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Autore: Duchessa712    09/03/2021    2 recensioni
(Seguito di Spring will come again)
Rickon e Shireen si amano di un amore impossibile, un amore bambino, che è dolce come un sogno e ha i giorni contati.
Amano le storie tragiche e impossibili, quelle d'amore finito in tragedia.
Amano il Principe Drago e la sua Lady Lyanna. Amano i Leoni dell'Ovest.
Si amano per gioco e per necessità e perché lo vogliono davvero, ma quando i sogni si infrangono la realtà fa ancora più male
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past and present and memory'
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Per il bene di Sansa che Violet stringe tra le braccia mentre la neve cade mischiata a pioggia.
È cresciuta Sansa, é bella, dolce e gentile. Ha da poco imparato a camminare, si muove incerta sulle gambine aggrappandosi a qualsiasi appiglio. Parla poco, la piccola Sansa, la futura Regina, e forse per questo Benjen l'ha presa tanto in simpatia: anche lui preferisce la calma e la quiete, anche lui preferisce stare in disparte. Quanto vorrebbe farlo anche adesso!
Incrocia gli occhi di Violet. Sono stanchi, quasi vuoti. Aspettava un bambino ma lo ha perso pochi giorni prima. Il giovane Principe non è nemmeno sicuro che possa uscire dal letto ma lei ha insistito e adesso li guarda, dritta e altera e vestita di un grigio così scuro da sembrare nero.
Sembra vestita a lutto.
Tra le sue braccia c'è Sansa, che indossa una corona d'argento forgiata apposta per la Principessa d'inverno. É adornata di zaffiri... No, forse sono lapislazzuli. Benjen non è sicuro ma non ha importanza, forse non ne avrà mai più.
Dietro di lei c'è Catelyn con i capelli oramai colorati d'argento e il viso scavato. La morte di Irene è un colpo da cui non si è mai ripresa e la scomparsa di Brandon e Ned, gli unici che le rimanevano, forse sono stati il colpo di grazia.
Ben si chiede se verrà a sapere della sua morte grazie ad un corvo ed è un pensiero che gli dà la nausea e lo costringe a chiudere gli occhi e respirare profondamente.
Shireen non c'è. Arrogante. Vanitosa. Orgogliosa. Melodrammatica. Teatrale. Vorrebbe sputarglieli addosso questi aggettivi. Vorrebbe vederla uscire dalla stanza dove si è rinchiusa da quella cena, da quel litigio. Vorrebbe interrogarla: Il Lupo solo muore e il branco sopravvive gli ha detto guardandolo con un odio tale che lo ha riportato indietro, a quando lo detestava ed era gelosa, a quando erano tutti bambini e le cose erano semplici.
Vorrebbe dirle che gli dispiace e che aveva ragione e che hanno sbagliato loro, tutti loro, a non ascoltarla, a non intervenire, a giocare senza sapere le regole.
-Andiamo-. Rickon é al suo fianco, pallido, lo sguardo febbrile rivolto all'orizzonte. Non ha paura. É un Re, un cavaliere, come quelli delle ballate. É la Spada dell'Alba e il Principe Drago e Robert Baratheon e Jaime Lannister e Robb Stark.
Benjen annuisce e si chiede se non stiano andando tutti verso il massacro.
-Suvvia, fratellino. Sono dei barbari non certo gli Estranei o i Draghi. Non ci vorrà nemmeno molto a batterli-.

Violet li guarda allontanarsi: sono un esercito di uomini che gioca a fare i soldati; giovani nel fiore degli anni che vanno a sporcare la neve col sangue.
Ha pregato Rickon di non farlo, di non rispondere al fuoco con il fuoco, di non sottovalutare il potere della diplomazia. Si è inginocchiata ai suoi piedi e gli ha abbracciato i ginocchi, il bel volto bagnato di lacrime e il petto che si alzava veloce per via del respiro affannoso.
Una visione che rasentava il patetismo, la decadenza, lo struggimento tutti in una volta. Una Regina che si è spogliata della corona, una donna che ha abbandonato qualsiasi forma di amor proprio.
Ha continuato a supplicare anche quando il sangue ha iniziato a scorrere lento tra le cosce, quando si è portata le mani al ventre e tra le gambe per trattenere quella vita che nemmeno sapeva di portare.
Ha pianto di dolore e di paura mentre Rickon la guardava, allontanandosi da lei con negli occhi qualcosa che Violet si rifiuta di chiamare repulsione. Da allora per lei ci sono state solo occhiate affilate e la sola volta in cui si è degnato di parlarle, appena poche ore prima dell'alba, le ha stretto il polso ricordandole il suo ruolo come madre dei suoi figli, come colei che deve dargli più di un erede, come la Regina che ha fallito nel solo vero compito che le è stato assegnato.
Si è sentita gelare mentre le guance bruciavano di umiliazione e scuoteva un poco la testa perché l'uomo che aveva davanti non è suo marito, impulsivo certo, ma mai violento o crudele.
E adesso lo sta osservando partire forse per andare alla morte e la sola cosa che leresta di lui sono il castello di pietra, il regno di ghiaccio, e la bambina che stringe tra le braccia come fosse un'ancora di salvezza. E il sangue, aggiunge la sua mente beffarda. Il sangue che ancora le cola tra le gambe, rallentato dalle calze e dalle giarrettiere e dalla gonna scura. Perché nessuno deve vedere: finché non vedono, non sanno.

