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Autore: saitou catcher    15/03/2021    2 recensioni
"Il giorno in cui lo rivede per la prima volta è esattamente come Gabi se l'era immaginato.
Il giorno in cui fa ritorno a Marley non è affatto come Reiner se lo era immaginato."
Reiner fa ritorno in patria e a aspettarlo trova più di quel che aveva lasciato.
[Storia di Saitou]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabi Braun, Reiner Braun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno in cui lo rivede per la prima volta è esattamente come Gabi se l'era immaginato.

Lo scorge non appena la nave giunge in vista del molo, come se parte di lei avesse sempre avuto il suo viso stampato sul fondo degli occhi, un ricordo condito di tutti i racconti che zia Karina sussurra prima di metterle a dormire, la favola di un eroe partito per distruggere l'Isola dei Demoni; a quella favola Gabi si è aggrappata nelle gelide notti dell'addestramento, quando i muscoli bruciavano e i denti mordevano l'aria per sbriciolare i gemiti, l'ha stretta a sé con tutte le forze che possedeva per ricordarsi che no, lei non è un demone, lei non è debole, lei è una Guerriera, proprio come suo cugino prima di lei e un giorno le leggende canteranno i loro nomi, un poema che renda orgogliosa la loro famiglia.

Un giorno, sarò come Reiner, si era ripromessa, imbracciando il fucile e trovandolo freddo e pesante tra le sue dita troppo piccole. Un giorno, sarò coraggiosa e spietata e intrepida, proprio come lui. Un giorno, il mondo capirà che io e lui siamo diversi dagli altri eldiani e quel giorno, lui sarà fiero di me. Saranno tutti fieri di me.

"Zia, guarda!" deve sollevarsi sulle punte dei piedi per puntare il dito verso la figura ritta a prua, nera e minuscola contro il cielo infiammato "Guarda, è Reiner!"

(è troppo giovane per cogliere il dolore che incrosta il fondo degli occhi di Karina Braun, per capire quello che lei intuisce senza che Reiner si sia nemmeno avvicinato- ha troppa fiducia per accorgersi dell'orrore che la donna seppellisce sotto un sorriso tremante, la consapevolezza che qualcosa è sparito per sempre)

Reiner" il nome è una preghiera sulle sue labbra, una che nemmeno lei credeva sarebbe stata esaudita "È davvero lui".

Attorno a loro, sussurri perplessi si intrecciano a sguardi carichi di rancore, voci che si chiedono che fine abbia fatto il resto dell'Unità Guerrieri, perché di quattro che erano sia tornato solo il Corazzato, ma a Gabi non importa, perché lei sapeva che Reiner un giorno sarebbe fuggito da quell'isola spaventosa, che nemmeno cinque anni trascorsi a mescolarsi coi demoni avrebbero potuto piegarlo, perché suo cugino è forte, suo cugino è un Guerriero e questa è la ninnanna che le ha dato forza ogni notte, che le ha permesso di non reagire agli insulti, agli sputi, al cibo gettato sui sui vestiti a ogni angolo di strada- suo cugino è un Guerriero, suo cugino è un eroe e un giorno anche il resto del mondo dovrà ammetterlo.

Gli occhi di Gabi bevono ogni momento della sua discesa a terra come acqua fresca, il lento cammino lungo la passerella, l'istante in cui i suoi piedi finalmente toccano il suolo e quando il bagliore del tramonto lo colpisce in volto il cuore le si allarga nel petto fino a scoppiare, colmo di amore e orgoglio e di quell'adorazione che si nutre solo per i personaggi delle favole, quando si è ancora abbastanza bambini da credere che la favole siano la cosa più reale che esista.

Lo vede portarsi vicino alla loro famiglia, abbracciare sua madre, alto e forte come se lo ricordava, le lacrime di zia Karina riflesse nelle sue iridi, dure e scintillanti come quelle di un vero Guerriero; i suoi occhi sono asciutti quando si volta verso di lei, abbastanza alto da bloccare la luce del sole alle sue spalle e per buona parte della propria vita Gabi sa che lo ricorderà così, rivestito d'oro e con lo sguardo d'acciaio.

