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Autore: Vianne1013    30/04/2021    2 recensioni
Eccomi qui, dopo tanto tergiversare ho deciso di pubblicarla anche qui e spero che questa storia un po' particolare vi piaccia, si basa sulla canzone è Il figlio della Luna cantata in spagnolo e italiano da Mecano e solo in spagnolo da Sara Brightman. Spero che vi piaccia. Un bacione a tutti.
Genere: Avventura, Azione, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Era una bella giornata di sole. Il cielo era limpido e l’aria calda ma non eccessivamente.
Una bambina dai lunghi capelli marrone chiaro, con riflessi rossi che risplendevano alla luce del sole, stava giocando sul terrazzo, godendosi quell’aria così calda e quel tepore così delicato.
La bambina danzava e sorrideva stringendo a sé il suo leone di peluche che aveva chiamato “Pika” e lo faceva volteggiare con sé sotto il riflettore immaginario che era il sole.
“Pika, guarda che bel sole che c’è oggi…..non ti viene voglia di ballare?????” disse ridendo la piccola, volteggiando su se stessa, mentre i dolci raggi del sole le donavano un meraviglioso calore. La piccola creatura continuò a volteggiare su se stessa ridendo e sghignazzando piena di gioia. La sua danza era semplice, le sue mosse studiate e la sua grazia era indescrivibile. I piccoli piedini si mossero seguendo le note di un maestro immaginario, mentre i suoi piccoli occhi castani si chiusero e continuarono a creare una fantasia incantata tutt’intorno.
Un castello come quello delle favole oppure una grande foresta piena di piccole luci e d’incanto, o ancora una grande radura dove tante persone sconosciute le danzavano attorno piene di allegria. La bambina adorava giocare a quel gioco, amava la potenza che avevano la sua fantasia e la sua immaginazione, era fiera della sua memoria e ad ogni occasione era sempre in grado di riportare alla sua mente, piccoli dettagli di qualche favola che le aveva raccontato la mamma. Ogni piccola cosa, poteva contribuire a creare e a migliore il suo mondo incantato.
“A Shan!” disse all’improvviso una voce femminile, riportandola alla realtà.
“Uff…” sbuffò la bambina, nel momento in cui vide le sue fantasie svanire come tanti piccoli pezzetti di ghiaccio, sotto la luce cocente del sole.
“A Shan! Sei lì? Sei sul terrazzo?” continuò imperterrita la voce.
“Si mamma sono qui.” Disse la bambina voltandosi verso la porta della cucina, dove pochi minuti dopo, apparve la figura della mamma.
“A Shan, vieni qui ho bisogno di una mano.”
“Arrivo.”
In un attimo la piccola figura corse raggiungendo il tavolo della cucina, dove c’era la sua mamma che stava preparando la cena e stava infornando qualcosa di dolce e zuccheroso che aveva l’aria di essere un biscotto.
“Uhm che buon profumo mamma, cosa stai cucinando?”
“Biscotti per tua zia e tua cugina…” le disse sorridendo, mentre la bambina le rivolse uno sguardo incuriosito.
“Vengono qui? Oggi? E come mai?”
“Per un saluto, perché fai quella faccia? Non sei contenta di vedere Harumi?”
La bambina guardò la mamma con un’espressione triste, poi il suo sguardo si spostò sulle formine per i biscotti per poi terminare sul mucchio di farina bianca di fronte a lei.
“A Shan?”
“E’ che Harumi non mi piace…”
“Come non ti piace? Ma se giocate sempre assieme.”
“Si ma.. lei dice che…” e non riuscendo a concludere la frase, il volto della bimba si rabbuiò e i suoi occhi vennero celati dall’enorme frangia marrone chiaro.
“Che?” la incalzò la mamma.
“Che sono strana…”
“E perché mai?”
“Perché mi piace danzare e immaginare mille mondi incantati… dice che questa cosa non mi aiuterà ad avere amici, anzi che rimarrò per sempre da sola.”
