uno di noi due trovi divertente questa situazione. “ disse seccamente mentre si tirava su i capelli in una mezza specie di chignon. Avrebbe voluto prendere un po’ d’aria fuori, ma non voleva rischiare di lasciare Joke da sola. Dio solo sa che avrebbe combinato e in meno di due minuti tutti nel raggio di un km avrebbero saputo che aveva passato la notte lì. 

Cioè era ben chiaro che aveva passato la notte con lui. Indossava una delle sue maglie nere che le andava oversize e i suoi pantaloni della tuta grigi. I capelli erano un disastro perché non si era data pena di spazzolarli dopo la doccia insieme e forse, beh, forse quel succhiotto sul collo lasciava intendere troppo le attività notturne a cui si erano dedicati.  

Ed era mozzafiato, come sempre, non poteva mentire. 

Ma questo non l’avrebbe salvata se gli avesse tirato qualche brutto tiro. 

“Oh andiamo Shouta, è divertente, perché se ci pensi per un attimo tu ti prendi cura di ragazzini adolescenti di 15 anni, loro sono quelli che intrufolano i loro fidanzatini nelle loro camere, sperando di non essere beccati, e invece quello che l’ha combinata questa volta sei tu, il loro insegnante!” gli disse ridendo mentre si metteva a sedere, alzando le braccia per far sì che le maniche troppo lunghe gli cadessero indietro. Iniziò a strisciare sul letto, avvicinandosi fino ad avvolgergli le braccia intorno alla vita e baciandogli il mento giocosamente. 

“Non pensi di essere fin troppo comoda? Non potresti intanto iniziare a rimetterti i tuoi vestiti?” chiese con fastidio ignorando le sue parole. 

O almeno cercò di ignorare, anche se sapeva fin troppo bene che aveva ragione, c’era un che di esilarante. In quel momento si sentiva davvero un quindicenne messo alle strette. Cioè, dai, era una persona adulta di 32 anni, sapeva che non c’era bisogno di nascondere sua moglie, per l’amor di Dio. Ma sapeva che se quei venti ragazzini pestiferi che aveva per classe avessero saputo di lei non lo avrebbero mai più lasciato in pace.   

“Prima di tutto sono abbastanza sicura che i tuoi vestiti siano anche i miei vestiti, sono piuttosto sicura di averlo letto nelle note in piccolo dell’accordo prematrimoniale, e secondo hai dimenticato che hai fatto uno scempio dei miei pantaloni ieri sera? “ 

Gli afferrò la camicia per abbassarlo al suo livello prima di lasciargli un bacio a fior di labbra. 

“Ma quanto sei carino con i capelli alzati?” 

Aizawa sentì il suo sopracciglio contrarsi. 

Giusto, i pantaloni. 

(Sicuramente l'alcol e i dannati ormoni, santo iddio, quella donna lo mandava fuori di testa) 

Le avvicinò il viso con forza e la baciò profondamente annullando la distanza tra loro 

“Immagino che adesso la cosa giusta da fare sia dirti che stai meglio con i capelli arruffati? “  

“Meglio?” si portò una mano al petto con aria offesa. “Vuoi dire che solitamente sono brutta? Oh, Shouta, non puoi insinuare che tua moglie sia brutta, è illegale! “ Joke lo fissò come se fosse una specie di peccatore, lui alzò gli occhi al cielo sbuffando. 

“Hai fame?” le chiese invece, stringendole la vita. Visto che sarebbe dovuta rimanere lì con lui tutto il giorno avrebbe dovuto prendersi cura di lei, giusto? 

“Non proprio.” gli disse mentre gli avvolgeva le mani intorno al suo collo, spingendolo sul materasso e iniziando a baciarlo dappertutto. Stava per toglierle la maglietta quando un telefono iniziò a ronzare da qualche parte. Joke si alzò dal lavoro che stava facendo sul suo petto e iniziò a guardarsi intorno per cercare l’oggetto incriminato. Si alzò dal letto e iniziò a rovistare in quello che era rimasto dei suoi pantaloni. 

“Tesoro, la prossima volta che dici che mi strapperesti i vestiti di dosso preferirei fosse soltanto una metafora. Adoravo questi pantaloni.”  Finse un accenno di tristezza mentre tirava fuori il telefono dalla tasca posteriore. Aizawa arrossì. Sì, forse il suo comportamento della sera prima era stato un po’ primordiale. Le aveva strappato letteralmente quei pantaloni di pelle nera che la fasciavano in tutti i punti giusti e.… sì, avrebbe dovuto comprargliene un altro paio. 