Catelyn li osserva partire con gli occhi pieni di rimpianto e rassegnazione. Ha passato notti insonni a girarsi nel letto chiedendo perdono ad Irene per questo terribile fallimento. Le aveva affidato il Regno e i suoi figli e lei non è stata abbastanza forte da trattenerli, da convincerli a ragionare. C'è un peso che le grava sul cuore e le smorza il respiro. Sente gli occhi riempirsi di lacrime e non si vergogna a lasciarle cadere: non è più il tempo dell'orgoglio, non per una vecchia che ha fallito nell'unico compito le fosse stato assegnato. Ah, quanto vorrebbe che tutto finisse, che lo Straniero arrivasse con il suo bacio fatale spegnendo la luce accecante che sembra farsi beffe di loro: é il freddo sole invernale che si riflette sulla neve candida e sull'argento e le pietre della corona di Sansa. Rickon gliel'ha donata in una cerimonia fastosa e dispendiosa, ha presentato al mondo la sua erede in veste ufficiale per la prima volta. Ma che cosa se ne fa una bambina che deve ancora festeggiare il primo compleanno di un oggetto tanto importante quanto inutile? Non può capire il suo valore e non può usarlo per giocare, si può solo avvicinarlo alle finestre e creare mosaici di luce che la bambina osserva in silenzio.
È troppo pesante perfino per farglielo indossare, la testa ciondola da una parte all'altra ed è Violet che la tiene ferma impedendo ad entrambe di cadere.
No, non è di questo che il popolo ha bisogno... Oppure si? Rickon non è mai stato popolare come adesso che ha ordinato a tutti di imbracciare le armi e andare a fare giustizia. Catelyn a volte si chiede se sia lei la sola a ricordare.

Era accaduto tutto molto in fretta e alla fine nessuno avrebbe dovuto stupirsi più di tanto. Non si poteva sperare che i Bruti rimanessero calmi per sempre, che la loro natura non smaniasse per tornare alla luce e senza Jon Snow o coloro che lo avevano conosciuto, senza qualcuno che li unisse e li governasse almeno idealmente erano usciti dai confini del Castello Nero ormai disabitato e avevano ripreso possesso delle lande innevate che per secoli avevano chiamato casa. Era stata una lenta discesa verso il ritorno a quello scontro perpetuo che per tanti anni aveva dilaniato il Nord e presto erano giunte notizie di razie e rapimenti, di villaggi dati alle fiamme e macabre uccisioni.
Il popolo voleva il sangue e la vendetta; Catelyn ricordava la storia passata; Violet esortava alla diplomazia, l'arma più usata da Irene e Sansa; Benjen restava in silenzio a guardare; Shireen lì aveva zittito tutti gridando più forte di loro e aveva detto, quasi ordinato in realtà, a Rickon di non osare fare niente di avventato. Ne era seguito un litigio dalle proporzioni mai viste, erano volate urla e minacce e quando il giovane Re aveva fatto un passo avanti, le mani al cielo, lo sguardo lampeggiante, Shireen si era ritratta terrorizzata, avvicinandosi a Benjen e alla porta che le concedeva una facile via di fuga. Non si era arresa, però. Lo aveva esortato a ragionare, a pensare cosa avrebbe fatto sua madre e da lì era stato un sovrapporsi di frasi che nessuno dei presenti era stato capace di distinguere.
Era scappata nella sua stanza e non ne è uscita da allora. A nulla sono valse le flebili scuse di Benjen, venuto più volte a porgere le sue scuse in vece del fratello, e ed lì che si trova ancora mentre il fiore della loro gioventù parte verso una guerra insensata.
   
 
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