La donna abbozzò un sorriso complice e non riuscendo ad incrociare lo sguardo della figlia, s’inginocchiò davanti a lei, per poi alzarle delicatamente il mento, incontrando così quei grandi occhi castani pieni di lacrime.
“Tu non sei strana, tu sei speciale… e sei piena di vita, dolce, allegra e solare.. e vedrai che presto troverai degli amici con cui ridere, scherzare e condividere la tua vita, ok piccola?”
Quando la bimba incontrò il sorriso dolce e pieno di fiducia della mamma, le sue preoccupazioni svanirono e sul suo volto comparve un fiero sorriso pieno di gioia.
“Ok mamma.”
“Bene allora coraggio aiutami.” Disse la donna, dopo averle scombinato affettuosamente i capelli.
“Si.” Disse raggiante la piccina, mentre si metteva sulle spalle il suo leone di pezza e si apprestava a seguire la mamma durante i preparativi per il the. In un attimo tutto fu pronto.
Il grande tavolo del salone venne preparato per accogliere le prossime ospiti in arrivo. La teiera venne appoggiata ancora fumante sul vassoio, mentre un odore dolce e zuccheroso di biscotti appena fatti, aleggiava nell’aria e lo stomaco di Shan In, ne reclamava un assaggio. In quei pochi attimi che la separavano dall’incontro con la zia e la cuginetta Harumi, Shan In si perse nei suoi pensieri. Il papà era sempre fuori in quei giorni e lei rimaneva sempre a casa con la mamma, forse era solo un’impressione, ma a lei sembrava che la mamma e il papà avessero qualche cosa di strano. La mamma era sempre sola a casa e quando il papà rincasava, non c’erano esclamazioni di gioia o cose simili, solo un freddo ciao e un abbraccio leggermente accennato. Papà era sempre di cattivo umore e ogni sera si rinchiudeva nel poligono di casa e passava la notte a sparare. Di certo non poteva esserne sicura, ma qualche volta le era sembrato di sentirli gridare e a volte aveva visto la mamma in preda a delle crisi di pianto. Chissà se era solo una sua impressione?
I suoi pensieri vennero interrotti da un improvviso suono, stridulo e assordante, il campanello di casa. Le loro ospiti erano arrivate e la mamma si era precipitata ad accoglierle con una grande espressione di gioia.
“Hitomi, Harumi! Che bello vedervi!” disse la padrona di casa abbracciando prima la donna di fronte a lei e poi concentrandosi sulla bambina al suo fianco.
“Kaori è un piacere rivederti!” disse Hitomi sorridendo mentre osservava la figlia abbracciare la sua amica.
“Anche per me, ma venite, entrate e accomodatevi. A Shan, vieni, zia Hitomi e Harumi sono arrivate.” Disse la rossa, mentre faceva cenno alla figlia di raggiungerle.
“Shan In! Ma che bello rivederti, lo sai che sei diventata proprio una bella signorina?” disse la bruna mentre stringeva a sé, la piccola bambina che ricambiava di buon grado quella dimostrazione d’affetto.
“Ciao zia, indovina un po’? Mamma e papà mi hanno regalato un leone di peluche, eccolo, si chiama Pika.” Disse la piccina, mostrando con fierezza alla donna, il suo nuovo compagno di giochi.
“Oh ma che bel leoncino, piacere Pika.” Disse Hitomi sorridendo visibilmente e stringendo amichevolmente la zampa di Pika. “Ma dimmi un po’ come se la passa la mia fantastica nipotona?”
“Tutto bene zia, tutto bene.”
“Benissimo, allora vieni andiamoci a prendere il the che ha fatto la tua mamma e rilassiamoci un po’.” Disse la donna che seguita dalla sua bambina, si sedette sul divano e iniziò a conversare con Kaori.
“Beh? Allora che mi dici?”
