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Autore: Musical    16/03/2021    0 recensioni
[Vile Bodies]
[Vile Bodies][Vile Bodies]
Le mille vicissitudini di Father & Mother, meglio conosciuti rispettivamente come Edward "Ginger" Littlejohn e Miles "Malpractice" Maitland, a cominciare dal loro primo incontro, durante il party svolto all'interno di un dirigibile.
[Miles/Ginger]
~
ATTENZIONE: escluso il primo capitolo, ambientato due anni dopo le vicende raccontate, gli altri saranno scritti a seconda dell'ispirazione e verranno ordinati cronologicamente una volta inseriti
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Stay safe, don't hurt yourself again



"We fell into a different kind of love. One that was sturdier, safer, and more like home than anything I'd ever experienced."
(Elaine Welteroth)


"Non vuoi uscire così, vero?"
"Perché non dovrei, non sono magnifico?," domandò trattenendo a stento una risata.
Miles si guardò allo specchio, la propria immagine riflessa ritraeva un uomo provocante, con i capelli perfetti e ricci, gli occhi coperti da un leggero strato di ombretto e le labbra abilmente evidenziate da un rossetto rosso, sì, era semplicemente divino, un peccaminoso zuccherino.
"Non puoi uscire così, Miles."
"Sai, a volte sei proprio un guastafeste, Ginger caro. Voglio solo prendere un po' d'aria fresca. Una bella passeggiata serale, tu non vuoi venire con me?"
Ginger fece un cenno negativo in risposta mentre osservava Miles, era troppo appariscente secondo i suoi canoni, non che fossero affari suoi, non sarebbe stato Miles se non si fosse vestito in quel modo, ma il secondogenito dei Maitland gli aveva rivelato il motivo per cui era stato costretto a scappare, lasciare la loro amata Londra, con quel mandato d'arresto sulla sua testa come il peggior dei criminali. Non era affatto brutto con tutte quelle polveri che le donne erano solite usare per i loro volti, anzi, Miles con il trucco e quella camicia blu di seta, era piuttosto... Accettabile, per essere un uomo. Tuttavia poteva esserci qualcuno, là fuori, che lo avrebbe potuto arrestato, o picchiare, pur trovandosi a Parigi, anche se i francesi, in confronto agli inglesi, sembravano rispettare molto meno le regole del buon senso.
"Mh, se lo dici tu," Miles fece una smorfia scontenta, ma si voltò per andare incontro a Ginger, "Ma sappi che sarà terribilmente noioso senza di te, tesoro," gli accarezzò la guancia, guardandolo intensamente negli occhi.
"Anche se sono convinto che esiste un modo per farti cambiare idea. Ho solo bisogno di trovarlo."
La pelle che Miles stava accarezzando cominciò a riscaldarsi, troppo secondo Ginger, e questo lo terrorizzò, per questo improvvisamente sfuggì dalla mano di Miles ed iniziò a farfugliare, "Ho detto no, maledizione, e nemmeno tu uscirai così."
"Cosa ti preoccupa esattamente del mio modo di vestire? Direi che sei piuttosto--"
"Sembri una checca, Miles!," lo interruppe Ginger e la luce negli occhi del suo amico scomparve, lasciando solo una maschera del suo solito sorriso, tuttavia Ginger non prestò attenzione al cambiamento e continuò a parlare, più infuriato che mai, "Vuoi per caso ripetere l'esperienza che hai fatto a Londra? Voglio dire, se vai in giro agghindato in questo modo, è normale poi che alcune persone se ne approfittano e ti feriscano. A Londra hanno pubblicato le tue sudicie lettere e hai rischiato di essere arrestato, dannazione. Cos'altro vuoi provare? Essere picchiato come un cane randagio? Perché, voglio dire, è quello che dici quando vai in giro conciato così, Guardatemi, sono un sodomita e potete farmi tutto quello che--"
Ginger non terminò mai la frase, anche se sapevano entrambi come sarebbe finita, perché il suono di uno schiaffo lo fece tacere, e lui si ritrovò a guardare una porzione di pavimento alla sua destra.
Miles respirava a tratti, la sua mano era dolorante per la forza che aveva usato per schiaffeggiare Ginger, e i suoi occhi tremavano di rabbia e dolore.
"Se è davvero questo quello che pensi di me," la sua voce era fredda, calma e tagliente, "Allora puoi anche andare via, per quel che mi riguarda."
Ginger non rispose, non guardò nemmeno la porta quando venne sbattuta, facendogli capire che Miles era uscito, senza voltarsi, indossando ciò che aveva deciso. Il Capitano Littlejohn si sedette sul divano, prendendo diversi respiri, coprendosi il viso con le mani. Dove aveva sbagliato? Aveva detto a Miles quelle cose per il suo bene, perché aveva reagito in quel modo?
Piuttosto che vederlo circondato da persone che gli dicevano cose carine e gli facevano del male alle spalle, Ginger preferiva che Miles venisse circondato da persone che non gli facevano del male. Diamine, ricordava ancora le lacrime che l'altro uomo aveva versato in silenzio mentre ricordava come quel bastardo aveva venduto le sue lettere ai giornali, aveva ancora ben impresso nella mente quel sorriso falso e il modo in cui gli aveva detto, "Non preoccuparti, caro, è acqua passata ormai."
Non voleva assolutamente che Miles si trovasse di nuovo in quella situazione, aveva già sofferto a Londra, era fondamentalmente un bravo ragazzo, non meritava un simile trattamento, la gente parlava, e male, era necessario non incoraggiarli a parlare sempre di più. Allora cosa c'era che non andava in quello che aveva detto?

