Anime & Manga > Jujutsu Kaisen
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Autore: Devil_san    20/03/2021    0 recensioni
Se non riesci al primo tentativo, riprova una seconda volta, e se serve una terza. E se non va mai bene, riprova tutte le volte che vuoi, tanto hai tutti i tentativi del mondo a tua disposizione.
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O come Yuuji e Sukuna si ritrovano a rivivere la loro vita insieme ancora e ancora senza mai essere capaci di mettere la parola fine alla loro storia.
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[Canon Divergence ! Timeloop]
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non possiedo Jujutsu Kaisen

 



 


Better Luck Next Time





"Quello è stato diverso." Osservò Yuuji subito dopo aver inghiottito l'ennesimo-primo dito putrefatto.

Due occhi color rubino si aprirono sotto i suoi stessi ambrati e da dentro la sua testa sentì Sukuna replicare "Già," rispose stanco e un po' intrigato "Stranamente quel loop non è finito con la ovvia morte di uno di noi due."

Inclinando la testa in pensiero, Yuuji domandò ad alta voce a nessuno in particolare "Mi chiedo perché."

Ciò di cui l'umano e la maledizione stavano parlando era del fatto che loro due erano da un eternità intrappolati in un ciclo infinito di loop temporali.

E nessuno dei due era sicuro di come e perché tutto questo fosse possibile.

Nonostante la quantità di tempo già trascorsa da quando tutto questo era iniziato, i due non avevano la ben minima idea di come e perché tutto questo fosse potuto succedere.

E il duo già aveva vissuto attraverso tanti di quei loop che avevano smesso di contarli dopo il milletrecento ventesimo, per evitare di impazzire più di quanto non già fossero (perché, diciamoci la verità, nessuno può rimanere completamente sano di mente dopo essere costretto a perdurare questa interminabile esperienza sempre vecchia e sempre nuova).

Oh, all'inizio dei primi loop, quando erano ancora nuovi e ignari della gravità del loro problema, avevano combattuto e combattuto, una guerra costante tra di loro, perché tutto ciò che era andato sbagliato – dal loro punto di vista – andasse come volevano loro e non come voleva l'altro, ma quando avevano iniziato a notare che non importa quel che facessero, che anche se a quel turno aveva vinto Yuuji o Sukuna, ogni singola volta che uno dei due veniva ucciso – anche se l'altro era ancora vivo – un nuovo loop prendeva il via.

All'inizio, quando l'animosità tra i due era ancora alle stelle, avevano fatto all'altro quelli che potevano essere solo chiamati dispetti (perché non avrebbero dovuto? Tanto se finivano uccisi perché si erano messi vicendevolmente i bastoni tra le ruote, che importava? C'era sempre il loop dopo per tentare di nuovo. E quello dopo ancora. E ancora e ancora).

Suicidi di varia natura e tipo, uccisione indiscriminata di persone sia care e utili che non, rifiuto di ingerire ulteriori dita, straziare in modi, maniere e forme inimmaginabili il loro corpo condiviso, e molto altro e peggio ancora.

In particolare, perché nessuno dei due desiderava collaborare con l'altro, con Yuuji a cui importava solo di riuscire a salvare le persone che per lui erano diventate così care e importanti e che non era riuscito a salvare la prima volta, mentre Sukuna voleva solo recuperare i suoi pieni poteri grazie alle sue venti dita sparse per tutto il Giappone e tornare a essere il temuto Dio che era mille anni fa, non si erano risparmiati in alcun modo con le varie rappresaglie.

Tra l'altro, per anni ed anni, insulti e accuse erano state lanciate l'uno contro l'altro con tale disprezzo e vetriolo – tanto che per una decina di cicli non avevano fatto altro che azzuffarsi verbalmente, ad alta voce, ad ogni singola ora del giorno e della notte, molto per il confuso divertimento di Gojo – che spesso erano stati così distratti dal loro incessante litigare che venivano uccisi o giustiziati senza che i due se ne accorgessero.

Ma più tempo passava, più l'animosità tra i due scemava e una stanchezza profonda premeva sulle loro anime e la loro ostilità era più routine che altro, come un copione recitato troppe volte, i loro perpetui sforzi non erano nient'altro che un ulteriore fonte di scoraggiamento per loro due. Yuuji aveva finito per distruggere a pugni più alberi, massi, edifici e maledizioni varie per riuscire a sfogare, almeno un po', la sua disperazione senza fine nel primo migliaio di loop che nei seguenti, mentre Sukuna aveva fatto a pezzi l'anima del suo ospite esponenzialmente molte più volte nel primo migliaio di cicli che nei centinaia di migliaia che erano seguiti al crollo mentale di Yuuji.

