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Autore: fefi97    09/04/2021    7 recensioni
[sterek; hp AU; auror sterek; Stiles serpeverde, Derek tassorosso; Derek licantropo]
-Fammi capire. Secondo Argent il tuo... lupo interiore ha trovato il suo compagno. Il suo compagno per la vita. E sta facendo il pazzo per emergere e trovare il suo compagno, marchiarlo e stare con lui per sempre. E più reprimi il tuo lupo interiore più questo fa il pazzo scatenando in te la tua parte animale, spingendoti a comportamenti violenti e strani? -
Derek fece una smorfia, ma non lo contraddisse.
Sapeva che Stiles sarebbe scoppiato a ridere prima o poi, ma questo non gli impedì di trucidarlo con lo sguardo.
-Oh mio Dio! Il tuo lupo è un piccolo ribelle! - ghignò – Sono sicuro che sia un serpeverde. E che mi adora perché riconosce in me un suo pari. -
Questo spiegherebbe molte cose, pensò Derek amaramente.
ps: leggete le note!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5

 

Adrenalina

 

 

Derek era in agonia mentre Argent lo fissava cupamente, senza dire una parola.
Lo osservò intrecciare le mani sopra la scrivania e fissarlo al di sopra di queste.

Finalmente, dopo venti minuti di opprimente silenzio, decise di parlare.
-Signor Hale. Sei consapevole che dovrei licenziarti per aver aggredito un tuo collega, in quel momento disarmato e in una condizione più debole rispetto alla tua? -
-Sì, signore - si limitò a dire Derek, perché urlare “Sì signore, ma Jackson è uno stronzo che ha ferito il mio compagno!”, non gli sembrava una buona idea.
Argent sospirò profondamente, come se Derek fosse la causa di ogni problema che avesse mai avuto in vita sua, e Derek dovette ammettere che si sentiva un pochino in colpa.
-Hale, sto per ordinarti una cosa che proprio non avrei voluto ordinarti. Ma ormai non mi lasci altra scelta. -
Lo sguardo di Argent era impenetrabile e duro come l'acciaio.
Derek deglutì, discretamente terrorizzato.
Dato che era un secchione, ripensò a quando l'imperatore Nerone aveva indotto al suicidio i membri della congiura ordita contro di lui. Argent gli stava per ordinare di suicidarsi perché era stufo di lui e del suo lupo pazzo? La terribile immagine di Socrate che beveva la cicuta gli attraversò la mente.
Argent gli stava per ordinare di bere un estratto di strozzalupo? Era davvero questa la fine?
Argent schioccò la lingua contro il palato prima di parlare.
-Hale, devi dire a Stilinski che è il tuo compagno di vita. Legalo a te, fa i rituali da lupo che devi fare, ma, per l'amor di Dio, diglielo. Perché solo Dio sa quanto Stilinski sia totalmente incapace di capirlo da solo. -
Derek spalancò la bocca in un grido muto. Dire che fosse agghiacciato era estremamente riduttivo.
Cominciava anche a sentirsi irritato dalla consapevolezza che il suo segreto segretissimo, fosse in realtà conosciuto da tre quarti della popolazione mondiale.
-Signore – gemette con voce strozzatissima – Lei si sta sbagliando, io... -
Si interruppe di fronte allo sguardo tagliente di Argent.
-Io non sbaglio mai, signor Hale. -
Derek si appoggiò pesantemente allo schienale della sua sedia e fissò Argent con la bocca ancora aperta.
-Non posso dirglielo. Andrà male. E lo perderò - sussurrò poi abbassando lo sguardo, dopo quella che era sembrata un'eternità.
Argent roteò gli occhi, visibilmente annoiato.
-Hale, non mi interessa sapere quali inutili paranoie tu abbia coltivato nel tuo piccolo cervellino tassorosso – di nuovo quello sguardo tagliente – Tu glielo dirai. E risolverete questa faccenda, perché giuro su Dio che non vi sopporto più. -
-Lei nomina spesso Dio, lo sa? - osservò Derek, assolutamente a caso.
Argent lo fulminò.

-Hale, sono dannatamente serio. Devi risolvere questa situazione o non potrò più fingere di non vedere quanto tu stia diventando pericoloso per te stesso e per gli altri. -

Derek aprì la bocca per protestare, il che forse non era proprio una buona idea, ma in quel momento la porta dell'ufficio di Argent si spalancò di colpo.

Derek voltò appena la testa e rimase a fissare a bocca aperta Stiles ansante sulla soglia, una mano sul petto e il fiatone che indicava avesse corso fino lì.

Argent emise un suono che sembrava inequivocabilmente esasperato.

-Stilinski, che cosa... -

-Non può licenziarlo! - urlò Stiles, ancora senza fiato ma con un'espressione risoluta sul volto – Non può, non voleva fare quello che ha fatto, è il suo lupo che è pazzo! -

-Stilinski... -

-... e c'è stata la luna piena! La luna piena lo fa schizzare completamente, non è colpa sua! -

-Stilinski! -

-...sarebbe come licenziare una persona con infermità mentale, non si licenziano le persone con infermità mentale! Abbia un po' di cuore, signore! -

-Stilinski! -

Stiles finalmente tacque, mantenendo però un'espressione ribelle e tesa.

-Stilinski, io non sto licenziando il signor Hale – decretò Argent, con tono più calmo ma continuando a guardare Stiles come se insieme a Derek fosse la causa di ogni cosa andata storta nella sua vita.

Derek cominciava a sospettare che li odiasse davvero profondamente.

Stiles boccheggiò un po', alternando lo sguardo da Argent a Derek.

-Ah no? Non devo minacciare di legarmi nudo alla sua scrivania come atto di protesta se lo licenzia? -

Derek sentì il cuore scaldarsi mentre guardava quell'idiota con esasperato affetto.

Argent strinse le labbra, decisamente meno commosso.

-Sarebbe il sogno di una vita che si avvera, ma no. Non c'è bisogno che tu faccia esibizionismo. Hale non sarà licenziato, avrà solo una nota disciplinare. -

Derek non poté fare a meno di rivolgergli uno sguardo sorpreso.

-Solo una nota disciplinare? Non verrò sospeso?-

Argent lo squadrò, meditabondo.

-So che hai avuto dei problemi con la tua parte animale ultimamente e so quanto possa essere difficile per un licantropo controllarsi quando trova il proprio compagno. Non hai mai causato nessun problema prima d'ora e, conoscendo Whittemore, sono quasi certo che abbia messo del suo in quello che è successo. Quindi, no, non verrai sospeso. -

Derek stava quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando Argent lo fulminò.

