Storia
di una crisi di mezza estate
All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for their daily races
Going nowhere, going nowhere
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I want to drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow
La radio
che trasmetteva Mad World di Gary Jules sembrava
voler sparare sulla Croce Rossa. E non cambiare stazione era puro masochismo.
Anche la musica, come sempre, descriveva il suo stato d’animo.
Kagome
sospirò per l’ennesima volta, visualizzando per la quarta volta lo stesso sito
di annunci di lavoro.
Fece
scorrere di nuovo la rotellina del mouse sino a fine della pagina. Nessun annuncio
nuovo. Nessun Feedback sul suo Curriculum Vitae.
And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world
Ricacciò
il groppo in gola con un altro sorso di Red Bull. Quel mix di taurina e di
caffeina tanto decantato dalla televisione non sembrava sortire nessun effetto
sulla sua apatia. Certo, non sperava di spiccare il volo improvvisamente, ma
almeno una leggera flessione energetica se l’aspettava.
E
invece, aveva preso una fregatura anche con quella bibita. Come se non ne
prendesse abbastanza nella sua vita. Finì la lattina tutta d’un colpo e la
cestinò, lanciandola distrattamente nel piccolo bidone, senza preoccuparsi di
una goccia ambrata che era schizzata sulla piastrella della cucina.
Abbattuta,
stanca, sulla via della depressione. Non gliene andava bene una. Del lavoro che
sembrava sicuro non c’era rimasta che la busta con la liquidazione, appoggiata
sullo scaffale della libreria del microscopico salotto, insieme ai Curriculum
da inviare a destra e a manca e ad una rivista di ricerca lavoro che ormai
conosceva a memoria.
Children waiting for the day
they feel good
Happy Birthday, Happy Birthday
Made to feel the way that every child should
Sit and listen, sit and listen
Went to school and I was very nervous
No one knew me, no one knew me
Hello teacher tell me what's my lesson
Look right through me, look right through me
Della
sua piccola utilitaria di terza mano non rimanevano che un paio di portiere,
dopo che un furgoncino non aveva rispettato una precedenza. Ne era uscita
incredibilmente illesa, seppur piangente come una vite tagliata, ma di certo
anche quel piccolo incidente, che solo un paio di mesi prima sarebbe stato il
modo più convincente per cambiare auto, le era piombato addosso come un
macigno, un problema enorme, uno scoglio insuperabile.
And I find it kinda funny
I find it kinda sad
The dreams in which I'm dying
Are the best I've ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It's a very, very mad world mad world
E
a nulla era servito che Inuyasha, il suo ragazzo che si stava comportando come
un angelo in quel periodo, le avesse quasi trovato un usato da occasione,
grazie all’officina meccanica per cui lavorava, e che chiedesse ad ogni suo
cliente se la ditta in cui lavorava cercava impiegate.
Periodo
di crisi, sommato al periodo estivo, equivalevano ad un periodo di magra.
“Vedrai,
a settembre troverai quello che cerchi” cercava di consolarla ogni sera prima
di addormentarsi, baciandola sulla fronte e cingendole la vita sottile con il
braccio.
Ma
intanto la sua ricerca non stava dando alcun frutto, e Kagome non riusciva a
trovare un briciolo dell’ottimismo che la caratterizzava. Quasi non si
riconosceva più allo specchio, e cercava di uscire il meno possibile. Non aveva
voglia né di vedere i suoi amici, né di passeggiare per le strade assolate.
Si
guardò attorno, nel piccolo appartamento in affitto che condivideva con
Inuyasha dall’inverno precedente.
Una
cucina microscopica, un salottino in cui avevano incastrato un divano e un
mobile della televisione con tanto di libreria, un bagno con un oblò al posto
della finestra e una camera da letto con un armadio che conteneva a fatica i
loro vestiti.
Ecco
tutto ciò che si potevano permettere. Con due stipendi, però. E tra un mese
anche i suoi risparmi sarebbero finiti.
Si
sentiva soffocare tra quelle quattro mura gialline, unica personalizzazione che
il padrone di casa aveva concesso loro.
“Beh,
abbiamo un appartamentino piccino piccino, stiamo
vicini perché ci vogliamo bene!” scherzava i primi tempi, sentendosi serena e
realizzata. Credendo che tutto sarebbe andato per il meglio, che il contratto a
tempo determinato si sarebbe trasformato magicamente in uno stabile e ben
remunerato.
Ed
invece si sbagliava.
