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Autore: crazy lion    22/03/2021    1 recensioni
Crossover scritto a quattro mani con Emmastory tra la mia fanfiction Cuore di mamma e la sua saga fantasy Luce e ombra.
Attenzione! Spoiler per la presenza nella storia di fatti vissuti da Demi e dalla famiglia, raccontati nel libro di Dianna De La Garza Falling With Wings: A Mother's Story, non ancora tradotto in italiano.
Mackenzie Lovato ha sei anni, una sorella, un papà e una mamma che la amano e, anche se da poco, una saga fantasy che adora. È ambientata in un luogo che crede reale e che, animata dalla fantasia, sogna di visitare con i suoi. Non esita perciò a esprimere tale desiderio, che in una notte d’autunno si realizza. I quattro vivranno tante incredibili avventure con i personaggi che popolano quel mondo. Ma si sa, nemmeno nei sogni tutto è sempre bello e facile.
Lasciate che vi prendiamo la mano, seguite Mackenzie e siate i benvenuti a Eltaria, un luogo per lei e la famiglia diviso tra sogno e realtà.
Disclaimer: con questo nostro scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendiamo dare veritiera rappresentazione del carattere dei personaggi famosi, né offenderli in alcun modo.
Quelli originali appartengono alle rispettive autrici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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CAPITOLO 19.

 

PICCOLE CREATURE MAGICHE

 
Quella mattina, nell'ala scolastica dedicata ai piccoli dell'asilo, Hope giocava da sola, ma non si annoiava affatto. Passava il tempo a costruire torri di cubi colorati e scuoteva sonagli simili a quello che aveva ricevuto dalle anziane. Con lei c’erano altri diciannove bambini. Formavano due classi da dieci, ma se all’inizio erano rimasti nelle proprie aule a disegnare, ora si trovavano nel salone a divertirsi sotto la sorveglianza di due maestre. La piccola non si accorgeva dei minuti che passavano. Per variare, corse non solo lì, ma anche lungo il corridoio alla fine del quale si trovava una pesante porta in ferro. Troppo bassa per raggiungere la maniglia, non sarebbe stata comunque abbastanza forte per aprirla. Voci sommesse le arrivavano alle orecchie.
“Tesoro, là ci sono i bambini più grandi, dai tre ai cinque anni” disse una voce alle sue spalle.
Voltandosi, la piccola riconobbe una delle insegnanti delle quali non ricordava il nome.
La maestra aggiunse che non si doveva correre, nemmeno lì. A lei sembrò una regola stupida.
Ma allora perché si chiama corridoio?
Sbuffò; avrebbe voluto domandarlo, ma non era ancora brava.
La donna la prese in braccio. Confusa, Hope non seppe cosa fare. Avrebbe voluto scalciare e protestare per farsi rimettere giù. Fino ad allora quella signora era sempre stata gentile con lei. Aveva gli stessi occhi castani e un modo di fare simile a quelli di mamma Demi. Sorridendole per l'ennesima volta, abbandonò la manina nella sua.
"Vieni, Hope, così non resti da sola" commentò la donna, che attraversò la stanza incoraggiandola poi a giocare con gli altri.
Le maestre fecero in modo che i bambini si prendessero per mano. Una piccola pixie strinse subito quella di Hope e, formando prima una sorta di catena umana e poi un cerchio assieme al resto dei compagni, diede inizio a un girotondo. Hope si limitò a seguire ciò che vedeva seguendo come poteva la canzoncina che tutti cantavano. Ridacchiò tanto da restare senza respiro fino al momento in cui i bambini si lasciarono cadere sul pavimento per poi scoppiare a ridere. La piccola conosceva già quella canzone: a volte gliela cantava la mamma per farla giocare nello stesso modo e l’aveva udita all’asilo, ma non riusciva ancora a impararne le parole.
Le maestre rimasero in piedi, sorridendo nel notare che, anche se per puro caso, sdraiati insieme in quel modo e a giudicare dai colori delle loro magliette, i piccoli parevano ognuno parte di un coloratissimo arcobaleno. Le due li lasciarono divertire intervenendo solo quando, animati dalla gelosia o dalla frustrazione derivante dalla perdita di un giocattolo o del pezzo cruciale di una delle loro costruzioni, iniziavano a piangere.
Per la piccola Hope la giornata fu piena di divertimento, in particolare nel momento in cui quella bimba con le ali si riavvicinò a lei. La aiutò con la sua torre di cubi e le mostrò come costruire una casetta con i mattoncini, per poi aprire metaforicamente la porta a dei pupazzetti. A lavoro finito le due si abbracciarono e, mentre le lancette del tempo non accennavano a fermarsi, la bimba rivolse un pensiero anche alla sorella maggiore Mackenzie, desiderando che fosse lì a giocare con lei nonostante gli impegni, i compiti che le vedeva fare e i libri che, in braccio alla mamma o sul suo seggiolone all'ora di merenda, le guardava leggere.
 
