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Autore: LadyHeather83    30/04/2021    2 recensioni
Marinette, a causa di un errore, ha dovuto rinunciare ad essere la guardiana dell Miracle Box.
E la notizia, della perdita di memoria della ragazza, rimbalzerà tra i corridoi della scuola, arrivando alle orecchie di Adrien.
Un dubbio assale la mente del ragazzo, che sia proprio lei la sua lady?
ATTENZIONE!!! Contiene spoiler sulla quarta stagione
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ricordati di me

*

Capitolo 4

*

Avanzò in quel luogo bianco e asettico, e ad ogni passo sollevava una nuvoletta dello stesso colore.

Sentiva freddo, così si chiuse in un abbraccio e continuò ad andare avanti, in cerca di una via d’uscita.

Ma più continuava il suo cammino e più le sembrava di girare in tondo.

Davanti a lei il nulla, o meglio una coltre di nebbia fitta che non lasciava intravedere cosa ci fosse dall’altra parte.

Solo bianco.

Paura.

Smarrimento.

Marinette sospirò e continuò fino a quando non sbatté contro uno specchio.

Cercò di arginarlo, ma più provava a vedere la sua fine e più questo aumentava la sua superficie.

Rassegnata, guardò il suo riflesso farsi sempre più nitido.

Indossava una tuta rossa a pois neri, eppure vestiva un paio di jeans e una maglietta rosa.

Controllò di nuovo e rivide sempre la stessa persona, allora pensò che quella mascherata non fosse lei.

“Ciao, io sono Marinette!”

E lo disse anche il riflesso nello specchio.

“Non copiarmi” Continuò portandosi le mani sui fianchi, un gesto che fece anche Lady Bug.

Marinette si avvicinò di più ed iniziò a toccarsi la faccia, ma quando fece per levarsi la maschera, l’immagine cambiò di colpo.

Apparve un vecchio con pizzetto e bastone, con accanto a lui una donna della stessa età più o meno.

La corvina alzò una mano in segno di saluto e la stessa cosa fecero anche loro.

“Chi siete?”

“Chi siete?” Fecero eco loro prima di svanire lasciando il posto ad una scatola ovale rossa con degli strani simboli che continuava a girare.

Ne uscirono circa una decina di animaletti strani spaventandola e le sue urla riempirono quel luogo.

“Aiutatemi”

“Non possiamo, Marinette” Disse quella rossa con un punto nero enorme sulla testa prima di essere assorbita dalla scatola che poi esplose come un fuoco d’artificio, lasciando il posto ad una figura austera.

Vestiva molto elegante ed indossava una maschera bianca che gli copriva tutto il volto, quando la tolse, il suo volto era senza naso, senza occhi e senza bocca.

Marinette indietreggiò e cacciò un urlo che echeggiò in quel luogo misterioso.

La figura fece un passo in avanti ed uscì dallo specchio “Dammi il tuo miraculous” Protese poi la mano in avanti attendendo che il suo ordine venisse svolto.

La corvina gli volse le spalle e cercò di correre via, ma più ci provava e più le sue gambe sembravano essere incollate al pavimento e trattenute dalla nebbia.

Cascò in avanti, e quando alzò lo sguardo vide un eroe mascherato di nero.

“Ci penso io qui, Marinette! Scappa” Le disse parandosi davanti a quel mostro uscito dallo specchio.

“Chi sei?”

“Chat Noir!” Le fece un inchino.

Marinette sentiva che lasciarlo da solo a combattere quella battaglia non era la cosa giusta da fare, lo avrebbero fatto insieme, anche se lei non aveva super poteri.

“Non posso andarmene. Lo affronteremo insieme!”

Chat Noir si tolse la maschera, ma non riuscì a vedere bene chi c’era dietro tranne le sue labbra sottili “Io e te insieme contro il mondo, milady”.

“Sempre” Gli disse stringendogli la mano.

Il suo sorriso era la cosa più bella che aveva visto fino ad ora e riusciva a metterla a suo agio, quando all’improvviso venne colpito da un akuma, trasformandosi in Chat Blanc.

“Mi spiace, Milady!” Chat Blanc venne avvolto da una luce accecante che esplose poco dopo.

*

Marinette si svegliò ansimante e tutta sudata.

Scostò le coperte e si mise seduta sul letto portandosi le mani dentro i capelli.

Il cuore le batteva forte nel petto.

Sospirò cercando di mettere in ordine le idee, ma più si sforzava e più la testa iniziava a dolerle, e l’ansia e la preoccupazione scaturito da quell’incubo stava passando in secondo piano.

Aveva bisogno di sapere che cosa significasse quello che aveva appena vissuto e dal suo diario l’unica persona che poteva aiutarla era Alya.

Lei conosceva il suo segreto e con molta probabilità avrebbe potuto essere utile a risvegliare qualche ricordo, anche se in cuor suo sapeva che anche Adrien avesse una parte in tutto questo.

Ma non le era chiaro il suo ruolo.

Quando era andata a trovarla in ospedale, ebbe la sensazione che il rapporto che intercorreva tra di loro fosse più di una semplice amicizia, eppure non era riuscito a darle più informazioni, o semplicemente glielo avevano impedito.

Marinette, è ora di andare a scuola!” Annunciò sua madre palesandosi in camera sua, e fu sorpresa di trovarla già pulita, profumata e vestita.

“Sono pronta mamma!” Annuì convinta.

*

Marinette si fermò ai piedi della scalinata.

Improvvisamente si sentì spaesata e l’aria le aveva iniziato a mancare quando cercò di mettere il piede sul primo gradino.

