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Autore: Lamy_    23/04/2021    0 recensioni
La vita di Artemis Dumont viene stravolta quando sua madre muore, lasciandola da sola in un baratro di disperazione.
Artemis non si arrende alla perdita e si mette in cerca del famigerato Libro dei Morti, un antico manuale egizio di magia nera in grado di resuscitare i morti. Per ottenerlo intraprende un viaggio rocambolesco che dal Messico la porta a New Orleans. Si imbatterà nella famiglia degli Originali, e Klaus è disposto ad aiutarla perché in passato la madre della ragazza gli ha salvato la vita.
Procurarsi il Libro dei Morti sarà più difficile del previsto. Artemis si scontrerà con un nemico che non credeva potesse esistere. Tutta la città è in bilico, nessuna creatura sovrannaturale è al sicuro. Il grande sacrificio sta per compiersi.
Promesse, magia e amore: gli ingredienti per un incantesimo letale.
[post 5° stagione]
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. IL LIBRO DEI MORTI

“Non esiste una magia come quella delle parole.”
(Anatole France)
 
Keelin non si aspettava che la loro ospite fosse una giovane donna vestita da figlia dei fiori. Era tornata da poco dal turno di notte in ospedale e avrebbe dovuto riposare, ma era troppo incuriosita dalla ragazza per andare a dormire. Erano seduti tutti in cortile, attorno ad una tavola ricca di prelibatezze; lo chef soggiogato da Klaus era uno dei migliori su piazza. Fuori era ormai buio, quindi lo spazio era illuminato da tetri candelabri che Keelin detestava.
“Volevi parlare, no? Prego.” La invitò Freya con fare brusco.
Artemis bevve un sorso di vino, e Klaus per poco non le strappava il calice di mano. Aveva mangiato tutto ciò che era stato servito per cena, eppure sembrava ancora affamata.
“E’ vero che ho acquistato il cofanetto al mercato nero della magia. Il Messico è l’Eden degli affari per noi streghe.”
“Come sei entrata in contatto col mercato nero?” chiese Freya.
Artemis allungò la mano per versarsi altro vino ma Klaus le diede uno schiaffetto per fermarla. La ragazza gli lanciò uno sguardo truce e poi tornò a guardare Freya.
“A Chicago c’è uno sciamano che ha dei contatti con il mercato, quindi mi è bastato rivolgermi a lui. Gli ho dato una bella somma e lui mi ha dato le informazioni sullo scrigno: dove si trovava e chi ne era in possesso.”
“La donna che te lo ha venduto è una strega?” domandò Klaus.
“No, lei è un tramite. La signora è una umana al servizio del mercato nero.” Disse Artemis.
Keelin captò un tonfo nel petto della ragazza, stava nascondendo qualcosa.
“Cos’è che non ci dici?”
Freya guardò sua moglie e capì che aveva ascoltato il cuore di Artemis. Come si suole dire, il cuore non mente mai.
“Artemis.” La incalzò Klaus, il tono paterno.
Artemis alzò gli occhi al cielo e sollevò le mani in segno di resa.
“Non so chi sia il reale venditore del cofanetto. Ho ricevuto un messaggio con il luogo e il prezzo dello scambio. La signora non conosce il nome del venditore.”
Freya emise un verso strozzato, infastidita dall’avventatezza della ragazza.
“Perché mai una bambina gioca con gli oggetti mistici?”
“Uno, non sono una bambina. Due, non sto giocando. Tre, quelle pagine mi servono.”
“Tanta fatica per un cofanetto. Perché?” volle sapere Klaus.
Keelin aveva notato la postura rigida dell’ibrido, le mani incrociate sotto il mento e gli occhi vigili. Fissava Artemis come se volesse trivellarle a fondo l’animo.
“Perché quelle pagine sono importanti.” Rispose Artemis.
“Sei un osso duro.” Commentò Freya.
“Speriamo che il lupacchiotto qui non mi addenti.” Replicò la ragazza.
Klaus sospirò, quell’atteggiamento ostico lo stava soltanto innervosendo.
“Se voglio, raccolgo tutta la verbena che hai e la brucio. Aspetto circa tre giorni perché tu la smaltisca e poi ti soggiogo affinché tu dica la verità. E’ questo che vuoi?”
“Non lo faresti mai.” Disse Artemis, titubante.
“Non mettermi alla prova.” La sfidò Klaus.
“Time out, gente. Restiamo concentrati.” Intervenne Keelin.
Artemis e Klaus si minacciarono ancora una volta con lo sguardo, dopodiché entrambi si rassegnarono.
“Quei fogli appartengono al Papiro di Ani, un papiro manoscritto che risale al XII secolo avanti Cristo. E’ scritto in geroglifici corsivi.”