Già, perché alla milletrecento ventunesima volta, Yuuji era semplicemente crollato davanti al suo senso di impotenza. Perché non importava quello che lui faceva – o quello che Sukuna faceva – anche se per qualche miracolo durante quel ciclo riusciva a salvare tutti coloro che col tempo erano diventati a lui incommensurabilmente cari dal destino infausto che aveva derubato loro la vita la prima volta che avevano vissuto quella vita, per qualche motivo tutti loro, nessuno escluso, più avanti sarebbero morti comunque in qualche maniera orribile prima che lui venisse ucciso.

O giustiziato.

E Sukuna, che nelle decine di centinaia di cicli si era abituato ai continui scontri col suo contenitore – sia verbali che fisici, – l'unica sua vera costante nell'interminabile ciclo di ripetizione di eventi sempre uguali a se stessi; al vedere, sentire, percepire Yuuji (la sua indomita Tigre dell'Ovest), così vuoto e spento, così apatico, inerte ed insensibile, non importa quel che il Re delle Maledizioni facesse (tra cui dilaniare e smembrare il suo corpo per incitare un urlo di dolore ma era tutta fatica inutile), invece di riempirsi di gioia al vedere lo spirito del suo vassallo finalmente spezzato, il suo cuore si era riempito di una furia tale che aveva ucciso e distrutto indiscriminatamente tutto e tutti, lasciando dietro di sé una scia di sangue e morte che continuava ininterrotta anche dopo che veniva ucciso nel ciclo precedente da uno degli sciamani mandati dai quei vecchi spocchiosi bacucchi che controllavano da dietro le loro insulse barriere il mondo degli sciamani (aveva provato solo un vuoto piacere le volte che li aveva intenzionalmente cacciati e dilaniati e uccisi con le sue nude mani).

E Sukuna, remotamente, non aveva potuto fare a meno di notare mentre macellava umani e sciamani e maledizioni indiscriminatamente, che sia lui che Yuuji erano diventati più potenti dopo ogni loop invece di, come logica avrebbe dettato, a ogni nuovo riinizio tornare agli stessi livelli della prima volta che i loro destini si erano intrecciati. E la prova era il fatto che, anche se Yuuji era inerte, sia nel fisico che nel corpo, anche se lui non si era ancora incarnato nel corpo del suo vassallo, Sukuna poteva comandarne il corpo anche remotamente per far si che esso ingoiasse il suo dito (Abilità utile visto che la volontà di esistere e di fare della sua tigre era a pezzi) oltre al fatto che poteva manifestarsi fuori dal loro corpo condiviso a volontà e pure con il suo vero aspetto.

Tuttavia, questa scia di distruzione si calmò soltanto quarantaquattro cicli più tardi, ognuno concluso per le mani di uno sciamano – in genere Gojo Satoru o Okkotsu Yuuta, che Sukuna odiava in equale misura e provava sempre grande piacere se riusciva a ucciderli durante il ciclo corrente, – quando era stato in piedi davanti allo stesso sciamano che la prima volta li aveva giustiziati, pronto a farlo soffrire e a farlo a pezzi, per averli condannati a questo ciclo infinito di vita e morte, e Yuuji aveva dato il suo primo segno di vita da dove Sukuna adagiava sempre la sua anima a ogni nuovo loop, dopo chi sa quanto, che la maledizione, indisposto a lasciare che niente o nessuno interferisse la sua riunione con il suo ospite umano, si era suicidato lì e subito.

Il flebile sussurro del suo nome da parte di Yuuji, che fiocamente lo chiamava, gli aveva fatto affondare la sua mano nel loro petto più velocemente di tutte le volte che lo aveva fatto davanti a quel buono a nulla di Fushiguro solo per godersi la sua espressione orripilata.

E anche mentre il suo dominio crollava intorno a loro, le gigantesche costole precipitavano nell'acqua insanguinata, l'unica cosa a cui Sukuna importava mentre si arrampicava sul suo trono di ossa e teschi era di poter stringere a sé lo spirito di Yuuji, che si aggrappò disperato al suo bianco kimono mentre piangeva e singhiozzava e disperava inconsolabile, mentre quello che il Re poteva fare era solo era di essere lì per lui, una spalla su cui piangere senza giudizi e aspre parole, e mormorare sottovoce una dolce melodia mentre gli accarezzava i capelli biondo fragola e la schiena con una gentilezza che nessuno avrebbe mai potuto credere che la maledizione un tempo umana potesse avere in sé.

