Ricordati di me
*
Capitolo 4
*
Avanzò
in quel luogo bianco e asettico, e ad ogni passo sollevava una nuvoletta dello
stesso colore.
Sentiva
freddo, così si chiuse in un abbraccio e continuò ad andare avanti, in cerca di
una via d’uscita.
Ma
più continuava il suo cammino e più le sembrava di girare in tondo.
Davanti
a lei il nulla, o meglio una coltre di nebbia fitta che non lasciava
intravedere cosa ci fosse dall’altra parte.
Solo
bianco.
Paura.
Smarrimento.
Marinette sospirò e
continuò fino a quando non sbatté contro uno specchio.
Cercò
di arginarlo, ma più provava a vedere la sua fine e più questo aumentava la sua
superficie.
Rassegnata,
guardò il suo riflesso farsi sempre più nitido.
Indossava
una tuta rossa a pois neri, eppure vestiva un paio di jeans e una maglietta
rosa.
Controllò
di nuovo e rivide sempre la stessa persona, allora pensò che quella mascherata
non fosse lei.
“Ciao,
io sono Marinette!”
E
lo disse anche il riflesso nello specchio.
“Non
copiarmi” Continuò portandosi le mani sui fianchi, un gesto che fece anche Lady
Bug.
Marinette si avvicinò di
più ed iniziò a toccarsi la faccia, ma quando fece per levarsi la maschera,
l’immagine cambiò di colpo.
Apparve
un vecchio con pizzetto e bastone, con accanto a lui una donna della stessa età
più o meno.
La
corvina alzò una mano in segno di saluto e la stessa cosa fecero anche loro.
“Chi
siete?”
“Chi
siete?” Fecero eco loro prima di svanire lasciando il posto ad una scatola
ovale rossa con degli strani simboli che continuava a girare.
Ne
uscirono circa una decina di animaletti strani spaventandola e le sue urla
riempirono quel luogo.
“Aiutatemi”
“Non
possiamo, Marinette” Disse quella rossa con un punto
nero enorme sulla testa prima di essere assorbita dalla scatola che poi esplose
come un fuoco d’artificio, lasciando il posto ad una figura austera.
Vestiva
molto elegante ed indossava una maschera bianca che gli copriva tutto il volto,
quando la tolse, il suo volto era senza naso, senza occhi e senza bocca.
Marinette indietreggiò e cacciò
un urlo che echeggiò in quel luogo misterioso.
La
figura fece un passo in avanti ed uscì dallo specchio “Dammi il tuo miraculous” Protese poi la mano in avanti attendendo che il
suo ordine venisse svolto.
La
corvina gli volse le spalle e cercò di correre via, ma più ci provava e più le
sue gambe sembravano essere incollate al pavimento e trattenute dalla nebbia.
Cascò
in avanti, e quando alzò lo sguardo vide un eroe mascherato di nero.
“Ci
penso io qui, Marinette! Scappa” Le disse parandosi
davanti a quel mostro uscito dallo specchio.
“Chi
sei?”
“Chat
Noir!” Le fece un inchino.
Marinette sentiva che lasciarlo
da solo a combattere quella battaglia non era la cosa giusta da fare, lo
avrebbero fatto insieme, anche se lei non aveva super poteri.
“Non
posso andarmene. Lo affronteremo insieme!”
Chat
Noir si tolse la maschera, ma non riuscì a vedere bene chi c’era dietro tranne
le sue labbra sottili “Io e te insieme contro il mondo, milady”.
“Sempre”
Gli disse stringendogli la mano.
Il
suo sorriso era la cosa più bella che aveva visto fino ad ora e riusciva a
metterla a suo agio, quando all’improvviso venne colpito da un akuma, trasformandosi in Chat Blanc.
“Mi
spiace, Milady!” Chat Blanc venne avvolto da una luce accecante che esplose
poco dopo.
*
Marinette si svegliò
ansimante e tutta sudata.
Scostò
le coperte e si mise seduta sul letto portandosi le mani dentro i capelli.
Il
cuore le batteva forte nel petto.
Sospirò
cercando di mettere in ordine le idee, ma più si sforzava e più la testa
iniziava a dolerle, e l’ansia e la preoccupazione scaturito da quell’incubo
stava passando in secondo piano.
Aveva
bisogno di sapere che cosa significasse quello che aveva appena vissuto e dal
suo diario l’unica persona che poteva aiutarla era Alya.
Lei
conosceva il suo segreto e con molta probabilità avrebbe potuto essere utile a
risvegliare qualche ricordo, anche se in cuor suo sapeva che anche Adrien
avesse una parte in tutto questo.
Ma
non le era chiaro il suo ruolo.
Quando
era andata a trovarla in ospedale, ebbe la sensazione che il rapporto che
intercorreva tra di loro fosse più di una semplice amicizia, eppure non era
riuscito a darle più informazioni, o semplicemente glielo avevano impedito.
“Marinette, è ora di andare a scuola!” Annunciò sua madre
palesandosi in camera sua, e fu sorpresa di trovarla già pulita, profumata e
vestita.
“Sono
pronta mamma!” Annuì convinta.
*
Marinette si fermò ai piedi
della scalinata.
Improvvisamente
si sentì spaesata e l’aria le aveva iniziato a mancare quando cercò di mettere
il piede sul primo gradino.
Quell’edificio
era un luogo sconosciuto, come erano sconosciuti i ritardatari, come lei, che
si apprestavano di corsa a salire le scale e cercavano di evitarla per non
andarle addosso.
Sabine,
le aveva chiesto se voleva essere accompagnata per il suo primo giorno, ma lei
la liquidò dicendo che era abbastanza grande per attraversare la strada e
raggiungere il liceo.
