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Autore: miss yu    17/04/2021    2 recensioni
Sam e Bucky sulle tracce dei Flag-Smashers, condividono un’intimità non voluta né cercata e nelle notti passate uno accanto all’altro nascosti dal buio, si rivelano per quello che sono realmente, abbassando le proprie difese personali e decidendo di essere se stessi.
Liberamente ispirato a TFATWS.
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Some Nights.



1.Madripoor.


C’è una notte calda e bugiarda che preme contro i vetri di un albergo che ha visto tempi migliori;
c’è il sospiro sottile di un condizionatore d’aria che a volte si inceppa come se tenesse il fiato;
c’è una striscia di luce, fredda ma vischiosa che sguscia tra le tende e lascia macchie azzurrine sulle pareti e sul pavimento;
c’è un letto matrimoniale con lenzuola stropicciate e cuscini sprimacciati, su cui giace un corpo che ha la mollezza del sonno;
c’è una coperta stesa a terra contro la parete, un cuscino e un uomo che ha muscoli tesi e contratti e pelle sudata e gambe impigliate nelle lenzuola, dorme ma sembra combattere.

****

Bucky sbarra gli occhi di botto e contemporaneamente è già seduto, trattenendo in fondo alla gola un ansito più profondo degli altri.
Tende le orecchie guardandosi attorno immobile, lo sguardo dà forme bizzarre a ciò che lo circonda, le piastrine fredde sul torace sono le uniche cose reali.
Il silenzio amplifica il lieve russare dell’uomo steso sul letto, Bucky si passa le dita della mano destra tra i capelli arruffati e si sfrega gli occhi, poi libera le gambe dal lenzuolo e con un movimento fluido e rapido si alza e apre la porta del bagno, senza provocare neppure uno spostamento d’aria.
Si chiude la porta alle spalle con cura e accende la luce. Si fissa un attimo nello specchio senza empatia ne compassione, si sciacqua il viso con acqua che dovrebbe essere fredda ma è brodaglia tiepida e non scaccia le immagini che continuano implacabili a scorrere sulla retina.
Quando rientra qualcosa nella stanza è cambiato: l’uomo che dovrebbe dormire nel letto matrimoniale è seduto e ha già le gambe giù dal materasso, pronto a scattare in piedi.

***

“Che succede?” la voce di Sam è arrocchita dall’unica traccia di sonno rimastagli attaccata.
“Niente, torna a dormire.”
La risposta di Sam è un’abat-jour accessa che spande luce gialla sul comodino e su poco altro.
“Spegni quell’affare” Bucky afferra la t-shirt abbandonata accanto al giaciglio che sembra preferire al letto e se l’infila rapido, ma Sam scorge cicatrici ipertrofiche che seguono il contorno metallico della protesi.
“Incubi?” chiede spostando lo sguardo, ma lasciando la luce accesa.
Bucky si rabbuia e quella ruga che ha tra le sopracciglia si approfondisce: “Perché diavolo pensate tutti che io abbia incubi?”
“Forse perché ti svegli di soprassalto, sudato e ansimante e poi non riesci più a riprendere sonno?”
“Da domani voglio una stanza singola, non siamo in gita scolastica.”
“Pensi che io ci tenga a dormire con te? E’ l’unica camera che abbiamo trovato, ci stanno cercando, abbiamo una taglia sulla testa… Devo continuare?”
Bucky sbuffa: “Spegni, voglio dormire.”

***

Bucky si è ritirato nell’ombra come un animale ferito, fissa le lame di luci che scivolano tra le tende e creano giochi sul muro, teso a cogliere il momento in cui il respiro di Sam tornerà quello regolare e profondo del sonno, ma Sam sposta i cuscini, li addossa contro la spalliera del letto e vi si appoggia. Bucky può vedere tutta la scena anche se è buio.
“Vorrei farti una domanda… personale…”
Bucky non risponde, spera di scoraggiare così qualsiasi velleità di Sam a tornare a fare il counselor proprio con lui, ma sa già che sarà inutile.
“Quelle piastrine che porti al collo… Di chi sono?”
Bucky stringe automaticamente le piastrine tra la mano.
“Di Steve… Me le ha lasciate prima di andarsene.”
“Con il taccuino?”
“Già ed ora vorrei cercare di dormire se non ti spiace.”
Come non detto.
“Cos’era per te Steve?”
Così diretta quella domanda non se l’aspettava proprio, ma la voce di Sam ha intonazioni profonde e gentili, sembra incoraggiarlo a lasciarsi andare, ma lo fa con delicatezza come se conoscesse tutta la fragilità che tiene così accuratamente nascosta.
“Non ci sei stato allo Smithsonian?” bluffa, - Non hai letto la mia storia? Non ci hai visto ridere io e Steve in quel vecchio filmato?- aggiunge solo per sé con rabbia ingiustificata.
“Come tutti ovvio, ma non è questo che ti ho chiesto.”
Potrebbe rispondergli: “Il mio compagno d’infanzia, il mio migliore amico, mio fratello, il mio Capitano” e sarebbe più che sufficiente a spiegare il suo rispetto, la sua devozione, la sua fede in Steve, ma si è ripromesso a qualsiasi costo di non essere più qualcuno diverso da se stesso.
“Ero innamorato di lui” mormora.
Il silenzio dura solo qualche secondo, poi la voce di Sam continua con lo stesso tono, senza nessuna esitazione o incrinatura.
“E lui?”
“Lui amava Peggy.”


Nota: Tutto è nato da un particolare abbastanza irrilevante guardando TFATWS -Ma di chi sono le piastrine che Bucky porta al collo?- Non le sue, presumo che l'Hydra non gliele abbia tenute da parte, e allora di chi? Da qui è partito lo sclero che mi ha spinto a scrivere questa storiella. Buona lettura a chi shippa Sam/Bucky e anche a chi no.
  
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