Era sempre di corsa... un'abitudine che non aveva mai perso sin da bambina. Solo che allora era la paura ad incentivare quel correre disperato e forsennato. Adesso invece era diverso. Non avrebbe mai pensato che un giorno sarebbe tornata a fidarsi di quelli della sua razza, eppure era successo. Perché lei aveva lo straordinario dono di leggere nel cuore delle persone e di scrutarvi all'interno sia le cose buone che quelle meno piacevoli.
L'entusiasmo non le era mai mancato, era un vulcano in continuo movimento con un'insaziabile voglia di conoscere e di apprendere. Il sorriso sempre stampato sul volto e una mano a coprirsi leggermente gli occhi scuri dai raggi del sole primaverile.
"Eccomi sono tornata! Perdonate il ritardo venerabile Kaede ma quando sono con il sommo Miroku non mi rendo conto del tempo che passa."
Ma i suoi ritardi non erano una novità per l'anziana sacerdotessa. Ormai aveva imparato a conoscerla e sapeva anche quanto le piacesse intrattenersi con i figli del giovane monaco e di Sango.
"Sei scusata Rin, anche stavolta. Però dovresti sapere che non è buona abitudine far attendere qualcuno."
La giovane chinò il capo arrossendo leggermente. Kaede sorrise cingendole le spalle con un abbraccio.
"Mi rincresce davvero, perdonatemi."
"Lascia stare non importa..." disse, faticando non poco nell'abbracciarla "...a volte dimentico quanto tu sia crescita. Sembra solo ieri quando venisti a stare con noi in questo villaggio e invece sono trascorso già sette anni."
Rin sorrise, le piaceva quando Kaede si lasciava andare ai ricordi parlando dei primi tempi in cui aveva imparato a convivere di nuovo con degli esseri umani.
"Ci mettiamo al lavoro quindi?" proruppe con il suo solito entusiasmo.
"Certamente mia cara. È quando avremo finito di prepare gli infusi e selezionare le erbe dovemmo pensare ad un kimono nuovo per te, visto che quello che indossi è ormai troppo piccolo e logoro."
Quelle parole stranamente la intristirono non poco. Lei... che aveva sempre gli occhi brillanti e vivaci d'un tratto si incupì, e i suoi pensieri non poterono non andare a colui che aveva da sempre provveduto al suo vestiario, fin da quando era una bambina.
Anche Kaede aveva ben compreso il cambiamento d'umore di Rin. Cercò quindi, attraverso le varie faccende da terminare, di farla distrarre dal suo turbamento.
Era stata di Sesshomaru l'idea di farla crescere nel villaggio dove anche suo fratello e Kagome ormai abitavano in modo stabile. I pericoli corsi lo avevano portato a riflettere su qualcosa alla quale prima non avrebbe mai pensato. La vita di Rin gli era troppo cara, non le avrebbe permesso di correre ulteriori rischi.
Le aveva dato un'opportunità, che in seguito per lei sarebbe divenuta una scelta, se avesse voluto. Vivere in quel villaggio come una comune ragazza umana oppure seguirlo nei suoi continui spostamenti.
Così Rin si era ritrovata ad aiutare Kaede, ad apprendere la scrittura e molte altre nozioni da Miroku, aiutando Sango con i suoi tre bambini. Le piacevoli chiacchierate con Kagome accrescevano la sua fantasia e la sua voglia di sapere. La sacerdotessa era come una sorella maggiore con la quale poteva parlare liberamente ed esprimere ciò che sentiva nel profondo.
Eppure Sesshomaru non l'aveva mai persa di vista in quegli anni. Nonostante la sua brama di conquista occupasse gran parte del suo tempo, trovava sempre il modo per tornare da lei con un dono speciale. Aveva sempre indossato i suoi kimoni, ed era in qualche modo come averlo sempre accanto. Tessuti pregiati dai ricami fini e delicati le ricordavano la morbida pelliccia nella quale da bambina spesse volte si era addormentata.
Pensava a quei ricordi Rin, mentre le mani correvano veloci sulle erbe da selezionare, e il cuore le batteva forte nel petto ripensando allo sguardo del nobile demone.
"Va tutto bene Rin?"