(quante cose non si sanno, quando si è bambini)

"Gabi?" anche la sua voce è cambiata, un basso mormorio che riverbera fino al suolo "Sei davvero tu?"

"Reiner" deve stringere i denti perché la sua voce non tremi- cosa penserebbe di lei, se lo facesse? "Allora ti ricordi di me?"

Lentamente, come se non fosse abituato o non ricordasse più come si fa, Reiner tende una mano e le sfiora i capelli e a quel tocco non è più possibile trattenersi dal gettarglisi addosso e stringerlo, per convincersi che sia reale, che sia davvero il suo cuore quello che le rimbomba contro l'orecchio, che l'eroe della sua infanzia ha fatto ritorno e finalmente tutto andrà bene.

"Bentornato a casa".

E per la prima volta da che ha sognato di dirle, queste parole hanno un senso.


***


Il giorno in cui fa ritorno a Marley non è affatto come Reiner se lo era immaginato.

Oltre la prua della nave, il molo si fa sempre più grande, affollato come lo era il mattino della sua partenza, ma allora era l'orgoglio a cantare nel suo cuore e le lacrime sulle guance di sua madre a dargli la forza di raddrizzare la schiena come farebbe un Guerriero; oggi, tutto quello che può fare è fingere che le sue spalle non siano trascinate verso il basso, che non ci siano catene forgiate nel rimorso e nella confusione a inchiodarlo al pavimento, a dare a tutto ciò che scorge il colore della cenere. Oggi, quello che vede passando gli occhi sugli eldiani radunati nel porto è il bagliore ferino nell'espressione di Eren, il sorriso innocente sulle labbra di Armin, la risata trillante di Krista e il capo di Marco divorato per metà. Niente a cui fosse stato preparato, niente che avrebbe potuto immaginare, nelle lunghe notti d'addestramento.

Un giorno, si era ripromesso allora, imbracciando il fucile e trovandolo freddo e pesante tra le sue dita troppo piccole. Un giorno, sarò coraggioso e spietato e intrepido, proprio come un vero Guerriero eldiano. Un giorno, il mondo capirà che noi siamo diversi dagli altri eldiani e quel giorno, mia madre sarà fiera di me. Saranno tutti fieri di me.

(nessuno gli aveva detto quanto costasse essere un eroe, che oltre le mura avrebbe perso l'umanità e molto altro ancora, che l'orgoglio della sua patria non sarebbe mai bastato a ricompensare l'orrore di sentirsi lacerato dall'interno, di guardare allo specchio e trovarsi davanti il volto di qualcun altro- avere il dubbio che il vero Reiner sia intrappolato lì dentro, che l'inferno l'abbia divorato solo per risputare la sua parte peggiore; nessuno gli aveva detto questo)

"Casa" Pieck sussurra accanto a lui "Ce l'abbiamo fatta anche stavolta".

Non hanno bisogno di usare le orecchie per sapere cosa i soldati marleyani e il resto degli eldiani si stiano domandando, sussurri perplessi che si intrecciano a sguardi carichi di rancore, voci che si chiedono che fine abbia fatto il resto dell'Unità Guerrieri, perché di quattro che erano sia tornato solo il Corazzato, ma a Reiner non importa- non importa perché sull'isola ha lasciato ben più che due alleati e compagni, ha lasciato qualcosa che nemmeno sapeva di aver mai posseduto, e il disprezzo che irradia dal resto dei soldati non potrà mai eguagliare ciò che lui sente ogni mattina nell'istante del risveglio, il peso soffocante di un altro giorno, il ribollire di un grido che non si decide a uscire. A Paradis, Reiner ha lasciato il Guerriero, e il Soldato, e tutto ciò che resta sono i frammenti di un sogno che la ruggine ha corroso fino a trasformarli in lame.

Cammina sulla passerella come attraverso la nebbia, i piedi che finalmente toccano terra dopo cinque anni- cinque anni in cui ha immaginato questo giorno e ogni volta il mare risplendeva d'arancio come adesso, il vento soffiava in una carezza di seta e ghiaccio, ma nella sua mente non c'era sangue invisibile a intridergli i palmi e il volto terrorizzato di Marcel non lo scrutava da dietro ogni angolo; nei suoi sogni, per qualche ragione si vedeva ancora bambino, ma è un uomo quello che sbarca adesso, portando con sé il ricordo di demoni che ridevano come lui e morivano come a lui non è stato concesso.