“Eh qui è tutto come al solito. Il lavoro come City Hunter è sempre più impegnativo, quando non sono a casa, sono con Ryo e lo aiuto come sua assistente, ma da quando è nata Shan In, lui ha preferito che io rimanessi fuori da quella vita. Ogni volta che c’è un caso, magari chiede aiuto o a Mick o a Umi, mentre io bado alla casa e a lei. Però per il resto non ci possiamo lamentare. Tu invece cosa mi racconti?”
“Mah alla fine neanche io ho tante novità. Toshio è riuscito a trovare un lavoro come poliziotto, mentre io e Harumi passiamo molto tempo a casa oppure quando capita, andiamo al bar dalle mie sorelle.”
“Un bar? Dai, avete messo un bar anche lì?” disse Kaori sorridendo.
“Oh si certo, lo sai com’è fatta Rui. La vita da donna di casa non è per lei perciò abbiamo deciso di riaprire un bar, sempre con lo stesso nome… “
“Andrà a finire che tutti i clienti che da qui partono per venire in America, vi chiederanno se c’è una sorta di legame.” Disse la sweeper ridendo fragorosamente.
“Tu ci scherzi… non passa giorno che qualcuno di loro, non chiami o passi per sapere se il Cat’s Eye americano è come quello giapponese.” Rispose Hitomi ridendo a sua volta.
“Ma dimmi e le tue sorelle come stanno?”
“Rui ha iniziato una specie di storia con un uomo leggermente più grande di lei e sembra che le cose vadano a gonfie vele. Ai e il suo ragazzo si sentono e si scrivono regolarmente, in effetti l’ultima volta si è beccata una sgridata che non finiva più. Non so quanto abbiamo speso di telefono a causa di queste continue chiamate intercontinentali tra l’America e il Giappone.” Disse la donna sorridendo leggermente. “Per quanto mi riguarda, sono finalmente guarita dalla meningite che mi colpì quasi due anni fa e ora ricordo perfettamente ogni cosa.”
“Ah si? E Toshio lo sa?”
“Si certo, gliel’ho detto appena me ne sono accorta. Lo sanno anche Rui e Ai, ma abbiamo deciso di metterci tutti una pietra sopra e di ricominciare da capo. Cat’s Eye esisterà solo in forma di nome di un bar, nessuno saprà mai che fine fecero i fantomatici ladri che portavano questo nome. E tu invece cosa mi racconti? Ti vedo leggermente stanca e triste, è successo qualcosa?” le chiese la donna, osservandola con uno sguardo pieno di decisione misto a preoccupazione.
La sweeper non disse una parola, si limitò ad osservare la sua amica per qualche minuto, rivolgendole uno sguardo pieno di tristezza e di disperazione, poi cercando di far finta di nulla, si rivolse alla figlia con tono dolce.
“A Shan perché non mostri ad Harumi la tua bella stanza?”
“Ma mamma, Harumi l’ha già vista.”
“Non lo capisci che vogliono stare sole? Su forza pulce andiamocene.” Disse con tono deciso Harumi, lasciando a bocca aperta sia Kaori che Hitomi che prima si rivolsero uno sguardo sconcertato, poi iniziarono a ridere fragorosamente. Quando finalmente le bambine si furono allontanate, la donna continuò il suo interrogatorio e disse “Kaori cosa sta succedendo? Guarda che io non me la bevo la frottola di Ryo super impegnato che non c’è mai e che non può badare a sua figlia… ho visto con che aria mi hai detto questa cosa ed è per questo che non ci credo.. qual è la verità?”
La sweeper rimase in silenzio per un attimo, il suo respiro si fece affranto, disperato,affannato, mentre le sue mani prese dal nervoso, iniziarono a martoriare il piccolo fazzoletto nelle sue mani, che in pochi attimi venne fatto in tanti piccoli pezzetti. Istintivamente la donna abbassò lo sguardo e con aria triste iniziò a parlare.
“ Io e Ryo abbiamo qualche problema… stiamo attraversando un momento di crisi e francamente non so a cosa sia dovuto. Mi parla a stento, mi fa sentire strana, non si confida più con me e vorrei tanto sapere il perché.”
“Hai paura che ci sia un’altra donna?” chiese la donna senza riserve.