Dopo un po' di tempo trascorso a porsi domande, Ginger s'alzò dal divano, preoccupato che Miles non fosse ancora tornato a casa, forse aveva deciso di passare la notte a casa di alcuni suoi amici, e a Ginger la cosa non piaceva assolutamente; proprio per questo, l'uomo decise d'andare a cercare Miles, tra le strade buie di Parigi, aveva una strana sensazione all'altezza dello stomaco che non lo faceva sentire a proprio agio. Ginger uscì di casa, accese la macchina ed iniziò a guidare, con calma, guardandosi a destra e sinistra con la speranza d'intravedere un uomo con una camicia azzurra, tuttavia un gruppo di uomini che urlavano e ridevano, all'entrata di un vicolo, attirò l'attenzione dell'uomo dai capelli rossi.
Immediatamente, Ginger parcheggiò la macchina in malo modo, non la spense neanche, e scese sentendo il proprio battito cardiaco accelerare, mentre le risate di quei ragazzi sovrastavano un "Ti piace essere picchiato, eh, sporca checca?!," pronunciato con un forte accento francese.
La frase fece immobilizzare Ginger, il quale s'apprestò a correre nella loro direzione, trovando una figura a terra con i capelli neri e una camicia azzurra; la visione lo fece andare nel panico, e l'uomo si precipitò verso quel gruppo. Ginger afferrò un uomo per le spalle per spingerlo via, assestandogli un pugno in faccia; gli altri tre aggressori smisero di calciare l'uomo che aveva le stesse sembianze di Miles, due di loro attaccarono persino Ginger che, grazie al servizio militare a Ceylon, li gestì senza problemi.
"Anche tu sei uno a cui piace prenderlo nel culo?"
"Andatevene, prima che cambi idea."
I quattro uomini stranamente se ne andarono senza fare storie e finalmente Ginger raggiunse Miles, temendo di toccarlo.
"Ehi, Miles," provò a chiamarlo, "Se ne sono andati. Va tutto bene ora."
Ma Miles non rispondeva.
"Miles?," Ginger s'inginocchiò e tirò su Miles, ma il corpo dell'altro uomo non si muoveva, la testa era inclinata all'indietro e Ginger scostò i riccioli attaccati a quel viso d'angelo.
"Ehi Miles, possiamo andare a casa adesso. Quelle bestie sono andate via, apri gli occhi."
Quegli occhi celesti non s'aprirono.
"Miles? Miles, svegliati, dannazione!," lo scosse, ma inutilmente, e presto Ginger notò con orrore una pozza di sangue per terra.
"Miles! Apri gli occhi! Miles! Dobbiamo... Dobbiamo andare, a casa nostra, insieme, per favore Miles!"
La sua mano accarezzò la nuca di Miles, macchiandosi del suo sangue, rompendo l'ultima speranza nel cuore di Ginger.
"Miles? Miles! Miles! Per favore rispondimi! Non lasciarmi solo, tu-- voglio ancora guardarti negli occhi, voglio stare con te, per favore svegliati, dannazione, Miles! Miles!"

