Attenzione: spoiler stagione 4.
Storia
23: Cantina
Da quando erano tornati da Shiganshina, Eren sognava spesso la cantina di casa sua, trovandola però piena di ombre minacciose pronte ad afferrarlo o ferirlo con le strani armi che aveva visto nei ricordi di suo padre, rivolgendogli parole cariche di odio e disprezzo per lui e per i suoi cari che lo facevano svegliare di soprassalto con le lacrime agli occhi e il respiro spezzato per l'ansia e la paura. Non era più riuscito a riposare bene dal giorno di quella maledetta missione che era stato così impaziente di intraprendere e ormai Levi, Hange e i suoi amici lo sapevano da tempo, ma nonostante i ripetuti inviti a confidarsi con loro, non c'era stato verso. Non voleva turbarli con un simile peso e sentendo la porta aprirsi per lasciar entrare di corsa Armin, Mikasa e persino Jean, Connie e Sasha, che a quanto pare l'avevano sentito lamentarsi o gridare per l'ennesima volta, si preparò a fingere come al solito che andasse tutto bene, sforzandosi di sorridere ai loro palesi tentativi di distrarlo quando avrebbe solo voluto abbracciarli forte e sfogare la disperazione che cresceva nel suo cuore facendosi consolare come un bambino, anche solo per pochi minuti, da coloro che un giorno, con ogni probabilità, l'avrebbero odiato e temuto quanto i marleyani che li attendevano oltre il mare.