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Autore: LadyHeather83    14/03/2021    5 recensioni
Dopo gli avvenimenti di Majin-Bu, tutto sembra tornato alla normalità, o quasi.
Qualcuno riesce ad evocare il drago Polunga per riportare in vita un popolo quasi estinto.
Una nuova avventura aspetta Goku e Vegeta, che si troveranno ad affrontare delle importanti decisioni, per il proprio bene e quelle per le sorti delle persone che amano di più
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gohan, Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vegeta-Sej

*

Capitolo 3 – Il rapimento

*

Mai aveva volto lo sguardo all’orologio digitale appeso sulla parete bianca del laboratorio.

Erano le unici e trenta.

Ma non era stanca e non aveva sonno.

Chi invece aveva sbadigliato, era proprio Bulma, che si era massaggiata poi gli occhi delicatamente con le dita delle mani, sporcandosi inavvertitamente le palpebre di olio nero.

Mai rise.

“Che c’è?” Aveva chiesto l’azzurra a quella che credeva essere una bambina.

“Niente, è che sembri avere l’ombretto nero”

Bulma vide il suo riflesso sullo specchietto di quel macchinario che stava sistemando ormai da giorni, e rise a sua volta.

“Forse è il momento di andare a letto” Sospirò, a cui seguì il secondo sbadiglio.

Era da qualche giorno che si sentiva stanca e spossata, probabilmente per il ciclo che le doveva arrivare a breve.

“Ma io non ho sonno” Protestò Mai.

“E’ tardi Mai, e i bambini dovrebbero già essere a letto da un pezzo.” Volse lo sguardo a Pilaf e Shu che dormivano beatamente adagiati sul pavimento.

La corvina prese una chiave inglese che usò come bacchetta per sbatterla contro un coperchio di metallo, che emise un suono simile a quello di un gong, solo più metallico e fastidioso.

I due furfanti scattarono in piedi sull’attenti.

“Non stavamo dormendo” Si giustificarono, ma la bava ai lati della bocca, tradiva le loro parole.

“Forza, a letto!” Gli ordinò Bulma, e loro da bravi soldatini, ubbidirono.

“Ti aiuto a mettere in ordine.” Si prodigò Mai, che di lasciare solo la donna, non ne aveva voglia.

“Lasciamo così. Domani dovremo riprendere tutto di nuovo.”

*

Mai aveva augurato la buonanotte a Bulma, che nel frattempo si era recata in cucina, aveva l’assoluto bisogno di mangiare qualcosa, visto che in tutta la giornata aveva messo sotto i denti si e no un paio di crackers e i crampi allo stomaco si stavano facendo sentire.

La stanza di Trunks era aperta e si era soffermata sul suo uscio qualche minuto.

Gli sorrise, chiuse poi la porta e si diresse verso la sua camera, proprio a fianco a quella del lilla.

Stava per indossare il pigiama camouflage, quando sentì dei rumori provenire dalla cucina e Bulma che parlava con qualcuno, in un tono che non sembrava affatto amorevole.

Non poteva essere Vegeta, non era solito rincasare dal pianeta di Lord Beerus così tardi, di solito arrivava alla mattina o al pomeriggio, ma mai di sera o a notte inoltrata.

Per sicurezza prese la pistola che teneva sotto il cuscino, la caricò e con circospezione, cercando di non fare rumore, attraversò il corridoio, fino ad arrivare alle scale.

Da quella postazione avrebbe avuto una visione più nitida della situazione.

Trunks comparve alle sue spalle, ancora assonnato e sbadigliando.

“E’ arrivato mio padre per caso?” Chiese parlando quasi ad alta voce.

Mai gli chiuse le bocca con le sue mani e lo trasse a se, intimandolo di fare silenzio.

“Zitto, vuoi farci scoprire?”

Trunks si concentrò un po’ di più, e le auree che avvertiva erano due, e non ne conosceva nemmeno una.

L’unica cosa che era certa è che quei due, erano saiyan, ma chi fossero, rimase un mistero, fino a quando, notando l’ombra di sua madre cadere, senza pensarci, si precipitò in suo aiuto.

“Dove vai? Aspetta!” Ma Mai non riuscì a fermarlo.

Davanti a lui si palesarono due energumeni.

Uno era pelato e l’altro invece aveva i capelli neri che gli arrivavano fino al sedere.

Erano vestiti in un modo che non aveva mai visto, e in vita, entrambi, tenevano la coda come fosse una cintura, sull’occhio uno strano macchinario, che ad un occhio inesperto, poteva sembrare l’equivalente di un monocolo.

“Te lo chiedo ancora, puttana. Dov’è il principe Vegeta?” Fu il pelato a parlare in quel modo volgare e irrispettoso davanti a dei bambini.

Trunks scattò come una molla e si scagliò contrò quei due atterrandoli in un sol colpo, facendogli esplodere lo scouter.

Il capellone si era alzato e dopo essersi liberato dai detriti che il crollo della parete della cucina aveva causato, si pulì con il dorso della mano un rivolo di sangue che stava scendendo da un lato della bocca.

“Non parlare a mia madre in questo modo.”