Il volto di Kaori sbiancò all’improvviso, il suo corpo s’irrigidì con la velocità di un fulmine e il suo respiro iniziò ad accelerare diventando affannato e affaticato. Con grande difficoltà alzò lo sguardo verso la sua amica, i suoi occhi castani erano diventati ancora più tristi e in pochi secondi si riempirono di lacrime.
“Francamente spero di no.” Si limitò a rispondere mentre due piccole calde lacrime le rigarono il volto.
“Ahhh no Kaori non fare così, ti chiedo scusa, è solo che mi sembrava l’unico modo per chiedertelo. Oddio ti prego smettila di piangere!” disse all’improvviso Hitomi, visibilmente imbarazzata, agitando affannosamente le braccia come a voler cancellare le parole appena pronunciate.
Passarono alcuni minuti imbarazzanti, in cui Hitomi cercò in tutti i modi di non far trasparire il suo nervosismo e di riuscire a calmare Kaori, ma rendendosi conto che la situazione non accennava a migliorare, si alzò e si andò a sedere di fianco all’amica, abbracciandola forte.
“Su su, non fare così, vedrai che le cose si sistemeranno.”
“Ne sei sicura?” le domandò la sweeper con gli occhi rossi per le lacrime.
“Certo, secondo me vi serve molto riposo.. anzi… ho un’idea!” disse la bruna iniziando a battere le mani, con un’espressione raggiante sul volto. Senza attendere la domanda di Kaori, si alzò di scatto e iniziò a parlare forsennatamente, senza lasciare tempo all’amica di pensare o realizzare alcunché.
“Io e Toshio avevamo pensato di prenderci qualche giorno di vacanza, è tanto che non passiamo un po’ di tempo in Giappone e volevamo andare ad Hokkaido a prendere un po’ di sole. E’ stata una decisione presa così, ma se voi volete, potete venire con noi, ad Harumi non dispiacerà di avere una compagna di giochi. Che ne pensi?”
La sweeper rimase momentaneamente di sasso. Una vacanza? Un attimo di respiro dal tram tram quotidiano? Perché no? E poi forse Hitomi aveva ragione, forse quello che la separava da Ryo era proprio tutto lo stress accumulato a causa di tutti quegli eventi improvvisi, la nascita di Shan In, il dover aumentare l’attenzione e la concentrazione durante il lavoro e poi i pianti notturni, gli incubi, alla fine anche lei non era più una ragazzina e certi ritmi le facevano accusare la stanchezza più del previsto. Forse era la cosa giusta da fare? O forse no? E poi.. cosa ne avrebbe pensato Ryo a riguardo? Mille domande che le si affollarono nella mente e che le fecero per un attimo girare la testa. Lei stessa non sapeva cosa dire né cosa pensare.. era Ryo che doveva decidere, non lei.
Il rumore della serratura della porta la fece trasalire e in un attimo la figura del suo compagno apparve sulla soglia della porta. Lupus in fabula proprio, parli del diavolo e spuntano le corna.
Lo sweeper rimase all’inizio sorpreso di vedere Hitomi in casa loro, ma poi quando lei lo accolse raggiante abbracciandolo forte, la sua corazza di ferro e la sua espressione fredda si tramutarono in calore che gli fece ricambiare la gentilezza.
“Ryo! Che piacere vederti come stai?” trillò Hitomi molto felice di vederlo.
“Ciao Hitomi, io sto bene e tu? Toshio? Le tue sorelle? Come mai sei tornata qui?”
