"La tragedia della guerra è che usa i migliori uomini per farne i peggiori"
(Henry Fosdick)
Si ritrovarono in quella stanza quasi senza accorgersene. Come se qualcosa, che nessuno di loro riusciva a percepire, li avesse condotti lì.
Erano insieme, loro quattro, senza superiori per i quali stare sugli attenti, senza etichette o protocolli da rispettare. Erano solo loro, dei superstiti, sopravvissuti. Con un bagaglio enorme di esperienza e conoscenza che forse non avrebbero mai voluto, e con l'assenza di qualcuno la cui mancanza gravava su tutti come un macigno troppo opprimente da sopportare.
Sguardi incerti, preoccupati, a tratti spenti. Era così che si erano ridotti? Era così che si sentivano Hanji e gli altri quando non sapevano quale fosse la cosa giusta da fare?
Ognuno di loro se lo stava chiedendo in quella stanza, osservandosi l'un l'altro sperando di scrutare in fondo a quello sguardo, ormai così familiare, una verità che potesse tirarli fuori da quella situazione.
Avevano discusso, tanto, forse troppo. Erano volate fuori parole cariche di rabbia, angoscia, dolore. Parole che facevano male, che lasciavano presagire il peggio, che mettevano spalle al muro, e non lasciavano scelta. Insieme avevano volontariamente intrapreso quella strada, eppure in quel momento sembrava che l'esito incerto di quella battaglia gravasse solo sulle spalle di una di loro.
"Al punto in cui siamo non credo ci sia più margine di discussione." Gli occhi rivolti fuori dalla finestra, il riflesso delle sue lacrime ancora visibile. La voce di Connie aveva un tono stranamente risoluto.
"Questo tu non puoi saperlo." La risposta gli arrivò alle spalle, e quando lui si voltò per guardarla Mikasa aveva ancora gli occhi puntati a terra.
"E tu sì invece? Tu credi di sapere tutto, pensi ancora di conoscere il pensiero di Eren?" stavolta il suo dolore era ben visibile. Non lo avrebbe più trattenuto né mascherato, perché farlo lo avrebbe solo trascinato più a fondo.
"Urlarci contro a vicenda non servirà a trovare una soluzione. Dobbiamo cercare di stare calmi e ragionare."
"Abbiamo ragionato abbastanza Armin, e siamo ben consapevoli che l'eventualità di dover sacrificare Eren non può essere scartata a priori." Le spalle di Jean si irrigidirono, non appena avvertì su di sé lo sguardo tagliente di Mikasa. Armin non rispose, non avrebbe ferito ulteriormente i sentimenti della ragazza ammettendo che la pensava esattamente come lui.
"Come vedi solo tu nutri ancora dei dubbi Mikasa, solo tu ti ostini a credere che quel mostro alienato sia ancora l'Eren che conoscevi. Fattene una ragione quel ragazzo non esiste più. Prima lo capirai e prima riuscirai ad accettarlo."
Il tonfo della porta che si chiuse alle sue spalle mise fine alla discussione, almeno per Connie, che uscì da lì imprecando e maledicendo il mondo. Mikasa avvertì in quel gesto tutta la sua frustrazione per la morte di Sasha, tutta l'impotenza che il ragazzo aveva provato in quel istante. Per un attimo pensò se ben presto quella frustrazione sarebbe stata anche la sua.
"È ancora troppo scosso, non ragiona con lucidità. Meglio che vada a parlargli." Una breve carezza sulla spalla della ragazza e anche Armin lasciò la stanza silenziosamente. In cuor suo Mikasa lo ringraziò. Aveva ben compreso il pensiero del suo amico d'infanzia, e il fatto di non averlo esternato apertamente dimostrò ancora una volta la sua indiscutibile sensibilità.