Mai si precipitò a soccorrere la donna mentre Trunks li affrontava entrambi.

“Chi sono quelli?” Chiese la bambina.

“Non lo so, ma sembrano saiyan”

“Non è che sembriamo: lo siamo! E pretendiamo di sapere dov’è il principe Vegeta” Anche il pelato si era ripreso dal colpo di Trunks.

“Non è qui” Rispose Mai.

“Lo vedo ragazzina, ed è per questo che voglio sapere dove si trova”

Trunks raccolse gran parte della sua energia, pronta per essere scagliata con un altro colpo “Mio padre non si trova sul pianeta Terra”.

“Quindi, tu sei suo figlio.” Nappa sorrise sadico “Lo immaginavo che avrebbe sparso il suo seme da qualche parte nella galassia”.

“E tu” Si rivolse a Bulma “…devi essere la sua puttana.”

Il glicine stava per attaccare di nuovo, quando qualcuno lo colpì sulla facendogli perdere i sensi e si palesò davanti alla turchina con Mai svenuta tra le braccia.

*

Videl osservava la pendola scandire i secondi, e sorrise ad un ipotetico ricordo di sua madre che faceva lo stesso mentre la stava allattando.

Dopo il matrimonio con Gohan e la notizia della gravidanza, giunta alle orecchie di Mr. Satan, quest’ultimo, ha voluto omaggiare la figlia, con quel cimelio che apparteneva alla famiglia della moglie da generazioni, ed era giusto che lo avesse lei.

Un colpetto di tosse della bimbetta di tre mesi attaccata alla mammella della mamma, la fece destare da quel pensiero.

Prese una salviettina umidificata che teneva sempre a portata di mano in un tavolino vicino la sedia a dondolo di vimini, dove era solita nutrire sua figlia.

Pulì il rivolo di latte rigurgitato ai lati della bocca a forma di cuore.

Sorrise pensando con quanta voracità, Pan, era solita a succhiare il latte, sembrava un pozzo senza fondo, e a lei pareva di non averne abbastanza, ma era restia ad usare intrugli delle farmacie per farne aumentare la produzione, la bimba cresceva sana e forte, anche se di giorno mangiava ogni due o tre ore al massimo, mentre la notte, riusciva a darle l’ultima poppata verso le undici e trenta circa, e poi via fino a mattina, se non doveva svegliarsi improvvisamente perchè il seno era dolorante e duro dalla creazione di latte, e per trovare sollievo e perché non schizzasse quando toglieva il reggiseno, doveva assolutamente tirarlo ed essere conservato in congelatore.

Sarebbe stato utile quando la piccola veniva affidata o a nonno Satan o a nonna Chichi per qualche ora.

Stava per mettere a letto la piccola che si era addormentata tra le sue braccia, dopo averla cambiata e cullata per qualche minuto, quando sentì un rumore sordo provenire da sotto.

Pensò fosse un tomo caduto a Gohan, non si preoccupò più di tanto.

Rimboccò la copertina rosa fatta rigorosamente a mano e Pan ancora tra le braccia di Morfeo, si girò di lato.

Videl uscì poi dalla stanza attenta a non fare rumore e pregava tutti gli dei che conosceva perché il casino che stava facendo giù suo marito, non la svegliasse.

Anzi, era strano.

Di solito era abbastanza accorto quando era tardi e sapeva che Pan stava dormendo.

Diede uno sguardo all’orologio da polso digitale, mezzanotte era passata da qualche minuto, forse era il caso di scendere e con la scusa di bere un bicchiere d’acqua, avrebbe convito suo marito a salire, quelle correzioni, avrebbero atteso fino all’indomani.

*

Luce accesa.

Barattolo delle penne sparse sul pavimento.

I fogli di alcune verifiche sgualcite e macchiate da quello ad un primo impatto sembrava sangue.

Il terrore nei suoi occhi quando vide un braccio di Gohan sbucare da sotto la scrivania di mogano.

“Gohan!” Uscì flebile e tremolante.

Si avvicinò per vederci chiaro, quando venne bloccata da un braccio forte e senza gentilezza.

“Sta bene, non preoccuparti!” Grugnì lo scimmione capellone dietro di lei.

“C-chi siete?” Chiese balbettando, e il suo primo pensiero andò alla piccola Pan che dormiva al piano superiore.

“Dov’è Kakaroth?” Non si curò di quella domanda che gli era stata rivolta qualche attimo prima.

“K-K-Kakaroth?” Al momento non aveva capito che cercavano suo suocero, Gohan gli aveva rivelato qualche tempo fa che il vero nome di suo padre, ovvero il nome saiyan di Goku, era Kakaroth.

“Sei sorda forse?” Radish alzò la voce e lo sguardo con un ghigno sadico quando sentì il vagito di Pan.

Si era svegliata, e i motivi potevano essere due: o aveva avvertito la minaccia, oppure le urla e i rumori molesti l’avevano disturbata.

“Nappa, fai tacere quel moccioso” Aveva ordinato Radish dando per scontato che l’erede di quella casa, fosse un maschio.

