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Autore: Emeerery    28/04/2021    0 recensioni
"Se avesse dovuto stilare una lista dei peggiori criminali affrontati nel corso della sua carriera, Clorofilìa avrebbe scelto quello ad occhi chiusi. Diamine, anche la volta che aveva retto l’edificio pericolante sembrava una piccolezza al confronto!"
Genere: Azione, Comico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Cloro dovette ammettere che il piano era andato male per causa sua, in definitiva.
 A sua discolpa c’era da considerare che la notturna con Range era già programmata prima di parlare con Steam, per di più nella zona di loro interesse, ad appena tre giorni dal loro colloquio. Sembrava il preludio perfetto per un’azione combinata dall’esito scontato. Ma evidentemente la sua dose di fortuna doveva essersi esaurita da qualche parte, probabilmente con Castle.
 Quando, nel mezzo della notte, a poche decine di metri dalla villa incriminata, avevano sentito i suoni distinti di una colluttazione, l’eroina aveva avvertito un fremito scuoterla internamente. Da quel momento non si sarebbe potuta più tirare indietro. Aveva esortato il compagno a seguirla, esponendogli i suoi falsi dubbi con una credibilità da fare invidia al miglior attore (con magno plauso del capo), cercando contemporaneamente di non affrettarsi troppo, per dare il tempo a Steam di fare quel che doveva.
 Giunti all’abitazione avevano udito infine il suono di vetri infranti, il segnale che la ragazza aspettava per decidersi a penetrare nel giardino.  Davanti ai loro occhi la scena era simile a quella già vista da Cloro e Castle appena dieci giorni prima, senonché i due civili erano in quel momento riversi al suolo e dell’aggressore non c’era più traccia. Pregando interiormente che il vigilante non avesse ecceduto nella fretta dettata dal loro piano, l’eroina si avvicinò cautamente alle figure a terra, seguita a ruota dall’amico.
 Si accertarono che respirassero ancora, ma parevano così malmessi da non potersi svegliare per parecchio tempo. Clorofilìa, ormai certa del buon esito dell’operazione, si levò risoluta in piedi.
 “Pensa a questi due e chiama i soccorsi, io vado a fermarlo”
 Range si alzò a sua volta, l’espressione del viso a rivelare i moti dell’animo.
 “Hai detto di non esserci riuscita l’altra volta, come pensi di farcela adesso?” le chiese.
 La ragazza, impaziente di mettersi all’opera e di por fine a quella farsa, rigettò le sue preoccupazioni con un gesto della mano, raccomandandogli ancora una volta di occuparsi dei civili.
 Entrata in casa (dalla stessa finestra rotta da Steam) si ritrovò nella cucina. Ogni sportello era stato aperto, anche alcuni in cui sicuramente non ci sarebbe stato spazio per una persona, ma l’altro le aveva già spiegato a suo tempo che non avrebbe escluso alcuna possibilità, nemmeno quella di un mobile modificato ad arte. Per il resto era tutto in ordine, tranne che per gli avanzi della cena, abbandonati nel lavandino.
 Lo sentì muoversi da qualche parte verso destra, quindi si diresse nella sua direzione. Attraversò una porta che la condusse in un corridoio buio e spoglio, per poi proseguire ed imboccare un’altra soglia, una delle camere.
 Lo trovò in ginocchio, per terra, vicino ad un buco nel pavimento chiuso da una botola. Studiando l’arredamento presente, Cloro vide un tappeto ed il letto evidentemente allontanati dalle loro posizioni consuete. Di sicuro aiutavano a mascherare quella che probabilmente era stata una cantina, nel disegno originario della casa. Steam stava cercando di forzare un catenaccio che gli impediva di spalancare l’apertura, ma senza la strumentazione adatta rischiava di impiegarci troppo tempo, quindi l’eroina accorse in suo aiuto, sostituendo le mani del vigilante con i suoi tralci, inserendo le foglie nella serratura e facendola scattare. Il lucchetto si aprì facilmente, doveva essere stato usato centinaia di volte negli ultimi tempi, oliato a dovere e tenuto in perfetto stato.
 Aprirono insieme il pesante sportello. Dall’apertura scendeva una scaletta a pioli che conduceva in un ambiente misero, scarsamente illuminato. L’aria era viziata, un misto di umidità, sudore e (Oh mio Dio! pensò Cloro) rifiuti organici di non precisata provenienza. Alla luce della torcia di Steam videro che l’arredamento era costituito solamente da un giaciglio lurido e basso, in uno spazio appena sufficiente per consentire ad un uomo adulto di stendersi, ma non di stare dritto in piedi. Valutando ad occhio, Clorofilìa lo stimò di due metri di lato, poco più di un metro e mezzo d’altezza.
