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Autore: mask89    13/03/2021    25 recensioni
Carlotta è una ragazza di 22 anni, frequenta Beni Culturali ed è prossima alla laurea. Ma un evento successo oltre 400 anni prima le sconvolgerà la vita, trascinandola in qualcosa che mai avrebbe immaginato prima.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Alla fine, la pausa è durata più del previsto; non perché io e Anna avessimo fatto un pranzo luculliano, bensì la mia amica aveva bisogno di sfogarsi un bel po’. Lo studio era riuscito a distrarla, ma Filippo, che conosce molto bene i suoi orari, ha iniziato a tempestarla di messaggi su Whatsapp. Ogni forchettata dieci messaggi. Prima o poi gli chiederò qual è il suo segreto per mandare messaggi così velocemente e sempre nei momenti meno opportuni. Mi sono dovuta trattenere, considerato che il mio istinto primordiale mi suggeriva di prendere quel maledetto smartphone e gettarlo nella prima grata presente nel basolato della città vecchia; peccato che ripagarlo avrebbe inciso non indifferentemente sulle mie esigue finanze. L’unico aspetto positivo di questo faticoso pranzo è stato che Anna abbia dimostrato, finalmente, di avere un po’ di spina dorsale. Ora mi chiedo fin quanto resisterà, ma non nutro grandi speranze. 

La biblioteca è più affollata rispetto a questa mattina ma, come ben supponevo, i miei libri sono ancora al loro posto. Getto un’ultima occhiata ad Anna, è in compagnia di Francesco. Il suo volto ha assunto una nuova luce in sua presenza; mi domando fino a quando resterà sorda ai suoi veri sentimenti e quando lui si deciderà a fare la prima mossa. Apro il quaderno, per ricominciare il lavoro che avevo interrotto prima di pranzo e non posso impedire alla mia bocca di emettere un urlo. Vedo gli sguardi delle persone presenti puntati tutti su di me, ma sono troppo inebetita per cercare di trovare una scusa per il mio comportamento. È solo un’allucinazione, deve essere così! Ora chiudo il quaderno, lo riapro e quello che ho visto sarà sicuramente sparito. È certamente colpa della stanchezza e dei diversi caffè che ho bevuto durante la giornata. Non è possibile, è ancora lì. Provo a stropicciare gli occhi, ma quella scritta non accenna a sparire sul mio quaderno. 

“Omicidio.”

Scritta in rosso, con una calligrafia di cui mi è ignota la provenienza. Non può appartenere alle persone presenti in biblioteca, le conosco tutte ed ho avuto modo di vedere e scambiare con loro diversi appunti, presi durante le innumerevoli ore di lezione. Probabilmente, sarà stato lo scherzo di qualcuno che non conosco, considerato che l’omicidio di Maria D’Avenia è una storia che si tramanda da generazioni in tutta Bari; forse è meglio che mi rimetta a studiare, ho perso già abbastanza tempo.

 

Guardo accigliata il caffè che mia madre ha preparato. Ho avuto un sonno agitatissimo, gli incubi mi hanno perseguitato per tutta la notte, non dandomi un attimo di tregua. Forse leggere “I Tre Moschettieri”, subito dopo aver finito di mettere in ordine il materiale della tesi, non mi ha fatto alquanto bene, considerato che ho sognato di morire accoltellata presso la corte di Francia, una decina di volte. È da diverse notti che ho incubi ricorrenti di questo genere, precisamente da quando ho trovato quella strana scritta rubricata sul mio quaderno. Probabilmente sarò stata talmente suggestionata, che il mio subconscio ha cominciato ad elaborare cose strane. Forse dovrei prendermi una piccola pausa, ma il tempo incalza; sono quasi a Natale e non ho fatto grandi passi in avanti nella tesi, pensavo di trovare qualche elemento interessante in quella montagna di libri che ho letto. Invece niente, diverse centinaia di pagine lette, oltra una decina di libri consultati, ma non ho ricevuto informazioni utili, oltre a quelle che già sapevo, sulla vita della duchessa. Come se non bastasse la biblioteca nazionale, dove sono custoditi alcuni carteggi interessanti, ancora non ha risposto alla mail che la professoressa ha inviato, dopotutto sono passati solo dieci giorni, cosa sarà mai?! Mi guardo allo specchio, ho delle occhiaie orribili, probabilmente neanche il correttore riuscirà a coprire lo scempio che ho dipinto in volto. Ma, non posso perdere tempo nel truccarmi, devo andare a Bari poichè ho un appuntamento con una discendente della duchessa Maria, precisamente nel palazzo Fizzarotti, dove attualmente risiede. La mia professoressa è riuscita a strapparle un appuntamento. 