“Continua.” La incitò Freya.
Artemis non era contenta di condividere quelle nozioni, ma era l’unico modo per lasciare il palazzo e attuare il suo piano.
“Il Papiro di Ani è la versione più conosciuta del Libro dei Morti.”
Keelin tossì per l’acqua di traverso, colta alla sprovvista da quella confessione.
“Il Libro dei Morti? Sei seria?”
Artemis annuì, poi prese il cofanetto e mostrò loro le pagine che rappresentavano il corteo.
“Il Libro dei Morti è un antichissimo testo funerario egizio. E’ stato scritto nell’arco di un millennio da svariati sacerdoti. Per ‘libro’ si intende una raccolta di formule religiose e magiche che aiutavano i defunti a raggiungere il regno dei morti. Ogni formula è accompagnata da illustrazioni, ecco perché i geroglifici delimitano i disegni.”
L’interesse si dipinse sul volto di Klaus, che da sempre era un’amante del mondo antico.
“Per quale motivo ti serve il Libro?”
Artemis accarezzò la figura di Anubi che campeggiava in mezzo alla folla di fedeli. Aveva trascorso notti intere in biblioteca a studiare per interpretare quel testo.
“Per accompagnare mia madre nell’aldilà. Queste formule aiutano i defunti a superare le insidie e a vivere in pace nell’altro mondo.”
Lo sguardo di Klaus si addolcì, comprendeva le ragioni di quel viaggio in Messico. Yvette meritava un viaggio sereno nella morte.
“E tu sei in grado di tradurre i geroglifici?” chiese Freya.
“Io no, ma una mia amica di Chicago sì. Lauren studia davvero egittologia, è in gamba. Avrei dovuto inviarle la foto dei geroglifici per la traduzione, ma voi mi avete sequestrata.”
“Ti abbiamo ospitata in massima sicurezza.” Disse Klaus.
“Se ti piace vederla in maniera poetica.” Ribatté Artemis.
Freya era silenziosa, secondo Keelin stava rimuginando sulla spiegazione della ragazza. Se sua moglie dubitava di Artemis, allora davvero c’era dell’altro sotto.
“Non capisco perché la tua destinazione fosse New Orleans. Anziché tornare a Chicago dove è seppellita tua madre, tu hai preso un volto per la Louisiana. Come mai?”
Tutti gli occhi erano puntati su Artemis. La domanda di Freya aveva suscitato un oscuro punto interrogativo.
“Come mai?” ribadì Klaus, risoluto.
“Altre quattro pagine del Papiro di Ani si trovano a New Orleans.” Ammise Artemis.
Freya stese sul tavolo un foglio accartocciato che aveva scovato nello zaino della ragazza. In cima riportava lo stemma di un giglio francese dorato.
“Il volantino di un museo nel tuo zaino e tu che cerchi un antico papiro. C’è di sicuro un collegamento.”
Artemis affondò le unghie nei palmi delle mani, stava sudando freddo. Aveva pregato fino all’ultimo che quel segreto non venisse svelato, invece Freya glielo aveva addirittura messo sotto il naso.
“Io…”
Klaus le fece cenno di chiudere la bocca. Il tempo delle menzogne e degli inganni era finito. Adesso si stava delineando il senso di quella faccenda.
“Stasera il Gallier House ospita un’asta di antiquariato. Alcune antiche famiglie della città hanno donato al museo pezzi dei loro patrimoni perché venissero venduti. I soldi andranno in beneficenza. Lo so perché sono stato invitato.”
“Volevi andare all’asta per comprare gli altri fogli di papiro.” Concluse Freya.
Artemis indurì la mascella, quasi si spezzava le ossa per quanto stringeva i denti.
“Ascoltate, io voglio solo raccogliere le formule che occorrono per facilitare il viaggio di mia madre. Dopo aver acquistato le pagine dal museo, tornerò a Chicago e sparirò dalle vostre vite.”
“D’accordo.” Disse Klaus.
Freya gli scoccò un’occhiata confusa e scioccata, non capiva quale direzione intendesse prendere il fratello.
“Come, scusa? Tu devi aver perso la ragione, quel poco che ti restava.”
Klaus si alzò, fece il giro della tavola e mise le mani sulle spalle di Artemis. Sorrideva in maniera eccessiva, pertanto le sue intenzioni dovevano essere piuttosto malevole.
“Stasera porterò Artemis con me all’asta e faremo un’offerta per quelle pagine. Domattina lei torna a Chicago e noi torniamo alle nostre attività quotidiane. Mi sembra un affare con i fiocchi per tutti.”
“Splendida idea!” esultò Artemis.
 
Klaus era andato al Rousseau per chiamare Kol. Non voleva che Artemis scoprisse le sue indagini sul Libro dei Morti. La storiella del viaggio nell’aldilà era poco credibile, una banale bugia che non aveva sortito alcun affetto. Kol rispose dopo cinque squilli.