 Sul letto improvvisato dormiva Hisa. Aveva un aspetto smunto, malsano. Raggomitolata, tremava nel sonno nonostante la notte fosse insopportabilmente afosa, ma l’aria della cantina, umida e fredda, doveva averla ghiacciata fin nelle ossa. Le occhiaie erano profonde e scure, e i vestiti, una t-shirt ed un pantaloncino, sembravano totalmente logori. Il cuore di Cloro si strinse a quella vista.
 Steam lasciò cadere la torcia mentre l’eroina calava i suoi rampicanti e li avvolgeva delicatamente intorno al corpo martoriato della ragazza. La sollevò piano, attenta a non svegliarla, monitorando costantemente il respiro e il battito. Pareva estremamente indebolita, ma la sua costituzione l’aveva indubbiamente aiutata a resistere alla deprivazione impostale dai suoi aguzzini. Farla passare dalla stretta apertura non fu affatto difficile, non quanto resistere all’istinto di abbracciarla per riscaldarla e consolarla nel sonno.
 Quando il vigilante si fu assicurato della riuscita di quel salvataggio, ruppe l’unica finestra della stanza, che per somma fortuna dava sul cortile posteriore e, senza averle rivolto ancora la parola, si dileguò nella notte, rapido e silenzioso. Cloro stringeva fra i rami la migliore prova della sua buona fede.
 Mentre tentava ancora di calmare la rabbia montante scatenata dallo scempio di quella povera creatura, udì nuovamente dei rumori dall’esterno. Non vi fece caso, credendo fossero i mezzi di emergenza finalmente accorsi, fin quando non sentì dei passi precipitarsi in direzione della camera. Appartenevano ad una persona sola, il che era strano per la polizia o il personale sanitario, che in casi del genere preferiva agire sempre in coppia.
 Si voltò in direzione della porta giusto in tempo per vedere un soprammobile volare dritto contro la sua faccia. Riuscì a schivarlo abbassandosi, badando a che Hisa rimanesse protetta dai tralci, e scrutò nel buio, per distinguere l’aggressore. Era la donna, la telecineta, scarmigliata e ringhiante, concentrata al massimo per sferrare l’attacco successivo. Fu a quel punto che Cloro si ricredette sulla riuscita del piano e la fortuna accumulata. I due dovevano essersi svegliati, aver capito cosa stava succedendo e aver deciso che la soluzione migliore sarebbe stata requisire nuovamente la ragazzina e darsi alla fuga. L’uomo doveva essere rimasto a combattere contro Range, mentre la compagna aveva stabilito di fronteggiarla e farla desistere dai suoi intenti eroici.
 Il proiettile successivo era un libro di almeno trecento pagine che si sollevò da uno dei comodini addossati alla parete, alla sua sinistra. Cloro usò uno dei rami per intercettarlo e farlo cadere al suolo, ma si distrasse tanto da permettere ad una boccetta di profumo di frangersi contro il suo braccio destro, rendendo immediatamente l’aria soffocante.
 Schivò un posacenere in cristallo diretto nuovamente contro la sua testa, afferrò al volo un piccolo vaso che volava basso verso le sue gambe e rispedì al mittente uno svuota-tasche in stoffa. Avrebbe voluto catturare quella strega e stringerla fino a farla svenire, ma l’attacco era così serrato che aveva appena il tempo di contenere i danni. Avrebbe potuto chiamare aiuto, sicuramente Steam l’avrebbe sentita tramite la cimice che le aveva dato da indossare sotto al costume, ma la possibilità rischiava di sfociare nella scoperta definitiva della loro collaborazione. Non poteva permetterselo.
 Quando la criminale passò ad oggetti piccoli e densi (monete, bottoni, chiavi…) Cloro ingabbiò al meglio Shissō per evitarle danni collaterali, e si fece scudo con la corteccia. La pioggia di proiettili era copiosa e costante, cercava di infiltrarsi negli spiragli incautamente lasciati aperti. Fra i rintocchi contro il legno, l’eroina poteva sentire il suono della lotta fra il suo collega e l’altro uomo. Udì la voce distorta di Steam uscire dall’auricolare che completava l’equipaggiamento di quella missione in coppia.
 “Va tutto bene?” le chiese, agitato “Cos’è tutto questo rumore?”
 “Non ti preoccupare” borbottò, sperando di riuscire a farsi sentire in mezzo a quell’apocalisse volante “Adesso sistemo questa stronza!”
 Ma la suddetta non era probabilmente dello stesso parere. Clorofilìa si era circondata totalmente di rami e corteccia per prevenire gli assalti a 360°, ma ben presto si rese conto di dover obbligatoriamente cedere in qualche punto per avere uno spiraglio d’attacco. Uno dei proiettili la raggiunse alle spalle, squarciandole la sacca e mettendo fine alle sue elucubrazioni. Senza la sua terra (che aveva sentito precipitare di colpo al pavimento, alleggerendola sensibilmente ma mettendo a nudo radici che non avrebbero mai dovuto vedere la luce) le sue riserve calavano drasticamente, così come il tempo a sua disposizione.
