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Autore: Merry brandybuck    15/03/2021    1 recensioni
Piccola premessa: Anche se so che Gil-Galad è registrato come discente di Finarfin, mi sono presa la licenza poetica di renderlo un nipote di Fingolfin.
Comunque, ecco a voi come un errorino dei Valar può generare un casino di proporzioni bibliche ( più o meno) e dare alla luce un sacco di problemi
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Figli di Fëanor, Fingon, Gil-galad, Maedhros
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Piccola premessa: in questo capitolo ci sono un paio di espressioni abbastanza volgari, quindi declino ogni responsabilità da qualunque tipo di reazione indotte dal contenuto di questo testo. Detto ciò, Enjoy !

Capitolo 2: un pranzo movimentato 

 

Celegorm aveva un sorriso raggiante e doveva aver appena bevuto un’intera confezione delle tisane calmanti di Caranthir per poter essere così sciolto: come al solito portava i capelli biondi legati e le braghe enormemente più larghe rispetto alle sue gambe; quando la vide, il cugino allargò le braccia e cercò di non cascare in terra quando lei gli saltò in collo “ Ma buongiorno, adorabile e dolce dama che si presenta da noi senza alcun preavviso e cercando di uccidermi, solo per scroccare il pranzo !” Il terzogenito non era sicuramente noto per il fatto d’essere ermetico, ma tanto per fare il cacciatore non era una dote necessaria; nel grande atrio rieccheggiò un suono proveniente da un’altra stanza e che fece accapponare la pelle della ragazza: qualcuno continuava a soffiarsi il naso. “ Ba borca mideria ste’ dannade allergie !”  era Curufin, di umore nero, come al solito in primavera ed estate, per colpa di una tara ereditaria che il babbo gli aveva passato cioè una forte allergia al polline: ogni volta che arrivava la bella stagione, casa Fëanor si riempiva di fazzoletti e Maglor si ritrovava a rincorrere il quintogenito per infilargli in bocca un cucchiaio di sciroppo maleodorante. Il giovane si tirò in piedi e la guidò fino alla porta della cucina; la villa era grande, spaziosa, luminosa e particolarmente incasinata ( non poteva essere molto ordinata, visto che ci passavano molto tempo sette figli, due genitori, un cane gigante, otto cugini e un botto di operai): spesso i ragazzi si divertivano a giocare a nascondino tra gli utensili mollati dove capitava, i blocchi di marmo, gli strumenti musicali, le armi e le tende ricamate. Appena fuori dalla sala da pranzo gli amici si bloccarono e cercarono di capire come entrare e non farsi centrare da una padellata volante del quarto figlio ( uno dei peggiori modi in cui si possa morire); dopo un attimo aprirono la porta e la mora rimase a bocca aperta: Makalaurë stava cucinando mentre canticchiava, Moryo stava ricamando con il suo scialle da nonnetta sulle spalle e il mollettone casalingo che reggeva il suo chignon, intanto i gemelli stavano contando il numero di stracci con cui loro fratello cercava di liberarsi le vie respiratorie dalla muchia. “ Novantotto, novantanove e… cento ! Signori questo è un nuovo record mondiale !” Il corvino non era nelle condizioni fisiche e mentali per prenderli a ceffoni quindi si limitò a mugolare, piangente, steso sul pavimento: “ Qualcuno abbia piedà di me e mi tagli il naso, di glazia” ululò; la giovine si chinò su di lui e provò, vanamente, a consolarlo: “ Ma dai che basta prendere un po’ della giulebbe robiliatica* che ti ha dato lo zio e poi starai benissimo” il quartogenito scoppiò a ridere: “ Certo cara cugina, poi te lo smazzi tu quando è tutto rincoglionito dal sonno e va in giro per casa sbattendo contro ogni cosa” la finezza e la gentilezza erano sicuramente i punti forti di Carnastir; Kanafinwe gli lanciò un'occhiataccia, gli mise su il grembiule della madre e lo mise ai fornelli, commentando con la frase che non mancava di usare in ogni occasione: “ Metti le mani in pasta che male non ti fa”. Si prospettava un lungo pomeriggio di follia, molto bene; adesso il maggiore li aveva schiavizzati a fare la tavola, cucinare e mettere in ordine mentre lui stava lì a supervisionarli e a cambiare una corda all’arpa: il cuginone sarà anche stato gentile e premuroso, ma quando voleva diventava veramente infame. I due piccolini cercarono di prendere la tovaglia in piedi su una sedia