Sbuffò
di nuovo. Ripensare alla serenità perduta le faceva montare una rabbia
indescrivibile. Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da fare, qualsiasi
cosa, purché la distraesse dal flusso grigio dei suoi pensieri e dalla sua
infruttuosa ricerca.
Devo pulire il bagno. Si ricordò, alzandosi dalla
sedia, per dirigersi verso la piccola stanzetta. Prese il detergente e la
spugna ed aprì l’oblò, per cambiare aria. Cosa inutile. La canicola estiva non
faceva trapelare un singolo filo d’aria. Trascinò la piantana del ventilatore
acceso, solitamente posizionato in un angolo della sala o nella camera da
letto, sulla soglia del bagno. Almeno non sarebbe svenuta dal caldo.
Iniziò a
far scorrere l’acqua nel lavandino. Inuyasha aveva la pessima abitudine di
lasciare tracce di dentifricio, alla mattina, ovunque. Come un bambino, si
lavava i denti a labbra aperte davanti allo specchio, schizzando per tutto il
bagno.
Chiuse
improvvisamente il rubinetto quando le parve di aver sentito un trillo dalla
cucina. Si avvicinò al computer, pensando che quello era il classico richiamo
delle e-mail. Mentre una flebile speranza si faceva largo attraverso i polmoni,
cliccò sull’icona della posta elettronica.
Imprecò
quando vide che la mail era stata inviata da Sango e che aveva come oggetto e
contenuto link di annunci di lavoro. “Ciao
Kagome! Stai un pochino meglio oggi? Ho visto questi due annunci e ho pensato
che potrebbero esserti utili! – Bacioni!”
Fanculo a Sango e al suo perfetto e
stabilissimo posto di lavoro in banca, borbottò, aprendo i link uno dopo
l’altro, inspiegabilmente nervosa verso la sua amica che cercava solo di
aiutarla.
Rispose
agli annunci frettolosamente, anche se non le sembravano per niente inerenti
alla posizione che lei cercava, sicura che l’invio dei suoi curriculum sarebbe
caduto nel vuoto.
Stava
per abbandonare nuovamente il portatile, quando il solito trillo le annunciò
un’altra mail.
Toh!
Questa era curiosa. Il mittente era nientedimeno che Kagura,
la fidanzata del fratello (anzi, fratellastro, come puntualizzava sempre) di
Inuyasha. L’aprì, incuriosita dall’oggetto: “Revisione Audi.”
“Ciao Kagome, Sesshomaru
mi ha chiesto se lascio da voi l’Audi. E’ già d’accordo con Inuyasha per la
revisione, ma non riesce a portargliela in officina stasera. Se sei a casa oggi
pomeriggio la porto. Fammi sapere, ciao.”
E da
quando in qua la sua snobbissima pseudo cognata faceva
da segretaria a Sesshomaru? Mah, il mondo iniziava
davvero a girare in modo strano. Le rispose che era a casa per tutto il
pomeriggio, e che poteva passare quando voleva.
Si
rialzò per tornare alle sue faccende domestiche. Fece appena in tempo a pulire i
sanitari e a passare l’aspirapolvere che suonò il campanello d’ingresso. “E
adesso? Chi è che rompe?”
Alzò la
cornetta del citofono e ci rimase letteralmente di stucco, quando a risponderle
fu proprio Kagura. Non erano nemmeno le quattro del
pomeriggio, che diavolo ci faceva in giro la figlia segreta di Stakanov? Aprì il portone d’ingresso e si fiondò in bagno a
darsi una sistemata ai capelli, a gettarsi un velo di trucco addosso e a
cambiarsi pantaloni e maglietta. Cercare di essere presentabile, agli occhi di
uno dei due parenti più scomodi di Inuyasha era un obbligo morale che si era
sempre imposta. Si impose addirittura una faccia neutra e quasi serena. Ai
limiti del possibile, comunque.
Quando
aprì la porta alla donna ci rimase doppiamente di stucco. Non ricordava neppure
per un momento di averla vista in un abito diverso da Tailleur o simili
vestiti. Neppure nel tragicomico Natale precedente, a casa dei genitori di
Inuyasha, si era concessa un abbigliamento lievemente meno elegante. Sia lei
che Inuyasha pensavano che anche le sue ciabatte da casa avessero il tacco a
spillo.
Incredibile
trovarsi davanti ad una Kagura vestita in jeans,
casacca fiorata in stile anni ’70 e sandali dalla zeppa quasi inesistente. Una
coda di cavallo e un paio di occhiali carrera viola
completavano l’abbigliamento.
