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Autore: ThePrankstersPage    13/03/2021    0 recensioni
Fuggito dal suo regno attraverso la Cieca Eternità, Oko si ritrova nella regione di Galar, un mondo tutto nuovo, popolato da creature che non aveva mai visto prima - i Pokemon - e dove la magia è stata completamente sostituita dalla tecnologia e i re sono ormai diventati presidenti.
Sarà l'inizio di un'avventura bizzarra, costellata di sfide e misteri.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Aprì lentamente gli occhi e con tranquillità. Era la prima volta a Galar che gli capitava di svegliarsi indisturbato: non una singola goccia di rugiada, neanche una creatura giunta ad annusarlo o a leccargli il volto. No. Quella volta era andata diversamente e, nonostante quell'incubo avesse tentato di tormentarlo la notte, Oko si sentiva sereno, così come lo era il cielo quella mattina. Il sole illuminava coi suoi raggi l'intera terra selvaggia e il Viandante amava essere coccolato da quel piacevole calore, mentre se ne stava disteso a oziare passandosi le dita tra i capelli. Sarebbe rimasto tutto il giorno lì a pisolare e a rilassarsi, ma aveva una meta da raggiungere e non aveva tempo da perdere, per cui si alzò e, dopo essersi stirato per bene, si rimise in marcia.

Passo dopo passo, l'ombra iniziò a farsi più frequente, per via degli alberi, e vi era una quiete gradevole. Tra l'erba alta, piccoli Pokémon di varie forme e colori si nascondevano, mentre di tanto in tanto la fata riusciva a vederne qualcuno più grande vagabondare allo scoperto. Ognuno aveva un aspetto piuttosto singolare, ma il suo sguardo venne attirato da una figura particolarmente bizzarra: pareva l'anello mancante tra una papera e un ananas, mentre in testa un'enorme ninfea le faceva da cappello. Si muoveva ballonzolando spensieratamente, emettendo un verso simile a un'allegra musichetta.

Colpito e divertito, Oko non seppe resistere alla tentazione di seguirlo, così cominciò a fischiettare, imitando quella buffa danza. Lo strano animale lo udì e, attratto da quel suono, si girò verso di lui.

«LUDI LUDI LUDI! COLO COLO COLO!» gli rispose, scuotendosi e agitandosi freneticamente. Non aveva intenzione di aggredirlo, anzi, sembrava che il Viandante gli avesse messo ancora più voglia di ondeggiare, così gli si avvicinò con aria di festa e Oko si lasciò trasportare dai movimenti del suo corpo, in un balletto gioioso.

Fecero salti e giravolte e volteggiarono a lungo, finché la fata lentamente si fermò. Il Pokémon lo guardò allora con aria interrogativa.

«Sono desolato, amico mio» gli disse mellifluo, recitando il proprio dispiacere «ma temo che sia giunta per me l'ora di lasciarti.»

«Ludi ludi?» fece la creatura, preoccupata.

«Ballerei con te ogni dì, ma non posso restare, o mio carissimo. Il dovere mi chiama.»

«Cooolo?» mugolò deluso l'animale

«Oh, no, niente affatto!» gli rispose gentilmente Oko, chinandosi su di esso e guardandolo dolcemente «È stato per me un onore questo breve momento con te. Non ti crucciar: un giorno danzeremo di nuovo insieme, d'accordo?»

«LUDI LUDI LUDI!» schiamazzò agitandosi dalla contentezza.

«Allora, amico mio, è stato un vero piacere incontrarti» si inchinò com'era solito fare «mi auguro di rivederti presto. Ti saluto!»

Si separarono: il mostriciattolo riprese il suo ritmo giocoso e il Viandante ritornò sui suoi passi. Non aveva alcun senso di colpa nell'aver illuso quel poveretto, anzi, provava un certo gusto nell'essere cosciente che un bel giorno si sarebbe reso conto che l'amico dalle orecchie a punta non sarebbe più ricomparso. Trovava ancora più appagante pensare che probabilmente quella creatura sarebbe stata ad aspettare e a sperare il suo ritorno fino alla fine dei suoi giorni, a tal punto che gli era venuto un leggero languorino. Solo dopo essersi allontanato da quel Pokémon, si era ricordato che non aveva ancora fatto colazione e che la fame in quel momento stava iniziando a infastidirlo.