-Ma non tollererò mai più un comportamento simile, ci siamo spiegati, Hale? -

Derek annuì, ben consapevole che se il suo capo non fosse stato Argent, avrebbe sicuramente perso il posto di lavoro per aver fatto a botte alla babbana con un collega. Non sapeva perché il suo capo sembrasse così a suo agio con la licantropia e la faccenda dei compagni, ma di certo non se ne sarebbe lamentato.

-Non lo farà mai mai mai più – si aggiunse Stiles, facendo chiudere gli occhi ad Argent e provocando un piccolo sorriso a Derek – Lo giuro. Lo terrò d'occhio giorno e notte. -

-La cosa mi rincuora oltre l'indicibile – replicò Argent, mortifero.

-Quindi possiamo andare? - domandò Stiles, speranzoso. Derek sapeva che non vedesse l'ora di andarsene dall'ufficio di Argent, che era praticamente una camera di tortura per ogni auror.

-Tu sì, Stilinski. Gradirei scambiare ancora due parole in privato con Hale – rispose Argent, facendo irrigidire Derek.

Stiles, ovviamente, protestò subito.

-Oh, andiamo! Lo so che vuole farmi andare via così che possa licenziarlo! Questo è molto meschino, signore! -

Argent sembrò fare uno sforzo fisico per non alzare gli occhi al cielo.

-Questo sarebbe molto illegale, Stilinski. E, come ho già detto fin troppe volte per il bene di tutti, non ho nessuna intenzione di licenziare Hale. Ma, se non ci lasci soli, potrei cambiare idea. -

Derek guardò l'espressione contrariata di Stiles e sospirò, consapevole che non avrebbe mai ceduto.

-Stiles? - lo chiamò piano, facendo voltare di scatto l'altro verso di lui. Era ancora pallido e sconvolto e Derek sentì il solito istinto di protezione emergere – Fallo per me – disse solo, sapendo che Stiles avrebbe capito.

Stiles esitò, ma davanti all'espressione incalzante di Derek sospirò, arrendendosi.

-Okay. Ma farò di nuovo irruzione se non esci entro dieci minuti. -

-Penso davvero che non sia una buona idea – mormorò Argent, fulminandolo.

Per tutta risposta Stiles gli lanciò uno sguardo di sfida davvero inappropriato da rivolgere al proprio capo. Derek pensava che Argent li odiasse, ma se non li aveva ancora licenziati dopo tutto quello, forse era legittimo pensare avesse un debole per loro.

Finalmente Stiles uscì, chiudendo la porta dietro di sé, e Argent sospirò, riportando lo sguardo su Derek.

-Hale, anche se ho sempre pensato che tu e Stilinski foste perfetti per lavorare insieme per la vostra completa mancanza di buonsenso e raziocinio, tu sei sempre stato quello che tra i due mi sembrava più ragionevole, e la scenata di pochi minuti fa di Stilinski me lo ha appena confermato. -

-Signore? - chiese Derek, confuso e incerto se dovesse prendere le parole di Argent come un complimento contorto o come un insulto elegante.

Argent lo squadrò seriamente, intrecciando le dita sotto il mento.

-Hale, sai che tu e Stilinski non potrete tenere quei due ragazzini per sempre, vero? -

Derek sentì il cuore sprofondare.

Era talmente sconvolto che non ebbe nemmeno la prontezza di negare e Argent inarcò ancora di più le sopracciglia, in attesa che dicesse qualcosa.

-Come lo sa? - domandò infine, roco.

Argent lo guardò con sufficienza.

-Io so tutto Hale – sospirò, come avente un ripensamento – E poi ho visto Stilinski infilarsi venti biscotti di zucca nella manica del mantello. Voglio dire, neppure lui mangia così tanto. -

-Signore, non è colpa di Stiles – disse subito Derek, agitato – Lui... voleva davvero eseguire i suoi ordini, ma aveva promesso a Mike che lo avrebbe portato da Maggie e... -

-Risparmia il fiato, Hale – lo interruppe Argent bruscamente, anche se Derek ebbe la netta impressione che i suoi occhi non fossero glaciali come al solito – So perché Stilinski ha fatto quel che ha fatto e so perché tu lo hai appoggiato – sospirò e adesso i suoi occhi erano davvero morbidi in quelli di Derek – E come padre, posso capirlo. Ma quei ragazzini... non potranno stare con voi per sempre. -

-Lo so, Signore. Io... - si affrettò a dire Derek, ma Argent lo interruppe alzando una mano.

-Non sei tu che mi preoccupi, Hale. Come ho detto, tu sei il più ragionevole tra voi due – gli lanciò un'occhiata penetrante – È Stilinski il problema. Lui non sa che non potrà tenersi quei bambini. Non davvero, almeno. -

Derek rimase in silenzio, incapace di negarlo. Perché Argent aveva ragione. Derek vedeva quanto Stiles tenesse a Mike e a Maggie, quanto fosse preoccupato per loro e la loro sicurezza. Certo, anche a Derek importava, ma sapeva anche che quella fosse solo una situazione temporanea, che presto o tardi Mike e Maggie se ne sarebbero andati. Stiles non lo sapeva, o almeno si comportava come se non lo sapesse.

Argent sospirò, richiamando l'attenzione di Derek.

-Sono solo preoccupato che Stilinski possa crollare, quando i ragazzi andranno via. È mancato poco che andasse a pezzi quando sua madre è morta, non posso permettermi che perda di nuovo la testa. -

Fu come se avesse colpito Derek dritto in faccia.

Non ci aveva pensato.

Era stato così stupido da non pensare a quanto sarebbe stato devastato Stiles dalla perdita di Mike e Maggie, proprio come era stato devastato quando aveva perso Claudia.

Stiles era la persona più forte e orgogliosa che Derek avesse mai conosciuto, ma lo aveva già visto a pezzi, lo aveva già visto sull'orlo del baratro. Aveva quasi perso il suo lavoro l'ultima volta.

Derek ricordava come avesse continuato a presentarsi tardi sul lavoro, spesso ubriaco, il mese successivo alla morte di Claudia. Aveva smesso solo quando Argent gli aveva dato un ultimatum: o si dava una regolata, oppure si trovava un altro lavoro.

E essere un auror era tutto per Stiles.

Si era ripreso, ma Derek non avrebbe sopportato di vederlo ridursi in quello stato ancora una volta.

Non poteva permetterlo.

-Farò di tutto perché questa volta non crolli – promise allora, guardando seriamente Argent negli occhi.

L'uomo si limitò ad annuire, lo sguardo di nuovo gelido come al solito.

-Bene, Hale. Puoi andare. E ricorda quello di cui abbiamo parlato prima. Parla con Stilinski. -

Derek trattenne appena uno sbuffo esasperato, sia perché pensava che il suo capo non avrebbe gradito sia perché aveva venticinque anni, non dodici.