Quando Yuuji si era finalmente calmato, quando il loro dominio interiore si era riformato non appena il nuovo ciclo si era avviato, i due avevano finalmente – dopo chissà quanti anni – parlato onestamente, senza sotterfugi, in tono cordiale e civile per la prima volta, senza l'animosità che aveva caratterizzato le loro discussioni precedenti, per dibattere su che cosa potevano fare per risolvere la situazione in cui i due erano imprigionati.

E per tutta la durata della loro conversazione nessuno dei due alzò la voce o i loro animi si accesero per frustrazione o rabbia, entrambi indisposti a iniziare un'altra inutile lite.

Perché non importa quanto potessero odiarsi a vicenda – ma neppure l'odio era sopravvissuto a questa ordalia, sostituita da una semplice stanchezza e rassegnazione – loro due erano insieme in questo, volente o nolente che fossero.

Legati a doppio filo dalle mani del Fato.

E così, di comune accordo dopo una lunga discussione, avevano iniziato a provare un po' di tutto, a cambiare le variabili, per riuscire a mettere fine alla Situazione.

E non era un semplice modo di dire: avevano davvero provato di tutto, ma proprio tutto.

I loro tentativi a mettere fine alla loro situazione erano stati tanti e vari quante erano le stelle nel cielo, tra cui: lasciar vincere gli sciamani o no, far vincere le maledizioni o no, salvare tutto e tutti o no, interferire direttamente o indirettamente negli eventi o no, salvare solo un persona o una sola situazione e lasciare tutto il resto andare in malora senza di loro, salvare tutti o tutte le situazioni e lasciare solo un'unica cosa svolgersi senza la loro diretta supervisione, fare un po' e po' dei metodi precedenti, o anche semplicemente prendere un loop o tre di sabbatico dalla dannata rogna, perché, anche se no lo mostravano all'aperto, il fallimento nel non riuscire a risolvere il loro dannato problema pesava come un macigno sullo spirito di entrambi, e anche se non diedero mai voce a quell'angoscioso pensiero, nessuno dei due voleva più ripetere ciò che era successo durante quei cicli fatti solo di disperazione e furia.

Una volta – per quarantaquattro – bastava e avanzava.

Tuttavia, poiché certe volte il tutto era semplicemente troppo scoraggiante, avevano preso l'abitudine di trollare l'intero mondo – sia sciamani che maledizioni che umani – ogni volta che sentivano che stavano per toccare – e scavare – il fondo della loro continua e costante disperazione.

In genere, erano alcuni dei cicli temporali migliori di tutti, almeno per loro.

La loro salute mentale ne giovava sempre immensamente.

E se era a discapito degli altri, che importava? Tanto al prossimo riavvio tutto sarebbe ripartito da zero, con solo loro due a sapere e ricordarsi quel che era successo.

Ogni.

Singola.

Volta.

E quindi, che importava se per un loop o dieci si disinteressavano del mondo e pensavano solo a se stessi. Alla fine di tutto, tutto sarebbe di nuovo ricominciato da capo, bastava che uno o l'altro o entrambi morissero perché un nuovo ciclo si avviasse.

Probabilmente – sicuramente – erano matti da legare.

…magari con corde sacre, stelle filanti di carta a zigzag e talismani.

E cosa ci si poteva aspettare da loro, dopo aver vissuto mille e uno varianti della stessa, sempre identica vita?

E naturalmente, non c'era da meravigliarsi se dopo così tanto tempo che avevano coabitato lo stesso corpo, condiviso sia gioie che dolori e tutto il resto – come se fossero una coppia sposata, – avevano finito per attaccare un minimo dei loro tratti caratteriali l'uno all'altro.

…in effetti, una volta, Yuuji aveva scherzato che battibeccavano così tanto come se loro due fossero marito e moglie – o meglio: marito e marito – che Sukuna, con lo stesso tono canzonatorio, aveva fatto La Proposta così, su due piedi, giusto per vedere la sua reazione e degli sciamani e maledizioni che in quel momento erano lì con loro.

