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Autore: ElfaNike    26/04/2021    0 recensioni
Una storia leggera per respirare un po' in questo periodo così pesante. Scritta di getto in ventiquattr'ore.
La perfezione può davvero permettere di trovare il partner ideale? L'imperfezione può davvero essere causa di friendzone eterna?
Sono tutte domande a cui si confronteranno Adrien e Ladybug da un lato, e Marinette e Chat Noir dall'altro. Chissà che vagando al chiaro di luna non si possano trovare risposte...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Pompienemy aveva attaccato, Chat Noir era andato spesso a trovare Marinette sul suo balcone.
Si trovavano per un paio d’ore, prima che la stanchezza li prendesse, e parlavano del più e del meno. All’inizio parlavano soprattutto delle rispettive cotte, senza che Marinette rivelasse mai il nome del suo dolce eletto, poi pian piano i discorsi su Adrien e Ladybug cominciarono a esaurirsi e l’attenzione dei due ragazzi si spostò sulle rispettive vite.
Marinette parlò della sua vita felice con la sua famiglia, raccontò della sua amicizia con Alya, della scuola, anche di Chloé.
Chat Noir ascoltava e un po’ la invidiava, soprattutto per la sua libertà e il rapporto spontaneo con i suoi genitori.
Lui, dal canto suo, raccontava delle sue avventure da eroe, dei suoi timori e delle sue speranze. Marinette colse dalle sue parole una certa solitudine che ogni tanto abbatteva il suo buon umore, e per qualche sera cercò di capire se fosse il carattere pimpante a nascondere un profonda tristezza, o se fosse la profonda tristezza a stroncare sul nascere il carattere pimpante.
Dopo qualche sera di osservazione, stabilì in via definitiva che fosse la seconda, e ipotizzò che la maschera che gli nascondeva il volto in realtà lo liberasse dalla tristezza. Se dovessi scoprire chi è, si chiese, chissà se sarei capace di aiutarlo con la sua tristezza.
Chat Noir non si era lanciato in osservazioni altrettanto approfondite, ma parlando poté comprendere quanto Marinette provasse una continua ansia da prestazione, e quanto questo fosse legato agli obiettivi estremamente ambiziosi che la ragazza stabiliva per sé stessa. Si domandò se se caricarsi in quel modo fosse la causa dell’ansia, o se in realtà quegli obiettivi fossero la diretta conseguenza del suo timore di non mostrarsi mai abbastanza all’altezza agli occhi degli altri.
Quando si pose la domanda si rispose con un movimento noncurante delle spalle. Non sapeva come facesse, ma oltre a essere incredibilmente esigente verso se stessa quella ragazza riusciva a non diventare incredibilmente egocentrica, e la sua innata capacità di ascolto e la sua empatia erano per lui un balsamo di cui, alla lunga, di accorse di non poter più fare a meno.
Marinette scoprì che davanti a Chat Noir non doveva assolutamente mostrarsi all’altezza degli altri, che nessuno la provocava perché il Giorno degli Eroi aveva preparato i soliti macarons, che anzi poteva finalmente prendersi sul ridere come desiderava fare ormai da tanto tempo.
Passata qualche settimana, le serate sul balcone erano diventate ormai momento di attesa per entrambi, e di giorno a scuola faticavano a tenere gli occhi aperti. Li salvava una nuova serenità, che aiutò Marinette a rilassarsi nei confronti delle scadenze, e portò Adrien a sopportare il silenzio di lutto di casa sua col cuore più leggero.
Questa situazione portò Chat Noir nelle vesti di Adrien a riconsiderare Marinette, e Marinette nelle vesti di Ladybug a riconsiderare Chat Noir. Sia Adrien sia Ladybug erano consci delle cotte di Marinette e di Chat Noir, ed entrambi si resero conto che si trattava di sentimenti che potevano essere ricambiati.
Fu per questo che, un giorno di sole, sia Ladybug sia Adrien presero la loro decisione.
 
L’akuma fu purificato senza problemi e Parigi fu di nuovo messa in salvo. Ladybug e Chat Noir conclusero il loro exploit con il solito ‘Bien joué’, ma quando dovettero separarsi Ladybug sentì il cuore accelerare i battiti.
-Senti, Chat Noir...- chiese portandosi una mano al gomito dell’altro braccio -Ti andrebbe di incontrarci... magari stanotte, al Champ de Mars?-
-Wow, davvero, Milady? Cos’è, vuoi offrirmi un giro in cima alla Tour Eiffel?-
-In un certo senso...- gli orecchini lampeggiarono -Allora, ci sarai?-
-Ma certo, Milady! A stanotte!-
I due si salutarono e ognuno andò a detrasformarsi per conto suo.
Una volta che fu notte, i due eroi si ritrovarono ai piedi della Tour Eiffel, e Ladybug condusse Chat Noir sul balcone con vista su Notre-Dame su cui lui aveva preparato la serata a sorpresa la volta che si erano battuti contro Glaciator.