Jean tornò ad osservarla, le sembrava così diversa rispetto a quando la vide per la prima volta. Aveva perso i tratti tipici della fanciullezza, e il suo sguardo era un misto di determinazione e perenne rimpianto. Si chiese, come spesso accadeva, se la sua inestinguibile tenacia fosse alimentata dal puro istinto o semplicemente dallo smisurato amore che nutriva per Eren.
Erano rimasti soli, e il silenzio in quella stanza divenne più opprimente delle parole dette in precedenza.
"Ho bisogno d'aria, meglio che vada anch'io."
Non credeva di avere il diritto di farlo, ma prima ancora che potesse riflettere sul suo gesto la mano scattò tenendo ben saldo il braccio di Mikasa.
"Aspetta un attimo..."
Lei ebbe come una scossa, che sembrò risvegliarla dallo strano torpore nel quale era caduta. Si irrigidì bloccandosi all'istante.
"Cosa vuoi Jean, credo che abbiate già detto tutto, non serve aggiungere altro perciò lasciami andare."
"Noi forse abbiamo detto tutto, anche troppo, ma tu non hai detto un bel niente invece. Dove credi ti porterà questa tua testardaggine Mikasa! Perché non rifletti."
"È quello che sto facendo."
"No, non è vero, è una menzogna. Tu non hai mai preso nemmeno in considerazione l'eventualità di uccidere Eren. Ti stai arrampicando sugli specchi cercando una soluzione alternativa che nessuno vede. Solo tu ti ostini a cercarla."
"Tu non capisci... tutti voi credete che lui sia cambiato. Ma Eren è ancora lì, il potere del gigante influenza le sue azioni. Serve del tempo per farlo ragionare, io lo riporterò indietro, lo riporterò da me!"
Un sorriso amaro apparve sul volto di Jean. Come poteva opporsi ad una così tenace convinzione. In fondo anche da ragazzi non c'era nessuno che volesse confrontarsi con lei anche solo verbalmente. Mikasa li intimoriva, facendoli sentire delle nullità. Solo per lui invece quella ragazza rappresentava un'eterna sfida.
"Siamo cambiati Mikasa, tutti noi non siamo più ciò che eravamo dal momento stesso in cui abbiamo deciso di voler conoscere cosa ci fosse al di là del mare. In un certo senso non siamo migliori di Eren, ognuno di noi porta sulla coscienza le conseguenze delle scelte fatte. Eppure nonostante tutto riusciamo ancora a scorgere un barlume di luce e speranza. In lui invece credo che quella luce si sia spenta, e ormai potrebbe essere già tardi per tornare indietro."
"Allora dovrei arrendermi secondo te? Dovrei lasciarlo andare incontro al suo destino dandogli una mano a morire! No mai! Io non lo accetto, non posso pensare che tutto debba risolversi così. Non mi arrenderò a questa eventualità."
Si sciolse con foga dalla presa di Jean, e il brusco movimento fece scivolare sul pavimento la sciarpa rossa che da sempre teneva al collo. La osservò cadere sentendo un improvviso freddo avvolgerle il cuore.
"Lo so che non ti arrenderai, non lo hai mai fatto da quando ti conosco. Sei sempre stata una spanna avanti a tutti, non hai mai mostrato dubbi o esitazioni. Sei una macchina da combattimento Mikasa. E in fondo... è anche per questo che ho sempre invidiato quel idiota di Eren."
"Non capisco, che vuoi dire."
"È sempre stato lui il fuoco che ti alimentava in battaglia. Non ti sei mai risparmiata mettendo a repentaglio la tua stessa vita per lui. E alla fine... nel suo vortice di autodistruzione ci ha trascinato dentro anche a te."
In quel momento lo sguardo di Jean le sembrò stranamente malinconico e supplichevole. Come se volesse esprimere tutto ciò che le parole non riuscivano ad esternare.
"Io gli devo tutto, la mia vita, la mia sopravvivenza. La mia forza." C'erano i ricordi di una vita in quelle parole, e tanto rimpianto per quelle non dette.