Il pelato obbedì e seguito dalle urla disperate della donna che veniva trattenuta dal cappellone, salì le scale, alla ricerca di quello che doveva essere un ulteriore erede di quel traditore di Kakaroth.

Quando Nappa aprì la porta, Pan smise di piangere, ma riprese nell’istante in cui vide che la persona che era entrata, non era nessuno di conosciuto.

Nappa la sollevò per la testa e la portò giù, era un peccato eliminare quella creatura dal sangue saiyan, lo scouter nuovo, segnava un’energia elevata.

“Che fai?” Gli aveva chiesto Radish “…dovevi ucciderla! Le sue urla mi danno alla testa.” Fece una smorfia disgustata prima di cambiare espressione in una di più serena “…oppure ti sei intenerito?”

“Ha una forza strepitosa per essere una poppante, potremo sempre addestrarla per farla diventare una di noi.”

“Nooo! Non ve lo permetterò farabutti!”

Videl ricevette dal capellone un sonoro ceffone, che gli provocò un livido rosso sulla guancia.

“Avete finito di fare baccano?” Aveva esordito Re Vegeta andando a controllare la situazione.

Sia Nappa che Radish rimasero in silenzio e si levarono subito dalla faccia quell’aria spocchiosa e saccente che li aveva contraddistinti fino a pochi attimi fa.

I due saiyan, presero Gohan di peso, Videl che li seguì senza opporre ulteriore resistenza e la piccola Pan ancora in lacrime.

*

Il silenzio dei Monti Paoz, venne squarciato dal rumore dell’astronave che atterrò poco distante da casa di Goku, facendola tremare.

Chichi si era svegliata di soprassalto, credendo ci fosse un terremoto o che qualche vulcano nelle isole vicine, stesse eruttando.

Goten, invece, dormiva beatamente nel suo letto.

La corvina guardò fuori dalla finestra, dopo aver scostato le tende e il ciuffo di capelli neri ribelli dietro l’orecchio e si chiuse un po’ di più dentro la vestaglia nera che aveva infilato appena si era alzata.

Tutto sembrava tranquillo.

“Sarà stato un sogno!” Sospirò.

Ultimamente le capitava di soffrire d’insonnia e prendeva delle pillole prima di coricarsi, ma queste, spesse volte le sortivano l’effetto contrario.

Si voltò, e nel buio della stanza, andò a colpire con la testa qualcosa.

Sbatté le palpebre più volte per assicurarsi di non star sognando, quella tipica acconciatura a palma, quel volto nella penombra: Goku era davanti a lei.

“Goku!” Lo abbracciò non facendo caso ai suoi abiti e alla corazza dura che portava, dove aveva appoggiato la guancia.

“Ehm…non proprio!” Biascicò l’uomo con voce più dura, e Chichi si ritrasse subito.

Era chiaro che non era suo marito quello davanti a lei.

“C-chi diavolo sei?” Balbettò indietreggiando fino alla finestra chiusa.

L’uomo avanzò e si rivelò a lei quando i raggi lunari lo colpirono, illuminando viso e corpo.

Sull’occhio aveva un marchingegno verde, non portava la sua solita tuta arancione, ma un’armatura e in vita una coda marrone pelosa.

“Bardack” Rispose in un grugnito.

Eppure quel nome non gli era affatto nuovo, ma non poteva trattarsi del padre di Goku.

“Ma tu non eri morto?” Osò chiedere spavalda.

Chichi pensò si trattasse di un sogno o di un’allucinazione, non era possibile che quel saiyan fosse vivo e vegeto proprio davanti a lei.

Bardack increspò un labbro “ Umh…se devo essere sincero, lo pensavo anch’io, ma…eccomi qua!” Aprì le braccia.

“Tu sei solo un’allucinazione” Continuava a ripetersi la donna ad occhi chiusi, tenendo le mani chiuse come se stesse pregando, davanti al suo petto.

“Ahahahah!” Quella risata sadica echeggiò per tutto il corridoio, andando a svegliare anche Goten che sbarrò gli occhi. “…questa sì che è bella!”

Bardack le diede uno strattone giusto per farle capire che lui era proprio davanti a lei.

*

Goten, avvertito il pericolo, si era precipitato nella camera della madre e rimase impietrito quando vide quella figura uguale a suo padre rivolgergli la schiena.

“P-papà?” Ma non ne era poi così convinto, quella che percepiva non era di certo l’aura pura di suo padre.

“Scappa, Goten!” Gli aveva urlato sua madre.

**

Continua

*

Angolo dell’Autrice: Eccomi! Ciao a tutti e buona domenica.

Eccoci giunti con il terzo capitolo e con i saiyan che approdano sul pianeta Terra, e non sembrano avere buone intenzioni, anzi…cercano Goku (o Kakaroth) e Vegeta, ma per quale motivo?

Attendo come sempre le vostre impressioni, e ringrazio chi ha commentato fino ad ora e chi ha già inserito questa storia tra le PREFERITE, SEGUITE e RICORDATE.

Vi aspetto nel quarto capitolo dal titolo: Amare sorprese.

Baci, Erika

  
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