Questo palazzo riesce sempre a stupirmi, considerato che è così diverso dagli edifici che vi sono accanto. La facciata è di chiara matrice neogotica veneziana. È suddivisa in cinque arcate ogivali di diversa dimensione; la più ampia è situata al centro, mentre le altre si restringono verso i lati. Alle sua estremità sono affiancate due torri, sormontate da cupole squisitamente decorate con mosaici a foglia oro. Al di sotto del loggione, che chiude la facciata superiore, intervallati tra gli archi si trovano quattro medaglioni decorati a mosaico. Inoltre, sul prospetto, sono presenti balconi e finestre bifore e trifore in pietra merlettata, le quali creano un forte contrasto con la pietra semplice degli archi. Anche il portone d’ingresso emana (trasuda) una certa importanza, poiché di massello di quercia finemente intarsiato. Lo attraverso e, anche l’androne, è in sintonia con l’artistica facciata, situata sul Corso Vittorio Emanuele. Attraverso l’inferriata in ferro battuto, in stile liberty, si intravede la fontana del Nettuno, posta nel cortile retrostante. Deglutisco nel guardare la scalinata tutta in marmo, mentre le colonnine della balaustra sono in rosso porfirio. Sento un brivido attraversarmi la schiena, quando incrocio lo sguardo del leone marmoreo, collocato a guardia della scala. La contessa Francesca Altavilla-D’Avenia mi attende al primo piano, nel salone rosa; guardo l’orologio, sono quasi le 11.00, devo sbrigarmi se non voglio rimediare una pessima figura. Rimango incantata nel vedere i quadri che sono appesi sopra le porte; solo il rumore dei passi, proveniente dalle mie spalle, riesce a distrarmi da tutta quella bellezza presente in quel luogo. 

«Carlotta Fiore?» Mi giro e rimango piacevolmente sorpresa. È una donna che avrà poco più di quarant’anni; ha un fisico tonico e asciutto, risaltato dal semplice ma magnifico abito blu che indossa, che tra l’altro mette ben in evidenza i suoi occhi cervone; i capelli corvini, morbidamente, le ricadono sulle spalle.

«Sì, sono io. Lei è la Contessa Francesca Altavilla-D’Avenia?»

«Sono io. Però, per favore, mi chiami solo Francesca e, soprattutto, diamoci del tu, altrimenti mi fai sentire anziana.»

«Ma cosa dice?! Non avrà neanche quarant’anni!»

«Cinquantuno, cara. Prego, accomodati qui.» E mi indica la poltrona accanto a quella dove si è seduta. «Allora, di cosa vuoi parlarmi?»

«Ecco, volevo chiederle…»

«Ti vorrei chiedere.» Mi rimbecca.

«Giusto! Ti vorrei chiedere qualche informazione sulla tua antenata Maria D’Avenia.»

«Interessante, la sua storia è famosa. Mai nessuno, fino ad ora, mi ha chiesto qualcosa su di lei e sulla sua sfortunata vita. Le persone conoscono solo la sua vicenda e credono di sapere tutto su di lei, ma è tutto ciò che sanno.»

«Infatti…»

«Se posso chiedertelo, come mai?»

«Ecco, il suo omicidio è oggetto della mia tesi.»

«Si lo ricordo…però, mi chiedevo il perché. Non è usuale come lavoro di tesi.»

«Ne sono cosciente, però, se ti dico il motivo, prometti di non ridere?»

«Perché dovrei? Su dimmelo.»

«È solo una sensazione, ma l’omicidio della marchesa non mi ha mai convinto del tutto.»

«In che senso?»

«Che motivo avrebbero dei banditi di uccidere la contessa ed il suo presunto amante, lasciandoli poi in quel modo lì sulle scale?» Noto che abbozza un sorriso, fortuna che aveva promesso!

«Finalmente qualcuno con un po’ di buon senso!»

«Prego?»

«Diciamo che, le circostanze sulla morte della mia antenata non mi hanno mai del tutto convinto e, finalmente, qualcuno la pensa come me!»

«Credi anche tu che sia strano?»

«Quando avevo la tua età ho cominciato ad indagare anch’io sulla sua morte. Più leggevo e più mi convincevo che quell’omicidio fosse una farsa.»

«In che senso?»

«Come dici tu, sensazioni; però, non ho mai trovato una prova o un’evidenza, o forse non ne sono stata capace.»

«Ricorda ancora cosa ha consultato?»

«Sì, alcuni libri presenti nella biblioteca di famiglia. Se vuoi te li posso prestare.»

«Ne è sicura? Saranno libri di valore!»

«Non ti preoccupare, probabilmente saranno più utili nelle tue mani, piuttosto che nella libreria a prendere polvere. Però, ci sono delle condizioni.»

«Sarebbero?»

«Devi impegnarti a fondo e, quando avrai finito le tue ricerche, devi darmi un resoconto. Inoltre, voglio una copia della tua tesi. Affare fatto?»

«Affare fatto!»

«Perfetto! Aspettami qui, vado a prendere i libri.»

Fortunatamente non devo aspettare molto, la vedo tornare con tre libri non molto voluminosi. Hanno l’aria di essere molto antichi; spero di farne un degno utilizzo, viste le aspettative della contessa Francesca.

 
   
 
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