"MILES!"
Ginger aprì gli occhi e si ritrovò seduto sul divano, era notte, si guardò intorno, sudato, con il fiato corto; quando si ricordò di quello che doveva essere un incubo, corse subito in strada, spaventato, doveva trovare Miles, era in pericolo, era in grave pericolo! Tuttavia, l'uomo si fermò pochi metri dopo essere uscito di casa, chiamando più volte il nome di Miles, gli occhi spalancati, spaventati, incapaci di rimanere calmi e pensare con chiarezza.
Il capitano si portò le mani tra i capelli, tirando alcune ciocche rosse, mordendosi le labbra, cadendo a terra disperato, la visione di Miles indifeso, ferito, morto, era ben impressa nella sua mente, non sentì nemmeno il rombo di una macchina fermarsi e una voce maschile salutare allegramente in francese.
Pochi passi dopo, l'uomo sentì qualcuno chiamarlo incredulo, "Ginger?"
Ginger trattenne il respiro e guardò in alto, vedendo Miles con quella camicia blu, sembrava stesse bene, un po' sorpreso, forse, ma sano e salvo.
"Cosa ci fai qui?," domandò Miles, facendo un passo per aiutare Ginger ad alzarsi, ricordava benissimo che aveva avuto un problema con la gamba, in passato, ma memore di qualcosa e si fermò, sostituendo la preoccupazione ad un'espressione fredda, "Non dovevi andare via?"
Ginger lo guardò come se avesse visto un fantasma, si alzò poi in piedi, stringendo i denti mentre faceva forza sulla gamba problematica, e andò incontro a Miles per abbracciarlo, togliendogli il fiato.
Dopo quell'orribile litigio in cui era stato ferito dalle parole di Ginger, Miles si aspettava di trovare la casa completamente vuota, si era già mentalmente preparato a passare una notte insonne, tuttavia trovare Ginger lì, in mezzo alla strada, per accoglierlo poi con un abbraccio, lo colse alla sprovvista.
Ginger iniziò ad osservare accuratamente la testa di Miles, controllando che non ci fosse alcuna traccia di sangue, facendo preoccupare l'altro uomo.
"Cosa stai facendo?"
Gli occhi azzurri di Miles notarono come quelli marroni fossero concentrati, come spaventati, "Se non dici cosa è successo, giuro che--"
"Grazie a Dio nessuno ti ha fatto del male," sussurrò Ginger, che appoggiò la testa sulla spalla di Miles, cercando di mantenere un respiro regolare.
D'altra parte, il secondogenito dei Maitland cercò di ricordare perché s'era arrabbiato con Ginger, ma tutti quegli insulti che Ginger gli aveva rivolto vennero sciolti da una singola frase come la neve era solita sciogliersi al sole. Il cuore, precedentemente pesante, ora doleva per la troppa velocità con cui batteva. Le lacrime, che prima avrebbe versato per sfogare la rabbia e il dolore, ora le avrebbe versate perché Ginger era un bruto stupido, e lui stesso era ancora più stupido perché aveva perdonato quest'uomo non appena l'aveva scorto inginocchiato sulla strada, con le mani tra i suoi capelli, stupidi, stupidi, stupidi entrambi.
"Sarebbe--" la sua voce fece fatica ad uscire, così Miles cercò di deglutire e ricominciò a parlare, "Sarebbe meglio tornare a casa adesso, non credi anche tu?"
Con grande difficoltà, Ginger sciolse il suo abbraccio, era bello non essere respinto o deriso per quelle dimostrazioni d'affetto, e trovò particolarmente piacevole e rilassante intrecciare le sue dita nei ricci neri di Miles, tanto che la sua mente formulò il pensiero pazzo di poter passare una vita intera così, senza bisogno di nient'altro; e l'altro uomo non la pensava diversamente, anzi, avrebbe rivissuto tutte le proprie orribili esperienze, tranne l'incidente d'auto di Agatha, se questo fosse stato il premio finale.
Desiderato così tanto da far impazzire quell'uomo davanti a lui, amato così tanto da accettare alcune spine fastidiose se valeva la pena raccogliere la rosa.
"Non volevi che me ne andassi?"
Miles aprì gli occhi, non s'era reso conto d'averli chiusi, e tornò a guardare Ginger che lo stava fissando intensamente, cosciente che a un certo punto durante la loro discussione aveva commesso un errore ed era pronto a ricevere qualsiasi condanna Miles gli avesse inflitto, come un perfetto capitano.
"Pensi seriamente che mi merito tutto il male che ho ricevuto solo perché sono... Queer?," chiese, sebbene fosse convinto di conoscere già la risposta.
E Ginger avrebbe voluto rispondere che, no, Miles non meritava assolutamente nulla di tutto quello che gli era successo, che un'anima generosa, allegra, piena di vita come la sua meritava qualcuno capace di amarlo, di stargli accanto e di proteggerlo se necessario; negò semplicemente con un gesto della testa. Miles sorrise, la luce nei suoi occhi ricominciò a brillare tra le lacrime nascoste.
"Nemmeno io ero serio," rivelò con una risata che sapeva di complicità, di comprensione, sapeva di amore. "Entriamo, tesoro?"