“Stanno tutti bene, ogni tanto mi chiedono di voi e vi salutano sempre con tanto affetto. Capiti proprio a proposito, stavo appunto dicendo a Kaori, che io e Toshio abbiamo intenzione di andarcene qualche giorno al mare, ad Hokkaido. Sicuramente per Harumi sarebbe molto più divertente avere una compagna di giochi con cui stare, pertanto ti volevo chiedere, che ne dici se vi uniste anche voi?” disse la donna mostrando allo sweeper un sorriso a cinquantaquattro denti, nella speranza che la cosa riuscisse a convincerlo. Lo sguardo di Ryo divenne prima pensieroso ed infine freddo come il ghiaccio. I suoi occhi neri divennero profondi, scuri come la notte, impenetrabili e infine irraggiungibili. Passò qualche minuto, in cui il cuore di Kaori iniziò a fare grandi salti nel suo petto, mentre il nervosismo le percorreva indisturbato tutto il corpo e la sua paura più grande iniziava a fare capolino all’improvviso. Quando l’uomo alzò la testa, le rivolse uno sguardo incomprensibile che però le provocò piccoli e taglienti brividi in tutto il corpo, il respiro le si fermò in gola e la paura che lui potesse nasconderle qualcosa la fece spaventare a morte.
“Non lo so Hitomi, A Shan è troppo piccola per venire da sola con voi, sarebbe meglio che venisse accompagnata da Kaori.” Disse con un tono pacato e distaccato.
“Ma no Ryo vieni anche tu.”
“E perché mai? Io ho tante cose da fare qui e…”
“Ah no! Stavolta non m’incanti, non ti sei fatto mai vivo, non hai mai chiamato e quando è nata Shan In l’ho dovuto scoprire da Kaori, se avessi aspettato te sarei morta! Perciò mi devi questa vacanza!” disse la bruna guardandolo con aria decisa, con le mani posate sui fianchi e assumendo la tipica espressione di chi non aveva alcuna intenzione di cedere. In quattro e quattr’otto, Hitomi aveva messo k.o. il famoso sweeper numero 1 in Giappone, lo aveva vinto sulla velocità di esprimere i fatti e sulla loro attendibilità, che come un macigno si abbatté con violenza sul capo del pover’uomo. Lo sweeper rivolse uno sguardo pieno di sconforto a quella donna che si ergeva fiera e cocciuta come non mai di fronte a lui e lanciò un sospiro di sconfitta.
Stava quasi per arrendersi completamente quando le due piccole bambine fecero capolino nel salone e la più piccola tra le due corse a perdifiato, buttandosi tra le braccia del papà.
“Papinoooo!” urlò Shan In, mentre Ryo la prendeva amorevolmente in braccio e la stringeva forte a sé, sorridendo lievemente. Quei piccoli momenti di rara felicità aiutavano Kaori a sopportare l’ansia e lo stress di quel periodo. Era raro vedere l’uomo così felice, soprattutto quando era con lei, perciò quando riusciva a scorgere quel barlume di felicità nei suoi occhi, non poteva non sentire quel calore che le avvolgeva il cuore e le faceva sperare in un futuro sempre radioso.
“Allora hai fatto la brava?” le chiese Ryo posandola a terra vicino a lui.
“Si certo come sempre.”
“Bene… sei una brava bambina.” Le disse l’uomo accarezzandole dolcemente la testa, mentre i suoi occhi si spostavano dal volto di sua figlia a quello della sua compagna. Kaori aveva un’espressione felice e deliziata che per un attimo gli fece dimenticare ogni suo pensiero. La sweeper incrociò per un attimo il suo sguardo, i suoi occhi grandi e castani s’immersero per un attimo in quelle pozze nere e profonde che da sempre l’avevano guardata con una dolcezza indescrivibile e per poco non le mancò il respiro. Da quanto tempo non la guardava con la stessa dolcezza e lo stesso desiderio nascosto di prima? Da quanto tempo le sue mani ruvide e callose non la sfioravano con dolcezza, facendole urlare il suo nome? Troppo…e il suo cuore voleva solo tornare indietro a quel tempo tanto felice quanto remoto.
“Papà…” disse Shan In richiamando all’improvviso la sua attenzione e cercando d’incrociare il suo sguardo.
“Si?” rispose Ryo mentre il suo sguardo si spostava dal volto della sua compagna a quello eccitato e pieno di aspettative della figlia.