Si mise a sedere sulla sedia della scrivania, mentre Joke rispondeva e si appollaiava in braccio a lui.  Nonostante la guardasse infastidito le avvolse le braccia intorno alla vita per non farla cadere.  

“Pronto? No, no, non è affatto un problema, ero già sveglia, di cosa hai bisogno? Ora? Ma sono un po' occupata per la giornata... No, giuro che questa volta è per davvero! Come non mi credi? Nemmeno un po'? È un po' crudele, non pensi? Va bene, ok, ho capito, sto arrivando.” Joke sbuffò alla fine della chiamata, guardando Aizawa. “Shouta dobbiamo diventare ninja, in qualche maniera devo uscire da qui, ho del lavoro da fare.” 

“Pensavo avessi detto che avevi il giorno libero.” si lamentò mentre la faceva alzare. 

“L’avevo infatti, ma Ragdoll è piuttosto insistente, manderà Tiger a prendermi se non vado, sicuramente sarebbe capace di sfondare la porta e trascinarmi per i capelli se non sono in ufficio entro mezz’ora.” iniziò a cercare a tentoni le sue scarpe, abbandonate chissà dove sotto il letto. 

“Vedi? Se tu fossi più responsabile, quelli intorno a te si fiderebbero abbastanza da non minacciarti di venirti a prendere quando dici di essere indisposta.” Aizawa sospirò mentre la guardava rotolare le maniche ai gomiti, sarebbe uscita seriamente con i suoi vestiti addosso? Non che gli importasse ma... era come un marchio su di lei. 

“Non ho bisogno di essere criticata per il mio livello di responsabilità da qualcuno che vive di sacchetti di caffeina e gelatina proteica. E poi mi pare che tutte le volte in cui sono stata “indisposta” tu non ti sia particolarmente lamentato.” 

“Touché.” 

Dopo che Emi si fu spazzolata i capelli e si fu data una sistemata alla bell’e meglio, Aizawa la portò fuori dal suo appartamento. Non ebbero nessun problema nei corridoi riservati ai docenti, anche se non sarebbe stato chissà quale scandalo, tutti gli insegnanti sapevano che erano sposati.  

Iniziò a sudare freddo quando sentì Bakugo che minacciava di morte Midoriya nel soggiorno. Ovviamente tutta la classe 1A era nell’area comune. Ovviamente. 

Se l’universo fosse stata una persona in quel momento gli stava facendo decisamente un grosso dito medio. Sbirciò da dietro l’angolo sperando che nessuno lo vedesse. Stavano tutti discutendo tra di loro e gli davano le spalle. Sembrava troppo bello per essere vero. Troppo. 

Perchè sono sicuro che finirà male?” borbottò a mezza voce mentre si girava a guardare a sua moglie. La 

 sua mano libera stava coprendo la bocca per frenare un attacco di risate. Gli occhi le brillavano dalle lacrime. 

Le strinse saldamente l’altra mano. 

“Cammina velocemente e non fare rumore.”  

Girarono l’angolo in un colpo secco. Riuscirono a fare i primi tre metri senza essere minimamente notati da nessuno. (Aizawa è abbastanza orgoglioso di sé stesso e deluso dai suoi ragazzi. Sul serio non si accorgono di due adulti che gli passano letteralmente davanti? Avrebbe aumentato le ore di lezione sulla ricognizione del luogo.) 

Era fatta, aveva afferrato la maniglia quando... 

Joke starnutì. 

Ora, i suoi starnuti erano tutt’altro che rumorosi. Erano piccoli, delicati e carini. Un suono che attirava l’attenzione della gente e la faceva ridere. (Ovviamente). 

Come in una scena di un film horror al rallentatore vide 20 teste che si girarono in sincrono verso di loro mentre la stanza passava al silenzio più completo. 

Alcuni occhi si spalancarono più del naturale mentre realizzavano la scena che avevano davanti gli occhi. 

3. 2. 1.... 

“Ms. Joke?!” 

“Voi due siete... o porca...!” 

“Pensavo la odiassi.” 

“Oh, mio Dio! È per questo che le ha chiesto di sposarla?” 

“Si stanno tenendo per mano!” 

“Santo cielo!” 

Joke non poteva fare a meno di ridacchiare in mezzo a quel caos. 

“Beh, mi piacerebbe sul serio rimanere, ma ho un lavoro che mi aspetta e non posso proprio trattenermi.” 

Il sopracciglio di Aizawa si contrasse. Quella spregevole lo stava abbandonando, lo stava lasciando solo ad affrontare quel caos che aveva portato lei. Chi aveva bisogno di nemici quando avevi una moglie come lei? 

Gli lasciò la mano e prima che potesse capire che cosa stesse facendo gli aveva afferrato il viso e lo aveva baciato profondamente.  