 “Pezzo di… La sacca!” guaì di riflesso, cercando di non soccombere ad un rinnovato assalto.
 “Hai detto ‘sacca’?!” domandò la voce nel suo orecchio, più confusa ed inquieta che mai.
 “La mia sacca di terra. Quella maledetta…!” riprese a borbottare Cloro. “C’è un’eroina che sta per ricevere un richiamo per eccesso di violenza, vedi di andartene” gli ingiunse alla fine, prima di attaccare.
 Spalancò i rami che le fungevano da protezione, proiettando in giro per la stanza tutti gli oggetti che la circondavano. Prima che la sua avversaria potesse riprendersi da quel cambiamento improvviso di prospettiva, Clorofilìa riassorbì in parte le sue difese, per poi lanciare i suoi tralci d’arresto. La cattura non era difficoltosa, in fondo la donna aveva una forza fisica sicuramente inferiore a quella dell’eroina, ma non impediva l’uso del quirk alla criminale. La pioggia di oggetti riprese in fretta, e ormai Cloro poteva contare solamente sulla sua armatura. Stava rapidamente cercando un’alternativa alla violenza diretta o al soffocamento per far cedere l’avversaria, quando fu quest’ultima a fornirle una via d’uscita.
 Un proiettile (qualcosa di piccolo, forse una biglia) incontrò uno dei pochi punti scoperti delle sue difese. Tutte le sue articolazioni erano prive di protezioni, per garantirle la massima mobilità. Anche il basso ventre era scoperto per un motivo analogo. E fu lì che l’oggetto penetrò nella sua carne.
 L’eroina soffocò un lamento ma non cedette. Rovistò alla cieca nelle sacche della cintura ed estrasse un seme che andò a piantare nella ferita, facendolo germogliare ed arrestando la perdita di sangue. Non aveva tempo per certe scempiaggini.
 Il profumo di lavanda le giunse improvviso alle narici, a coprire in parte il nauseabondo odore chimico della boccetta. Lavanda. Cloro conosceva le principali proprietà dei semi che si portava dietro, e di quella pianta si magnificava in ogni volume il potere distensivo sui nervi, la capacità di rilassamento ed induzione al sonno. Forse le era rimasta un po’ di fortuna da sfruttare, dopo tutto.
 Alla fine la soluzione fu una via di mezzo fra la violenza vera e propria, un tentativo di soffocamento ed un’azione più ‘etica’ ma non meglio specificata.
 Le avvolse la testa in un cespuglio di lavanda, accertandosi di renderla più odorosa possibile. Strinse i rami, impedendole di liberarsi e per buona misura le infilò nelle narici un paio di foglie, in modo da massimizzare l’effetto stordente. Strinse i denti e rimase concentrata a monitorare le pulsazioni di entrambe le donne (la preda e la predatrice) finché l’attacco aereo scemò del tutto. Era svenuta.
 “Sei ancora viva?” la interrogò Steam, apprensivo.
 “Sto bene” sbuffò di rimando Cloro. Liberò leggermente il capo della criminale (abbastanza da permetterle di respirare regolarmente, ma garantendole comunque un alone di lavanda per tenerla assopita), poi, lentamente e trascinandosi i suoi trofei, si diresse alla porta d’ingresso.
 I rumori di lotta erano cessati in un momento imprecisato, e quando si affacciò in giardino, timorosa di vedere uno scenario peggiore di quello appena scampato, capì il perché. Range, probabilmente non nella sua forma più pesante (l’avrebbe ridotto ad una foglia altrimenti), sedeva accovacciato sulla schiena del malvivente, svenuto come la compagna.
 “Scusa, il marito era parecchio antipatico da gestire, c’è voluto tempo per renderlo più docile.”
 Clorofilìa abbozzò un sorriso tirato. Se l’erano cavata, in qualche modo, anche se aveva temuto per un momento di dover correre in soccorso dell’amico. Invece erano vivi ed integri entrambi (se si escludeva un forellino farcito di vegetazione a cui non avrebbe fatto male le attenzioni di un chirurgo).
 Range le sorrise in rimando, girando la testa per contemplare il premio che l’amica aveva riportato dalla propria battaglia. Quando incontrò con lo sguardo il bozzolo di foglie e rampicanti dove invece era semivisibile Hisa, assunse un’espressione perplessa.
 “Se ti dicessi dove l’ho trovata vomiteresti” lo informò la collega, prima di esporgli la versione concordata con Steam. L’aveva raggiunto in camera mentre riemergeva dalla botola con in braccio la ragazza, allora aveva provato a catturarlo ma lui aveva posato il carico per terra e se l’era filata. Essendoci un civile bisognoso di cure, la priorità dell’eroina era stata di verificare il suo stato. Probabilmente il criminale era ormai troppo lontano per essere rintracciato nuovamente.
 “Esatto” si fece sentire il diretto interessato, prima di chiudere definitivamente la linea. Cloro tirò un sospiro di sollievo. Quella parte era conclusa.
   
 
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