“Harumi mi ha detto che lei e la sua famiglia vanno al mare, ad Hokkaido… “
“Si è vero me lo stava dicendo prima sua mamma.”
“Andiamo anche noi?” gli domandò all’improvviso la bambina, guardandolo con quegli occhi grandi e profondi, identici a quelli di sua madre e pieni di speranza e di sogni.
“Certo tesoro!”
“Davvero???” esclamò Shan In lanciando in aria il povero pupazzo di peluche che teneva tra le mani e andandosi a buttare tra le braccia del padre.
“Si, tu e la mamma andrete con loro.” Disse Ryo con decisione, sorridendo con dolcezza e terminando la frase di prima.
Ci fu qualcosa di quelle parole che non fece piacere ad A Shan, perché in pochi attimi quell’espressione piena di felicità e quella gioia incontenibile lasciarono spazio ad un musino arrabbiato che era sul punto di piangere. Ryo la guardò stupito non riuscendo a capire cosa le stesse succedendo, lo stesso fece Kaori, che nel frattempo si era alzata dal suo posto e aveva raggiunto il compagno e la figlia, colpita da quel cambiamento di espressione. La sweeper si inginocchiò vicino al suo compagno e guardò dritto negli occhi della figlia, che rimaneva immobile con le gambe divaricate, il volto corrugato e le braccia incrociate sul petto.
“A Shan che succede? Qualcosa non va?” le chiese la donna, accarezzandole dolcemente la spalla. Al sentire quel contatto la bambina si divincolò con disprezzo e continuò imperterrita a guardarli con l’aria imbronciata. Kaori rimase stupita da quel comportamento così strano della figlia, Shan In non si era mai comportata così, eppure qualcosa le diceva che c’era una spiegazione a tutto quello.
“A Shan smettila di fare così e rispondi a tua madre!” disse all’improvviso Ryo, irrigidendosi per quella situazione alquanto spiacevole e poco felice. La sua mano afferrò il braccio della piccola ed era sul punto di strattonarlo, quando Kaori glielo impedì, afferrandolo delicatamente per il volto e forzandolo a guardarla in viso.
“No Ryo, non farlo.” Lo implorò con dolcezza, scavandogli un buco nel cuore. L’uomo guardò la donna con paura e sgomento, la sua gola era arida, le parole gli morirono in gola e il suo cuore perse un battito, stava per strattonare violentemente la sua bambina, ma che diavolo gli era preso? Da quando era diventato un padre violento e burbero? Quella situazione lo stava facendo morire, pensieri che si affollavano nella sua mente, sogni e incubi a cadenza regolare e ora questo, ma che diavolo stava succedendo?
“A Shan ti prego rispondi…” la implorò la mamma cercando di scardinare quella barriera silenziosa che la piccola aveva appena eretto davanti ai suoi genitori e che non aveva alcuna intenzione di far cadere tanto facilmente. “A Shan per favore…”
Finalmente sembrava esserci qualche spiraglio di luce in quegli occhi tanto grandi quanto arrabbiati, che avevano rivolto ai due sweeper uno sguardo pieno di rabbia incontrollabile, ma che ora sembravano essere più calmi e sereni. Shan In guardò i suoi genitori, osservò per qualche secondo i loro volti, le loro espressioni che tradivano le loro paure e alla fine abbozzò ad un leggero sorriso di pace.
“A Shan che succede?” riprovò a chiederle Ryo mentre il suo cuore riprendeva a battere normalmente e il suo respiro ritornava quello di prima. La bambina gli rivolse uno sguardo sereno e sul suo volto si accennò un piccolo sorriso pieno di dolcezza che gli scaldò il cuore riempiendolo d’amore.