“Permesso?”
domandò la donna, interrompendo lo stupore della ragazza, che le fece cenno di
entrare, per poi chiudere la porta alle sue spalle.
“Ciao
Kagura, pomeriggio libero?” le domandò, cercando di
vestire un sorriso neutrale, mentre l’altra si era sollevata gli occhiale e
frugava nella borsetta alla ricerca delle chiavi.
“Uh?
Si, diciamo di si.” Trovò le chiavi dell’Audi Roadster del fidanzato e gliele
porse. “Mi sono licenziata dal lavoro la settimana scorsa.”
Kagome
non poté fare a meno di incupirsi: c’è chi il lavoro lo perdeva, e chi lo
gettava al vento. C’è chi sputa in faccia alle
necessità altrui. “Davvero? Voglia di cambiamenti?” Il tono neutro era
difficile da mantenere. Le chiese se volesse qualcosa da bere, ma quando aprì
il frigorifero per vedere cosa le poteva offrire, trovò solo una bottiglia di
acqua naturale e un paio di birre. Dove diavolo erano finite le coca-cole e le
aranciate che aveva comprato la settimana precedente?
“Un
bicchiere d’acqua, grazie” rispose Kagura. “No, non
ho trovato ancora niente, ma ormai stavo impazzendo con Naraku,
il mio capo. E ho deciso che tra la salute e la carriera…
preferivo la salute. Avevo iniziato a perdere il sonno e lo stomaco non mi dava
tregua.” Bevve un sorso dal bicchiere che le porgeva Kagome. “mi concedo
un’estate di riposo totale e poi comincio a cercare seriamente.”
“Spero
che sia più facile per te.” Sospirò amaramente la ragazza. “In due mesi ho
avuto a malapena un colloquio…”
“Beh,
è estate… non è di certo il periodo più movimentato
per cercare lavoro.” Kagura finì l’acqua. “Dovresti
pazientare e cercare di rilassarti un po’. Scusa se mi permetto di dirtelo, ma
hai un aspetto orribile…”
La
ragazza non si trattenne dal rifilarle un’occhiata di fuoco. “Facile per te
dirlo, eh, Kagura? Chissà che palata di soldi ti sei
messa da parte con il tuo lavoro, non hai affitto o rate da pagare, il tuo
fidanzato è un principe del foro e non ha neppure idea di cosa sia una
difficoltà economica… beh, fai presto a rilassarti!”
In
quei quattro anni che stava con
Inuyasha, Kagome non si era mai permessa di rispondere a nessuno dei
suoi parenti in tono acido. Nemmeno a Sesshomaru, il
cui scopo della vita, a parte diventare l’avvocato migliore del globo
terrestre, sembrava quello di far saltare i nervi a suo fratello (…fratellastro, pardon!).
Ma
Kagura l’aveva davvero punta sul vivo. Era già
abbastanza nervosa ed arrabbiata per conto suo, che sentirsi dire da una
stangona che poteva permettersi di non lavorare che doveva rilassarsi era
troppo. E di certo nessuno poteva biasimare la sua rispostaccia.
La
donna abbozzò un mezzo sorriso, appoggiando il bicchiere sul tavolino, vicino
al computer in stand by.
“Non
hai tutti i torti”. Ammise. “Però se pensi che io abbia vagonate di soldi sul
mio conto corrente… beh, mi dispiace, ma non è cosi.
Il fatto che i nostri fidanzati si parlino per sbaglio e quasi sempre per
insultarsi a vicenda non rende le cose semplici in famiglia. Anche nostro
suocero non ne può più di questo clima. E purtroppo non siamo mai riuscite a
parlarci a quattr’occhi io e te.”
Kagome
rimase a bocca aperta. Mai si sarebbe aspettata un simile discorso da sua
cognata.
“Beh,
ecco, io di certo non vengo da una famiglia ricca. Anzi, i primi anni ho dovuto
lavorare praticamente per pagare i debiti che mi avevano gentilmente lasciato i
miei genitori. L’attività di mio padre è fallita miseramente, lasciando un buco
gigantesco. E per cercare di saltarci fuori ho dovuto trovarmi anche un
avvocato. E visto la situazione disastrosa, mi è convenuto cercarne uno
veramente capace. E’ così che ho conosciuto Sesshomaru.