“E’ morto qualcuno?”
“Non ancora. Mi serve una tua consulenza.” Disse Klaus.
Si sedette al bancone e ordinò un bourbon, anche se alla fine sarebbe uscito dal bar almeno dopo una ventina di drink.
“Tu che richiedi una mia consulenza è un evento epocale. Qualcuno sta forse per morire?”
“Resta serio, Kol. Sai qualcosa sul Libro dei Morti?”
Kol impiegò qualche secondo di troppo a rispondere, e questo accrebbe la preoccupazione di Klaus. Artemis aveva imboccato una strada oscura.
“So che è un antico testo egizio. E’ roba pericolosa.”
“Quanto pericolosa?”
Attraverso la cornetta riecheggiò il sospiro di Kol, si preannunciava una catastrofe.
“E’ magia nera. Il Libro è un testo di negromanzia.”
“Questo lo so. Le sue formule facilitano il viaggio verso il mondo dei defunti.”
“Non capisci, Klaus.”
Klaus aggrottò le sopracciglia, era più perplesso di prima. Neanche l’alcol placava i nervi.
“Spiegatami meglio.”
“Quel Libro serve a resuscitare i morti. Devi starne lontano.”
 
Artemis guardò la propria figura allo specchio con un sorriso. Era soddisfatta di come la salopette gialla si abbinasse alla t-shirt rossa. Si legò i capelli in uno chignon alla rinfusa e si intrecciò attorno alla testa una bandana rossa e bianca.
“Orrore.” Chiosò Freya sulla soglia.
“Questo è il mio stile e a me piace.” Disse Artemis.
Freya entrò nella stanza e depose sul letto una custodia nera appesa a una gruccia.
“Vuoi andare ad un’asta vestita da pagliaccio? Non dire stupidaggini.”
“Le salopette sono comode, hanno le tasche e sono chic.”
Freya non le diede retta, era troppo impegnata con la custodia per starla a sentire. Appeso alla gruccia c’era un semplice tubino nero a maniche corte, lungo fino al ginocchio e col bordino di pizzo.
“Indossa questo. All’asta ci sarà gente importante e tu dovrai fare bella figura. Non venderanno quelle pagine a una ragazza in salopette gialla.”
“Sì, padrona.” Disse Artemis.
Freya aveva ragione sull’abbigliamento elegante, sebbene Artemis non prevedeva di restare a lungo al museo. Sarebbe sgattaiolata via dopo aver ottenuto le pagine. Neanche Klaus sarebbe stato in grado di bloccarla di nuovo. Si cambiò velocemente, si slacciò la bandana e si pettinò i capelli alla bell’e meglio. Indossò un paio di orecchini a cerchio e i suoi numerosi anelli.
“Artemis, sei pronta? E’ tardi.” La richiamò Klaus dal cortile.
“Arrivo!”
Freya inorridì quando vide che Artemis portava ancora gli scarponcini, era una nota storta nell’armonia del tubino.
“Non hai scarpe più adatte?”
“Sono andata illegalmente in Messico, secondo te ho portato i tacchi?” fece Artemis.
“Ti presto le scarpe di Hayley, credo abbiate lo stesso numero.”
Freya lasciò la stanza per recuperare le scarpe al terzo piano e Artemis ne approfittò per scendere in cortile. Era lì per sua madre, non per imbellettarsi e fare festa. In fondo alle scale Klaus aspettava con il gomito poggiato alla colonnina che decorava la scalinata.
“Eccomi. Possiamo andare.”
L’Originale sorrise nel vederla con indosso quel tubino che Valentino aveva cucito appositamente per Rebekah.
“Mi piace il contrasto fra l’abito raffinato e gli scarponcini da montagna.”
Artemis lo colpì alla spalla con un pugno che non smosse l’ibrido nemmeno di un millimetro. Doveva ammettere che Klaus stava bene con quel completo blu scuro che gli metteva in risalto gli occhi verde-azzurri. Scosse la testa come a voler sradicare quel pensiero malsano dalla propria mente.
“Possiamo andare o vuoi la manina?”
“Prima le signore, milady.” Disse Klaus facendosi da parte.
Artemis lo superò, lo zainetto a fantasia floreale balzava sulla sua schiena ad ogni passo. Klaus trattenne a stento una risata.
 
 
Royal Street era una delle tante strade del Quartiere Francese che inglobava svariati edifici storici. Uno di questi in origine era la casa del famoso architetto James Gallier Jr., dove aveva vissuto con la famiglia a partire dal 1860. L’intero complesso comprendeva un cortile con giardino, una carreggiata e un’area riservata agli schiavi. Lo stile architettonico richiamava la tradizione italianeggiante quali il trattamento degli stucchi e l’ingresso formale. Gli invitati venivano accolti sulla scalinata della casa da una donna e per entrare varcavano il cancello di ghisa realizzato dallo stesso Mister Gallier.