 
 
Qualche ora dopo, sempre nella sua classe assieme a Mahel e Harmony, Mackenzie restava seduta al suo posto e ascoltava con interesse una nuova lezione con la signorina Spellman, che stava spiegando ai suoi magici compagni un semplicissimo incantesimo di levitazione. Conscia che la bambina umana non avrebbe certo potuto imparare, l'insegnante la lasciava osservare anziché interagire e, mentre annuiva, Mackenzie non faceva che prendere appunti, sperando che forse in un altro sogno o in quello la sua mente e la fervida immaginazione le avrebbero concesso dei poteri. Non le importava quali, le interessava solo provarli e diventare ogni giorno sempre più brava, così da poter prima o poi rivaleggiare amichevolmente e ad armi pari con Mahel e Harmony. Mackenzie scrisse la formula magica:
Levitatio.
I compagni la utilizzavano unita a un gesto della mano simile a quello che Lucy le aveva mostrato.
Dovrei raccontare tutto nel mio diario. Se solo ce l’avessi qui…
Non lo aggiornava da un po’, ma era sicura che i ricordi di quella settimana quasi giunta al termine sarebbero rimasti impressi nella sua mente per sempre. Sorrise e aprì il suo quaderno a una pagina casuale ma ancora immacolata. Si armò di una matita e alcuni colori e iniziò a disegnare. Al contrario di ciò che faceva di solito, non più la casa in cui abitava prima di andare in affidamento, se stessa o la sua famiglia biologica, ma ritratti dei dolci animaletti che aveva visto e accarezzato o dei quali aveva solo letto nel bestiario di Mahel. Disegnò a mano libera e senza un righello. Il primo era un Arylu. Per secondo un Pyrados, draghetto che, da cucciolo, era grande quanto un gattino di sei mesi, dalle ali leggere e nascoste da una criniera di minuscole fiamme, un corpicino che variava a seconda del piccolo – viola scuro o varie sfumature del rosso, ma sempre di uno dei colori del tramonto, nel suo caso arancione –, una lunga coda fiammeggiante e una sorta di uovo fra le zampe. Quei draghetti nascevano dalle uova e ne conservavano i resti, come ricordo dell'amore della madre anche dopo la crescita, l'eventuale adozione e l'ingresso nell'età adulta. Disegnò anche degli Slimius, ranocchie magiche che aveva visto saltellare per tutta Eltaria.
Soddisfatta del suo lavoro, sollevò il blocchetto.
"Che succede, Mackenzie?" le chiese l'insegnante, mentre alzava lo sguardo dal registro. Con un colpo di magia la donna richiamò a sé i disegni, dando dimostrazione dell'incantesimo che stava insegnando. Li studiò con occhio critico e li restituì all’alunna. "Bambini, Mackenzie ha fatto dei disegni bellissimi. E mi hanno ricordato una cosa, sapete?"
Si levò un brusio di fondo.
“Cosa, Miss Spellman?” chiese Evan.
"Oggi è un giorno speciale per tutti voi. Ci sarà una sorpresa che dovrebbe essere qui a momenti."
Qualcuno bussò alla porta e tutto fu silenzio.
"Avanti!" esclamò allora l'insegnante.
Entrò il maestro di Pozioni Carlos Ramirez. Harmony e Mackenzie risero, ma solo perché la realtà si stava scontrando con la fantasia.
E lui che cos'è? scrisse poco dopo quest'ultima.
L’uomo era altissimo e… strano.
"Credo sia un satiro. C'è una foto nel mio libro" le rispose subito Harmony, aprendo il suo bestiario alla pagina giusta e indicando con il dito una delle immagini, che raffigurava una creatura per metà umana e per metà con corna, orecchie e zampe da capra.
Questo sì che è particolare! Che dite, sarà bravo con noi? continuò la bimba, ancora incerta.