"Oh... sì, ma certo. Ero solo un po' distratta scusatemi."
La loquacità della giovane ragazza era ben nota, ecco perché il suo inusuale silenzio diede a Kaede la conferma del fatto che qualcosa la impensieriva.
"Ascoltami cara, lo so che è da molto che lui non passa da queste parti, ma ciò non vuol dire che si sia scordato di te. Sai bene com'è fatto Sesshomaru, sarà sicuramente impegnato in qualche battaglia per la conquista di qualche territorio. Non devi crucciarti per la sua assenza."
"Ma io lo so che il signor Sesshomaru non si è scordato di me... è solo che... che."
Non riusciva ad esternare ciò che davvero provava, forse perché non ne era ben consapevole neppure lei. Aveva sempre nutrito un affetto smisurato per quel demone, dalla prima volta che lo aveva visto ferito sotto quell'albero. Aveva percepito in lui la sua stessa solitudine, la medesima forza di carattere che consentiva loro di rialzarsi sempre e comunque davanti a qualsiasi difficoltà.
Eppure lei era l'unica che aveva saputo guardare oltre le apparenze, Sesshomaru lo sapeva, lo aveva sempre saputo pur tacendolo, sia a lei che a sé stesso.
"Cosa c'è Rin, avanti parla, con me puoi farlo lo sai." L'anziana cercò di rassicurarla con il suo tipico tono di voce capace di mettere a proprio agio chiunque, infondendo coraggio e tranquillità.
"Ma no... non è niente venerabile Kaede, davvero. È solo che ci sono giorni in cui sento particolarmente la sua mancanza, e anche quella di Jaken a dire il vero." disse, sforzandosi di sorridere.
"Ah... persino la mancanza di quel rospetto saccente? Oh... poveri noi."
Il volto di Rin finalmente apparve più disteso, pensando al piccolo compagno d'avventura che tante volte aveva fatto preoccupare e al quale aveva anche salvato la vita.
Non le era mai pesato ricordare il passato, anzi... lo faceva con piacere, ma quel giorno sentiva un nodo che le avvolgeva il cuore e influiva anche sulle faccende che di solito svolgeva.
"Kaede, vi dispiace se esco per un po' a raccogliere dei fiori? Oggi ho davvero bisogno di stare all'aria aperta."
La donna comprese lo stato d'animo della ragazza e non fece obiezioni.
"Ma certo che puoi, vai pure. Anzi, quando torni ti dispiace portarmi dell'acqua fresca dal torrente?"
"No affatto, ci penso io non preoccupatevi. A più tardi allora."
Si congedò in fretta uscendo dalla capanna. L'aria fresca di quel pomeriggio primaverile sembrò rasserenare il suo animo. Era così abituata a vivere tra i boschi e dormire sotto le stelle che spesso stare al chiuso per lei equivaleva ad una prigionia.
Nei pressi della capanna di Kaede vi era un prato che in quel particolare periodo era ricolmo di fiori. Colori brillanti dei più variegati facevano a gara tra loro inebriando l'aria di un dolce profumo che cullava i sensi. Quello era il suo angolo di paradiso, il suo posto solitario dove i pensieri e i ricordi erano liberi di poter viaggiare lontano.
Si distese sul manto erboso, mentre un leggero vento rendeva il calore del sole più sopportabile. Si guardò intorno indecisa tra quali fiori avrebbe dovuto cogliere, erano tutti bellissimi. Il colore intenso di alcuni di loro le ricordavano le iridi ambrate di colui che da sempre occupava i suoi pensieri.
"Sesshomaru..." disse, con un filo di voce. Lei che non lo aveva mai chiamato in modo così familiare, poiché il suo essere solo una bambina le impediva una tale intraprendenza "...avrei tante cose da dirvi, anche se non saprei esattamente da dove cominciare. È passato così tanto tempo, non voglio credere che vi siate dimenticato di me. Eppure la vostra assenza mai come in questi ultimi tempi mi pesa tantissimo."