Ma trovava davvero frustrante che tutti continuassero a dirgli di parlare con Stiles. Prima Peter e adesso Argent. Non sapeva quale delle due chiacchierate fosse stata più imbarazzante. E il fatto che fossero arrivati entrambi alla conclusione che Stiles fosse il suo compagno, rendeva il tutto più irritante.

Appena uscì dall'ufficio, trovò Stiles appoggiato alla parete di fronte, gli occhi grandi di preoccupazione. Gli corse subito incontro, frenetico.

-Che è successo? Oddio, guardati, sembri così depresso. Ti ha licenziato? Volevo origliare, ma Argent deve aver fatto un fottuto incantesimo insonorizzante al suo ufficio e non ho potuto origliare, proprio non ho potuto! -

-Stiles! - Derek gli mise le mani sulle spalle, più preoccupato per il modo in cui Stiles sembrasse completamente fuori di sé che per se stesso – Calmati, non stai respirando! -

-E tu non mi stai rispondendo! - ringhiò Stiles, guardandolo con rabbia – Ti ha licenziato o no? -

-No – mormorò Derek, guardandolo sempre più preoccupato e cercando di monitorare i battiti impazziti del suo cuore – No, adesso calmati. Per favore. Fallo per me. -

Di solito il “fallo per me” funzionava sempre con Stiles.

Derek per un istante si illuse di averlo davvero calmato, ma durò solo un secondo, un battito di ciglia in cui il respiro di Stiles sembrò rallentare.

Poi gli tirò un pugno sul braccio.

-Sei un tale coglione! -

-Ma che cazzo, Stiles! - esclamò Derek, guardandolo incredulo.

Ma Stiles lo colpì ancora.

-Tu! Brutto idiota! - continuò a urlare Stiles, sottolineando ogni parola con un pugno. Non gli faceva davvero male (super forza da licantropi), ma certamente Derek stava cominciando a trovarlo seccante – Come cazzo ti è venuto in mente di prendere a pugni Jackson?! Stavi cercando di perdere il lavoro?! Perché siamo su un fottuto caso di omicidio Derek, non puoi mollarmi! -

-Stavo cercando di difenderti! - ruggì Derek, bloccando le mani di Stiles e intrappolandolo contro il muro, in modo che non potesse più colpirlo.

Solo che non si rivelò l'idea migliore, perché Stiles ne approfittò per dargli una ginocchiata all'inguine.

Derek ringhiò e mostrò le zanne, ma non lo lasciò andare.

-Non ho bisogno che tu mi difenda, coglione! - sputò Stiles, furioso, cercando invano di liberarsi – Non sono una ragazzina indifesa! -

-Non ho detto questo! - esclamò Derek, cercando con qualche difficoltà di calmarsi. Il lupo era agitato, ma non voleva in alcun modo fare del male al loro compagno, e valeva anche per Derek – So che te la sai cavare da solo! Ero solo incazzato per come Jackson ti stava trattando! -

Quello sembrò fare calmare un pochino Stiles. Smise di lottare, guardando intensamente Derek.

-Sei un tale idiota, Tassorosso – disse solo, ma il suo tono era molto più soffice rispetto a prima.

Derek grugnì.

-Sì, lo so. Ho perso il controllo, va bene? Ma Jackson e... - colse il lampo di vulnerabilità negli occhi di Stiles ed evitò di pronunciare il nome di Lydia – Ma Jackson ti aveva ferito e io non... non potevo sopportarlo. -

-E io non posso sopportare di perdere te! - esclamò Stiles con urgenza, sporgendosi con il volto verso Derek in un modo che gli fece accelerare il battito – Non lo capisci? Non posso fare questo lavoro senza di te, non posso! Quindi, per favore, la prossima volta che decidi di ammazzare di botte qualcuno per vendicarmi, pensa che mi stai lasciando indietro! -

Derek lo fissò, senza fiato, il petto che si alzava e abbassava frenetico per la lotta di poco prima, in simultanea con quello di Stiles.

-Mi dispiace – mormorò infine, appoggiando stancamente la fronte contro quella di Stiles e allentando la presa sulle sue mani.

Stiles ne approfittò per liberare una mano e posargliela sulla guancia, mentre non staccava gli occhi dai suoi.

Derek sapeva che fossero troppo vicini, ma non aveva la forza di allontanarsi.

Non voleva allontanarsi.

-Lo so. So che ti dispiace – sussurrò Stiles, i suoi occhi così luminosi che Derek a malapena riusciva a reggere il suo sguardo – Non lo fare mai più. -

Stiles portò anche l'altra mano sulla guancia di Derek, stringendo appena la presa, come se volesse imprimergli a forza le sue parole in testa.

Il suo sguardo era duro e implorante allo stesso tempo.

-Non provare mai più a lasciarmi. -

E Derek sapeva che quelle parole non significassero quello che sperava.

Sapeva che Stiles fosse solo preoccupato di perdere il suo partner sul lavoro.

Ma era così vicino, il suo odore aspro avvolgeva Derek in maniera così confortante e i suoi occhi erano così luminosi e belli.

E Derek lo desiderava così tanto da far male.

Non poté impedirsi di chinare la testa e coprire le labbra di Stiles con le sue.

Fu una sensazione indescrivibile.

Aveva passato notti a fantasticare su quel momento, ma niente, niente, avrebbe retto il confronto con quello, con quello sfioramento di labbra, con la sensazione delle dita fredde di Stiles che gli scavavano le guance, con il calore del corpo dell'altro premuto contro il suo.

Fu l'esperienza più esaltante della vita di Derek.

Almeno per circa cinque secondi.

Capì subito che qualcosa non andasse. Le dita di Stiles scivolarono dal suo viso in maniera troppo passiva e Derek sentì il suo corpo abbandonarsi completamente contro il proprio, in modo innaturale.

Si staccò quanto bastava per vedere Stiles bianco come un lenzuolo, con gli occhi sbarrati e rovesciati all'indietro.

E immediatamente l'euforia venne sostituita dal panico.

-Stiles! - lo afferrò per le spalle, sorreggendolo e scuotendolo insieme – Cazzo Stiles! Svegliati! -

Meraviglioso.

Davvero meraviglioso.

Finalmente riusciva a baciare l'amore della sua vita e quello gli sveniva tra le braccia.

Come in uno stupido romanzo rosa.

Oh mio Dio.

Era come in quel libro babbano che Erica leggeva a Hogwarts, quello con i vampiri con l'illuminazione al neon.

Era il fottuto Edward Cullen della situazione e aveva appena fatto svenire la sua Bella Swan con uno stupido e patetico bacio senza lingua.

Stiles emise un lamento e Derek fu invaso del sollievo quando vide i suoi occhi tornare normali, anche se era ancora molto pallido ed era tenuto in piedi solo da Derek.