Yuuji, oramai abituato alle sue continue prese in giro, aveva risposto a tono con un deciso , e visto che il loro lato competitivo non si era minimamente affievolito nei secoli, avevano seriamente finito per scambiarsi i voti di matrimonio davanti un allibita folla discrepante, con Gojo che faceva da officiante, Nanami e Chouso che facevano da testimoni, Uraume come paggetto e tutti gli altri troppo inebetiti per fare niente per stopparli.

Erano morti non troppo tempo dopo, ma entrambi aveva gustato con gioia tutte quelle facce sbigottite, che durante i loop che prendevano di sabbatico non era raro che si scambiassero i voti nuziali – molto spesso ridicoli – davanti a tutti solo per godersi le loro espressioni.

Ma matrimoni vari a parte, si poteva dire che la loro coesistenza forzata aveva finito per contagiare – un minimo – Sukuna con la generosità e gentilezza di Yuuji, mentre il menefreghismo ed egoismo della maledizione aveva contagiato altrettanto l'umano.

Come Yuuji non era più la bontà e l'innocenza fatta persona, Sukuna non era più la crudeltà e malvagità incarnata.

O forse era la stanchezza a parlare.

O la noia dal momento che, tecnicamente parlando, i due avevano già archiviato tutto quello che volevano dalla vita, diverse volte tra l'altro, nei loop già passati.

E quindi, che gusto c'era nell'uccidere e macellare tutto e tutti, sentire le grida ed i pianti disperati delle sue vittime centinaia e centinaia di volte, che non cambiavano mai non importa quante volte e come le uccidesse, anche Sukuna, che ci sguazzava nella sofferenza degli altri, tutto questo era finito per venirgli a noia.

Dopo dieci, cento, mille volte ripetizioni della stessa voce, delle stesse grida, degli stessi lamenti, essi non erano più musica alle sue orecchie ma soltanto un fastidioso e noioso gracchiare.

Mentre per Yuuji era solo uno spreco di energie. Che bisogno c'era di uccidere? Di fare del male? O di essere gratuitamente buono? Tanto un giorno sia gli umani che le maledizioni sarebbero morte comunque da sole, o per mano di qualcun altro, senza il loro aiuto.

Tranne che per le persone a lui importanti – che salvava ogni volta che poteva o riusciva, perché a volte era semplicemente impossibile anche per lui farlo – il resto del mondo era diventato una brutta copia di se stesso, qualcosa che non valeva più la pena di curarsi e di preoccuparsi.

E così, più l'eternità si allungava dietro di loro, più loro arrancavano attraverso una vita dopo l'altra, provando cento e uno varianti, e non provando niente, vuoti di qualsiasi emozione, e finendo più spesso che no, più il tempo passava, per girarsi il Giappone e il resto del Mondo, prima di trovare sempre, sempre, sempre la morte, silenziosamente disperavano. Perché la Morte, la giusta morte, l'oblio e l'eterno riposo, per loro non arrivava mai, e loro non potevano far altro che continuare ad andare avanti.

Anche se loro non desideravano altro che fermarsi per sempre.

Un paio di volte avevano provato a vedere se il ciclo di ripetizioni si sarebbe concluso se avessero lasciato la vita fare il suo corso, se morire di vecchiaia avrebbe messo fine alla loro condanna, ma non ci era voluto più di qualche decennio per notare che il loro corpo non invecchiava, o che forse il processo di invecchiamento aveva rallentato talmente tanto da rassomigliare di più alla velocità di movimento di una lumaca.

O di un bradipo.

Sukuna aveva teorizzato che probabilmente l'eterna giovinezza del loro corpo era dovuta alla loro combinata energia maledetta, che aveva finito per eliminare, o rallentare, il processo di invecchiamento delle loro cellule fino ad essere inesistente.

E Yuuji, perché non poteva pensare ad una spiegazione migliore del perché, aveva finito per concordare. Dopo tutto quello che avevano visto e fatto, non era impossibile che questa fosse la verità.

E neppure la volta, la vita, in cui Yuuji non aveva ingoiato neppure un singolo dito di Sukuna – ai tempi in cui i due erano in guerra costante e facendosi tutti i dispetti possibili e impossibili del mondo – per vedere, se evitando di intrecciare le loro esistenze, le loro essenze, le loro anime avrebbe cambiato qualcosa, se avrebbe messo fine a tutto, era servita a qualcosa.

Era solo servita a Yuuji a provare un costante senso di disagio, un disagio esistenziale che era durato fino a quando non era morto di vecchiaia in quel ciclo.