“Papà dobbiamo andare tutti assieme ad Hokkaido, promettilo!” disse infine la piccola, mostrandosi decisa e sicura e non avendo alcuna intenzione di cedere. Quando Kaori vide sua figlia così decisa e testarda non poté fare a meno di scoppiare a ridere, sotto lo sguardo stupefatto e sconvolto dei presenti. Passarono alcuni minuti in cui la sweeper continuava a ridere a crepapelle mentre sua figlia, il suo compagno e le sue amiche continuavano a guardarla con un’aria stupita, piena di curiosità. Quando finalmente riuscì a calmarsi e ad asciugarsi le lacrime che erano comparse sul suo volto, la donna si schiarì la voce e disse “Scusate, ma non ho potuto fare a meno di notare che Shan In è la copia esatta di suo padre. Anche Ryo è così deciso e testardo quando si mette in testa una cosa.. e io non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere.”
Al sentire quelle parole anche la piccola Shan In scoppiò a ridere fragorosamente, seguita di nuovo dalla sua mamma, mentre il papà rivolse loro uno sguardo strano e pieno di interrogativi.
“Mi volete spiegare che succede?”
“Tu e tua figlia siete identici.” Gli disse Kaori mentre provava, anche se fallendo miseramente, a calmare le sue risa e ad asciugarsi di nuovo gli occhi pieni di lacrime.
“Ovvio sono suo padre,qualcosa da me dovrà pur aver preso no?” le disse rimanendo freddo e impassibile e facendole pertanto svanire quel bel sorriso che si era formato sul suo volto. Al vedere quello sguardo pieno di freddezza, la donna si ammutolì e senza dire una parola si alzò recandosi in cucina.
“Kaori dove vai?” le domandò Hitomi, non capendo il comportamento dell’amica. La sweeper, al sentire quelle parole si immobilizzò all’istante, il suo cuore iniziò a battere forte e il suo voltò sbianco per il nervoso. Nonostante avesse tanto voluto scoppiare a piangere, accasciarsi su se stessa e urlare a Ryo che era stanca del suo atteggiamento freddo e doloroso, la donna soffocò con fatica il dolore nel suo cuore e facendo finta di nulla rispose serenamente alla domanda della donna.
“Devo andare a preparare la cena, ormai è tardi. Scusatemi…”
Lo disse con un tono pacato, monotono, troppo basso e impercettibile per una persona come Kaori e lei lo sapeva bene. Dopo tutti quegli anni aveva imparato a conoscerla, a leggere oltre le righe e le parole che spesso lei diceva per convenienza e in quell’istante era certa che qualcosa non andava, ma che allo stesso tempo, la sua amica non volesse parlarne. Senza proferire parola, Kaori svanì tra le mura della cucina lasciando Hitomi e Ryo alle prese con Harumi e Shan In.
“Zia Hitomi…”
“Si piccola?” rispose la donna, inginocchiandosi di fronte ad A Shan e sorridendole dolcemente.
“Fai qualcosa.. papà non vuole venire con noi.” Disse la piccola con un’espressione triste e la testa bassa, come a voler nascondere le piccole e ribelli lacrime che si stavano affacciando sul suo piccolo viso.
“Oh ma il tuo papino verrà con noi, non sarebbe da lui darti una delusione così grande, non è così Ryo?”
Eccola, la sfida era lanciata, Hitomi aveva capito che qualcosa non andava, che c’era qualche problema tra lui e Kaori e gli stava chiaramente dicendo che non avrebbe lasciato cadere la cosa. Lo sweeper, facendo attenzione a non farsi vedere dalla figlia, la guardò in cagnesco e accennò ad un ghigno malefico in risposta a quella domanda.
“Non è così Ryo?” ripetè ancora una volta la donna, lanciandogli un’occhiata piena di risentimento e di rabbia. Hitomi adorava Shan In e voleva bene a Kaori e avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarle, i suoi occhi non mentivano, il messaggio era chiaro, fai qualcosa di storto e te la vedrai con me.
L’uomo guardò attentamente la donna negli occhi e cercando di non farsi sopraffare dalla rabbia rispose “Si certo che verrò anche io.”
