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Autore: steffirah    16/03/2021    2 recensioni
Arrossì fino alle orecchie, col cuore che le martellava nel petto, ma ciononostante si sforzò di non distogliere lo sguardo dal suo neppure per un secondo. «Qual è il tuo desiderio?»
Lui la fissò tacito per qualche istante, prima di cercare una stella. Espresse il suo muto desiderio ad essa, seguendola nella sua caduta oltre l’orizzonte, e poi si voltò verso Sakura, rivolgendole un sorriso.
«Essere entrambi felici», rispose semplicemente, facendole capire che quello era il suo sì. E lei parve comprenderlo, perché si aprì in un sorriso ancora più grande e si lanciò tra le sue braccia, piena di gioia.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“I wonder what did you wish that night? So much sadness that flows lovely through the stars…”
 


 
Facendo attenzione a non farsi scoprire da nessuno, Sakura calò giù dalla finestra la scala di corda che solitamente teneva nascosta sotto il letto, pronta a sgattaiolare via. 
Era un’abitudine, quella, che aveva sin da quando era bambina, e mai, neppure una volta, era stata colta in flagrante, né da suo fratello né da suo padre. Doveva ringraziare il fatto che la sua stanza fosse ubicata nella zona più in ombra del palazzo, che affacciava sul loro giardino invece che sulla città; per questo non correva il rischio che le luci della città la illuminassero, né che potesse essere vista dai cittadini. 
Per quanto riguardava le guardie, esse sostavano prettamente nella parte frontale del palazzo, facendo a cambio secondo dei turni che lei, col tempo, aveva imparato a memoria. Aveva anche scoperto che molte finivano con l’addormentarsi in piedi contro i pilastri in marmo nero, ma lei non le aveva mai denunciate al re – anzi, era loro grata, visto che non facevano che agevolarla nella sua missione segreta. 
Scese agilmente un piolo dopo l’altro, non emettendo neppure il minimo rumore, e poi balzò giù sul balcone più basso del palazzo. Si accovacciò dietro il parapetto, restando in ascolto dei suoni della notte, sentendo il proprio cuore palpitare per l’emozione. Si affacciò solo quando udì dei flebili passi, sbirciando appena oltre la balaustra in pietra bianca. 
Non c’era bisogno che la luna ne illuminasse il volto, bastavano la sua sagoma scura e la sua discrezione per riconoscerne l’identità. Syaoran era stato puntualissimo, come al solito. 
La principessa sorrise tra sé e si issò per oltrepassare il parapetto, azione dinanzi alla quale il giovane reagì prontamente, aiutandola a raggiungerlo sul suolo. 
Procedendo a passo felpato si avviarono verso le mura del castello, fermandosi in una zona sconosciuta ai molti, tra le cui fessure si apriva un piccolo varco solitamente nascosto da pietre. Era sufficiente spostarle per strisciarci attraverso e da lì era possibile scendere direttamente tra le dune del deserto, allontanandosi indisturbati dal centro abitato e dalle strade, senza attirare lo sguardo di nessuno. 
Una volta che furono abbastanza lontani Sakura ridacchiò tra sé, come tutte le volte in cui sgattaiolavano via in quel modo, mentre Syaoran sospirò pesantemente, guardandola impensierito. 
«Principes-» 
Non riuscì neppure a completare la parola che lei gli tirò un pizzicotto su un braccio, riprendendolo bonaria.
«Syaoran, quante volte devo ripeterti di chiamarmi solo per nome?»
«Sakura», si corresse, e lei contenta fece dondolare le loro mani giunte, in attesa che proseguisse – cosa che fece con un moderato allarmismo. «Continuo a ritenere che non sia una buona idea. Se il re lo scoprisse -» 
«Mou», si lamentò, interrompendolo. «Sono sicurissima che non lo scoprirà. E se anche dovesse venirne a conoscenza, che male c’è? Sono insieme a te.»
«Questo non farebbe che aggravare la situazione…» borbottò tra sé il giovane archeologo, sviando lo sguardo. Per quanto lei cercasse di rassicurarlo, non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa. 
Da quando era a capo del suo team per proseguire con gli scavi nel regno, si erano ridotti drasticamente i momenti da poter trascorrere con Sakura. Soprattutto di giorno. E per questo, lei aveva deciso di incontrarsi di notte, per poter trascorrere almeno qualche ora con lui – pur assicurandosi che riposasse abbastanza e non andasse ad intralciare il suo lavoro. Non che a lui dispiacessero quegli incontri segreti, ma lo facevano sentire in qualche modo… in colpa. Come se stesse facendo qualcosa che non avrebbe dovuto fare, come se stesse osando troppo, come se si stesse spingendo pericolosamente oltre e così rischiasse di precipitare inesorabilmente verso la punta di una spada affilata. Per la precisione, verso la spada del re, il fratello di Sakura. 