Non tardò, però, a trovare la soluzione a quel problema: poco distante da lui, un albero molto particolare spiccava tra gli altri del boschetto. Oko era colpito da tale aspetto: non un solo tipo di bacca cresceva su di esso, ma pareva averne tre per ramo. Mangiarle sarebbe stata una grande soddisfazione, così si aggrappò al tronco e lo scosse facendone cadere abbastanza da potersi saziare.

Dopo averle raccolte, ne assaggiò una: era due volte più saporita di un normale frutto, così tanto che gli si abbassarono le orecchie da quanto era deliziosa e decise di conservare le altre per gustarsele durante il tragitto.

Mentre sbocconcellava e procedeva spensierato, uscendo da quella piccola foresta, improvvisamente il cielo si rannuvolò con sorprendente rapidità e cominciò a piovere. Non era un problema per lui bagnarsi un po', anzi, trovava molto curioso come in quelle terre selvagge il tempo potesse mutare in un modo così inaspettato e con estrema frequenza. Dandel aveva ragione: laddove finivano la città e la tecnologia, la magia ne prendeva il posto, esercitando il dominio più assoluto. Oko si sentiva quasi a casa, anche se una casa non l'aveva più e il suo piano d'origine avrebbe preferito dimenticarlo.

Era giunto nei pressi della torre diroccata e mentre osservava da lontano e con la coda nell'occhio quell'antico rudere, scorse una figura nera scendere lentamente dall'alto: un corvo, ma era più grosso di un'aquila e una spessa e lucente corazza lo ricopriva dalla testa fino alla punta degli artigli. Sembrava un cavaliere alato e volava molto basso; sembrava anche piuttosto tranquillo, ma forse era meglio non disturbarlo, per cui la fata proseguì indifferente per la propria strada.

Regnava la calma, tutt'intorno piccoli spettri fluttuavano a dozzine nell'erba alta. Il Viandante poteva udirne i mormorii ed i lamenti che rendevano l'atmosfera leggermente inquietante, quasi come se quella zona fosse infestata o maledetta.

Passando vicino alla costruzione di pietra, superò un enorme golem che, camminando a passo lento e pesante, neanche si era accorto della sua presenza. Oko si fermò a guardarlo: era interessante come delle sfere piccole quanto le sue mani potessero racchiudere una bestia così grande, come un genio in una lampada, ma sarebbe bastato a contenere l'immenso potere dei Pokémon giganti che abitavano il sottosuolo? Forse esistevano PokéBall di dimensioni maggiori? Non poteva ancora saperlo, ma era certo che le risposte alle sue domande le avrebbe trovate molto presto. La destinazione non era più così distante e iniziava a sentire freddo, inzuppato com'era da quella pioggia mattutina. Riprese allora il suo cammino lungo il praticello.

Quando raggiunse le porte della città, il cielo ritornò sereno alla stessa velocità con cui si era rannuvolato. Il Viandante tirò un sospiro di sollievo, poteva finalmente asciugarsi, ma prima di fare un altro passo, ebbe un attimo di esitazione: era forse il caso di mantenere le proprie sembianze? Poteva davvero avere la certezza che a Galar ci fossero creature simili a lui, dalle orecchie a punta, tra le quali mimetizzarsi facilmente? C'era un solo modo per scoprirlo, per cui salì i gradoni di pietra ed entrò.

Quel centro abitato era come un grande borgo i cui edifici erano tutti costruiti in mattoni rossi, ma ciò che vi era di più caratteristico era quello che usciva dai camini e dai tubi di metallo di ogni palazzo: il vapore. Sembrava una gigantesca fabbrica, affollata di persone e Pokémon di varie specie e dimensioni.

Oko si chinò a leggere un cartello che si trovava al suo fianco, attaccato a un muro: «Steamington, città industriale che ha abbracciato la modernità, grazie alla potenza delle macchine a vapore.»