-Che... che è successo? -

-Sei fottutamente svenuto! - sbraitò Derek e sapeva che non fosse colpa di Stiles, ma era davvero troppo spaventato per calmarsi.

-Deve essere... deve essere per il sangue che ho perso in missione – sussurrò Stiles, chiudendo stancamente gli occhi.

Derek si diede dell'idiota.

Ovvio che non lo avesse fatto svenire con un bacio. Stiles stava andando da Lydia a prendere una pozione rimpolpasangue, prima che tutto quel casino scoppiasse.

-Stiles, rimani sveglio, devi rimanere sveglio!- esclamò Derek agitato, schiaffeggiandogli la guancia con la forza necessaria per far mugugnare Stiles e fargli aprire infastidito gli occhi.

-Dobbiamo andare da Lydia – decretò, cercando di trascinare Stiles via da quel corridoio.

Ci sarebbe riuscito senza nessuno sforzo, visto quanto l'altro fosse debole, ma la sua voce terrorizzata lo fece fermare.

-No! Lydia no, per favore! -

Derek si bloccò, guardandolo esasperato.

-Sul serio, Stiles? Sei mezzo morto e ti preoccupi di Lydia? -

-Per favore, Derek, per favore – mormorò Stiles confusamente, abbandonandosi contro il corpo dell'altro e posandogli la testa contro il petto.

Derek lo strinse, combattuto tra il suo desiderio di assecondare Stiles e la sua volontà di averlo immediatamente in forze e fuori pericolo.

-Va bene – disse infine, odiandosi – Andiamo a casa tua. Dovresti ancora avere qualche pozione di emergenza in casa. -

-Mike e Maggie – biascicò Stiles contro il suo petto. Ormai era talmente debole che Derek sorreggeva tutto il suo peso – Dobbiamo controllare Mike e Maggie. -

Derek imprecò, perché era così da Stiles preoccuparsi di Mike e Maggie mentre gli stava praticamente morendo tra le braccia.

-Sì, sì. Tutto quello che vuoi. Tieniti forte a me, d'accordo? Ci sto smaterializzando. -

Ma la presa di Stiles era troppo debole e Derek si vide costretto a prenderlo in braccio, terrorizzato all'idea di perderlo durante la smaterializzazione. Non aveva davvero bisogno che Stiles si spaccasse.

Diede un ultimo sguardo al viso pallido di Stiles, semi nascosto contro la sua spalla.

-Starai bene, cerca di resistere un altro po'. -

Stiles emise un flebile lamento e Derek decise di non perdere altro tempo.

Si smaterializzò con il solito schiocco rumoroso, stringendo forte il corpo di Stiles tra le braccia.

 

 

 

 

Smaterializzarsi con Stiles incosciente tra le braccia in mezzo al suo salotto davanti a due ragazzini spaventati, inaspettatamente non si rivelò l'idea migliore della vita di Derek.

-Oh mio Dio, è morto? -

-Cosa gli è successo?! -

-Non è morto e starà bene! - sbraitò Derek, cercando di aggirare Mike e Maggie che gli si agitavano intorno – Fatemi spazio, lasciatelo respirare! -

Con un po' di difficoltà riuscì a distendere il corpo di Stiles sul divano, mentre Mike e Maggie continuavano a sgusciargli accanto, preoccupati.

-È morto come mamma e papà e Susan? - domandò Mike piangendo disperato e Derek si concesse di distogliere per un secondo l'attenzione da Stiles per poter passare una mano tra i capelli rossi di Mike.

-Starà benone, devi solo fidarti di me – guardò Maggie, che era molto pallida ma non piangeva, sicuramente più lucida del fratellino – Maggie, vai in camera di Stiles e prendi il baule in fondo all'armadio e portalo qui. -

La ragazzina si affrettò ad obbedire correndo fuori dal salotto, con Mike alle calcagna.

Derek avrebbe potuto semplicemente lanciare un incantesimo d'appello, ma non voleva staccarsi neanche un secondo da Stiles.

Era seduto sul divano, con la testa del ragazzo sulle ginocchia, e stava cercando di fargli riprendere conoscenza schiaffeggiandogli piano il volto.

Quasi pianse di sollievo quando Stiles socchiuse gli occhi, con un flebile lamento.

-Ehi – sussurrò Derek frenetico, accarezzandogli rude la guancia – Ehi, non lasciarmi, okay? Continua a rimanere sveglio. Ti daremo la pozione e starai subito meglio. -

-Penso di essere svenuto per un po', Tassorosso – mormorò Stiles e Derek emise una risata strozzata davvero patetica e di cui si sarebbe vergognato, se non avesse avuto Stiles mezzo morto in grembo.

-Vaffanculo, stronzo. Mi hai fatto morire di preoccupazione. -

Stiles riuscì a fare una mezza smorfia sarcastica e Derek si sentì inondare dal sollievo.

-Andiamo. Mi è successo di peggio. Rischi del mestiere auror, no? -

-Non mi eri mai svenuto tra le braccia – gli fece notare Derek, senza smettere di accarezzargli la guancia.

Maggie e Mike tornarono in quel momento, trascinando ciascuno un manico del pesante baule.

Derek prese la bacchetta con la mano libera e li aiutò facendo lievitare il baule fino al divano. Lo aprì con un semplice alohomora e appellò una boccetta di rimpolpasangue.

Aiutò Stiles a mettersi seduto, sorreggendolo contro il suo petto, mentre Mike e Maggie si appollaiavano all'altro lato di Stiles, ansiosi e pieni di paura.

Avvicinò la boccetta alle labbra di Stiles, che aprì obbediente la bocca e lasciò che Derek lo aiutasse a bere.

Già alla terza sorsata Derek poteva dire che stesse meglio. Stiles finì di bere la pozione da solo, senza l'aiuto di Derek, e a ogni sorso sedeva un po' più dritto sul divano e prendeva colore sulle guance.

Una volta finita, Stiles lasciò cadere la boccetta vuota sul pavimento, pulendosi poi la bocca con il dorso della mano e sorridendo con i suoi stupidi occhi brillanti, come se avesse appena vinto al gioco più bello del mondo.

Derek lo avrebbe ucciso.

-Beh. È stato interessante. -

Immediatamente Mike e Maggie gli furono addosso con tanta veemenza che Derek fu costretto ad alzarsi dal divano.

Osservò stupito e un po' commosso i due bambini, uno premuto contro ogni lato di Stiles, abbracciati a lui in una palla tremante e singhiozzante.

Stiles li cullò, stringendoli a sé e sussurrando parole confortanti alle loro orecchie.