Di nuovo i suoi occhi divennero tristi. La spensieratezza di quando era bambina aveva lasciato il posto a sentimenti nuovi, che il suo animo di giovane donna non riusciva a comprendere appieno. Sentiva solo che avrebbe voluto tanto rivederlo, sapere se stesse bene, e soprattutto... se l'avrebbe riconosciuta. Se attraverso il suo sguardo avrebbe ritrovato la Rin che salvò dalla morte per ben due volte tanti anni prima.
"Che sciocca che sono, pensare a queste cose non dissiperà i miei dubbi. Ho trascurato i miei doveri con Kaede per cullarmi nelle mie illusioni, mi sento un'ingrata. Meglio che raccolga qualche fiore e ritorni da lei prima che faccia buio."
Il senso di riconoscenza nei confronti dell'anziana sacerdotessa e di tutti gli altri che l'avevano accolta a braccia aperte le ricordavano che c'erano finalmente persone sulle quali poteva contare e che poteva considerare una seconda famiglia. Era tempo di tornare, era tempo di imprimere negli occhi la bellezza di quel luogo e riprendere i suoi doveri.
D'improvviso il vento lieve che aveva accolto piacevolmente il suo arrivo si fece più intenso. Alcuni dei fiori che aveva raccolto volarono via scompigliando i suoi lunghi capelli.
"Oh... no, che peccato." cercò di rincorrerli prima che una strana sensazione la spingesse istintivamente a voltarsi.
Era come se quel vento intenso avesse voluto anticipare l'arrivo di qualcuno, qualcuno così imprevisto e inatteso che le provocò un brivido fin dentro nell'anima.
Gli occhi scuri di Rin si fecero più grandi, tremando alla vista di colui che le era di fronte. Si sentiva inerme ed immobile, incapace di compiere qualsiasi azione, confusa, stordita da quella visione che non sapeva se attribuire ad un sogno ad occhi aperti o alla realtà.
"Ho avvertito la tua presenza in questo luogo, anche se stentavo a credere fossi tu. Ti trovo bene, Rin."
In quell'istante credette davvero che il suo cuore potesse esplodere. Era lui, la sua voce, la sua figura così regale ed altera, il suo modo imperioso di parlare che però nascondeva una velata dolcezza. Non l'aveva dimenticata, non l'aveva abbandonata. Adesso sapeva, che in quella giovane donna aveva riconosciuto la sua piccola Rin.
"Sign... signor... Sesshomaru siete voi, siete davvero voi!"
Una conferma che chiedeva più a sé stessa che a lui. Aveva bisogno di sapere che quella non era un'illusione della sua mente, un desiderio effimero della sua smisurata fantasia. Gli corse incontro lasciando cadere i fiori che aveva tra le mani. Gli occhi non poterono più contenere le lacrime che ormai correvano libere sul suo viso.
Lui non si mosse, rimase ad osservarla con un misto di stupore ed incredulità. L'aveva lasciata poco più di una bambina, l'aveva rivista più volte, e adesso la ritrovava come una giovane donna. Un fiore all'apparenza fragile, ma con una tenacia capace di far tremare il più ardito dei guerrieri.
I pensieri del demone si rincorrevano tra passato e presente, quando si accorse che due braccia sottili come fuscelli gli si erano incatenate addosso in una stretta calda e accogliente.
Il viso di Rin sprofondò nella sua veste respirando a fondo il suo odore. I singhiozzi le impedivano di parlare liberamente. Sesshomaru attese paziente che il pulsare incessante del suo cuore si calmasse, poi lentamente le sollevò il viso.
"Perché piangi in questo modo Rin?"
"Pensavo... io pensavo che voi vi foste dimenticato di me, che non mi avreste più cercata. Io vi ho aspettato e ho pregato tanto che non vi fosse accaduto nulla. E adesso io... io piango, perché sono felice."
Ma le lacrime non si fermarono bagnando anche il dorso della mano del demone. Erano calde, come il viso di lei. Calde come quegli occhi che erano gli stessi di quando era bambina ma con una nuova luce all'interno.
"Credevo fossi a tuo agio in questo villaggio, tra persone che già conoscevi. Non è stato così?" le chiese osservando il suo sguardo per capire se gli avrebbe mentito o meno. Ma Rin non ne sarebbe mai stata capace, con lui meno che mai.