Chat Noir temeva di sperare troppo, quando provò a immaginare per quale motivo l’avesse condotto lì. Gli batteva forte il cuore, si sentiva completamente sottosopra, come si sentiva sottosopra anche Ladybug, che cercava le parole giuste per parlare al suo partner di battaglie.
-Tutto bene, Milady?- chiese lui dopo un lungo momento.
-Ti ricordi quando ti dissi, su questo stesso balcone, che mi piaceva qualcun altro?-
-Come dimenticarlo?-
Ladybug si voltò a guardarlo: -Sai perché non ho mai preso in considerazione il fatto che potessimo stare assieme?-
-Forse perché sei innamorata di un altro?- chiese piccato lui.
-Anche. Ma anche perché non abbiamo il diritto di rivelarci le nostre rispettive identità. È una misura di sicurezza molto importante, per le nostre famiglie come per noi.-
Chat Noir incrociò le braccia: -Cosa mi vuoi dire, Milady?-
Lei si avvicinò, guardando altrove: -Però pensi che se ci frequentassimo senza rivelarci le nostre identità potrebbe andare bene lo stesso?-
Chat Noir la guardava ora senza sorridere, la testa leggermente indietro, completamente basito: -Milady... mi stai forse chiedendo di metterci assieme?-
-Sì, cioè... ho avuto modo di pensare, negli ultimi tempi. E mi sono accorta che senza di te non potrei andare da nessuna parte. Credo di... avere bisogno di te, nella mia vita.-
Chat Noir la osservò con gli occhi sgranati qualche secondo, poi riprese il controllo e le sorrise: -Probabilmente, me l’avessi chiesto un mese fa ti avrei detto di sì senza battere ciglio, Milady.- mise le mani sui fianchi -Tu sei perfetta, Ladybug. Sei molto più in alto di chiunque altro, e ti sarò sempre devoto. Però...-
-Però?-
-Ho incontrato una ragazza anch’io. E credo che accettare di stare con te adesso sia un tradimento nei confronti di qualcosa che sta nascendo qui dentro.- le prese il polso e appoggiò la mano della ragazza sul suo cuore -Spero tu possa capire.-
Ladybug rimase senza parole. Le ci volle un momento prima di realizzare: ‘È innamorato di Marinette... per davvero?’.
Con un enorme sforzo di volontà e lo stomaco completamente sottosopra ingoiò l’amaro boccone e sorrise: -Capisco. Allora sono convinta che renderai questa ragazza estremamente felice.-
Chat Noir la abbracciò e lei ricambiò: -Grazie, Milady. Se mi accetterà, farò tutto il possibile per riuscirci.-
Ladybug non rispose più niente.
 
Il rifiuto di Chat Noir portò nuova confusione nel cuore di Marinette. Da un lato, si sentiva euforica per la confessione involontaria del ragazzo. Dall’altro, si rese conto che in quanto Ladybug stava facendo davvero un lavoro perfetto, e questo la isolava completamente dal resto del mondo. Persino dallo stesso Chat Noir.
Il mattino dopo si recò in classe con lo sguardo basso. Era talmente assorta dai suoi rimestamenti intimi che non si accorse degli sguardi intensi che Adrien le lanciava ogni tanto.
Il ragazzo si decise alla fine della giornata. Prese il coraggio a due mani e, seduto in macchina sulla via di casa, mandò un messaggio a Marinette: ‘Ti andrebbe un succo di frutta, oggi pomeriggio?’
Marinette ricevette il messaggio mentre era per strada e Alya dovette tenerla perché non prendesse il volo dall’agitazione.
-Allora! Cosa aspetti a rispondere?- le chiese quando lei si fu ripresa dallo shock.
-Sì... sì.- Marinette prese il cellulare e digitò: ‘Mi farebbe molto piacere. Ti va di trovarci in Place de la Concorde verso le 17?’.
Premette invia e Alya si lasciò sfuggire un fischio: -Accidenti, Marinette. Non hai dovuto rileggere mille volte per assicurarti che andasse bene!-
-Be’, è solo per stabilire l’ora, no? Niente di compromettente.-
-In passato ti sei fatta problemi per inviargli un ok.-
Marinette ridacchiò, a disagio, e riprese la strada di casa.
Quando si fecero le cinque, Marinette arrivò alla piazza che Adrien era già lì.
-È tanto che aspetti?- gli chiese.
-Non tantissimo. Sono appena arrivato.- e invece aspettava da mezz’ora.
I due ragazzi si incamminarono verso un bar, e Adrien la invitò a sedersi e le offrì l’aranciata.