D’altronde, sin da quando l’aveva conosciuto non era mai sembrato vederlo di buon occhio, desiderava che Sakura stesse con un nobile - come era giusto che fosse - e se avesse scoperto quello che facevano...
«Siamo arrivati!» annunciò lei pimpante, insinuandosi tra i suoi timori. Indicò energica una distesa piana di sabbia, oltre la quale vi era una delle protuberanze rocciose ricurve caratteristiche del regno, su cui sovente si erano dilettati ad arrampicarsi e sedersi, quando erano bambini. 
Senza più provare a ribattere Syaoran stese sulla sabbia una delle due coperte scure che aveva portato con sé, attendendo che lei ci si sedesse per prima per poi affiancarla, coprendo entrambi con l’altra fin sopra la testa. D’altronde, le notti nel deserto erano piuttosto fredde. 
Quello era un giorno speciale. Erano trascorsi quattordici anni dalla prima volta in cui erano andati lì, a vedere la pioggia di meteore di mezza estate. La prima volta avevano otto anni: era stata un’improvvisata, lei aveva scoperto che ci sarebbe stata grazie alle previsioni del sacerdote di corte, Yukito-san, e avendo trovato quel posto isolato aveva deciso di fare un picnic notturno con il suo migliore amico. Naturalmente, essendo piccola aveva dovuto necessariamente parlarne prima con Yukito-san, con la promessa che mantenesse il segreto, senza rivelarlo a suo fratello. Egli non solo la aiutò a uscire da palazzo senza farla scoprire, ma le prestò persino una mappa stellare, in modo tale che entrambi potessero divertirsi anche a cercare, individuare e riconoscere le costellazioni nel cielo. 
Col tempo Sakura imparò anche che potessero essere fatte delle previsioni sulla base della posizione degli astri, che avrebbero influito sul futuro, e nelle notti in cui il firmamento era più visibile si divertì a predirlo sia per se stessa che per Syaoran. Grande fu il suo sconcerto quando, proprio nelle stelle, lesse che ben presto lui sarebbe andato lontano, via da lei, per motivi legati al lavoro. E che quando sarebbe tornato, non sarebbe più stato possibile restaurare il rapporto che avevano. 
Ecco perché, con tutta la tristezza che le soffocava il giovane cuore, colmo di tutto l’affetto che provava per lui, poco tempo prima della sua partenza rivolse un unico desiderio alle stelle cadenti: che una volta che sarebbe tornato, sarebbe stata in grado di trascorrere dei momenti con lui. Anche se avessero dovuto essere brevi ed effimeri. E che per quanto le cose avessero potuto cambiare, lui non l’avrebbe cacciata via, rifiutandola e allontanandola da sé. 
Il suo, in realtà, era un timore vano. Se avesse potuto scegliere, Syaoran non si sarebbe mai allontanato da lei, e dopo essere tornato anelava quotidianamente la sua vicinanza, non vedendo l’ora che giungesse il momento in cui avrebbero potuto trascorrere un po’ di tempo da soli. 
Aveva viaggiato in diversi regni per aumentare la sua esperienza sul campo, prima insieme a suo padre, poi da solo in seguito alla sua morte, e per questo era capitato che dovesse stare via anche per lunghi mesi. Ogni volta che tornava da quei viaggi, Sakura lo trovava diverso. Una volta era più alto, una volta aveva la voce più profonda di come lo aveva lasciato, una volta era più abbronzato, una volta era più muscoloso, una volta i suoi capelli erano più lunghi o più corti, e così via. Erano tanti piccoli cambiamenti, cambiamenti che spaventavano la giovane principessa, che giorno dopo giorno non faceva che chiedersi “Dove si trova oggi? Cosa starà facendo? Come vanno gli scavi? Penserà a me?”, e i suoi interrogativi si placavano solo con la giunta delle sue missive. 
Eppure, leggere solo le sue parole non le bastava. La sua scrittura, non le bastava. Più maturava, più agognava la sua vicinanza. Più desiderava sentire la sua voce, che a parlarle fossero le sue labbra, non soltanto le sue mani, e ad ascoltarlo fossero le proprie orecchie, oltre ai propri occhi. E finalmente lui era tornato, stavolta in maniera definitiva, per assumere l’incarico che gli era stato affidato dal sovrano – anche perché tutti gli altri archeologi lo avevano raccomandato, per le sue doti, la sua perizia, la sua passione, il suo sacrificio. 