“I vostri nomi?”
“Niklaus e Freya Mikaelson.” Disse Klaus.
La donna controllò la lista, annuì con un sorriso e spalancò la porta della casa.
“Benvenuti al Gallier House. Lo staff del museo vi augura una splendida serata.”
Klaus e Artemis oltrepassarono il cancello a braccetto e si immisero nella calca che pian piano transitava nel cuore del museo.
“Hai il denaro necessario per fare un’offerta?”
“No. Tocca a te pagare.” Bisbigliò Artemis.
“Ci avrei scommesso la testa.” Disse l’Originale, esasperato.
Klaus agguantò due flûte di champagne e diede una alla ragazza, che sorseggiò il liquido frizzantino a piccoli assaggi.
“Lo champagne dei ricchi è davvero buono.”
“Signor Mikaelson, che onore!”
Miriam Cooper ancheggiò verso di loro in compagnia del marito Andrew. Era come se due avvoltoi si calassero su una preda succulenta. Klaus cinse la vita di Artemis con un braccio per tenerla vicina.
“Signora Cooper, è un piacere vederla.”
Miriam spostò l’attenzione dall’ibrido alla ragazza, bramando di conoscere la sua identità.
“Vecchio volpone, ora si fa accompagnare dalle giovani fanciulle.”
Lo smarrimento ebbe la meglio su Artemis. Se Klaus dimostrava all’incirca trent’anni, come mai quella donna gli aveva dato del vecchio?
“Artemis, ti presento il sindaco di New Orleans e la strega a capo del consiglio cittadino.”
“Io sono Miriam Cooper e questo è mio marito Andrew. E tu sei?”
“Un’amica di Klaus.” Disse Artemis, lapidaria.
Miriam buttò giù un sorso di champagne e si mise a ridere, dando una giocosa gomitata nelle costole del marito.
“Amica, certamente. Anche io vorrei essere amica di Klaus se non fossi sposata!”
“Signora Cooper, si dia un contengo.” Scherzò Klaus.
“E da quando a Klaus Mikaelson piacciono le micette senza artigli?”
Artemis si accorse che Andrew si era fatto pallido, di certo quelle battute licenziose della moglie lo mettevano a disagio. Alle sue spalle un uomo alto e calvo era appena salito sul palco.
“Klaus, l’asta sta per iniziare” Disse Artemis.
Klaus abbandonò la flûte su un tavolo rotondo alla sua destra e mise la mano sulla schiena di Artemis per sollecitarla a muoversi.
“Ci vedremo ancora, signor Mikaelson.” Disse Miriam con malizia.
 
 
“Vai a letto con Miriam?”
Klaus interruppe bruscamente la lettura del programma dell’asta per guardare Artemis.
“A te cosa importa?”
“Non è carino. Suo marito Andrew sembrava ferito dalle vostre battute idiote.”
L’Originale ghignò, divertito dall’espressione corrucciata della ragazza. Dal suo broncio si evinceva la giovane e età e la scarsa esperienza in materia sentimentale. A vent’anni l’amore sembra bello, poi capisci che è solo fumo.
“Non andrei a letto con Miriam Cooper neanche sotto tortura. Quella donna è il demonio, è meglio starle alla larga.”
“Beh, una strega che diventa sindaco è una rogna.” Disse Artemis.
“Non sai quanto.”
Un colpo di martello annunciò l’inizio dell’asta. Gli invitati avevano presto posto, ciascuno di loro era munito di paletta per avanzare le offerte. Anche Klaus ne aveva ricevuta una.
“Signore e signori, benvenuti alla prima asta condotto dal Gallier House. Siamo lieti di avervi qui e vi auguriamo una buona permanenza. Che l’asta abbia inizio!”
La vendita partì da un’antica spada a lama dritta, il manico era graffiato e questo poteva accrescerne o diminuirne il prezzo, a seconda dell’acquirente.  Alcuni uomini in prima fila fecero delle offerte sostanziose.
“Il tuo telefono continua a vibrare. Non rispondi?” disse Klaus.
L’Originale stava ancora leggendo il listino dei pezzi in vendita, ogni tanto arricciava le labbra in disappunto.
“Non è importante.”
“Darren vorrà sentire la tua voce.”
Artemis si morse le labbra, non era possibile nascondere nulla a quel maledetto ibrido.
“Darren mi cerca solo per motivi legati all’università. E’ un mio compagno di corso.”
Klaus sollevò un angolo della bocca, le bugie della ragazza venivano smentite ancora una volta dal battito irregolare del suo cuore.