e, come ogni volta puntualmente, volarono all’indietro, finendo col fondoschiena sulle piastrelle ( e naturalmente il Fosco si mise ad urlare, infuriato, che dovevano aspettare Maitimo perché loro erano ancora due nani e non ci arrivavano); Atarinke stava cercando di non starnutire ogni due secondi nel frattempo che levava di torno i suoi libri di testo che stavano ammonticchiati su un lato della lunga tavolata: in quella famiglia il gene del disordine era dilagato a macchia d’olio. Il cacciatore e la ragazza si erano preparati a ricevere critiche su come avevano messo a posto i piatti, ma gli altri non si curarono troppo di loro: Nelyafinwe era tornato a casa. Naturalmente i suoi fratelli gli erano corsi incontro, come da bravi figlioli, e non si erano affatto stupiti di vederlo in compagnia di Findekano: essendo cresciuti in compagnia di pochi estranei  non erano stati educati come gli altri ad avere uno spazio personale proprio ( sì la privacy non esiste in questo mondo, ma tanto contenti loro contenti tutti) quindi il piccolissimo segreto della relazione del fulvo era stato scoperto da uno dei giovani ed ormai del fatto che stessero insieme ne erano a conoscenza anche i muri; tranne i genitori degli interessati, ma ciò era la parte più divertente del gioco. Comunque ora che gli adulti non erano presenti, l’atmosfera era più rilassata e i giovani si misero a cucinare; Curufinwe andò in cantina a prendere la salsa ( così almeno era lontano dalle piante, poraccio) accompagnato da Makalaurë perché con gli occhi che lacrimavano non riusciva a vedere nulla, gli Ambarussa si misero a fare la tovaglia aiutati da Turcafinwe e dalla Dama Bianca, intanto che Russandol e il moroso preparavano il soffritto. Lei continuava a spiarli con occhiate date da sopra la spalla del migliore amico, visto che non si fidava dei due piccioncini, ma un fatto le procurò il cinquantesimo principio di malore nelle ultime due settimane: il fulvo stava tagliando a dadini le cipolle quando il corvino improvvisamente si tappò il naso, si tenne la bocca e poi, barcollante, si appoggiò al piano da lavoro; il suo amante mollò il coltello sul tagliere e tentò di sorreggerlo. Gli altri giovani tentarono di aiutare anche loro, passandogli una sedia, un catino ed un elastico; lo fecero sedere e aspettarono che i suoi conati finissero, mentre gli tenevano legati i capelli per non sporcarglieli: non appena il Valoroso stette passabilmente bene gli altri lo aiutarono a spostarsi in salotto, su consiglio di Maedhros, per tenerlo lontano da quell’odore che evidentemente gli dava il voltastomaco: “ Strano però che schifi la ricetta del mio fratellone: era la sua preferita fino ad un mese fa” Per una volta Aredhel si trovava a dare ragione al castano: c’era qualcosa che stava mutando in Fingon e che forse lo stava ammazzando dall’interno; la situazione si stava facendo troppo strana. “ Fin’ ma sicuro di stare bene ?” domandò dopo un quarto d’ora Curufin, con una voce un minimo più normale dopo aver assunto il medicinale contro i suoi malanni; l’altro gli rispose con una smorfia infastidita “ Allora sei immensamente scemo !  Io mi chiedo come abbiano fatto quegli altri idioti che stanno di là a non ammazzarti in tutti questi anni…” stava praticamente urlandogli in faccia e tutt'a un tratto, improvvisamente, si acquietò “ Comunque sia, effettivamente sono circa due settimane che continuo ad avere queste nausee, i giramenti di testa, la notte non dormo, mi stomacano cibi che adoravo e poi sono sempre stanchissimo; non ho un secondo di pace da sti’ acciacchi, mamma mia…” Caranthir gli poggiò una mano sulla spalla e sarcasticamente gli chiese: “ Ma non hai pensato all’idea di andare da un dottore ?” “ No, guarda, domani pensavo di andare da un veterinario… MA CERTO CHE CI HO PENSATO, IMBECILLE DI UN FËANORION !” A Maitimo stava letteralmente salendo la furia omicida: avrebbe probabilmente staccato la testa di quei litigiosi a morsi se non fosse intervenuto Maglor a placare gli animi: “ Calmi tutti: facciamo che ora si va a mangiare e poi avrete tutto il tempo che volete per scannarvi, ok ?” Non si riusciva a dirgli di no ( soprattutto pensando al fatto che una volta avesse avvelenato i corn flakes del bruno perché non lo aveva ascoltato e aveva fatto freddare della roba) e quindi si andarono a sedere a tavola. 