Doveva essere una località importante, sicuramente il posto giusto dove ottenere nuove preziose informazioni, perciò la fata si affrettò ad attraversare il ponte che collegava l'ingresso al resto della città, alla ricerca delle persone giuste alle quali porre domande.

Mentre camminava, però, notò che un passante lo stava fissando e che la sua espressione si era fatta più incredula, così come per quelli che gli stavano intorno. Inizialmente, Oko non comprese tutto quello stupore, quindi non poté fare a meno di volgere un delicato sorriso a tutti coloro che lo stavano osservando in quel modo: forse non avevano mai visto un esemplare così bello e affascinante, pensò, ma ad un tratto udì qualcosa che gli fece cambiare idea all'istante.

«MAMMA, GUARDA: UN ELFO! C'È UN ELFO LÌ!» la voce gioiosa di un bambino dietro di lui lo immobilizzò.

«Non si indicano le persone col dito, tesoro» si aggiunse una voce femminile. Sua madre.

«MA MAMMA, QUELLO È UN ELFO VERO!» insistette lui.

La fata sentì una minuscola gocciolina di sudore scendere lungo la fronte e lentamente si voltò. Gli occhi del marmocchio gli erano incollati addosso, scintillanti, come se avesse visto qualcosa di straordinario.

«Su, andiamo a casa, amore» gli disse la donna, prendendolo gentilmente per la mano e affrettando il passo «e non lo guardare, è solo un ragazzo molto confuso!»

E mentre il suo sguardo li seguiva mentre andavano via, Oko sentì qualcosa urtarlo al fianco, come una gomitata: un gruppo di ragazzini gli era appena passato accanto.

«Ehi, bel costume, sfigato!» lo schernì uno di loro.

Il Viandante gli rivolse un'occhiata di disprezzo.

«SSSHH, piantala, Gennaro, ci fai sempre fare brutta figura!» lo riprese un altro, sottovoce, accortosi della reazione negativa.

«Ma hai visto com'era conciato?!» continuò a sbeffeggiare il bulletto, mentre si allontanavano «Dai, neanche il mio Rattata è più sfigato di così...»

La maleducazione non mancava proprio mai! Oko abbassò leggermente le orecchie, era evidente che si sentisse a disagio. Se avesse pensato a camuffarsi sin da subito, pensò, quella scena imbarazzante non sarebbe mai accaduta e non si sarebbe ritrovato ad essere lo “strano” in mezzo a tutta quella gente normale, o presunta tale. Erano TUTTI umani e lui l'unico “elfo”, che elfo poi non era. Certamente Dandel non gli aveva parlato dell'esistenza di creature diverse da esseri umani e Pokémon, ma la fata aveva preferito credere che su quel piano non ci fossero SOLO quelle e così si era sbagliata.

Poteva, però, ancora rimediare: era impensabile cancellare la memoria di quell'avvenimento facendo l'occhiolino a tutti, ma aveva ancora la possibilità di farlo passare come una cosa insignificante, effimera, della quale quella folla si sarebbe subito dimenticata; in fin dei conti lo avevano solo scambiato per un buffone da quattro soldi.

Cominciò allora a passeggiare, in cerca di un angolo nascosto, escludendo i luoghi più trafficati e mantenendo un atteggiamento indifferente, ma non poteva evitare di attirare l'attenzione degli altri: qualsiasi strada prendesse, qualcuno gli avrebbe comunque puntato gli occhi addosso e anche i Pokémon ne sarebbero stati incuriositi. Oko era sottopressione e, nonostante si sforzasse il più possibile di far finta di nulla, continuava a sudare, ma finalmente riuscì a trovare la soluzione.

Aveva svoltato in un vicolo cieco che si affacciava sul fiume. Era completamente ombreggiato, a tal punto da essere quasi buio, e l'unica compagnia che poteva avere erano delle scale di ferro arrugginite.

