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Autore: BellaLuna    25/04/2021    9 recensioni
Periodo pre-cyborg. Quando la camera gravitazionale di Vegeta esplode, Yamcha diventa spettatore involontario di una scena alla quale mai avrebbe pensato di poter assistere: Bulma è ancora distante da lui milioni di anni luce, e la mano a cui si stringe non è la sua, ma quella di un assassino saiyan.
[Storia partecipante alla Challenge "Solo i fiori sanno" indetta da Pampa313 sul forum di EFP.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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(Not) A NeverEnding Story


*
 

C’era stato un tempo in cui una Bulma sedicenne aveva guardato Yamcha negli occhi e, nell’impeto del primo amore, gli aveva promesso che sarebbero rimasti insieme per tutta la vita.
Yamcha lo ricorda ancora perfettamente: era uno di quei momenti che aveva gelosamente custodito nella sua memoria, pensando che lì sarebbe rimasto in eterno, insieme al suo amore.
Era successo in un tempo molto lontano, un tempo in cui tutto sembrava ancora così facile, farsi amare da Bulma era facile e Yamcha aveva creduto che sarebbe stato così per sempre. Che nulla avrebbe potuto dividerli, non quando Bulma lo guardava e gli sorrideva in quel modo, e lui si sentiva speciale e felice e nient’altro aveva importanza.
Lei era dolce e bellissima e lui era convinto che sarebbe rimasta sua per sempre, che non avrebbe mai permesso di lasciarla andare.
Ma all’epoca avevano ancora sedici anni, e i loro cuori erano puri come solo quelli di due ragazzini innamorati della vita possono esserlo, inconsapevoli che le cose cambiano e che ci sono delle promesse che, per quanto vere possano essere quando sono state pronunciate, con il tempo cominciano a indebolirsi, a vacillare, a venir giù se il sostegno di sentimenti sinceri non fa da base per tenerli insieme.
Yamcha aveva dato per scontato che fossero forti, che niente li avrebbe mai distrutti.
Invece, per ironia della sorte, tutte le sue certezze erano infine crollate insieme alle difese di un mercenario saiyan.