"La prima lezione di Pozioni è domani, ma una bambina nella classe accanto dice che è buonissimo" rispose Mahel.
“Se lo dice lei, puoi fidarti. Sa tutto di tutti, in questa scuola.”
“Non esagerare. Però è vero, le voci di corridoio e le notizie scolastiche sono interessanti.” E a proposito di voci di corridoio, Mahel non stava mentendo. Inez, la bambina con cui aveva parlato, di solito raccontava un sacco di stupidaggini, ma almeno allora diceva sul serio.
Quella mattina, le due pixie avevano chiesto di potersi sedere accanto a Mackenzie per tutto il tempo in cui sarebbe rimasta lì e ora erano insieme.
pensò Mac mentre sorrideva. Sono a casa.
E perché comincia domani se siamo a fine maggio? scrisse.
A meno che l’anno scolastico non durasse di più lì a Eltaria, le pareva una cosa assai strana. Era il 26 maggio, ma quanto mancava?
“La scuola finisce il 30 giugno” riprese Harmony intuendo i suoi pensieri. “Ma iniziamo gli ultimi giorni perché prima abbiamo dovuto diventare più bravi nelle altre materie.”
Capito. Da me finiscono il 10 giugno.
Mackenzie evitò di parlare della questione del sogno e del fatto che a Los Angeles era novembre, per cui la scuola sarebbe terminata l’anno seguente, per non confonderle.
“Non ti troverai male perdendo gli ultimi giorni?” le domandò Mahel.
No, non preoccuparti, non si fa niente in questo periodo.
Non poteva sapere se sarebbe stato così o meno, ma nei film negli ultimi giorni di scuola gli studenti ripassavano e basta, perciò forse aveva detto una mezza verità. Odiò mentire alle compagne, ma che altro poteva fare? Forse avrebbe raccontato loro tutto, ma di certo non adesso dato che le conosceva da pochissimo.
Scostandosi appena perché i bambini potessero vedere, il satiro rivelò quelle che agli occhi di Mac sembravano tre gabbie, tutte coperte da un panno. La bimba attese trattenendo il respiro. Dalle parole della maestra, dedusse che quella sorpresa era collegata ai suoi disegni, anche se non sapeva come.
"Cielo, credo di aver capito!" sussurrò Mahel, mentre tremava appena.
"Non parlare, o non lo scopriremo mai" le rispose Harmony, che si sfregava con forza le mani sui pantaloni.
La voce della signorina Spellman ruppe il silenzio.
"Chi vuole cominciare?"
I bambini alzarono la mano per rispondere con educazione.
"Come sospettavo. Servirà usare l'elenco, non credi, Carlos?"
"Creo que sí. Li chiami tu? Sarò terrible con la pronunciación dei loro nombres, ci scommetto."
"Tranquilo, no hay problema" concesse la collega, rispettosa delle differenze linguistiche dell'uomo.
Se lei e gli altri insegnanti si erano già abituati al suo spagnolo, peraltro involontariamente mescolato all'italiano, ai bambini ci sarebbe voluto qualche tempo, ma con un pizzico di fortuna ci avrebbero presto fatto l'abitudine. La signorina Spellman passò in rassegna nomi e cognomi e, uno alla volta, i bambini raggiunsero la cattedra. Oltre i panni tutti videro meglio tre recinti di ferro con dei cuccioli di Arylu, Pyrados e Slimius all’interno.
È come nei miei disegni! Mahel, allora forse sono magica! scrisse Mac a gran velocità.
Lei le sorrise.
"Chi te lo impedisce?”
Mackenzie ricambiò il gesto e annuì.
Incrociando le dita, la sua compagna le confidò che sperava che nessuno scegliesse i draghetti sui quali aveva posato gli occhi. Essere nata con l'elemento del fuoco sul polso rendeva quella decisione quasi obbligata, ma per fortuna sua e dei genitori, per lei non era affatto così.