Una volta chiusa la porta d'ingresso alle loro spalle, Ginger e Miles si trovarono in una situazione quasi imbarazzante, entrambi desiderosi di ricreare quell'atmosfera calda e accogliente, entrambi timorosi di non riuscire a gestirla.
Miles fu il primo a rompere il silenzio, guardando l'altro uomo. "Penso che andrò in bagno. Il trucco mi sta rovinando gli occhi."
Da quando doveva giustificare dove stava andando?
"Sì certo, vai."
E da quando Ginger doveva dare il permesso?
Il secondogenito Maitland se ne andò augurandogli la buonanotte, quando Ginger fece un passo verso di lui e lo chiamò.
"Miles."
Il tono della sua voce uscì più allarmata di quanto immaginasse.
Miles si voltò immediatamente, come se non aspettasse altro che essere fermato per riprendere da dove si erano interrotti.
"Sì caro?"
Per favore, dillo, sembrava pregare con gli occhi.
Al contrario, Ginger non aveva idea di cosa dire, tanto meno sapeva esattamente perché avesse chiamato Miles, sentiva solo il bisogno di farlo, e improvvisamente le sue mani cominciarono a prudergli per il desiderio di toccare ancora una volta quei riccioli neri. Le chiuse in due pugni, per attutire il bisogno, e cercò le parole da dire, trovando semplicemente un "Volevo augurarti solo una buonanotte."
"Oh... Certo," Miles sorrise cordialmente, "Fai sogni d'oro anche tu."
Ginger annuì e si diresse nella propria camera da letto, sfiorando accidentalmente la mano di Miles con la sua, provocando un rossore nelle guance di entrambi.
Nessuno dei due riuscì ad addormentarsi quella notte.

   
 
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