Era stata una esistenza miserabile, su tutti i fronti, passata a doversi ricordare che lui era da solo, che Sukuna non era lì con lui nella sua testa, ed era inutile chiamare il suo nome, lui non poteva rispondergli.

Perché lui non era lì.

Non che per la maledizione era stato un periodo migliore di quello dell'umano dal momento che quegli anni di solitudine gli erano pesati di più dei mille che aveva passato da sigillato.

Erano troppo abituati alla compagnia dell'altro per essere capaci di vivere senza l'altro.

Unica vera costante della loro maledetta esistenza.

Alla fine, non era servito a niente scappare da tutto e tutti, anche dall'unica costante della sua esistenza, e anche il Re delle Maledizioni, in un raro momento di sentimentalismo, aveva, per una volta, concordato con il suo vassallo.

E per tacito accordo non ci provarono mai più, facendo anche finta che non fosse mai successo.

Meglio mal accompagnati, che da soli, fu il loro condiviso pensiero.

E dopo aver passato un eternità insieme, un tempo molto più lungo del tempo in cui il suo spirito era stato sigillato nelle sue venti dita e il tempo che aveva errato nel Giappone antico come umano e poi Spirito Maledetto, per Sukuna era inconcepibile ormai esistere stando separato da Yuuji – e l'umano pensava la stessa cosa sulla maledizione, – l'unica cosa nell'intero universo a cui il Re importasse qualcosa. Il mondo intero poteva bruciare intorno a lui – loro – e non avrebbe provato nessuna emozione a tale vista.

Né gioia o piacere o altro ancora.

Tutto quel che importava per lui era Yuuji e Yuuji solo e la sua felicità.

Perché tutto ciò che desiderava lo aveva già ottenuto, più e più volte, e non provava più il desiderio di rispolverare un desiderio già esaudito.

Era diventato un po' tedioso ai suoi occhi.

E forse erano diventati codipendenti l'uno dell'altro, qualcuno poteva anche dire che non era salutare, ma a loro non interessava più cosa gli altri pensavano della loro relazione.

L'importante erano solo loro due.

E basta.

"Che sia stato per via del fatto che siamo stati imprigionati dentro il Gokumonkyō?" chiese Yuuji allontanandosi dal tempietto che ospitava il primo dito di Sukuna con cui lui faceva sempre il primo contatto e punto di riavvio per ogni singolo loop.

"Potrebbe." Ammise Sukuna "Però potrebbe anche essere perché siamo morti dentro di esso senza accorgercene. Non è detto che l'ultimo loop sia finito per un altro motivo."

Yuuji fece un verso di assenso, perché Sukuna aveva ragione. Il Gokumonkyō era un luogo dove il tempo non esisteva, e quindi per loro era impossibile dire se il riavvio era successo perché erano morti o perché erano stati sigillati.

"Sia come sia," iniziò Yuuji lanciando su e giù la scatolina di legno che aveva custodito il dito di Sukuna fino a poco prima "questa volta, prima che il loop riiniziasse, il mondo ha… sgranato? Come la pellicola di un vecchio film consumato dall'essere visto troppe volte. E' la prima volta che qualcosa del genere succede."

"Mmmmh… sì, vero, l'ho notato anch'io. Ma non sono sicuro che il Gokumonkyō sia la chiave per risolvere la nostra situazione. Ma è il primo nuovo elemento che abbiamo in da sempre e solo per questo vale la pena di studiarlo."

"Yosh!" gioì Yuuji pompando un pugno in aria "Allora andiamo a rubare quello stupido cubo. Così magari Gojo-sensei stavolta non verrà intrappolato lì dentro per l'ennesima volta."

Con un nuovo piano in secoli, i due si diressero fuori dai terreni della scuola superiore Susigawa nella città di Sendai.

E mentre Yuuji fischiettava un motivetto allegro, Sukuna si accomodò meglio sul suo trono di teschi e ossa, pensando che, non importa cosa la vita avrebbe lanciato contro di loro, era più che pronto ad affrontarla se Yuuji era lì accanto a lui.

Non voleva mai più sentire la solitudine che lo aveva assalito nei cicli in cui Yuuji era stato morto dentro, erano stati gli anni peggiori della sua – loro – lunga esistenza, molto peggiori dei lunghi anni che aveva passato da sigillato, e lui non voleva mai più sentire tale solitudine attanagliargli il cuore.

Non importa cosa riservava loro la vita.

Se lui era con Yuuji, allora lui era contento.

E nient'altro importava.

Neppure l'eternità.