Si sedette per terra e fece un respiro profondo per calmarsi. Il cuore gli batteva ancora forte, ma era fuori pericolo, lì nessuno lo avrebbe disturbato, così prese un po' di tempo per aspettare che si fosse del tutto ripreso, finché non giunse il momento di dar prova di ciò che sapeva fare meglio: Mutare forma. Le sue orecchie si accorciarono e si smussarono, mentre le pitture blu sparirono e allo stesso modo fecero la sua corona, le armi e tutti gli altri vestiti. Al loro posto comparve un cappello; il mantello piumato e gli spallacci divennero un giaccone borchiato e i pantaloni furono sostituiti da un paio diverso; ai piedi calzarono subito un paio di scarpe.

Era diventato un ragazzo dall'aspetto abbastanza ordinario ed era irriconoscibile. Ora sì che poteva godersi la città con tranquillità, pensò, e adesso che le acque si erano calmate, le strade gli parevano ancora più colme di vita: in una piccola area verde, dei bimbi giocavano allegramente insieme ai loro animaletti; sulle panchine, coppie di anziani si riposavano a guardare il fiume di fronte a loro e ogni tanto si chinavano a buttare briciole di pane agli uccellini che si posavano a mangiare soddisfatti; i negozi avevano tutti vetrine illuminate e un viavai di persone vi entrava e usciva.

Tutto ciò era quasi rilassante, ma, di colpo, il grido di una folla seguito da un applauso attirò la sua curiosità. Proveniva da un piccolo locale, fuori dal quale era raggruppata moltissima gente di tutte le età. Oko si unì a loro e, facendosi spazio tra quella calca di esseri umani e mostriciattoli, notò che ognuno di essi aveva lo sguardo rivolto verso l'alto e fisso su un bizzarro oggetto rettangolare: era come uno specchio magico che rifletteva immagini in movimento e ed emetteva suoni. Mostrava un edificio simile a un'arena per gladiatori e che allo stesso tempo sembrava un gigantesco fiore dai petali schiusi; si avvicinava sempre di più, come se si trovasse sotto una gigantesca lente di ingrandimento.

«BENVENUTI, SIGNORE E SIGNORI, AL GRAN FINALE DEL TORNEO...DELLE STAR...DIII...GAALAAAAR!» gridò con entusiasmo una voce proveniente dallo strano artefatto «STASERA LO STADIO DI GOALWICK È ORGOGLIOSO DI PRESENTARE L'EVENTO DI LOTTA IN SINGOLO PIÙ ATTESO DELL'ANNO, MA...UN MOMENTO! CHI ARRIVA?»

Per un istante, la voce si interruppe e la fata guardò l'inquadratura spostarsi rapidamente su un uomo in giacca e cravatta che aveva appena fatto il suo ingresso e, camminando, si stava dirigendo al centro. Aveva la pelle olivastra, mentre i capelli neri, rasati da un lato, terminavano in un ciuffo ben pettinato che pendeva dalla parte opposta.

«MA SÌ! È LUI! È IL SOLO! È L'UNICO! UN GRANDE APPLAUSO AL PRESIDENTEEE...ROOOOSE!»

Il pubblico applaudì, tra grida e fischi di gioia, mentre il magnate salutava alzando le braccia. Poi avvicinò il microfono alla bocca.

«Buonasera, carissimi spettatori» disse, rivolgendo a tutti un caloroso sorriso «è un onore avervi qui oggi, insieme a me, in questa meraviglia dello Stadio di Goalwick che come il sole e la luna, ogni giorno e ogni notte, illumina i nostri animi e i nostri cuori. Questa sera assisteremo alla fine di una stagione di battaglie che non ha mai smesso di regalarci nuove emozioni, ma non disperate perché ogni fine è in realtà un nuovo inizio ed io ho preparato per voi una bellissima sorpresa che, però, non vi rivelerò.»

Tra la folla si levò un grosso “NO” di finta delusione.

«Hehe...siete curiosi, eh?» continuò scherzando, mentre Oko lo seguiva attentamente dall'altra parte dello schermo «Ma niente panico, la vostra curiosità sarà presto appagata! Abbiamo tutto il pomeriggio per aspettare ed io so che la vostra attesa sarà incantevole perché adesso arrivano GLI INIMITABILIII...MAXIIIMIZEEEEERS!»