Era per questa ragione che adesso, a soli ventidue anni, si ritrovava ad essere più impegnato che mai, ma ciononostante riusciva a ritagliarsi sempre un momento per la sua principessa. Soprattutto in giorni importanti come quello. 
Quasi si fossero letti nel pensiero a vicenda si rivolsero un sorriso, prima che Sakura poggiasse il capo contro una sua spalla, fissando lo sguardo verso la luminosa notte.
Quando era bambina non riusciva mai a stare ferma: gli girava attorno, indicava stelle che si trovavano in tutte le direzioni, gli si appendeva al collo o si appoggiava totalmente contro la sua schiena, posando sovente mani e braccia sulle sue spalle, o facendole cadere penzoloni lungo il suo busto. Era consapevole di essere fastidiosa e invadente, ma era più forte di lei: voleva sempre vedere, scoprire, percepire di tutto, e le piaceva poter avere di volta in volta una visione e percezione totale di Syaoran. Guardarlo dall’alto, dal basso, da destra o sinistra, fissare il suo volto o la sua nuca, il suo petto o la sua schiena, toccargli le braccia, il viso, le gambe, i capelli… Ogni singolo elemento che componeva il suo corpo, la affascinava. 
Da bambina lo trovava interessante, visto che era così diverso da lei. Crescendo, amava scoprire come le cose cambiassero. E lui ormai ci aveva fatto l’abitudine, e la lasciava fare, senza mai lamentarsene. 
A conti fatti, ricevere tutte quelle attenzioni non gli dispiaceva di certo, e la trovava adorabile quando, sfiancata del tutto da quel suo essere iperattiva, finiva per crollare. Sovente la lasciava dormire con la testa poggiata su una sua gamba, o su entrambe le sue gambe, e la copriva premurosamente con la coperta. Negli anni a venire aveva osato un po’ di più, permettendole di dormire tra le sue braccia, sovente stando steso per assicurarsi che potesse stare quanto più comoda possibile, e potesse fare bei sogni.
Ripensando a tutto questo poggiò la testa contro la sua e la strinse maggiormente a sé con un braccio, coprendola di più con la mano libera. 
«Hai freddo?» si accertò, e lei scosse leggermente la testa, accoccolandosi meglio contro di lui. 
Syaoran ridacchiò silenziosamente nel notarlo, ma poi vide il suo volto illuminarsi all’improvviso, mentre indicava il cielo dinanzi a loro.
«Ah, eccole!» 
Il ragazzo si voltò in quella direzione, ammutolendo come sempre dinanzi a quello spettacolo. Vi assisteva ogni anno, perlomeno quando era a Clow, eppure non faceva che incantarlo tutte le volte come se fosse la prima, tanto da lasciarlo senza parole, e anche senza pensieri. Almeno, finché Sakura puntualmente non gli ricordava di esprimere un desiderio, per poi chiedergli cosa avesse espresso. 
Si diceva che ripeterlo ad alta voce l’avrebbe reso irrealizzabile, ma secondo Sakura, al contrario, rivelarlo ne avrebbe facilitato la realizzazione. Era una decisione che aveva preso negli ultimi quattro anni, dopo che era definitivamente tornato a casa: solo così era riuscita a confessargli tutto ciò che provava, rivelandoglielo tramite un desiderio rivolto alle stelle, formulato in modo tale da rendergli chiaro che non c’era nulla che volesse più dello stare insieme a lui; e solo così lui era riuscito a farsi largo tra i propri dubbi e le proprie esitazioni, riuscendo ad essere onesto per dirle che quel suo sentimento caldo come le stelle, era ricambiato. 
Si preparò pertanto ad esprimere anche il desiderio di quell’anno, ma prima che potesse formularlo appieno Sakura lo anticipò, esclamando ad alta voce: «Vorrei che Syaoran accettasse di sposarmi».
Si voltò allora a guardarla sbigottito, chiedendosi se le sue orecchie non gli stessero giocando un brutto scherzo. 
Lei sollevò appena il viso, in una maniera sufficiente ad incontrare i suoi occhi, e gli sorrise timidamente. 
«Non vuoi?»
«N-non è che io non voglia, anzi, ne sarei onorato, ma non… non possiamo...» balbettò agitato, sentendosi il cuore in gola e il viso in fiamme. E, allo stesso tempo, il cuore a pezzi. Sarebbe stato un sogno impossibile, per loro due.
Lei si voltò su un fianco per fronteggiarlo meglio, suonando più seria e determinata. 
«Perché?»
«Perché tu sei la principessa del regno, io sono soltanto un archeologo -» cominciò ad argomentare, al che lei assicurò:
«Non ti costringerò a vivere a palazzo, verrò io da te».