 

…                                                                                                                                      

…The End                                                                                                  

…?                                                                             

…                                                         

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Note dell'Autrice:

...allora, su questa storia non ho davvero molto da dire (..., ci credo anch'io).

Primo: che è stata scritta come un flusso di pensiero, quindi se si salta da un argomento all'altro il motivo è quello, ho sistemato le parti che non erano molto coerenti quando scrissi la prima stesura - che ho fatto senza quasi interrompermi una volta, non avete idea di quanto mi faceva male la mano quel giorno - ma per il resto è uguale a come scrissi la prima bozza.

Secondo: che è nata dal mio recente amore per questo manga e dal fatto che ero incappata in alcune storie che trattavano di time-loop e mi hanno inchiodata per un po' sull'argomento. E' un concetto interessante, ma se ci si pensate, per quanto tu riesca a buttarla sul ridere, questo tipo di storie finisce sempre per avere un sottofondo di tristezza e disperazione in loro, per quanto tu provi ad alleggerire la tematica. E ammetiamolo, se mai si dovesse finire in un time-loop, non credo che nessuno riuscirebbe a uscirne sano di mente dall'esperienza.

Terzo: una specifica, prima che Yuuji avesse un crollo mentale e Sukuna infuriasse brutalmente per i pochi successivi, ho fatto un calcolo di quanto tempo i due erano già stati costretti a vivere fianco a fianco. Se ogni loop medio durava circa sei mesi l'uno - mese più mese meno - loro erano già tra i 600 e i 700 anni che coabitavano. E io non so voi, ma credo che dopo tutto questo tempo in cui solo l'altro, oltre a voi, ricorda quel che è successo non mi sorprenderebbe se tu finissi per attaccarti - emotivamente e tutto il resto - all'altro. Come è finito per succedere per Yuuji e Sukuna.

Quarto: il finale - oltre al fatto che è ovviamente aperto - è stato scritto così per indicare che la strada per risolvere il mistero di come loro due sono finiti in questa situazione è ancora lunga. Avranno già vissuto attraverso migliaia e migliaia di loop, ma ce ne vorranno altre migliaia prima che questa storia finisca. Se sono fortunati; perchè neppure io so il perchè, e quando l'ho scritta non ho minimamente pensato al come qualcosa del genere potesse succedere, ma solo a quello che i personaggi - qui Yuuji e Sukuna - potevano provare se fossero rimasti bloccati senza via d'uscita in una situazione del genere. Terribilmente introspettivo, in effetti. Se mai dovessi scrivere qualcos'altro per questa storia è più probabile che sia sulle loro interazioni con gli altri personaggi e come il resto del cast sia stranito dal loro - per loro - strano comportamento.

Quinto e ultimo: non mi sorprenderei se a tutti i personaggi del manga attende un tragico finale, visto la direzione della storia, perché, mi dispiace dirlo, ma Sukuna è un egoista bastardo incallito e Yuuji è in attesa di morire sul patibolo dall'inizio della storia, e non mi sorprenderei troppo se Fushiguro finisce per essere usato da Sukuna in qualche strano rito satanico ed è per questo che non lo ha ucciso ancora. Per poi dopo ucciderlo, e poi uccidere tutti gli altri per il suo divertimento. E se poi scopro, che il nostro caro Yuuji non è un normale umano, ma qualcosa di simile a Chouso, o viene da una famiglia di stregoni, o su quella falsa riga, non mi sorprenderò. In effetti sto aspettando solo la conferma. - - - Ed è per questo che la prima parte della storia tratta del loro disprezzo reciproco per l'altro, perchè sono due coinquilino che non si sopportano, e che solo per via delle circostanze che abitano lo stesso corpo e devono convivere insieme (ho già scherzato su matrimoni e battibecchi tra coppie sposate, sì? Ora potete vedere il perchè c'ho scherzato sopra). In conclusione, è una storia che parla della loro relazione forzosa. - - - Mi dispiace solo che Nanami sia morto e un po' anche per Junpei; però lui è stato stupido ma era in lutto e quindi... mi dispiace, ma un tocco meno.

 

...ok, mettiamo fine a questo soliloquio.

Grazie a tutti coloro che leggeranno la storia, spero che vi piaccia.

Arrivederci.

Devil-san

 

...ah, sì, prima che me ne dimentichi:

 

Auguri di Buon Compleanno Itadori Yuuji!



 

P.S: Questa storia la troverete anche su Ao3 e Fanfiction.net
 

  
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