 
***

È Il giorno in cui la Gravity Room esplode in aria, e Bulma si ritrova a correre e a supplicare un qualunque Dio si trovi lì ad ascoltarla che Vegeta sia ancora vivo, mentre scava a mani nude fra le macerie e a stento trattiene le lacrime, che ogni castello di carte crolla giù.
Yamcha la guarda e capisce che c’è stato un attimo in cui si è distratto, e in cui l’ha persa per sempre.
La guarda e si chiede che fine abbia fatto quella ragazzina un po’ matta che ha conosciuto nel deserto e i sogni che condividevano e il futuro che si erano promessi.
La guarda, mentre Vegeta piomba a terra e lei si precipita a sorreggerlo e la voce le trema dalla disperazione, e vede un’estranea.
Fa da spettatore a una scena surreale, e qualcosa nella sua testa continua a ripetere non può essere vero, non sta succedendo davvero.
Rimane immobile, pietrificato a guardarli – la sua ragazza che consola uno sconosciuto, un alieno, un assassino – e c’è una parte di lui che vorrebbe solo andare da Bulma e scuoterla e dirle cosa stai facendo? E un’altra, invece, che avrebbe tanto voluto ficcare la testa sotto la sabbia per poter fingere di non aver visto niente: né il modo in cui lei lo stringe, né il modo in cui lui la guarda.
C’è disperazione negli occhi di entrambi, c’è un sentimento potente che aleggia nell’aria e che lo fa sentire un intruso, un perfetto sconosciuto che si è trovato lì ad assistere a quella scena solo per caso, quando in realtà quello arrivato dal nulla è solo Vegeta.
È lui l’intruso, è lui che si è fatto spazio a forza nelle loro vite, è lui quello che non c’entra niente con Bulma.
Fino a sei mesi prima Vegeta era solo un nome, un ricordo, un’ombra minacciosa che era calata sulla Terra e che per fortuna poi sembrava essersi ritratta.
E, dunque, quello a cui sta assistendo può anche essere solo un fenomeno passeggero, come una cometa che incontra l’orbita terrestre solo una volta ogni decade.
Yamcha si aggrappa a quell’illusione con tutto se stesso, si aggrappa alla speranza di quella promessa sussurrata sotto gli alberi di ciliegio, si aggrappa alla stessa disperazione con cui si stanno tenendo a galla anche Bulma e Vegeta.
In fondo Bulma è ancora lì, al suo fianco, sebbene i suoi occhi non lo guardino più, troppo intenti ad esaminare un moribondo steso sul letto dell’infermeria.
La ragazza forte di sempre sembra si stia sgretolando proprio di fronte ai suoi occhi. Ed è assurdo, perché Vegeta non lo merita, non ha fatto niente per meritarsi una simile apprensione, una simile attenzione di riguardo.
Vegeta è un mostro e Bulma è solo troppo buona.
Prova ad appoggiarle una mano sulla spalla, cerca di consolarla, ma lei sfugge al suo tocco, si accomoda sulla sedia accanto al letto e resta lì ad aspettare ogni notte, fin quando il saiyan non si sveglia.
Un giorno va a portarle da mangiare e si accorge che si è addormentata con il viso appoggiato alla sponda del letto, le dita delle sue mani sono strette in quelle di Vegeta.
E ogni illusione svanisce: è già troppo tardi, l’esplosione della Gravity Room ha già mandato in frantumi ogni promessa.
Non aspetta nemmeno che Bulma si svegli o gli parli, raccoglie le sue cose in silenzio, saluta i coniugi Brief – la sua casa, la sua famiglia – e va via.
Sull’uscio, la signora Brief lo chiama.
Gli afferra le mani con gentilezza – proprio come Yamcha immagina che Bulma abbia fatto con quelle di Vegeta – e, come tanti anni prima la figlia aveva fatto, lo guarda negli occhi e sorridendo mestamente gli dice: «Ti ha voluto bene davvero ma, certe storie, mio caro, fanno il loro percorso e certe volte finiscono e basta».
E quello era stato il suo addio.
 



FINE




N/A: Ben ritrovati a tutti cari lettori!
Era da un po' di tempo che non scrivevo su questo fandom, poi ho ritrovato questa vecchia storia nel mio archivio e mi sono decisa a pubblicarla per saziare un po' la mia eterna fame di Dragon Ball.
Come avrete potuto constatare leggendo, questa storia parla della fine della relazione fra Bulma e Yamcha raccontata dal punto di vista di quest’ultimo, riprendendo il famoso episodio 124 di Dragon Ball Z “L’allenamento dei Guerrieri”.
A parer mio, uno dei grandi errori di Yamcha è stato quello di dare Bulma sempre per scontata, era convinto che non importava cosa facesse o non facesse perché tanto il loro amore era eterno, ma questo è un modo di pensare, (sempre per il mio modo di vedere le cose), molto infantile. L’amore va nutrito e accudito, non sta in piedi da solo... ed è questa mancanza uno dei tanti motivi per cui, secondo me, Bulma ha iniziato a “stancarsi” di lui e a interessarsi, invece, a Vegeta.
Inoltre, non credo che la relazione fra Yamcha e Bulma si sia conclusa con scenate e strepiti, ma sia qualcosa a cui entrambi sono arrivati con dispiacere sì (perché comunque sono stati insieme per moltissimo tempo), ma anche con una sorta di muta accettazione.
Il titolo della storia si ispira alla celeberrima “NeverEnding Story” di Limahl che ha fatto da colonna sonora al film “La storia Infinita” del 1984.
Spero che questa breve storia introspettiva e romantica vi sia piaciuta e di poter leggere le vostre opinioni a riguardo!
Alla prossima,
BellaLuna
  
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