Attendendo di sentire il proprio nome e cognome, Mackenzie perse addirittura il conto. Alla fine ne rimasero soltanto tre.
"Lightwood Harmony?" chiamò la signorina Spellman.
"Presente!" trillò la bambina, correndo verso la cattedra.
"Perfetto, dammi la mano e solleva come faccio io" le disse la donna, mentre guidava la piccola.
“Guarda, Mac” riprese Mahel, “sono così carini che Harmony non riesce a scegliere."
Le parlò con calma, ma non faceva che tamburellare con le dita sul banco. La compagna tornò a sedersi, lasciando che il suo Slimius le restasse incollato alle mani.
"Bleah! Harmony, che scherzo è? Lo sai che quei cosi mi fanno schifo!" protestò Mahel, poi storse la bocca.
Aveva sorriso nel vedere i compagni optare per i più giocosi Arylu chiudendo anche un occhio se qualcuno era stato indeciso prima di fare la propria scelta, ma no, gli Slimius erano forse l'unica specie che non riusciva a sopportare.
"Oh, per favore! Kermit è adorabile. Vero, piccolino?" replicò l'elfa, ridacchiando divertita.
Il rospetto gracidò, spiccò un balzo e si accomodò sul banco della nuova padroncina. Mentre metteva a posto il libro che intanto aveva ripreso a leggere, Mackenzie si assicurò che il nuovo amico della compagna non avesse sporcato le pagine.
Bavoso ma carino si limitò a commentare, non volendo prendere le parti di nessuno.
Piccole discussioni del genere capitavano anche nella sua vecchia scuola, e secondo gli insegnamenti era sempre meglio restare in disparte, pena il peggioramento della situazione, mamma Demi aveva ragione. Che sarebbe successo se avesse difeso una e non l'altra? Meglio non farlo, o forse una di loro due se la sarebbe presa, non tanto da interrompere il rapporto ma abbastanza da creare tensione. A braccia conserte, le tre attesero ancora.
"Lovato Mackenzie? Ho pronunciato bene il tuo cognome, vero?"
Lei alzò la mano, annuì e, sorridendole, il signor Ramirez la invitò a raggiungerlo. Giunta di fronte a quei tre recinti, il suo viso si aprì in un sorriso raggiante. Impacciati, gli Arylu si sfidarono in una corsa verso di lei solo per leccarle le mani. Ridacchiando, li sentì farle il solletico e mordicchiarle le dita, poi udì un dolce abbaiare. Spostò lo sguardo e ritirò anche la mano così che i cuccioli con cui giocava non le facessero male diventando esuberanti come il suo Batman. In un angolo, troppo timido per avvicinarsi, un Arylu cercava di restare nascosto. E in quel momento lo seppe.
“Scelgo quello” lasciò intendere, indicandolo.
"Perfecto. Sei afortunada, è una femmina, como tú” le rispose l’uomo.Ha due mesi.”
La aiutò a sollevarla.
Accettando quella mano amica, Mackenzie rimase dov'era e strinse a sé la sua cagnolina, grattandola piano dietro un orecchio. Tornò al suo posto ringraziando gli insegnanti con una sorta di inchino e si sistemò la piccola sulle gambe.
"Che carina! Come si chiama?" non poté evitare di chiedere Mahel.
Mackenzie abbassò lo sguardo per osservarla, sicura che, come aveva sentito in un documentario, a volte gli animali da compagnia possedessero già un nome, e bastava guardarli per lasciarselo comunicare. Proprio allora, le pixie notarono le focature grigie sul pelo nero della cagnolina e, non resistendo alla tentazione, Harmony la accarezzò. Lei chiuse gli occhi e mosse ritmicamente la coda. Un comportamento tutto da cani, che nella loro lingua poteva significare solo una cosa: si stava divertendo da matti. Mackenzie respirò a fondo e, afferrata una penna, scrisse:
Lilia.
“Un nome dolce” commentò Harmony.
Grazie.
Anche nella classe di Hope la giornata era dedicata a quella stessa divertente scelta? La cagnolina saltò sul pavimento e poi sopra il banco della padroncina producendo una piccola folata di vento. I suoi poteri erano dunque legati all’aria e forse con quel venticello la cucciola aveva appena dimostrato la sua felicità.
Tutti gli Arylu erano neri, compreso quello di Lucy. Grazie a Mahel, Mackenzie scoprì che era il colore base di ognuno di loro, solo le focature cambiavano. Incontrò gli occhi grigi di Lilia e i loro sguardi si fusero, poi questa aprì la bocca e Mackenzie si sorprese nel notare che la lingua era dello stesso colore. Anche quella doveva essere una caratteristica degli Arylu.
"Porter Mahel, tocca a te" le disse Miss Spellman.
"Finalmente! Ancora un po’ e avrei compiuto sette anni" commentò la pixie.
Compagni e insegnanti risero di cuore.
La bambina ignorò Arylu e Slimius, lasciando appena che le saltellassero intorno. Si sporse quanto bastava e prese in braccio un draghetto dal corpo color del fuoco.
"¿Elegiste?" le chiese il signor Ramirez, meravigliato dalla sua velocità.
"Ele… cosa?"
"Scusalo, Mahel. Il maestro non parla molto bene la nostra lingua. Hai scelto?" chiarì la signorina Spellman, veloce a tradurre.
"Certo. Lui è il cucciolo perfetto, non vedo l'ora di mostrarlo anche a casa!" rispose subito la bambina, per poi voltarsi e tornare al posto. "Ragazze, fate ciao a Vulcan" annunciò, sfiorandosi una spalla perché vi si appollaiasse.
L'animaletto obbedì all'istante e, con un solo battito delle ali cremisi, trovò il suo nuovo nido.
Mi piace scrisse Mac.
"Fico" commentò Harmony, sorpresa.
Cominci a capire le rispose l’altra, colpendola al braccio con fare inoffensivo.
Le tre bambine si scambiarono consigli e altre risate poco prima della merenda. Mangiarono insieme.
"Ricordate, bambini: un animaletto magico, o famiglio, è prima di tutto un amico. Abbiatene buona cura e saprà ricambiare" raccomandò loro la signorina Spellman, seria come i piccoli non l'avevano mai vista.
Tutti annuirono.
Dopo le ultime due ore, giunse il momento di tornare a casa. Mackenzie aveva divorato qualche altra pagina del libro di lettura e aveva scoperto, con la fine della favola, che Harmony aveva ragione: il ragazzo risparmiava alle uova di drago un destino altrimenti ben diverso, offrendosi addirittura di tenerle con sé fino alla loro schiusa. Uscì dall'aula assieme alle compagne solo dopo la campanella. Aveva memorizzato la strada che portava alla classe della sorellina e le salutò senza farsi accompagnare.
Dopo aver camminato un po’, giunse alla sua meta. Bussò un paio di volte e attese.
"Mackenzie!" urlò l'insegnante, soffocandola con un abbraccio.
Sono qui per Hope. La lezione è finita?
"Sei in perfetto orario."
Poco dopo tornò con in braccio la bambina.
"Mac!" trillò la piccola.
Non era sola, aveva un draghetto tutto suo.
"Potrete aspettare la mamma in corridoio. Abbiate cura dei vostri cuccioli, d'accordo?"
"Bene" rispose Hope.
L'anziana sorrise e rimase con loro.
 
 
 
NOTE:
1. Creo que sí. = Credo di sì.
2. Nombres = nomi
E se il probabile aspetto di quei tre animaletti magici, protagonisti insieme a Mackenzie e alle sue amiche di questo capitolo hanno solleticato la vostra curiosità, lasciate che ve le mostriamo.
 
Arylu-mod



Pyrados



Slimius
   
 
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