Sono solo preoccupato che Stilinski possa crollare, quando i ragazzi andranno via. È mancato poco che andasse a pezzi quando sua madre è morta, non posso permettermi che perda di nuovo la testa.

Fu quel pensiero a far agire Derek.

-Okay, basta così – esordì con tono più duro del dovuto, avvicinandosi al divano – Lo state soffocando e ha bisogno di respirare. -

Stiles gli lanciò un'occhiataccia da sopra i capelli di Maggie.

-Non mi danno fastidio – protestò, ma Derek aveva già sollevato Mike dalle ascelle e lo aveva posato per terra.

-Non importa, hai bisogno di riposare – ribatté con forza Derek, guardando in modo eloquente Maggie, ancora avvolta con forza intorno a Stiles.

La ragazzina gli lanciò un'occhiata rancorosa, ma scivolò un po' lontana da Stiles, asciugandosi con discrezione gli occhi.

Derek la guardò e si sentì un po' in colpa.

Non l'aveva mai vista piangere per i suoi genitori o per sua sorella, ma adesso ecco che piangeva per Stiles.

Derek non poteva permettere che Stiles e i bambini si affezionassero più di quanto avevano già fatto gli uni agli altri.

Avrebbe reso il distacco solo più fottutamente doloroso e Derek non poteva permettersi di riavere uno Stiles nelle stesse condizioni in cui era stato dopo la morte di Claudia.

Non avrebbe potuto sopportarlo.

-Come stai, Stiles? - pigolò Mike, accontentandosi di appendersi ai jeans di Stiles.

Stiles gli sorrise, allungandosi per accarezzargli i capelli.

-Alla grande, campione. Mai stato meglio. -

Derek sbuffò forte, ma non lo contraddisse.

-Che cosa è successo? - chiese Maggie, ancora molto pallida.

Stiles le strinse la mano in maniera confortante, scuotendo la testa.

-Niente, Maggie. Solo un piccolo incidente sul lavoro. Ma sto bene. Mi dispiace di avervi spaventato. -

Mike tirò rumorosamente su con il naso.

-Non venivate per pranzo e abbiamo pensato... abbiamo pensato che foste morti – confessò, piagnucolando.

-Mike! - lo riprese la sorella, imbarazzata, ma Stiles si limitò ad alternare lo sguardo dall'uno all'altra, stupito e commosso insieme.

Anche Derek si sentiva così, ma stava facendo del suo meglio per mantenere un'espressione impassibile.

-Avete pensato questo? - mormorò Stiles, tirando Maggie di nuovo vicino a lui e cercando di sollevare Mike in grembo.

Derek alla fine ebbe pietà e si chinò per sollevare il bambino e posizionarlo con delicatezza in braccio a Stiles.

-Va tutto bene – mormorò Stiles, stringendo di nuovo i ragazzi a sé e baciandogli i capelli – Tutto bene. Non vado... non andiamo da nessuna parte. Mai. Lo prometto. -

Derek avrebbe voluto dirgli quanto fosse stupido da parte sua fare quel tipo di promessa a due orfani. Avrebbe voluto dirgli che non potevano dirgli che sarebbero stati sempre con loro, perché non era vero, perché, come aveva detto Argent, non avrebbero potuto tenerli per sempre.

Ma scorse una luce vulnerabile negli occhi di Stiles ed era così raro scorgerla, che desistette dal dire quello che avrebbe voluto.

Invece, si avvicinò al divano e posò esitante una mano sulla testa scombinata di Maggie.

E la ragazzina, per la prima volta in assoluto, si girò di scatto e lo abbracciò forte, la testa affondata contro la sua maglia e le braccia strette intorno ai suoi fianchi.

Derek imprecò dentro di sé, ma non poté fare altro che ricambiare l'abbraccio, accarezzando con dolcezza i capelli di Maggie.

 

 

 

Derek sapeva di essere stato soffocante per tutto il giorno.

Ma non riusciva a impedirselo.

Era stato davvero troppo preoccupato per Stiles per riuscire a non essere insopportabile, adesso.

-Riesco a mettermi a letto da solo! - protestò esasperato, mentre Derek, ignorandolo, lo stava aiutando a sdraiarsi sotto le coperte.

-Dovresti dormire in un letto vero, non in un fottuto divano-letto – borbottò, scontento.

Stiles gli lanciò un'occhiata mezzo divertita e mezzo irritata.

-Derek, smettila di comportarti come se avessi subito un duplice trapianto al cuore. Sto bene. -

-Non ho idea di cosa tu stia dicendo, ma stai zitto – ribatté Derek con forza, sistemandogli con attenzione il cuscino dietro la testa.

Stiles rise piano, un suono che scaldò un po' il cuore a Derek.

-Giusto. Dimenticavo che sei uno spocchioso purosangue che non sa niente di chirurgia babbana. -

-Zitto – ripeté Derek, ma il suo tono era fastidiosamente morbido.

Stiles sospirò, sorridendogli con gli occhi.

Batté allegro una mano sulla parte vuota di materasso accanto a lui e Derek si lasciò sfuggire un piccolo sorriso esasperato.

-Avanti, Sourpuff. Smetti di fare la crocerossina e vieni a letto. È stata una giornata dura anche per te. -

Derek non protestò, lasciandosi scivolare con attenzione vicino a Stiles, attento a non scontrarlo in nessuna maniera.

Il ragazzo se ne accorse e gli scoccò l'ennesimo ghigno esasperato.

-Non sono fatto di cristallo, Derek. -

Derek scosse la testa, incapace di dirgli a parole cose avesse significato per lui vederlo incosciente e pallido tra le sue braccia. Invece, si rannicchiò su un fianco, il viso rivolto verso l'altro.

Stiles imitò la sua posizione, in modo che fossero faccia a faccia.

-Non farlo mai più – mormorò Derek, con un'espressione seria e terribile.

Stiles sbuffò un sorriso, gli occhi che brillavano luminosi nella penombra.

-Cercherò di non prendere più un incantesimo tagliuzzante da un vampiro, promesso. -

Derek annuì, prendendo assolutamente sul serio lo scherzo dell'altro.

-Bene. O dovrò ucciderti. -

Stiles scoppiò a ridere e questo, finalmente, fece sentire Derek un po' meglio.

-Solo tu puoi suonare minaccioso e tenero insieme, Sourpuff. -

-Come ti senti ora? - lo ignorò Derek, squadrandolo preoccupato.

Stiles gli sorrise con dolcezza. Non sorrideva mai in quel modo, solo quando Derek faceva particolarmente il “tassorosso senza speranze”, qualsiasi cosa volesse dire.

-Benone. Quella pozione ha funzionato alla grande. -

Derek esitò, sentendosi improvvisamente tutto caldo.

-E... ricordi cos'è successo prima di svenire? -

Stiles lo fissò, adesso serio.