“Allora è vero che studi all’università.”
“Studio storia. Non sottovalutarmi.” Disse Artemis.
“Ora capisco il tuo interesse per il Papiro di Ani.”
Nel frattempo, e con immensa gratitudine di Artemis, l’asta era giunta a metà: adesso il battitore stava mostrando al pubblico un ex voto a forma di cuore lavorato in oro che proveniva da una chiesa russa.
“Klaus, lo senti anche tu?”
“Cosa?”
Artemis avvertiva uno strano formicolio in tutto il corpo, era come se il suo sangue fosse in fermento. In quel preciso istante il battitore d’asta portò sul palco un rotolo avvolto da un panno protettivo.
“Gentilissimi ospiti, queste sono pagine di rara bellezza. Provengono all’Egitto e risalgono alle più antiche dinastie. Sottopongo alla vostra attenzione quattro pagine del Papiro di Ani.”
Un valletto liberò il rotolo dal panno di velluto e innalzò le pagine perché tutti potessero vederle. Un brusio di ammirazione serpeggiò fra il pubblico.
“Sono di straordinaria fattura.” Mormorò una donna in seconda fila.
Artemis si agitò sulla sedia, le dita stringevano il pizzo che bordava l’orlo del vestito.
“Sta calma. Ci penso io.” Disse Klaus.
“L’asta parte da una base minima di trentamila dollari.” Dichiarò il battitore.
“Offro quarantamila dollari!” strillò la donna di prima.
“Ne offro cinquantamila!” urlò un uomo dai baffi bianchissimi.
Le offerte aumentavano a dismisura a un ritmo incessante. Ogni battito di martello equivaleva ad una cifra esorbitante. Artemis non ne poteva più, l’agitazione la stava divorando dall’interno.
“Centomila e uno, centomila e due, centomila e…”
“Offro duecentomila dollari.” Tuonò la voce di Klaus.
La folla si voltò verso di lui con stupore, era una cifra troppo alta per quattro pagine di papiro rovinate dal tempo.
“Duecentomila per il signore in fondo! Qualcuno offre di più?” chiese il battitore.
Artemis serrò le mani sulle ginocchia, sperava con tutta se stessa che nessun altro azzardasse altre offerte. Il silenzio della sala era confortante, però non la metteva al sicuro da un eventuale rivale.
“Duecentomila e uno, duecentomila e due, duecentomila e…”
Klaus diede un rapido sguardo alla sala: nessuno stava pensando di fare un’altra proposta. Solo Miriam Cooper sembrava turbata dalla sua offerta, come se lei stessa volesse mettere le mani su quelle pagine.
“Ne offro trecentocinquantamila!” urlò Andrew, il marito di Miriam.
“Oh, ma fa sul serio? Imbecille.” Sussurrò Artemis.
Klaus vide un sorriso di sfida sulle labbra di Miriam. Era chiaro che avevano appena dato il via ad una partita a scacchi e che lui doveva muovere bene le pedine per vincere.
“Io ne offro seicentomila!” propose Klaus.
Il battitore d’asta strabuzzò gli occhi per quella cifra esorbitante. Una signora in prima fila quasi svenne per quell’offerta. Se quello fosse stato un duello di spade, ora Klaus sarebbe in netto vantaggio.
“Ne offro…” incominciò Andrew.
Miriam gli schiaffeggiò il braccio ed Andrew abbassò la mano ritirandosi dall’asta. Il battitore annuì e diede tre colpi di martello.
“Seicentomila e uno, seicentomila e due, seicentomila e tre! Le quattro pagine del Papiro di Ani vanno al signore con la cravatta azzurra!”
Il pubblico batté le mani come di consueto e Klaus chinò il capo in segno di ringraziamento. Artemis non stava battendo le mani, piuttosto ammirava il valletto che preparava il rotolo per consegnarlo all’acquirente.
“Tu non mi batti le mani? Ho speso una somma dispendiosa per te.” Disse Klaus.
Artemis inarcò il sopracciglio, non avrebbe mosso un dito per ringraziare un essere che da più di mille anni accumulava ricchezze.
“Sei ricco sfondato, seicentomila dollari in meno non dilapideranno il tuo enorme patrimonio.”
Klaus sorrise, riconoscendo in lei lo spirito tagliente di Yvette. Tale madre, tale figlia.
“Come sei pungente. Ti ho appena fatto un regalo, dovresti essermi grata.”
“Signor Mikaelson, la ringrazio di cuore per aver speso soldi rubati nei secoli.” Disse Artemis.
“Prego, milady. Il mio immenso patrimonio è al suo servizio.”
Il battitore mostrò altri cinque articoli in vendita, dopodiché l’asta si concluse con un altro applauso.