“Bene, hai visto tesoro? Partirete con noi.” Le disse sorridendo Hitomi, per poi venir travolta da un gioioso abbraccio da parte della piccola. Shan In non stava più nella pelle, voleva partire, vedere il mare ed era felice di avere finalmente l’occasione di stare con il suo papà e la sua mamma. La donna era felice di poter aiutare la sua piccola nipotina acquisita e la sua amica Kaori a tornare ad essere felici ed era molto fiera di essere quasi riuscita nel suo intento.
Anche se a malincuore, la donna si separò dalle caldi braccia della piccina e alla fine dopo aver salutato tutta la famiglia, si apprestò a lasciare la casa.
“Mi raccomando, si parte domani mattina presto e non voglio sentire storie, capito Ryo?” disse la donna salutandolo con un sorriso pieno di orgoglio, per via della sua vittoria su di lui. L’uomo accennò ad un sorriso amaro e si limitò solo ad annuire senza proferire parola. La piccola Harumi salutò Kaori e Shan In e poi abbracciò dolcemente lo sweeper che ricambiò il suo gesto senza alcuna riserva, ma donandole uno degli abbracci più dolci che potesse mai darle e alla fine sia lei che Hitomi se ne andarono lasciandoli soli con la loro bambina.
“Papà vieni a guardare con me il tramonto?” gli domandò Shan In con gli occhi pieni di trepidazione.
“Dammi un minuto e ti raggiungo ok? Tu intanto avviati che io devo parlare con la mamma.” Rispose l’uomo accarezzando dolcemente la testa della figlia e perdendosi nel guardarla correre verso la finestra. Quando Kaori sentì la sua presenza dietro di sé, si voltò di scatto incontrando due pozze nere pronte a scrutarla e a carpire ogni singola bugia dai suoi occhi.
“Cos’hai raccontato a Hitomi?” le domandò senza tante cerimonie. Il suo tono era duro, freddo, tagliente come una lama posizionata a pochi centimetri dal suo collo, l’aria era nevrotica da dare quasi alla pazzia, l’uomo era di fronte a lei, le bloccava ogni via d’uscita dalla cucina e dai suoi occhi, Kaori riuscì a capire che lui non aveva alcuna intenzione di far cadere la questione.
“N-niente, Hitomi mi ha visto triste e così…” cercò di dire lei, ma le parole le morirono in gola, quando vide Ryo avvicinarsi sempre di più e afferrarla per un polso con tanta di quella forza da farle paura.
“Non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere, per stavolta passa, ma la prossima incontrerai la mia ira…” le sibilò a pochi centimetri dalle labbra. Non era questo quello che Kaori desiderava, lei voleva un bacio, una carezza, un abbraccio, che puntualmente erano mesi che non arrivavano mai, che puntualmente lui le negava quasi costantemente e tutta quella situazione la stava facendo impazzire dalla disperazione.
La forza con cui Ryo le stringeva il polso la stava riportando alla realtà, la carne le stava facendo male, quello sguardo così freddo e glaciale le stava scavando una voragine nel cuore, quell’uomo che in quel momento le stava di fronte non le sembrava più quello che aveva imparato ad amare negli anni, ma solo una persona che aveva iniziato ad odiarla senza un motivo valido. Kaori gemette nel sentire le dita callose dell’uomo stringerle con foga il polso, mentre i suoi occhi lo supplicarono disperatamente di lasciarla andare, lei non sapeva quale fosse la sua colpa, ma doveva essere grande per indurlo a trattarla così. Quando Ryo si accorse del livido che si stava formando sulla pelle della compagna, la lasciò immediatamente, domandandosi per quale motivo si stesse comportando così. Si guardarono per qualche istante, i loro occhi s’incrociarono più e più volte in quei piccoli momenti che in realtà sembravano interminabili istanti, si scrutarono a fondo, cercando di capire se quella fosse la realtà o la finzione e poi Ryo, senza aggiungere altro, si allontanò per raggiungere la sua bambina che lo stava aspettando sul balcone.
Il sole era ancora alto nel cielo, i suoi raggi erano caldi e pieni di tepore, in grado di riscaldare tutti i cuori… tutti eccetto uno, quello rotto e distrutto di Kaori.

Continua…..
   
 
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