-Certo. Mi hai baciato. -

Lo aveva detto con un tono strano, quasi sommesso. Derek non riusciva in alcun modo a ricambiare il suo sguardo.

-Mi dispiace – borbottò, fissando un punto a caso del muro dietro la testa di Stiles.

Lo vide scuotere la testa con la coda dell'occhio.

-Non scusarti – Stiles sembrò esitare, il suo odore si era fatto cauto e nervoso – Posso chiedere cosa significasse per te? -

Derek si sentì sprofondare nel panico. Non poteva dirgli la verità. Non dopo che aveva appena scoperto di Lydia e aveva il cuore spezzato.

Stiles non si meritava di dover fare il conto anche con gli stupidi sentimenti non corrisposti di Derek.

-Niente – disse quindi, velocemente, passandosi la lingua sulle labbra – Era l'adrenalina. Sai, la scazzottata con Jackson, il nostro litigio, tu che sei stato ferito in missione. Eri... eri troppo vicino e mi è venuto spontaneo. E poi il lupo pazzo... insomma è successo. Ma è tutto qui. Non significa niente. -

Stiles rimase in silenzio così a lungo, che Derek fu costretto a sollevare gli occhi nei suoi.

Gli occhi di Stiles erano indecifrabili, ma sorrideva.

-Certo, immaginavo, tranquillo. Adrenalina. Anche per me non significava niente. -

Lo so, pensò Derek, un po' depresso. Non aveva nemmeno bisogno di controllare i battiti di Stiles per sapere che non stava mentendo.

-Ehi – lo richiamò Stiles con dolcezza, strisciando più vicino – Tutto bene? Ti sei incupito. -

Derek gli lanciò una rapida occhiata, imbronciato.

-Sono sempre cupo – borbottò, facendo ridere l'altro.

-Vero. Un piccolo tasso imbronciato e tenero, ecco cosa sei – mormorò, con affetto.

Derek scosse esasperato la testa, mentre Stiles gli scoccava uno di quei sorrisi luminosi che lo facevano sentire in pace con se stesso.

-Dormi, Sourpuff. Domani ci aspetta una lunga giornata. -

Derek annuì, fingendo di chiudere gli occhi.

Ma non appena sentì il respiro di Stiles farsi pesante, li aprì di nuovo, fissandolo intensamente e controllando in modo compulsivo i battiti del suo cuore, per essere sicuro che stesse davvero bene.

Non riuscì a prendere sonno finché Stiles, con un mugugno assonnato, allungò una mano e gli strinse con forza il davanti della maglietta.

Solo allora Derek si sentì abbastanza tranquillo da abbandonarsi al sonno, la mano sovrapposta delicatamente a quella di Stiles.

 

 

 

Derek non poté fare a meno di lanciare un'occhiata apprensiva a Stiles, mentre varcavano le porte del dipartimento.

-Sei sicuro che non ti giri la testa? Non hai nausea? La vista è nitida?-

Per tutta risposta, Stiles scoppiò a ridere, aumentando la convinzione di Derek che fosse un deficiente.

-Derek, smettila! Quante volte dovrò dirti che sto bene? -

Non una di troppo, pensò Derek, senza perderlo di vista.

Non era solo colpa sua, comunque.

Il lupo era sempre più protettivo e possessivo nei confronti di Stiles e quello che era successo il giorno prima non aveva fatto altro che agitarlo di più.

-Penso solo che avresti potuto stare a casa a riposarti. Non sarebbe morto nessuno – borbottò, imbronciato.

Stiles gli lanciò un'occhiata divertita.

-Sarei morto io, Tassorosso! Di noia! È incredibile che tu non mi conosca affatto! -

-È proprio perché ti conosco che mi ero fatto spedire tutto il cofanetto di Star Wars da Boyd. Almeno avresti avuto qualcosa da fare, a casa. Al sicuro. -

Stiles rise di nuovo e Derek avrebbe voluto irritarsi, ma Stiles aveva una risata fottutamente carina.

-Sai, è inquietante il fatto che tu abbia questo aspetto tenebroso e poi tu sia semplicemente... -

Ma Derek non seppe mai cosa fosse semplicemente, perché Stiles si bloccò di colpo, facendolo quasi finire addosso alla sua schiena.

-Stiles, che cazzo... -

Ma si interruppe anche lui non appena mise a fuoco la scena da sopra la spalla di Stiles.

Jackson e Lydia erano in piedi vicino alla caraffa di caffè dell'area relax. Erano molto vicini e Lydia teneva una mano sulla guancia del ragazzo, mentre Jackson giocava distrattamente con una ciocca di capelli di Lydia.

Derek provò un certo compiacimento nel constatare che Jackson fosse ridotto piuttosto male. Ancora non avevano inventato un incantesimo per nascondere i lividi, a quanto sembrava.

A un certo punto, Lydia voltò appena la testa verso di loro e spalancò gli occhi, mortificata.

-Stiles! - esclamò con un tono di voce sorprendentemente morbido, facendo scivolare con delicatezza la mano dalla guancia di Jackson.

Derek non poteva vedere Stiles in faccia, ma poteva vedere quanto fossero rigidi i muscoli del collo e come fossero serrate le sue mani lungo i fianchi.

-Stiles, possiamo parlare? Per favore? - domandò Lydia, facendo un piccolo passo verso di loro.

Jackson continuò a mantenersi un po' a distanza, evitando accuratamente lo sguardo di Derek.

In qualsiasi altro momento l'ego di Derek si sarebbe gonfiato, ma adesso era troppo preoccupato per Stiles per rallegrarsi di aver preso a botte Jackson.

-Scusa Lydia – riuscì a dire Stiles, con voce roca, dopo quelle che parvero ore – Ma ho un sacco di lavoro da fare. -

-Stiles... - cominciò Lydia, con quella che sembrava una voce addolorata, ma Stiles non le diede modo di dire niente, affrettando il passo verso il loro ufficio e allontanandosi da loro.

-Stiles! - Lydia fece per seguirlo, ma Derek le bloccò la strada, squadrandola con freddezza. Lydia ricambiò immediatamente con uno sguardo sprezzante, inarcando le sopracciglia perfette.

-Penso che gli dovresti lasciare dello spazio – disse Derek, cercando di mantenere un tono calmo.

-Ehi, chi ti credi di essere, lupo pazzo?! -

Jackson si fece avanti, bellicoso, ma bastò un solo sguardo da parte di Lydia per bloccarlo.

-Jacks, non ti sono bastate le botte di ieri? Ci penso io qui – disse decisa e Derek quasi provò ammirazione.

Perlomeno, sembrava sicuramente più sveglia di Jackson, anche se non meno stronza.

Lydia riportò gli occhi in quelli di Derek, con un'espressione dura.