 
I compratori furono scortati in una saletta per ritirare i propri acquisti. Un tempo era stata la sala della musica, a testimoniarlo era un meraviglioso pianoforte a coda, rivestito da legno scuro con pannelli decorati da girasoli incisi. Artemis sfiorò con delicatezza i tasti dello strumento, dimostrando un grande rispetto per quel pezzo d’epoca.
“Bello, vero?”
Un ragazzo stava sorridendo mentre guardava il pianoforte. Era vestito elegante, sebbene i lunghi capelli castani fossero acconciati in dread tenuti da una fascia colorata.
“Molto bello. Strumenti di questo genere non se ne fanno più. Questo è da considerarsi un piccolo gioiello.”
“Ti intendi di musica?” domandò il ragazzo.
Artemis toccò la coda del pianoforte e sentì una melodia risuonare nella mente.
“Mia madre suonava il violino, aveva grande talento. Diciamo che io mi intendo della parte storica.”
Il ragazzo sembrava interessato, infatti si appoggiò alla coda con i gomiti e guardò la ragazza.
“In che senso?”
“L’Ottocento fu il secolo fortunato per gli strumenti musicali. Il Romanticismo ha fatto del pianoforte un grande protagonista nella ricerca di suoni raffinati e che si adattassero alle esigenze culturali del tempo. L’inglese Thomas Allen nel 1831 creò il primo telaio in metallo, una vera rivoluzione in campo tecnico-artistico. Per un lungo periodo il pianoforte fu abbandonato per poi tornare in voga grazie al musicista Debussy. L’Impressionismo fu un altro momento culturale che diede grande lustro alla musica.”
“Incantevole.” Giudicò il ragazzo con un sorriso.
“Hai finito con questo siparietto o vuoi indugiare nel ridicolo?” tuonò Klaus.
Il ragazzo sbuffò alla vista dell’Originale, il divertimento era appena terminato.
“Ciao, papà.”
“Non chiamarmi così. Non sono tuo padre solo perché ti ho trasformato. Artemis, lascia perdere questo fannullone.”
Artemis si mise in fila per la consegna del rotolo. Davanti a lei c’era una fila lunga, quindi tanto valeva fare quattro chiacchiere.
“Lui è il tuo figlio vampiro?”
Il ragazzo le prese la mano e ne baciò il dorso.
“Gabriel Garcia, mia splendida fanciulla.”
Klaus alzò gli occhi al cielo, irritato dal comportamento grottesco del ragazzo. Lo aveva trasformato cinque anni prima e ora lui lavorava alle dipendenze dei Mikaelson per ripagare il favore.
“Gabriel lavora per la mia famiglia da diversi anni, anche se preferisce andarsene a zonzo anziché svolgere i compiti che gli vengono assegnati.”
“E sono anche single.” Aggiunse Gabriel ammiccando.
“Non mi interessa.” Tagliò corto Artemis.
“Signor Mikaelson, siamo pronti per la consegna.” Comunicò il valletto.
Klaus si allontanò per il pagamento e il ritiro, lasciando Artemis e Gabriel nell’anticamera della sala. La ragazza si mise ad osservare un quadro che portava la firma di un certo Niklaus.
“Papà è un pittore. Fa pena ma nessuno glielo dice per paura di un buco al petto.”
Gabriel aveva messo il braccio intorno alle spalle di Artemis, il forte odore di muschio fece starnutire la ragazza.
“Klaus non è davvero tuo padre. E togli il braccio, subito.”
“Uh, sei un tantino nervosetta.”
Artemis chiuse la mano a pugno e Gabriel si portò le mani alla testa. La strega gli stava causando un aneurisma tanto forte da farlo piegare in due dal dolore.
“Ecco cosa succede a fare sempre il cascamorto.” Esordì Klaus.
Sotto il braccio recava una busta da cui spuntava un lembo di velluto. Artemis allentò la morsa sul cervello di Gabriel e si precipitò da Klaus.
“Fammi vedere. Dai!”
“Torniamo a casa. Qui non è sicuro.”
Artemis ebbe la sensazione di essere osservata e scoprì che Miriam Cooper la guardava di sottecchi mentre parlottava col marito.
“Hai ragione.”
 
Artemis camminava a grandi falcate, aveva urgenza di tornare al palazzo e mettere le grinfie su quelle pagine. Dietro di lei Klaus e Gabriel procedevano guardinghi, la sicurezza non era mai troppa nel Quartiere Francese.
“Gabriel, devi fare una cosa per me.”
“Accompagnare la strega nelle sue stanze private? Certamente!” esclamò Gabriel.
Klaus lo trucidò con gli occhi, aveva sbagliato a trasformare un simile imbecille.