Jean socchiuse gli occhi, e per un attimo ripensò al volto di quella ragazzina disegnato di nascosto nella sua vecchia casa materna. Ai suoi occhi, brillanti ma velati di tristezza, a quei capelli corvini che l'avevano stregato. Alla sua folle ma leggiadra danza quando si ergeva al di sopra del nemico con le spade sguainate. Riaprì gli occhi e rivide di fronte a sé quella ragazzina ormai donna, e comprese che ancora una volta doveva farsi da parte. Raccolse la sciarpa dal pavimento e gliela rese.
"Tu sei forte anche senza di lui, e imparerai a sopravvivere anche senza la sua presenza. Non saprai mai quello che sei in grado di fare fino a quando non capirai quale sia la scelta più giusta. La vita spesso è fatta di rinunce se si aspira ad ottenere un bene più grande. Quando comprenderai questo saprai cosa fare Mikasa. Ed io, noi tutti... ti staremo accanto."
Strinse la sciarpa ancora più forte, mascherando con essa il tremore della sua mano. A Jean però non sfuggì quello dei suoi occhi. Non si illuse di averla convinta con le sue parole, ma di certo aveva in qualche modo intaccato le sue certezze. Se al momento giusto avrebbe fatto la scelta più giusta non era dato saperlo a nessuno di loro. Lui però aveva piena fiducia in quella ragazza così unica e speciale.
Solo quando fu da sola Mikasa si lasciò andare. Le gambe cedettero sotto il peso della tensione accumulata, le lacrime trattenute a stento scesero copiose, e lei si accasciò sul pavimento stringendo a sé quel pezzo di stoffa logoro e sbiadito.
"Non sono pronta, non lo sarò mai... " ripeteva tra i singhiozzi "... come posso continuare a vivere senza di te. Cosa sarò io se tu non sarai più al mio fianco."
"Sarai te stessa... sarai libera"
"Eren!" urlò, ma lui non c'era, non era lì. Eppure quella voce era la sua, lei ne aveva la certezza. La testa le martellava in modo atroce, il cuore sembrava volersi spezzare.
Eppure si rialzò asciugandosi gli occhi. Si sentiva svuotata, ma non si sarebbe arresa. Glielo aveva promesso tanti anni prima che avrebbe continuato a combattere e lo avrebbe fatto fino alla fine. Avvolse la sciarpa intorno al collo e uscì all'esterno.
"Quella promessa è ancora valida Eren. Io non mi arrenderò, qualunque sia l'esito di questa battaglia."
Un vento leggero le mosse i capelli accogliendo la sue parole come a volerle portare lontano. Fin dove si sarebbe spinta lo avrebbe compreso solo al momento giusto.
Giuro che mai avrei pensato di approdare su questo fandom. Soprattutto se considerate il fatto che ho deciso di guardare l'anime circa una decina di giorni fa. E non mi sono fermata lì. Ho terminato il manga e approfondito la visione con i relativi OAV, perchè le cose a me piace farle per bene. Detto ciò, L'attacco dei Giganti lo si può apprezzare o meno, ma di certo è una storia che ti prende dritta al cuore e allo stomaco, non puoi non restarne affascinata e coinvolta. Questa one shot non ha pretese di nessun tipo, solo quella di intrattenere chi la legge e approfondire un po' in più il pensiero dei personaggi. In questo caso lo scambio di battute tra Mikasa e Jean, da me creato, lo ritengo un incentivo in più verso la decisione finale della ragazza. Jean è così simile a Eren caratterialmente, e tiene molto a Mikasa, anche se non le hai mai esternato nulla se non semplici complimenti. Ho fatto leva proprio su questo nel loro dialogo. Spero di aver fatto un lavoro discreto e di tornare presto a scrivere in questo fandom. Per adesso mi auguro solo di aver cominciato nel migliore dei modi. A presto...