Un coro di esclamazioni fu il sottofondo. 

“Buona fortuna tesoro, buona giornata, ci vediamo stasera. Ti amo!” 

Aprì la porta e si diresse fuori. 

“E non prendermi a parolacce nei tuoi pensieri! Sono tua moglie non tuo fratello! Inoltre penso proprio che ti ruberò questi pantaloni!” Ormai era lontana. 

L'avrebbe uccisa. Non sapeva come o quando, ma gliel’avrebbe fatta pagare. La odiava. 

La stanza esplose nella follia totale quando richiuse la porta. 

“Che cosa è successo tra voi due?!” 

“Santo cielo, ma lei è sposato?” 

“Mi sento come se tutta la mia intera vita fosse stata una menzogna.” 

Sensei, è così virile!” 

“BASTA!” Aizawa sentì i suoi capelli alzarsi nonostante fossero legati. I suoi occhi lampeggiarono selvaggiamente, azzittendo tutti istantaneamente 

“Potete farmi tre domande, niente di più, poi non toccheremo mai più l’argomento.” disse loro in fretta, guardandoli fissi negli occhi. I ragazzi sbuffarono di delusione. 

“Tre? Perché non quattro?” chiese Kaminari. 

Uno sguardo rosso lo zittì all’istante. 

“Avete dei figli?” chiese Midoriya. Quella ovviamente era per lui la domanda più importante perché un figlio di Mr. Joke ed Erasehead... Wow, anche se in effetti pensare al loro sensei come padre era un po’ inquietante. Certo, era una figura paterna per loro anche in gamba ma avere un padre come lui sicuramente sarebbe stata una cosa che li avrebbe spaventati a vita.  

“Non ancora, prossima domanda.” 

“Da quanto tempo siete sposati?” chiese Uraraka. 

“Cinque anni, il prossimo.” 

"Sensei sei così noioso con le tue risposte." Un mormorio si diffuse nel gruppo. 

“Non la odiava?” chiese Bakugo. Sicuramente in quel momento aveva l’aspetto di uno che avrebbe gettato volentieri quella donna giù da un ponte. 

“Non la odio, ma nemmeno mi piace, è una rompiscatole che devo sopportare, nient’altro di più.” 

“Ma...l’ha sposata!” Sero era incredulo. Se non gli piaceva perché l’avrebbe fatto? 

“Ok, tre domande, fine.” iniziò ad andarsene. 

“Ma, sensei, non è giusto!” 

“Non può lasciarci così, ci meritiamo una spiegazione.” 

Aizawa sospirò fermandosi, li guardò da sopra la spalla, se avesse potuto li avrebbe inceneriti tutti con lo sguardo. 

“Solo perché non mi piace non significa che non potevo sposarla. L’ho voluta sposare io, solo che...non mi piace.”  

Fu la sua unica risposta mentre si allontanava dichiarando chiusa la conversazione. 

“È uno tsundere*” sussurrò Ashido come se avesse ricevuto una rivelazione divina. 

“E cioè?” chiese Jirou. 

“Ovvio che gli piace, ma gli piace anche fare il difficile e non mostrarlo, anzi comportandosi come se la odiasse e facendo finta di trovare la sua presenza fastidiosa come un sassolino nella scarpa. Ma in realtà la ama.” 

“È strano, se ti piace qualcuno perché non dovresti dimostrarlo? Perché nasconderlo dietro all’indifferenza?” Todoroki si accigliò completamente confuso. Ashido gli batté una mano sulla spalla con fare consolatorio. 

-Todoroki, non capisci la complessità di tali esseri, vogliono essere visti come dure creature invincibili che non hanno bisogno di nessuno mentre in realtà si sciolgono per ogni singola cosa che fa il loro partner.” disse la ragazza rosa con un tono da monaco saggio. Todoroki rimase ancora più confuso.  

Posò il suo sguardo sulla ragazza dagli occhi ossidiana e la alta coda di cavallo.  

Non sarebbe stato difficile dimostrarlo, giusto? 

 

 

Tsundere, anche scritto come zundere, è un termine giapponese che indica uno stereotipo di personaggio, solitamente femminile, che inizialmente appare arrogante e scontroso ma in seguito si rivela essere gentile e amorevole con la persona amata. 

 

 

Angolo della traduttrice (che sono io!) 

Ritorno con una traduzione di una storia che ho amato. Come al solito ho chiesto all’autrice originale se potevo pubblicarla e lei stata troppo simpatica e carina, vi lascio di seguito il link originale della storia e vi prego, lasciate una piccola recensione per sclerare insieme! Baci a tutti! 

  
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