“Devi indagare sui recenti affari di Miriam Cooper. Forse la sua congrega sta architettando qualcosa, e in tal caso noi dobbiamo saperlo al più presto.”
Il sorriso abbandonò il viso del giovane vampiro, tramutandosi in serietà.
“Pensi che stiano preparando un attacco contro i vampiri?”
I pensieri affollavano la mente di Klaus, tante domande e nessuna risposta. Perché Miriam aveva fatto un’offerta per il rotolo di papiro? Due streghe alla ricerca di un libro di magia nera un assordante campanello d’allarme.
“E’ questo che voglio capire. Mi raccomando, sii discreto. Nessuno deve sapere che stiamo indagando sul sindaco.”
“Ci penso io, papà.” Promise Gabriel.
“Smettila di chiamarmi così.”
“Ehi, voi due, datevi una mossa!” li richiamò Artemis.
Dopo una ventina di minuti si ritrovarono nel palazzo dei Mikaelson, sontuoso e immerso nel silenzio come sempre. Freya e Keelin erano uscite a cena per festeggiare il loro primo anniversario di matrimonio, sarebbe rincasate tardi e spettava a Klaus giostrare la situazione fino al loro rientro.
“Gabriel, sei libero di andare. Non deludermi.” Disse Klaus.
Gabriel fece l’occhiolino ad Artemis e se andò a passo baldanzoso nella notte vivace del quartiere. Artemis fece una smorfia di disgusto.
“Quel ragazzo mi irrita.”
Klaus si sbottonò la giacca e si allentò la cravatta, odiava vestirsi di tutto punto. Posò il fagotto di velluto sulla scrivania del suo studio e sciolse i lacci con cautela. Artemis si chinò per guardare come i fogli si rivelavano ai suoi occhi, fiori che sbocciano a mezzanotte.
“Che sai dirmi di questi fogli, Artemis?”
La ragazza puntò il lume sui fogli per avere una visuale migliore. Questa volta le raffigurazioni rappresentavano il dio Horus che conduceva l’anima di Ani verso l’altro mondo. Il secondo foglio di papiro raffigurava Anubi che utilizzava la bilancia per pesare una piuma e un cuore. il terzo e il quarto foglio riportavano l’immagine di un uomo seduto che sembrava emergere da una pozza nera di colore.
“Sono i diversi momenti del passaggio verso la morte. Questo personaggio con la testa di falco è Horus, è il signore della profezia e il suo compito è quello di prelevare i morti dal mondo umano. In questo foglio Anubi valuta l’anima del defunto tramite il peso, se la sua anima è leggera allora può proseguire il viaggio. Se la piuma è più leggera significa che non è degno di raggiungere il mondo eterno. Quest’ultima immagine è difficile da comprendere.”
“Perché?”
Artemis si tamburellò le dita sul mento, gli ingranaggi della sua mente lavoravano senza sosta. Klaus sorrise appena, era incantevole il modo in cui la ragazza si perdeva fra quei disegni.
“Nella tradizione egizia non c’è un vero riferimento ad un uomo che emerge dal buio. Dovrei chiedere meglio a Lauren, è lei l’esperta.”
“Anche tu sembri alquanto esperta.” Disse Klaus.
Artemis abbozzò un sorriso, era gratificante che le proprie conoscenze venissero riconosciute.
“Ho studiato a fondo la cultura egizia antica prima di arrivare al Papiro di Ani. Dopotutto, sono una studentessa di storia e qualche nozione in più mi fa comodo.”
Klaus si appoggiò al bordo della scrivania con le braccia conserte, gli occhi puntati su Artemis.
“Come mai storia?”
“Cicerone ha scritto che la storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita e messaggera dell’antichità.”
“Sei arguta. Mi piace.”
“Sono una studiosa appassionata, tutto qui.”
Artemis tornò a concentrarsi sui fogli, quell’ultima raffigurazione le sfuggiva totalmente. Poteva essere l’incantesimo giusto? O era solo un disegno senza importanza?
“La passione è il motore che sospinge il mondo. È capace di farci compiere grandi azioni.”
D’improvviso la stanza si era fatta angusta e soffocante, e Artemis sentiva un terribile nodo alla gola. Erano tutte le sue bugie che si ingarbugliavano sulla lingua.
“Beh, lo saprò quando avrò decifrato i geroglifici. Per questo sarà meglio che io parta subito.”
“Vuoi partire adesso? Sono le dieci di sera. Puoi restare a dormire qui questa notte. Domattina prenderai il volo delle otto per Chicago.”
In effetti era buio, il volo più prossimo alla partenza per Chicago era quello delle ventidue e trenta. Artemis non sarebbe mai arrivata in tempo per partire, tanto valeva restare a dormire al sicuro invece che in aeroporto.
“Va bene. Grazie per l’ospitalità.”