-Penso di avere il diritto di spiegarmi con Stiles. -

Derek inarcò le sopracciglia.

-Perché? Lo hai sempre trattato di merda e adesso improvvisamente ti importa di lui? - domandò, gioendo internamente quando la vide sobbalzare, colpita.

-Non sapevo che provasse qualcosa per me. Non davvero – disse piano e Derek scoppiò in una risata sarcastica, senza dubbio imparata da Stiles.

-Beh, saresti stata l'unica in tutto il mondo a non saperlo – la sua voce suonava amara alle sue stesse orecchie, ma non poteva farci niente – Era chiaro come il sole che fosse innamorato di te. Hai solo deciso che non ti importava. -

Lydia rimase in silenzio, lo sguardo indecifrabile e pensieroso.

Derek si esibì in un sorriso fasullo, facendo un passo indietro.

-Ora scusami, ma abbiamo davvero molto lavoro da fare – lanciò uno sguardo sereno a Jackson, che lo stava fissando con odio – È sempre un piacere, Whittemore. -

Jackson biascicò qualche insulto rabbioso, ma Derek si stava già allontanando a passo svelto, del tutto intenzionato a raggiungere Stiles prima che decidesse di annegare i suoi dolori nel whisky incendiario.

In quello era molto simile a Peter. E spiegava perché andassero così d'accordo, oltre per la passione nel prendersi gioco di Derek, che avevano in comune.

Non appena varcò la porta dell'ufficio, Stiles gli fu addosso, gli occhi pieni di ansia e una buffa espressione di disapprovazione sul volto.

-Perché ci hai messo così tanto? Avresti dovuto sostenermi nella mia uscita di scena drammatica, non lasciarmi andare da solo come un idiota!-

Derek inarcò un sopracciglio, allontanando delicatamente Stiles mentre controllava con discrezione il suo battito cardiaco, giusto per assicurarsi che non gli stesse venendo un infarto.

-Stiles, ti ho raggiunto circa due minuti dopo. -

-Beh, due minuti di troppo! - esclamò Stiles ed era talmente ridicolo che Derek ridacchiò piano.

Tutta l'espressione di Stiles si addolcì di colpo.

-Ah, lascia perdere. Non ce la faccio ad avercela con te quando fai emergere il tuo lato da tasso – borbottò imbronciato, allontanandosi verso la scrivania di Derek e issandosi sopra, con totale noncuranza di tutte le cose che c'erano appoggiate.

Derek scosse la testa con un piccolo sorriso rassegnato, sedendosi invece sulla propria sedia.

-Se ti può consolare, Jackson ha un aspetto orrendo - disse poi, con tono stranamente allegro.

Stiles cercò di guardarlo male, ma Derek avrebbe potuto dire anche ad occhi chiusi che stesse disperatamente lottando contro un sorriso.

-Non mi consola, Derek. È stata una cosa stupida da parte tua attaccarlo, non dovresti andarci fiero. -

Derek inarcò un sopracciglio, un po' imbronciato.

-L'ho fatto nero – brontolò e Stiles non riuscì più a trattenere una risata.

-Okay, puoi andarci un po' fiero – si corresse, con un sorriso luminoso e indulgente, che restituì l'allegria a Derek.

Rimase a fissare un po' Stiles, che stava giocherellando con una statuina che gli aveva portato Cora da Parigi, poi trovò il coraggio di chiedergli quello a cui aveva pensato per buona parte della notte.

-Ieri Jackson ha detto che... quello che hai fatto con Lydia, lo avevi già fatto in passato. Sceglierti una persona che non ricambia i tuoi sentimenti – fece una pausa, notando con apprensione come Stiles si fosse lievemente irrigidito – Di chi parlava? -

Dopo un lungo istante in cui Derek si maledì per essersi spinto troppo oltre, Stiles sospirò profondamente, portando lo sguardo su Derek. Non sembrava arrabbiato o infastidito, per fortuna, solo un po' triste.

Il che forse era anche peggio, perché Derek odiava quando Stiles era triste. Succedeva così di raro che non sapeva mai come comportarsi. Era Stiles quello che riusciva sempre a fargli tornare il sorriso con una sola faccia buffa. Derek era più il tipo che si limitava a grugnire delle consolazioni o prendeva a botte la persona che lo aveva reso triste, ma Stiles non si era mai lamentato finora.

-Un ragazzo per cui ho avuto una cotta abbastanza... abbastanza devastante, ecco. A Hogwarts – rispose Stiles con un sorriso un po' teso, passandosi una mano sul retro del collo.

Immediatamente, il cervello di Derek mise insieme tutti i pezzi.

-La tua cotta di quando avevi quattordici anni? - domandò atono.

Stiles annuì, dondolando nervosamente le gambe nel vuoto.

-Già, proprio lui. -

-E come è andata tra voi? - domandò curioso, senza riuscire a impedirselo.

Stiles gli lanciò una lunga e strana occhiata calcolatrice prima di rispondere.

-Beh, in nessun modo. Non mi ha mai notato. Un giorno provai a parlargli, ma gli dissi a malapena ciao che mi mandò al diavolo e mi disse di levarmi di torno. Non mi ha nemmeno guardato - la sua espressione era triste, Derek non lo sopportava -Ero come... invisibile. -

Derek lo guardò incredulo, sentendo une lenta rabbia montargli in petto mentre il lupo ringhiava furioso. Inoltre, un mondo in cui Stiles potesse risultare invisibile gli sembrava francamente assurdo. Derek lo avrebbe notato anche in mezzo a una folla urlante.

-Tutto qui? Ti ha mandato al diavolo e non si è mai scusato? -

-Beh, tecnicamente mi ha augurato di andare in pasto ai troll – precisò Stiles, con gli occhi che brillavano in modo strano in quelli di Derek – Sai, purosangue. -

-Che razza di stronzo! - sbottò Derek, senza riuscire a trattenersi.

Stiles sembrò sorpreso dalla sua rabbia, il che era un po' deprimente per Derek. Non riteneva che la loro amicizia fosse abbastanza forte, dopo quattro anni, da rendere legittima la sua indignazione?

-Lascia stare, ormai è acqua passata. Non ci penso quasi più – disse poi, con un sorriso che però non gli raggiunse gli occhi.

Derek lo guardò, arrabbiato.

-Rimane comunque un deficiente -

Stiles d'un tratto scoppiò a ridere, facendo imbronciare Derek ancora di più.

-Sì, immagino che tu abbia un pochino ragione – disse infine Stiles, con un ghigno storto.

Ho ragione. Nessuno con un minimo di intelligenza ti rifiuterebbe.

Questo Derek però lo pensò e basta, troppo emotivamente costipato per dirlo ad alta voce.