Si
sbagliava.
Non
era ancora pronta ad affrontare gli sguardi inquisitori degli studenti e le
occhiatacce delle studentesse più grandi di lei.
Già
le vedeva negli angoli a giudicarla e sussurrare tra loro frasi del tipo “E’
quella la smemorata” oppure “Verrà promossa solo per compassione”.
Strinse
di più i libri che teneva tra le braccia e si sforzò per non piangere.
Per
quanto fosse forte, Marinette, stava per crollare e
non sapeva nemmeno lei perché.
Si
sentiva sola e si era pentita di non aver accettato l’aiuto della madre.
Improvvisamente
quell’edificio le sembrò un mostro gigante che l’avrebbe divorata se avesse
varcato la sua soglia imprigionandola in una dimensione parallela senza dare la
possibilità di tornare indietro.
Forse
era questo che le era successo, ed ecco perché non riusciva a ricordare le
persone.
Deglutì
il nulla e girò i tacchi.
Marinette sbattè la fronte contro il mento di qualcuno.
“Ahio!” Aveva esclamato aprendo poi gli occhi e trovandosi
davanti Adrien.
Bello
come il sole, illuminato dal sole mattutino già alto nel cielo.
“Ti
sei fatta male?” Le aveva chiesto amorevolmente massaggiandosi il mento.
“N-no.
Anzi, scusami se ti sono venuta addosso”.
Adrien
notò subito che il suo tono di voce era strano, come se fosse spaventata.
“Non
è un problema, ultimamente sono distratto anch’io” Le sorrise.
La
campanella suonò, quello era l’ultimo avvertimento, dopo le porte si sarebbero
chiuse. “Entriamo?” Le chiese porgendole la mano.
Marinette esitò, abbassò lo
sguardo come se si vergognasse o come se non volesse.
“A-adrien, è che…”
“Marinette…ci sono io qui. Non ti accadrà nulla” Per lei
quella ragazza era come un libro aperto e poteva capirla solo guardandola negli
occhi.
Era spaventata
e lui l’avrebbe aiutata a superare il primo ostacolo. “E poi non vorrai andare
in punizione il primo giorno di scuola”.
La
corvina accennò ad un sorriso “No, no”.
Adrien
le prese la mano ed insieme varcarono la soglia.
“Hai
visto? Non è stato poi così difficile. Io e te contro il mondo”
Marinette si tenne la testa
e si inginocchiò a terra.
“Che
hai??” Chiese spaventato abbassandosi al suo livello cercando di capire che
cosa avesse scatenato quel malessere.
“La
mia testa!”
“Chiamo
aiuto!” Si alzò e si guardò attorno, ma l’atrio era deserto, nemmeno il
personale ATA stava transitando di lì.
Adrien
venne bloccato per un braccio “Sta passando.” Ansimò tenendo aperto un occhio.
“Sei
sicura?”
Marinette annuì con il capo
cercando di alzarsi.
Barcollò,
ma Adrien riuscì a sorreggerla.
“E’ stato solo un
capogiro.”
“Vieni”
Il biondo la condusse nella sala degli armadietti e si sedette sulla panchina.
“Resta
qui, adesso arrivo, vado ad avvisare la signorina Bustier
che siamo qui”.
*
Marinette sospirò e ripensò
al sogno che aveva fatto quella notte: lei e Chat Noir che combattevano contro
Papillon sui tetti di Parigi.
Era
tutto molto offuscato e confuso, alcune immagini non erano nitide e anche io
suono della voce era ovattato e incomprensibile.
Quello
che però era riuscita a captare erano le parole di Chat Noir, o almeno sembrava
lui, che le diceva la stessa cosa di Adrien poco fa.
*
Io
e te insieme contro il mondo. Io e te insieme contro il mondo.
*
Si
tenne la testa per la rabbia, voleva ricordare.
Marinette voleva ricordare
tutto, e non sprazzi o fermi immagine.
*
Rosso.
Nero. Pois. Io e te insieme contro il mondo. Chat Noir che si toglie la
maschera. Adrien.
*
Adrien
era ritornato nello spogliatoio annunciandole che era riuscito a convincere la
professoressa a stare fuori per la prima ora.
La Bustier avrebbe terminato di interrogare gli studenti
mancanti, quindi non avrebbero perso molto della lezione.
“Grazie!
Non devi per forza stare con me, me ne sarei tornata a casa”
“Non
è un problema, davvero! Mi piace trascorrere del tempo con un’amica come te”
“Amica…certo!”
Esclamò Marinette affranta come se quella parola la
odiasse a tal punto da doverla cancellare per sempre da ogni dizionario.
“Qualcosa
non va?”
Marinette deglutì un po' di
saliva “Dimmi la verità…che cosa siamo noi?”
Adrien
sbattè più volte le palpebre e si morse un labbro.
“Ecco…noi…”
Balbettò iniziando a sudare freddo, non poteva di certo dirle che erano in
realtà i due super eroi di Parigi e che lui era da sempre innamorato di lei,
non sapeva come avrebbe reagito, e non s’intende la sua reazione, ma bensì al
suo stato di salute.
I
medici erano stati molto chiari: evitare gli shock! E darle le informazioni un
po' per volta.
L’amnesia
è una brutta bestia e se avrebbe recepito un’informazione di troppo, le sarebbe
potuta essere fatale.
Ci
sono casi documentati di gente morta a causa di un aneurisma, o di gente in
coma o sotto shock.
“Oh!
Eccovi qui!” Intervenne Alya uscita dalla classe per andarli a cercare.
*
continua