“Non c’è di che. A tua madre farebbe piacere vederci insieme.”
Klaus uscì dallo studio con Artemis al seguito, erano diretti alle camere da letto al secondo piano.
“Mia madre, che enorme enigma quella donna.” Disse Artemis, malinconica.
“Tua madre aveva dei segreti che non ha confidato neanche a me. In verità, sapevo poco di lei e dei suoi problemi.”
L’Originale si mise di lato per concedere alla ragazza di passare per prima.
“Quali problemi? Suppongo quelli connessi alla sua fuga da New Orleans.”
“Yvette aveva delle questioni irrisolte con la sua congrega. Le streghe sono creature poco inclini al perdono.”
Artemis aveva provato a estorcere una confessione dalla madre più volte, ma lei restava irremovibile nel suo mutismo. Aveva anche immaginato che sua madre avesse lasciato la Louisiana dopo aver commesso un reato.
“Questioni di che tipo? Mia madre non ha mai menzionato la sua congrega.”
Intanto erano arrivati davanti alla camera di Artemis, ma nessuno dei due osò separarsi e interrompere quella conversazione. Del resto lei aveva seguito l’ibrido anche per dissotterrare il passato torbido della madre.
“Artemis, le congreghe negli anni Novanta governavano questa città con estrema severità. Punivano chiunque si ribellasse alle loro regole. Tua madre era una ribelle, lei agiva secondo il proprio istinto e questo spesso aveva generato attrito con la congrega.”
“Stai dicendo che mia madre è stata punita con l’esilio?”
Klaus doveva trattenersi, un pizzico in più di verità poteva rovinare la reputazione di Yvette per sempre.
“Non so perché tua madre abbia lasciato New Orleans, ti ripeto che non conoscevo i suoi segreti. So soltanto che voleva tenerti lontana dalla congrega e lasciarti vivere una vita normale.”
Artemis tirò un filo dall’orlo del vestito e il pizzo si raggrinzì. Anche lei si sentiva raggrinzita dalla riservatezza ambigua della madre.
“Io non so niente della sua congrega. Non mi ha mai raccontato niente della sua vita qui.”
Klaus provò un moto di tenerezza per la ragazza, sembrava smarrita come un cervo colpito dai fanali.
“E’ meglio che tu non sappia nulla. Oggigiorno il potere delle congreghe si è affievolito, non hai nulla da temere. E’ tardi, va a riposare. Buonanotte.”
Artemis emise un flebile sospiro. Alle volte tutto quel mistero avvolto intorno alla madre era logorante. Era come vivere con una persona a metà, una mezza luna che si celava dalla luce.
“Mikaelson.”
Klaus si girò, un lieve incurvamento delle labbra.
“Sì?”
“Grazie per i soldi.”
“Sogni d’oro, Artemis.”
 
Artemis si aggiustò lo zainetto sulle spalle e sgusciò fuori dalla camera da letto. Come in un film horror, stava attenta a non far cigolare le assi del pavimento. Erano le quattro del mattino e tutti stavano dormendo, fortuna per lei che stava scappando. Aveva controllato gli orari dei voli e alle cinque e mezza partiva quello per Chicago. Doveva andarsene prima che i Mikaelson la bloccassero di nuovo. Più tempo passava con loro, più alta era la probabilità che la smascherassero. Se avessero saputo perché aveva faticato per ottenere il Papiro di Ani, l’avrebbero rinchiusa e trattenuta a vita. Arrivò ai cancelli principali senza intoppi, era diventata una fuggiasca abile.
“Vai da qualche parte?”
La luce del cortile illuminò Klaus seduto sul divanetto. Stava bevendo bourbon.
“Klaus, ehi! Tu non dormi?”
“Artemis, Artemis, Artemis. Mi deludi.”
Artemis non aveva tempo da perdere. Bisticciare con uno sconosciuto rientrava nei suoi progetti, quindi andò dritta verso i cancelli. Quando tentò a uscire, fu sbalzata indietro.
“No.”
Klaus si versò ancora il bicchiere, sorrideva sornione.
“Oh, sì. Freya ti ha bloccata qui. Non puoi lasciare questa casa.”
“Perché? Io sono stata sincera!” sbottò Artemis, furiosa.
“Non sei stata sincera. Hai mentito per tutto il giorno. Io so la verità.”
“E quale sarebbe?”
“Tu vuoi usare il Libro dei Morti per riportare tua madre in vita.”
 
 
Salve a tutti! ^_^

Ormai il piano segreto di Artemis è stato svelato. Ma ce la farà a riavere sua madre?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
*Tutte le informazioni sul cosiddetto ‘Libro dei Morti’ è vera, mi sono informata.
*La Gallier House esiste davvero a New Orleans.

 
  
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