All’epoca era ancora sposato, ma non fraintendermi, di certo non ha lavorato
gratis, né mi ha fatto sconti simpatia. Non c’è che dire, sul lavoro è
integerrimo. Il cliente è cliente. Quindi, altri tantissimi soldi sono finiti
nelle sue tasche.”
“L’ho
rincontrato dopo il suo divorzio da Sara, su un volo di linea. Eravamo entrambi
in giro per lavoro. Business class lui, Turistica io.
E credo che sia stato per cavalleria (e per il fatto che la compagnia aerea era
sua cliente) che mi ha fatto spostare in Business. Credo che avesse notato che
entrambi avevamo bisogno di compagnia. E poi eccetera eccetera
eccetera. In ogni caso, a Sesshomaru
non ho mai chiesto nulla, né intendo farlo. Per quanto tra non molto non mi troverò
al verde. Ma spero di riuscire a trovare qualcosa prima!”
Kagome
aveva ascoltato in silenzio, assorta. Non si era mai domandata dove si fossero
conosciuti. Le sembrava normale che la gente dei “quartieri alti” si
accoppiasse fra di loro, senza bisogno di frequentare locali o feste. “In ogni
caso, voi due non finirete su una strada a risparmi finiti.” Puntualizzò la
ragazza.
“Scusa
se te lo dico ma… se Inuyasha non fosse così testardo
neppure voi correreste questo rischio.” Rispose l’altra. “Suo padre vi
aiuterebbe di sicuro, se solo lo chiedesse”
“Vogliamo
camminare sulle nostre gambe” rispose Kagome, meno convinta delle prime volte
in cui diceva questa frase. “E’ tutto nato quando Inuyasha ha detto a suo padre
che non voleva fare l’Università. Mancava poco allo scoppio della Terza Guerra
Mondiale! Il signor Taisho gli ha urlato che erano “cazzacci suoi” – Si, testuali parole – e di non chiedergli
favori. Beh, è stato di parola…”
Kagura ridacchiò, evidentemente l’immagine
del suocero infuriato e imprecante le sembrava quasi fantascienza. Poi guardò l’orologio.
“Uh! È tardi, devo scappare: Rin finisce la lezione
di danza tra un quarto d’ora.”
“Ma...
se lasci la macchina qui sei a piedi, no? Ti accompagno, non c’è problema!”
La
donna alzò le spalle. “La scuola di
danza è a cento metri da qui. E poi prenderemo l’autobus. Sono anni che non ne
prendo uno… sarà come tornare adolescente.”
Kagome
non poté non fare uno sbuffo divertito, prima di congedare la cognata con un
sorriso più genuino con cui l’aveva salutata all’arrivo.
Poi
tornò al computer. Lo guardò un attimo, indecisa su quale sito proiettare la
sua attenzione, prima di aprire la pagina degli oroscopi. Erano anni che non ne
guardava uno, e non ci aveva mai creduto sino in fondo. Però in quel momento,
con nulla da fare e tanti pensieri in testa, con la consapevolezza che non era
tutto oro quello che luccicava e che i problemi picchiettavano sulle spalle
chiunque, era curiosa di leggerlo.
Cercò
il suo segno e la data del giorno. Un paio di frasi insulse su Lavoro, Salute e
Amore, e una nota:
Un incontro
inaspettato vi farà conoscere una faccia della realtà diversa da quella che
immaginate.
Beh,
ogni tanto gli oroscopi ci prendevano.
Ogni
tanto.
Salve
ragazze!
Questa
FF, riconducibile alla mia precedente *opera* “The night belongs
to lovers” come personaggi,
mi è uscita di getto, mentre rimugino sul periodo abbastanza melmoso che sto
vivendo ora. (anche io, come Kagome, sto cercando lavoro…).
Niente di che, diciamo che è un ‘esercizio di scrittura’ per tenere la mia
testa allenata e per catalizzare i miei pensieri altrove. Infatti, ho messo
molto di me in Kagome, compreso il Pc portatile sul
tavolo della cucina e la RedBull di fianco!!!
Speriamo
che vada tutto per il meglio… a volte è difficile
sorridere alla vita, quando vedi che lei non sorride a te, e ad essere
ottimisti mentre la parola crisi è
sulla bocca di tutti. Ma si fa quello che si può.
Un
ringraziamento speciale va al mio Inuyasha, che in realtà si chiama Luca, l’angelo
buzzurro che mi sta vicino in questo momento e che mi sopporta, avendo pure il
coraggio e il buon cuore di tenermi sotto il suo stesso tetto!!!
Un
bacione a tutte/i, buon rientro.
E.C.