 

Kanafinwe scolò la pasta e si mise a rimestarla nel sugo; preparò i piatti tanto velocemente che i suoi fratelli si chiesero perché mamma e papà non l’avessero chiamato Flash: distribuì le porzioni e si misero a mangiare. Durante il pasto chiacchierarono di come se la passavano e Atarinkë quasi finì con la faccia nel piatto per via della stanchezza causata dal palliativo che aveva preso ( Tyleko si ritrovò a doversi, praticamente, sdraiare per reggergli la fronte prima che ciondolasse nella direzione sbagliata); provarono a tenerlo sveglio facendolo parlare del lavoro in forgia, ma con scarsi risultati. Gli altri si divertivano un mondo e continuavano a fare il bis: il Nolofinwion aveva già preso otto giri, quando gli dissero di piantarla: “ Va bene che ho preparato tanto cibo da sfamare un reggimento, ma tu stai esagerando !” gli disse il quartogenito, sparecchiando “ Non è colpa mia se ho una fame boia…” replicò l’altro, con la stessa nonchalance di quando da bambino ti beccavano con la faccia sporca di Nutella.

 

Come tutte le volte che mangiavano insieme arrivò il momento giochi di famiglia; quando gli adulti erano a casa non potevano farli perché Nerdanel sarebbe potuta uscire dalla grazia dei Valar: non le piaceva affatto che i suoi figli corressero in giro per casa con degli altri ragazzi a cavalcioni sulla schiena. Si formarono le squadre ( come sempre il secondogenito si defilò per evitare di partecipare alle garette): Russingon, Turedhel, Carufin e Ambarussa erano le squadre che avrebbero dovuto gareggiare, i più grandi avrebbero portato i minori in spalla per la prima metà del percorso e poi avrebbero fatto a cambio; spostarono le sedie, il tappeto ignifugo e prepararono il tracciato. Findekano si appese al collo di Nelyafinwe e si mise in sella con l’agilità di un procione: non si capacitava di come diamine sarebbe riuscito a resistere fino al suo turno, ma avrebbe provato comunque a farcela; gli altri erano pronti a partire e, tra gli sguardi di sfida e i ghigni al pensiero di vincere, venne dato il via. Maedhros si mise a correre veloce come il vento, facendolo rimbalzare manco fosse una molla; con l’aria che gli scorreva tra i capelli e il naso nell’incavo del collo  del compagno, continuava a seguire ogni curva e si guardava le spalle: stavano staccandosi dal resto del gruppo e lui continuava a doversi abbassare per non prendere delle craniate colossali ( se non ne fosse stato follemente innamorato probabilmente lo avrebbe ucciso a fine corsa); fra pochi metri sarebbe toccato a lui fare da destriero ed era quasi sicuro che avrebbero vinto, come sempre dagli ultimi trent’anni in avanti. Arrivarono all’uscita posteriore che dava sull’esterno e finalmente dovette scendere; Nelyafinwe si inginocchiò per consentirgli di muoversi più velocemente e poi salì con un salto sul suo groppone ( lui non dimostrava affatto i suoi stessi impedimenti): iniziò a muovere un passo dopo l’altro e prese velocità riuscendo a percorrere in poco tempo gran parte del suo tracciato. Alle ultime due curve improvvisamente le palpebre gli divennero pesanti; il ramato pesava sempre di più e il fiato gli stava diventando cortissimo: sudava manco fossero ad un matrimonio a Battipaglia un mezzogiorno d’agosto e i capelli gli si stavano incollando alla fronte, senza contare che adesso le sue gambe erano diventate squacquerone e la vista gli si stava annebbiando. Non riusciva più a calcolare le distanze e proprio davanti al traguardo non riuscì a resistere oltre: cadde lungo disteso per terra, svenuto. Rimase in quella posizione a lungo, mentre il suo fidanzato tentava di farlo rinvenire con gentilezza e Caranthir lo pigliava a battoni ( alla faccia del rispetto per gli ospiti… i Nolofinwions sono inferiori agli ospiti secondo le regole di nostro padre… Curufin sei pregato di tornatene in cantina e non rompere i cabasisi all’universo mondo, gentilmente ! N.d.a) Aredhel propose di chiamare dei barellieri e Celegorm si mise a fare lo sbruffone: “ Andate tranquilli: lo porto io” Sì le ultime parole famose: dopo due metri traballanti col degente in spalla riuscì a sbattere il naso contro il controtelaio della porta, indietreggiare fino all’attaccapanni, batterci la nuca e cappottarsi su un lato, tra le risate dei fratelli; Maitimo era l’unico con la faccia esasperata e, continuando a stringere il naso del Biondo per evitare che la stanza divenisse una scena splatter perfetta per un film horror, avvicinò Amrod e Amras: “ Andate a Tirion e portatemi qui due coppie di portantini”... 