Stiles lo guardò, aumentando il suo ghigno.

-Forse Jackson non ha tutti i torti, comunque. Dovrei cominciare a uscire con persone a cui veramente interesso – buttò fuori una piccola risata, mentre il cuore di Derek perdeva un colpo. Possibile che si riferisse...

-Dovrei dire di sì ad Isaac per quel caffè, dopotutto. -

Derek gelò completamente.

Il lupo cominciò a ringhiare piano, minaccioso.

-Cosa? - domandò, cercando di mantenere un tono neutro.

Stiles si strinse nelle spalle, senza perdere quell'aria divertita che incomprensibilmente faceva venire voglia a Derek di prendere a pugni qualcosa.

O Isaac.

-Penso che abbia una cotta per me. Mi ha chiesto di uscire un mese fa, ma io gli ho detto di no perché, lo sai, Lydia. Comunque è stato piuttosto adorabile – Stiles rise di nuovo, in una maniera così soffice che Derek sentì ribollire la rabbia nelle vene – È proprio un tasso senza speranze. Era tutto rosso, balbettava e non riusciva a guardarmi negli occhi. Mi è un po' dispiaciuto respingerlo, in effetti. -

Okay, questo era troppo. Non solo Stiles si mostrava pentito all'idea di non essere uscito con Isaac, Isaac, ma lo aveva pure chiamato tasso.

Tasso.

Questo era il modo in cui chiamava Derek, non Isaac Sciarpa Perenne Lahey.

Per cui Derek non si stupì più di tanto, quando il lupo decise di palesarsi.

Stiles invece balzò giù dalla scrivania, guardando sbalordito le zanne e gli artigli di Derek in bella mostra e i suoi occhi di un giallo luminoso.

-Derek, calmati! - ansimò, facendo il giro della scrivania fino a trovarsi di fronte a Derek.

Derek avrebbe voluto dire a Stiles di stargli lontano, perché aveva evidentemente perso il controllo del lupo e non voleva fargli del male, ma tutto quello che riusciva a fare era emettere un ringhio basso e minaccioso.

Visto che Stiles era un masochista idiota e leale in modo irritante, ovviamente si inginocchiò di fronte a Derek, ignorando il fatto che ormai fosse parzialmente trasformato.

Gli mise le mani sulle ginocchia e Derek sentì subito il lupo alzare la testa, attento e un po' più calmo.

-Ehi, sourpuff. Calmati – sussurrò, accarezzandogli le gambe e guardandolo negli occhi – Smetti di fare il lupo pazzo. -

A ogni carezza di Stiles, Derek sentiva di riacquistare un po' più di controllo di sé.

Capì di essere tornato alla normalità, quando Stiles gli rivolse un grosso sorriso sollevato.

-Ehi. Bentornato. -

Derek evitò lo sguardo di Stiles, sentendosi imbarazzato e a disagio.

-Scusa – borbottò, con voce roca.

Vide Stiles scuotere la testa con la coda dell'occhio.

-Non devi scusarti. Starai meglio quando troverai il tuo compagno. Non è colpa tua. -

Invece sì, pensò Derek, sentendosi profondamente in colpa.

Avrebbe dovuto parlare con Stiles. Era quello che tutti continuavano a dirgli, Peter, Argent e persino il suo lupo pazzo.

Stiles meritava di sapere cosa stesse succedendo, meritava di sapere perché non poteva semplicemente trovare il suo compagno di vita.

Ma aveva troppa paura di come Stiles avrebbe reagito alla notizia di essere proprio lui quel compagno.

Derek aveva sopportato molto cose brutte nella sua vita.

Ma non pensava che avrebbe mai potuto sopportare di perdere Stiles.

-Derek, comincio a essere preoccupato – sussurrò Stiles e il suo tono era così stranamente serio che Derek non poté fare a meno di riportare lo sguardo su di lui – Cominci a perdere il controllo sempre più spesso e in modo sempre più violento. Ho paura che tu possa farti male. -

Derek emise un grugnito incredulo, mentre il suo cuore accelerava a dismisura.

-Ti preoccupa che io possa farmi del male? Una persona sensata avrebbe paura che io possa fare del male agli altri. A te. Sono io il licantropo, Stiles. Sono io il mostro. -

Stiles scosse la testa, stringendogli le ginocchia e guardandolo quasi con rabbia.

-Non dire più queste stronzate. E non me ne frega un cazzo degli altri. Sono un serpeverde, mi preoccupo solo delle persone a cui tengo. Quindi, indovina un po', è di te che mi preoccupo, Tassorosso. -

Derek gli rivolse un'espressione quasi vuota, ma il suo cuore continuava a battere in modo assurdamente forte.

-Non ti devi preoccupare – disse infine, riuscendo con molta difficoltà a vincere il proprio disagio emotivo per poter sovrapporre una mano di Stiles con la propria.

Stiles la strinse subito e Derek lo maledì internamente, perché di questo passo gli sarebbe scoppiato il cuore e avrebbe avuto la morte più patetica di sempre.

-Promettimi che prenderai sul serio questa storia di trovare il tuo compagno, Derek – mormorò Stiles, serissimo, gli occhi che bruciavano in quelli di Derek – So che siamo impegnati con il caso dei mangiamorte e con Maggie e Mike, ma mi devi promettere che ti prenderai cura di te. Non posso vederti perdere il controllo così ogni volta. Non capisci l'ansia che provo per te. -

E Derek avrebbe potuto dire molte cose.

Avrebbe potuto dire a Stiles che non era colpa sua se il suo compagno fosse anche l'unica persona a cui non poteva dirlo.

Che non poteva credere che pensasse che Derek lo bacerebbe solo sotto l'effetto dell'adrenalina e non sempre, sempre, sempre.

Che era stupido da parte di Stiles essere in ansia per un licantropo che avrebbe potuto farlo fuori con un solo morso.

Ma più di tutto, avrebbe solo voluto dire a Stiles quanto fosse scioccamente e profondamente innamorato di lui.

-Te lo prometto – disse solo, godendosi per un istante la luce calda e fiduciosa negli occhi di Stiles e cercando di respingere il senso di colpa che risaliva amaro nel suo stomaco.

 

 

ANGOLINO

 

Ciao!

Innanzitutto, buona Pasqua a tutti anche se in ritardo!

Secondo, grazie di cuore a chiunque stia leggendo questa storia, so che vi sto facendo penare e che ormai questi sterek sono imbarazzanti (sono consapevole che ormai manca solo il segnale luminoso con scritto EHI IO TI AMO), ma abbiate pazienza!

Un grazie speciale alle mie cicce, come al solito. Vi amo <3

Un bacio a tutti,

Fede <3

ps: aggiornamento notturno così domani mattina si prova a studiare ahahah

  
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