Quell’edificio era un luogo sconosciuto, come erano sconosciuti i ritardatari, come lei, che si apprestavano di corsa a salire le scale e cercavano di evitarla per non andarle addosso.

Sabine, le aveva chiesto se voleva essere accompagnata per il suo primo giorno, ma lei la liquidò dicendo che era abbastanza grande per attraversare la strada e raggiungere il liceo.

Si sbagliava.

Non era ancora pronta ad affrontare gli sguardi inquisitori degli studenti e le occhiatacce delle studentesse più grandi di lei.

Già le vedeva negli angoli a giudicarla e sussurrare tra loro frasi del tipo “E’ quella la smemorata” oppure “Verrà promossa solo per compassione”.

Strinse di più i libri che teneva tra le braccia e si sforzò per non piangere.

Per quanto fosse forte, Marinette, stava per crollare e non sapeva nemmeno lei perché.

Si sentiva sola e si era pentita di non aver accettato l’aiuto della madre.

Improvvisamente quell’edificio le sembrò un mostro gigante che l’avrebbe divorata se avesse varcato la sua soglia imprigionandola in una dimensione parallela senza dare la possibilità di tornare indietro.

Forse era questo che le era successo, ed ecco perché non riusciva a ricordare le persone.

Deglutì il nulla e girò i tacchi.

Marinette sbattè la fronte contro il mento di qualcuno.

Ahio!” Aveva esclamato aprendo poi gli occhi e trovandosi davanti Adrien.

Bello come il sole, illuminato dal sole mattutino già alto nel cielo.

“Ti sei fatta male?” Le aveva chiesto amorevolmente massaggiandosi il mento.

“N-no. Anzi, scusami se ti sono venuta addosso”.

Adrien notò subito che il suo tono di voce era strano, come se fosse spaventata.

“Non è un problema, ultimamente sono distratto anch’io” Le sorrise.

La campanella suonò, quello era l’ultimo avvertimento, dopo le porte si sarebbero chiuse. “Entriamo?” Le chiese porgendole la mano.

Marinette esitò, abbassò lo sguardo come se si vergognasse o come se non volesse.

“A-adrien, è che…”

Marinette…ci sono io qui. Non ti accadrà nulla” Per lei quella ragazza era come un libro aperto e poteva capirla solo guardandola negli occhi.

Era spaventata e lui l’avrebbe aiutata a superare il primo ostacolo. “E poi non vorrai andare in punizione il primo giorno di scuola”.

La corvina accennò ad un sorriso “No, no”.

Adrien le prese la mano ed insieme varcarono la soglia.

“Hai visto? Non è stato poi così difficile. Io e te contro il mondo”

Marinette si tenne la testa e si inginocchiò a terra.

“Che hai??” Chiese spaventato abbassandosi al suo livello cercando di capire che cosa avesse scatenato quel malessere.

“La mia testa!”

“Chiamo aiuto!” Si alzò e si guardò attorno, ma l’atrio era deserto, nemmeno il personale ATA stava transitando di lì.

Adrien venne bloccato per un braccio “Sta passando.” Ansimò tenendo aperto un occhio.

“Sei sicura?”

Marinette annuì con il capo cercando di alzarsi.

Barcollò, ma Adrien riuscì a sorreggerla.

“E’ stato solo un capogiro.”

“Vieni” Il biondo la condusse nella sala degli armadietti e si sedette sulla panchina.

“Resta qui, adesso arrivo, vado ad avvisare la signorina Bustier che siamo qui”.

*

Marinette sospirò e ripensò al sogno che aveva fatto quella notte: lei e Chat Noir che combattevano contro Papillon sui tetti di Parigi.

Era tutto molto offuscato e confuso, alcune immagini non erano nitide e anche io suono della voce era ovattato e incomprensibile.

Quello che però era riuscita a captare erano le parole di Chat Noir, o almeno sembrava lui, che le diceva la stessa cosa di Adrien poco fa.

*

Io e te insieme contro il mondo. Io e te insieme contro il mondo.

*

Si tenne la testa per la rabbia, voleva ricordare.

Marinette voleva ricordare tutto, e non sprazzi o fermi immagine.

*

Rosso. Nero. Pois. Io e te insieme contro il mondo. Chat Noir che si toglie la maschera. Adrien.

*

Adrien era ritornato nello spogliatoio annunciandole che era riuscito a convincere la professoressa a stare fuori per la prima ora.

La Bustier avrebbe terminato di interrogare gli studenti mancanti, quindi non avrebbero perso molto della lezione.

“Grazie! Non devi per forza stare con me, me ne sarei tornata a casa”

“Non è un problema, davvero! Mi piace trascorrere del tempo con un’amica come te”

“Amica…certo!” Esclamò Marinette affranta come se quella parola la odiasse a tal punto da doverla cancellare per sempre da ogni dizionario.

“Qualcosa non va?”

Marinette deglutì un po' di saliva “Dimmi la verità…che cosa siamo noi?”

Adrien sbattè più volte le palpebre e si morse un labbro.

“Ecco…noi…” Balbettò iniziando a sudare freddo, non poteva di certo dirle che erano in realtà i due super eroi di Parigi e che lui era da sempre innamorato di lei, non sapeva come avrebbe reagito, e non s’intende la sua reazione, ma bensì al suo stato di salute.

I medici erano stati molto chiari: evitare gli shock! E darle le informazioni un po' per volta.

L’amnesia è una brutta bestia e se avrebbe recepito un’informazione di troppo, le sarebbe potuta essere fatale.

Ci sono casi documentati di gente morta a causa di un aneurisma, o di gente in coma o sotto shock.

“Oh! Eccovi qui!” Intervenne Alya uscita dalla classe per andarli a cercare.

*

continua

 

  
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