"Oh no... assolutamente. Anzi, è stato un grande privilegio aver vissuto con la venerabile Kaede con Kagome e gli altri. Mi sono stati tutti vicino e ho imparato moltissime cose. Loro mi hanno fatta ricredere sulla bontà degli uomini e gliene sarò sempre grata." rispose con il suo consueto entusiasmo.
Sesshomaru l'ascoltava quasi rapito da quel fiume in piena di parole. Era davvero cresciuta, lo capiva dai suoi gesti, dal suo modo di parlare, dal suo corpo... che esprimeva una dolce e pudica femminilità.
"Bene. Allora suppongo che tu voglia rimanere qui alla fine?"
Rin non rispose, pur non distogliendo lo sguardo dal suo. L'abbraccio di poco prima si sciolse, e i suoi occhi cambiarono espressione. Non aveva mai avuto timore nell'esprimere i propri sentimenti, e non lo ebbe neppure in quel momento dinanzi al più temibile dei demoni.
"Quindi siete venuto qui per questo? Siete tornato per dirmi che ormai è questo il mio posto e che dovrò restare qui per sempre!" stavolta c'era rabbia e delusione nella sua voce, e benché Sesshomaru non fosse molto avvezzo al significato dei sentimenti umani, non ci volle molto per capire ciò che esprimeva Rin in quel momento.
"Sei tu che hai detto che qui ti trovi bene, o sbaglio?" insistette, quasi per metterla alla prova.
"Sì, ed è la verità. Ma non ho detto di voler restare qui per sempre." rispose, alzando notevolmente il tono di voce .
Si allontanò di qualche passo, la delusione le bruciava dentro come un fuoco che tutto avvolge attorno a sé. Lei sapeva cosa voleva, lo aveva sempre saputo, anche da bambina, quando il suo unico desiderio espresso alle stelle cadenti nel cielo era quello di rimanere accanto a Sesshomaru per sempre.
L'unico dilemma che però la tormentava era se lui avrebbe accettato la sua compagnia, se avrebbe compreso che quei sentimenti custoditi nel cuore avevano preso lentamente un'altra forma. Trasformandosi in qualcosa di più profondo e indissolubile.
"Allora, dimmi Rin, cos'è che vuoi? Cosa desideri veramente?" aveva necessità di conoscere il suo pensiero. Non avrebbe mai cercato di portarla via con l'inganno o contro la sua volontà. D'altronde cosa poteva offrirgli lui se non una vita di continui spostamenti e cruenti battaglie.
Eppure... per la prima volta nella sua lunga esistenza quel demone glaciale e solitario si scoprì a sperare che la giovane donna che aveva di fronte volesse condivedere con lui quella vita. Perché di una cosa era certo, ora più che mai. Quel calore, il calore che solo lei le aveva fatto scoprire, gli era mancato più di ogni altra cosa e non voleva più privarsene.
"Io... ho sempre voluto solo una cosa e in tutti questi anni il mio desiderio non è mai cambiato. Anzi, è divenuto più forte, rafforzandosi nel vostro ricordo e nell'attesa che tornaste a riprendermi. Io voglio vivere al vostro fianco per il resto della mia vita. Sempre che anche voi lo vogliate." L'espressione e la fermezza che esprimevano le sue parole per attimo ricordarono a Sesshomaru quelle di Kagome.
La determinazione di quella femmina umana nel difendere ostinatamente suo fratello lo avevano sempre irritato. Adesso però comprendeva meglio che dietro a tanta forza era celato ben altro. Lo aveva capito osservando la sua Rin, sul cui viso erano chiaramente dipinti gli stessi sentimenti. Stavolta fu lui ad abbandonare la sua imperturbabile posizione avvicinandosi alla giovane.
"Ho sempre voluto che fossi tu a scegliere. Ti ho lasciata il giusto tempo perché tu comprendessi ciò che davvero desideravi." ancora una volta i suoi occhi ambrati si incatenarono a quelli di lei. L'unica fanciulla alla quale era riservata quella inusuale dolcezza e che ancora una volta le fecero sussultare il cuore.
"Vi ho espresso la mia decisione, e non ho intenzione di cambiarla né adesso né mai."