 

Si trovavano seduti in quella saletta da una buona mezz’ora: Tylekormo aveva un pacco di ghiaccio premuto sul setto nasale che ormai era diventato viola, Atarinkë non la piantava di starnutire, Moryafinwe sbuffava come un treno a vapore, Kanafinwe suonava l’arpa e cantava un motivetto capace di essere la causa di un omicidio ( se non fossero stati in luogo pubblico lo avrebbero riempito di legnate pur di farlo stare zitto), Russandol era iperteso e sembrava un tarantolato dato che non stava fermo nemmeno a pagare, mentre la Dama Bianca era gongolante visto che avrebbe scoperto cosa determinava i malesseri del primogenito; tutt’a un tratto sentirono un tonfo provenire dall’altra parte del muro. La porta era chiusa a chiave e quindi dovevano attuare il “ PIANO CRAPIN DE’ TOR”*1: come al solito, sarebbe stato Caranthir a tirare la testata al legno ( tanto, col suo carattere a dir poco orribile, aveva già sfondato un paio di pareti con conseguenti crisi isteriche di Fëanor, quindi il cranio non gli si sarebbe rotto certamente); il ragazzo prese la rincorsa e si schiantò contro l’asse lignea, buttandola giù. Nel bel mezzo della stanza il Valoroso cercava di fare riprendere conoscenza al medico, sdraiato per terra: “ Ci spieghi che è successo, accidenti a te ?” il giovane si voltò velocemente e mollò le gambe del dottore: “ Doveva dirmi che diavolo mi affligge ed è cascato in terra; non so che gli sia preso…” I presenti erano snervati ed ormai si erano rotti di tutta sta’ situazione, quindi aiutarono il Noldor a rialzarsi e si allontanarono: sarà stato un malanno passeggero. La figlia di Fingolfin rimase ferma sul posto, a guardare l’individuo che piangeva sulle macerie della sua porta: “ Non ho mai visto una cosa simile…” mormorava; a lei venne un dubbio “ Cosa intende, mi scusi ?” lui alzò lo sguardo lentamente: “ Numero uno, non mi è mai capitato che uno dei miei assistiti mi distruggesse lo studio; e numero due, non ho mai visto un Elfo, maschio, incinto” Aredhel rincorse suo fratello, rimasto in coda al gruppo, e lo scosse per le spalle: “ Ehi, presto sarai padre !” l’altro non capiva: “ Ma io non ho una moglie… ASPETTA UN ATTIMO !” La faccia di Irissë era autoesplicativa: “ Hai voluto farti il cugino Maedhros e adesso ne paghi le conseguenze, anche se non capisco come diamine sia potuto accadere” Fingon si tenne il capo fra le mani: “ Oh Gesù… come farò ad avere un figlio, a badare a lui, a partorire e cosa peggiore… a dirlo a papà !”

 

La tana della scrittrice 

Bună ! Ce mai faci ? Parto in quarta dicendo che il primo asterisco è composto da “ giulebbe” un modo antico per dire sciroppo e da una modifica del nome Robilas, una famosa marca di antistaminici; il secondo asterisco è un'espressione che si usa dalle mie parti per dire che uno ha la testa dura ( crapin de’ tor letteralmente significa “ testina di toro” e si usa anche per definire la consistenza del cranio). Dal mio personale punto di vista questo capitolo non è venuto al massimo delle possibilità ma il prossimo vi prometto verrà una cosa da spaccarsi dalle risate; intanto ringrazio tutti voi lettori silenziosi, e in particolare tirion87, per avermi dato un motivo di continuare questa fan fiction. Mi scuso per eventuali errori nel testo o se non è stato di vostro gradimento; Saluti e baci hobbit 

Sempre vostro 

Merry

   
 
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