Marinette, da parte sua, osservava perplessa tutte quelle attenzioni, e non sapeva se sentirsi lusingata o presa in giro: era davvero quello che pensava? Proprio dopo che aveva ricevuto il suo primo rifiuto (come Ladybug, ma comunque!) il ragazzo che aveva sognato per mesi aveva deciso di invitarla fuori?!
-Stai bene?- le chiese Adrien dopo un lungo momento di silenzio.
-Io, euh... certo. Certo che sto bene. Sto benissimo!-
Adrien rise con leggerezza, poi estrasse qualcosa della sua tracolla: -C’è una cosa che vorrei restituirti.-
A Marinette mancò un battito: -Il mio diario!-
-Già.- Adrien aspettò una reazione, che non arrivò. Allora continuò: -L’hai perso quando mi hai nascosto da Angroupie. Volevo restituirtelo subito, ma purtroppo non ho potuto non leggere qualcosa che hai scritto.- alzò le mani, allo sguardo sconvolto della ragazza: -È stato un incidente, credimi. Mi è caduto e si è aperto da solo.-
Marinette afferrò il bordo della sedia fra le sue ginocchia: -Quindi sai da parecchio della mia... che mi piaci.-
-Da allora. Ma credimi, Marinette, non voglio assolutamente prenderti in giro. La realtà è che...- il ragazzo prese un profondo respiro -...è da un po’ che non riesco a non pensare a te. Credo... che tu mi piaccia.-
Marinette lo guardò con le guance in fiamme e gli occhi stralunati. Su due piedi si chiese se stesse sognando, poi si accorse che la sua mano stava davvero stritolando il bordo della sedia, e capì che no: era tutto reale. Allora sorrise.
-Oh, Adrien.- rispose -Se mi avessi parlato così un mese fa probabilmente sarei svenuta.-
Adrien la guardò sconcertato, capendo dalla premessa -la stessa che lui aveva fatto a Ladybug- dove sarebbe andata a parare.
-In realtà... sai... è da un po’ che ho incontrato un altro ragazzo. E negli ultimi tempi penso sempre più spesso a lui.-
-Capisco. Posso sapere chi è?-
-Purtroppo non posso dirtelo. Mi dispiace, Adrien... giuro che non voglio farti star male.-
Sarà davvero Chat Noir? Oppure è il fratello di Juleka con cui di recente esce spesso? Il ragazzo si alzò: -Tranquilla. In effetti sono stato stupido, a crede che dopo tutto questo tempo... Spero davvero che lo renderai felice.-
-Se lui vorrà mai me, lo spero anch’io.- Marinette sorrise, vagando con lo sguardo.
Adrien spinse verso di lei il diario: -Passa un buon pomeriggio, Marinette.-
La ragazza lo guardò andare via mestamente, e si coprì gli occhi per non piangere: l’aveva amato tanto, per tanto tempo, ed era convinta che con l’arrivo di un altro amore nella sua vita si sarebbe portata il ricordo di quel sentimento nel cuore con una certa dolcezza. Invece si era ritrovata a spezzare i sogni di quello stesso ragazzo per cui aveva perso notti e notti di sonno. Si sentì malissimo, e sperò di poter almeno tornare a parlare con lui, se lui in futuro l’avesse mai voluto.
D’altra parte, ormai aveva capito che, giocandosi il cuore di Ladybug e il cuore di Adrien, adesso toccava a lei mettersi in gioco.
Col cuore in gola, aspettò l’arrivo della sera e la sua abituale chiacchierata con Chat Noir. Aveva molto da raccontargli.
 
Invece Chat Noir non venne. Marinette lo attese per ore resistendo alla tentazione di trasformarsi e andare a cercarlo.
Il rito così rassicurante delle chiacchierate serali si interruppe improvvisamente senza un perché, e questo ferì Marinette molto più del rifiuto di Chat Noir a Ladybug o del suo rifiuto ad Adrien.
Chat Noir, dal canto suo, veniva regolarmente nei paraggi di casa sua, e la osservava da lontano. Era stufo di rifiuti: aveva provato una gran pena a spezzare il cuore della sua amata Ladybug e aveva patito molto a non potersi rivelare a Marinette per quello che era. Supponeva che la ragazza desiderasse un compagno normale, con cui bere aranciate e prendere il gelato da André, non uno scavezzacollo come lui. Se si era innamorata di qualcuno, non era certo di un buffone come lui, no? ...no?
Era stanco, e stufo di vedere gente soffrire intorno a lui senza poter fare niente. Aveva voluto presentarsi a Marinette nelle sue vesti di Adrien proprio per tenerla lontana da tutti i pericoli che costellavano la sua vita di eroe. Non voleva rischiare di essere rifiutato anche così, come Chat Noir, dopo tutto quello che le aveva confidato, dopo essersi reso così vulnerabile davanti a lei.
Per l’ultima sera, la contemplò mentre lo attendeva, illuminata dall’argenteo chiaro di luna. Poi con un balzo si voltò, e andò via.
  
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