«Non è questo il punto», ribatté, aggrottando le sopracciglia. Non le avrebbe chiesto di rinunciare alla vita a palazzo, soltanto per stare con lui. «Non importa dove vivremo, anche io vorrei solo stare con te ed essere felici insieme, ma tuo fratello…» Non concluse, sapendo che lei avrebbe capito. 
Si mise infatti più composta, guardandolo dritto negli occhi, e lo spiazzò non appena proferì: «Ne ho già parlato con Touya-niisama. Prima di tutto, gli ho chiesto le ragioni per cui ti ha preso in antipatia, e sono veramente stupide». 
Gonfiò le guance, mentre lui ancora una volta si chiese cosa mai avesse potuto fare di male per farsi odiare tanto. 
«Se in passato ho fatto qualcosa che l’ha offeso mi dispiace, non me ne sono reso conto», si mortificò, ma lei scosse vigorosamente la testa. 
«Al contrario Syaoran, tu non hai fatto assolutamente nulla. Sei sempre stato gentile e cortese. Forse il problema è proprio questo, sei sempre stato troppo buono ed educato, anche quando non se lo meritava», sbottò tra sé, stringendo un pugno inviperita, ma ben presto tornò da lui, con aria di scuse. «In realtà, è dovuto al fatto che già quando eravamo bambini Yukito-san aveva predetto che fossi l’uomo cui ero destinata.»
Tale informazione lo lasciò del tutto senza parole. 
«Quindi semplicemente lo infastidiva l’idea che uno sconosciuto, uno straniero persino, potesse “rapire il mio cuore”, per così dire.» Fece apposta le virgolette con le dita, prima di aprirsi in un sorriso enorme. «Ciononostante gli ho rivelato le mie intenzioni, e ormai sembra essersi arreso del tutto, sembrando cominciare a considerarlo come qualcosa di inevitabile. Quindi ora ti chiedo, Syaoran, quale...» Arrossì fino alle orecchie, col cuore che le martellava nel petto, ma ciononostante si sforzò di non distogliere lo sguardo dal suo neppure per un secondo. «Qual è il tuo desiderio?»
Lui la fissò tacito per qualche istante, prima di cercare una stella. Espresse il suo muto desiderio ad essa, seguendola nella sua caduta oltre l’orizzonte, e poi si voltò verso Sakura, rivolgendole un sorriso.
«Essere entrambi felici», rispose semplicemente, facendole capire che quello era il suo sì. E lei parve comprenderlo, perché si aprì in un sorriso ancora più grande e si lanciò tra le sue braccia, piena di gioia. 
La strinse allora a sé, affondando il viso tra i suoi capelli, e lei si adagiò all’altezza del suo cuore, posandovi l’orecchio contro, come se ne stesse ascoltando il battito. E i loro occhi si rivolsero nuovamente al firmamento, credendo fermamente nel loro futuro scritto tra le stelle.
 
 


He always believed that, as long as they had one another, that wish could be granted…
 





 

Angolino autrice:
Hello! Ma quanto sono attiva in questo periodo? A quanto pare, prepararmi alla seduta di laurea mi rende creativa lol. Ma chi voglio prendere in giro, è che sto rileggendo TRC, ho avuto un'idea terribilmente geniale che già so mi porterà via minimo un mese e tra una chiacchiera e l'altra nella mia mente nascono piccoli momenti, come questo.
Dunque, la frase che apre la storia apparteneva originariamente alla copertina del cap. 14, quella di chiusura a quella del c
ap. 180. L'idea che ho avuto era proprio di scrivere tante piccole drabble per ogni frase di copertina - o perlomeno, per quelle che sono riuscita a trovare, ma 1) sarebbero state troppe, 2) non ho molta capacità di sintesi, per cui con alcune è stato inevitabile separarle per farci delle one-shot. Almeno qui ho unito due copertine, yey! (Le cui immagini sono state riprese nel testo)
Poooi, era da un po' che volevo fare un "what if FWR non rompe le palle e loro possono vivere serenamente?" Ovviamente, un pizzico di angst e qualche rottura chiamata Touya non manca mai, ma almeno è una storia in cui Syaoran e Sakura possono crescere insieme ed essere felici (fingiamo che questa cosa non ferisca nessuno).
Infine, non credo ci sia nulla da spiegare a livello linguistico... Forse solo "niisama" che significa "fratellone" (ma penso fosse comprensibile) e "mou" che è un'interiezione che esprime frustrazione/lamentela. 
Grazie per aver letto!
Steffirah 
  
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