Stringe sua madre e per un istante si concede di ricordare com'era, rannicchiarsi contro il suo petto e scaldarsi al fuoco del suo orgoglio, ma poi i loro occhi si incrociano e attraverso il velo di lacrime Reiner scorge ciò che lo specchio non potrebbe mai restituirgli: il viso di un uomo che si è immerso nel sangue e non è riuscito a trasformarlo in gloria, il gelo delle vite che ha stroncato impresso in ogni lineamento, l'orrore silente di Karina Braun nel rendersi conto che il bambino ha salutato quel giorno su questo stesso molo non ha fatto ritorno, che al suo posto è emerso qualcosa che neppure la favola più spaventosa poteva immaginare.

È allora che se la trova davanti, piccola abbastanza da sparire nella sua ombra, più alta di come lo ricordava, tutta bocca spalancata e iridi sfavillanti e per un attimo Reiner crede di essere tornato indietro, di star ricambiando lo sguardo del giovane fiero che era un tempo, pronto a partire con una fascia rossa legata al braccio.

(quante cose si capiscono, quando non si è più bambini)

"Gabi?" il nome è pesante e estraneo sulla sua lingua, il verso di una canzone che non ode da troppi anni "Sei davvero tu?"

Lei sorride- un sorriso luminoso quanto il sole che muore oltre le loro spalle, caldo come il fuoco attorno a cui si radunavano dopo ore di allenamento e il cuore di Reiner dà un guizzo, un battito più forte degli altri, una stretta che per la prima volta non porta dolore. "Reiner" è così minuscola e così fiera, più di quanto sia mai stato lui "Allora ti ricordi di me?"

Lentamente, Reiner tende una mano e le sfiora i capelli; Gabi è calda sotto la sua mano, solida e morbida come terra, fragile eppure vibrante di forza e, sopratutto, reale- più di tutti i sogni di gloria che non l'hanno salvato dal trasformarsi in un mostro, più del Soldato che ha finto di essere e del Guerriero che non è riuscito a diventare. Non è preparato a sentire le sue braccia attorno al corpo, alla consistenza del suo corpo minuscolo contro il suo, non è preparato a percepire l'unica parte di lui che ancora non è andata in pezzi tendersi con tutta la sua forza verso questa bambina, verso questa piccola fiamma che finalmente gli ricorda per cosa ha lottato tutti questi anni.

"Bentornato a casa".

E per la prima volta da che si è lasciato alle spalle le mura, queste parole hanno un senso.


Credo costituisca una delle grandi verità di questo fandom il fatto che Gabi sia il personaggio che più si è guadagnato l'odio degli appassionati, così come ritengo che buona parte di questo odio nasca dal fatto che troppo spesso ci si scorda che abbiamo a che fare con una bambina, una bambina che per tutta la vita si è vista odiare per il semplice atto di essere nata, una bambina su cui la famiglia riponeva tutte le proprie speranze per una vita migliore, una bambina che, come è accaduto per tutti noi quando avevamo la sua età, non possedeva l'autonomia e il senso critico necessario per mettere in dubbio le storie di cui ogni adulto di sua conoscenza l'aveva imbottita senza mai concederle la possibilità di conoscere un diverso lato della storia. E sopratutto, troppo spesso ci si scorda che Gabi non è che un Eren 2.0., o meglio, è quello che Eren sarebbe potuto diventare se avesse accettato che il mondo non poteva adeguarsi ai suoi desideri infantili e avesse provato a cambiarlo con la compassione, invece che con la violenza (io amo Eren, credetemi, ma che lui si veda srotolato il tappeto rosso davanti mentre Gabi si becca le minacce di morte sinceramente mi lascia depressa).
Polemiche a parte, una delle dinamiche che ho sempre preferito all'interno di AoT è quella tra Gabi e Reiner, che ritengo abbia avuto un impatto enorme su entrambi, nonché il merito di portare alla luce il loro lato migliore. Ho quindi voluto illustrarla e spero di esserci riuscita- ma questo spetta a voi dirmelo.
Non lesinate sulle recensioni!

Un bacio
Saitou

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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