Seguì un altro applauso e Rose lasciò lentamente il posto a un gruppo di Pokémon di varie forme e dimensioni che entrarono in fila: due di essi somigliavano a salamandre ed erano molto simili tra loro; entrambi erano di colore violaceo, avevano musi cornuti e code ricoperte di spine appuntite, però uno aveva una lunga cresta gialla e dentellata e il ventre dello stesso colore caldo, mentre per l'altro le stesse parti del corpo erano azzurre. Il terzo era un gorilla robusto e possente, dalla folta chioma di foglie verdi che dalla testa gli scendeva lungo la schiena; portava con sé un tamburo di legno. L'ultimo era quello dall'aspetto più inquietante: ricordava un ibrido tra un lupo mannaro e un tasso, dagli occhi rossi e lo sguardo truce di un predatore affamto; la sua pelliccia era bianca e nera, a tratti più folta e grigia, mentre la lunga lingua la teneva continuamente penzoloni e fuori dalle mascelle dentate.

Le quattro creature si disposero in ordine a formare un quadrato, poi il mannaro impugnò il microfono e gettò un ululato spaventoso al cielo. Le salamandre lo seguirono e cominciarono a sfregare le loro dita sulle protuberanze che avevano sul petto, come se fossero chitarre. Infine si unì anche la scimmia, con un potente rullo della sua percussione, e il gruppo attaccò a suonare come una vera e propria banda.

Il Viandante si aspettava di udire una cacofonia ridicola e invece rimase stupito nel sentire che quella era una musica armoniosa e orecchiabile. Quegli animali erano stati ammaestrati molto bene, pensò, e rimase a guardarli da quello specchio magico, affascinato.

Andarono avanti per tutto il pomeriggio e a loro si unirono numerose danze di Pokémon ballerini. Poi quando cominciò a far buio, lasciarono il campo sportivo esattamente come avevano fatto il loro ingresso e restituirono il posto al Presidente, sempre accompagnato da un intenso batter di mani.

«Eccezionali i nostri Maximizers» si complimentò «riescono sempre a farci sognare col loro ritmo coinvolgente, ma adesso arriva il grosso. È arrivato il momento che tutti noi stavamo aspettando! Non vedevate l'ora, eh?»

Un gioioso “YEEEEEAAAAH” si levò dallo Stadio e dalla gente intorno a Oko.

Il volto di Rose, di colpo, si rattristò.

«Purtroppo, la brutta notizia di ieri è giunta pure a me» disse con aria afflitta «Dandel, il nostro invincibile campione, ha perso la casa, avvolta dalle fiamme in un tragico incendio ed io voglio condividere con voi il mio più profondo dolore.»

Nell'udire quelle parole, un sorriso malizioso e compiaciuto comparve sulle labbra della fata. Hehehe, sua maestà adesso lo sa, pensò, ma allo stesso tempo era infastidito dall'ipocrisia che leggeva nel suo tono.

«Egli, però, non si è ancora dato per vinto, non ha ancora perso la voglia di combattere!» continuò Rose, era nuovamente radioso «Anche stasera è ritornato alla carica e noi saremo qui a fare il tifo per lui e per il suo eterno rivale! SIETE PRONTIII?»

«YEEEEAAAAAAH!» urlarono tutti in coro.

«NON VI SENTO! VOGLIO SENTIRLO DRITTO DAI VOSTRI CUORI!»

«SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!» risposero ancora più forte.

Andiamo, sua altezza reale, arrivi al punto, pensò Oko, che non stava più nella pelle dal voler sapere cosa stava per succedere.

«SIGNORE E SIGNORI» gridò trionfante a pugni stretti e aprendo le braccia agli spettatori «IL GRAN FINALE DEL TORNEO DELLE STAR DI GALAR È ORGOGLIOSO DI PRESENTARE L'IMBATTIBILE CAMPIONE DANDEL E IL MAESTRO DEI DRAGHI, LAAABURNOOOO!»

E dopo un profondo inchino, contornato dall'ennesimo applauso, il Presidente Rose ritornò sui propri passi, sparendo dalla scena.

 

   
 
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