La mano di Sesshomaru si sollevò nel gesto di accarezzarle il viso, per poi chiudersi a pugno repentinamente tirandosi indietro. Rin non glielo permise, afferrandola nelle sue. Aveva desiderato così tanto una sua carezza, un gesto d'affetto che le facesse comprendere che anche lei le era mancata. Il pugno si schiuse a contatto con quel calore, la mano del demone fu portata lentamente al viso della ragazza saggiandone la delicatezza. Rin accompagnò quel gesto baciando dolcemente il palmo della mano del suo signore.
"Se è davvero questo quello che vuoi, ti porterò con me, e stai pur certa che non ti lascerò più andare." Le spostò delicatamente i lunghi capelli. Voleva ammirarla, sentiva che avrebbe potuto farlo per sempre. I loro volti non erano mai stati così vicini, eppure entrambi avevano scoperto con il tempo sentimenti allora sconosciuti.
Avevano superato rabbia, dolore, solitudine e sofferenza. Si erano incontrati come anime opposte in un mondo ostile, eppure erano riuscite a comprendersi imparando a vivere l'una dall'altra. Si ritrovavano adesso come uomo e donna incapaci di nascondere oltre ciò che il loro animo gridava a gran voce.
Le era mancato così tanto da non avere parole sufficienti per esternare ciò che provava. Così si fece coraggio e lo baciò, aggrappandosi a lui nel timore potesse sfuggirle lasciandola nuovamente incompleta e confusa. Quando avvertì le labbra di lui schiudersi per accogliere quel bacio ricambiandolo dapprima delicatamente per poi infodergli tutto l'ardore di cui era capace, quasi stentava a crederci.
Era il suo modo per dirle che era tornato per lei, che in tutti quegli anni aveva cercato anche lui di comprendere cosa fosse quel sentimento, quel bisogno impellente che sentiva crescere dentro di sé. Voleva che il suo spirito trovasse pace, e adesso sapeva che quella pace passava attraverso le sue braccia.
Adesso lo sentiva anche lui... quel calore che scaldava l'anima, di cui non puoi fare a meno perché senti che è l'essenza stessa della vita. Lo sentì fluire dentro di sé attraverso quel bacio e quel volto di giovane donna. Non vi era più incertezza su ciò che il demone desiderava, e avvolse così nelle sue possenti braccia colei che aveva ritrovato.
C'era voluto del tempo ma alla fine aveva compreso il perché sia suo padre che suo fratello erano stati conquistati da una donna umana. Lui... che li aveva sempre considerati esseri inutili e deboli aveva compreso che invece erano creature tanto imperfette quanto uniche. Capaci di esternare nel bene e nel male ciò che provavano senza filtri né barriere. Rin ne era la prova. La sua innocenza, il suo affetto incondizionato, la fiducia verso di lui, un demone, che nulla aveva da offrirle se non la sua inestinguibile sete di potere. Lui... che era nato per conquistare, alla fine era stato conquistato dalla dolcezza di una bambina, e adesso dall'amore di una giovane donna.
Non potevo non scrivere qualcosa sulla coppia del momento, quella che ci sta facendo tribolare in Yashahime più di quanto avessero a suo tempo fatto i mitici Inuyasha e Kagome.
Rin/Sesshomaru, un binomio che è stato reso finalmente "canon" nel recente seguito tutt'ora in corso (e al diavolo i detrattori che gridavano allo scandalo)
Non poteva esserci altra fanciulla che riuscisse a conquistare il cuore di Sesshomaru, anche perchè per molto tempo tutte ci siamo chieste se lui ce l'avesse davvero un cuore. E invece lo possiede. Ricordiamoci però che lui è un demone puro sangue, non avrà mai l'empatia e il trasporto di Inuyasha, quindi le peculiarità del suo caratttere vanno (e sono state) ampiamente mantenute anche in Yashahime.
Come si sono ritrovati Rin e Sesshomaru dopo tanti anni? Secondo me è successo pressapoco così... come ho scritto nella mia storia, che come sempre spero possa regalarvi un momento di svago e distensione, e che ovviamente possa piacervi.
Ci risentiamo presto... buona lettura, un abbracccio.