...And so, this is life
Capitolo 9 - Ciò che lei desidera
Avvicinò
le sue mani piuttosto minute fino a quando non arrivarono a toccarsi
tra loro, intrecciando le dita cicciottelle in un fagottino informe
dalle sfumature giallo ocra. Senza che si accorgesse di alcunché, questo fu adagiato sul suo
petto robusto e soprattutto
bramoso di calore, un tipo di desiderio che era lontano
però mille miglia da ciò che l'inverno suscitava
in
qualsivoglia individuo.
E rimase lì, seduta in modo sgraziato su di uno sgabello
piazzato strategicamente accanto a un vecchio termosifone, a osservare
rapita attraverso le lenti l'esigua scolaresca di mostri che giocava
nell'ampio corridoio della scuola dove insegnava, le strilla vivaci e
le risate furbette a regalarle parte del tepore di cui la sua ANIMA si
nutriva in silenzio...
Ma quello stesso silenzio da diversi mesi era mutato in
realtà
in un grido supplichevole che echeggiava dentro di lei nei momenti
più disparati, ponendola di fronte a un'incognita sfuggente
e
mai del tutto chiara alla sua mente affaticata, impegnata nel mentre in
altre faccende di vita
quotidiana; capitava di frequente che ricollegasse piccoli oggetti ed
eventi all'apparenza insignificanti a situazioni altrettanto ordinarie
non troppo distanti nel tempo, inaspettatamente pregne di emozioni che
allora non ricordava di aver provato.
Proprio adesso, un paio di alunni giovanissimi iscritti alle elementari
stavano improvvisando un "Jingle Bells" stonato - e a dirla tutta in ritardo di
qualche
settimana - in mezzo a un gruppetto di compagni seduti in cerchio, e le
palpebre della Dinozap non accennavano a voler coprire nemmeno per un
istante i suoi occhioni persi in un'immagine a dir poco idilliaca,
composta da una ragazza dalle scaglie celesti e un Tynern petulante che
cantavano a squarciagola sopra a una panchetta ben riconoscibile.
Avvertiva un'innegabile affinità con la vocina stridula e le
movenze maldestre della coppia di scolaretti, i quali parvero
sovrapporsi al ricordo che stava vivendo ed acquisire caratteristiche
così familiari, in un mix di code, pinne, branchie e
persin-...
-...Alphys? Ci sei?-
Il sogno a occhi aperti che stava assaporando in ogni sua forma si
dissolse in uno schiocco di dita, e il mostro dinosauro
trasalì
da capo a piedi ruotando il muso verso la sua collega, disorientata dal
cambio improvviso d'arredo e di colori che ora la circondava.
A fianco a lei, sorretta dalla grossa seggiola dell'aula della
presidenza, si trovava una Toriel occhialuta dallo sguardo intenerito e
dal sorrisino sottile, una madre amorevole travolta da dei flashback
intensissimi risalenti a un periodo della sua vita che aveva rimosso
poiché dolorosamente carico di felicità. Prima
che
avesse chiamato il suo nome e l'avesse distratta dalle sue fantasie
infatti, la
regina aveva giurato di aver visto una timida luce dorata attorno alle
manine della Dinozap, e per esperienza credeva di aver intuito la
ragione di tale fenomeno...
Non si poteva dire lo stesso di Alphys, pur se all'esterno dimostrava
di voler nascondere qualsiasi strano proposito a cui la sua ANIMA stava
aspirando: assunse una certa compostezza nel cercare di riattaccare il
filo del discorso, tuttavia il sudore che cominciò a
scivolarle
lungo la cresta fu un marchio di fabbrica inconfondibile.
-A-ah, dicevi, uh, c-cosa d-dicevi, Undyne lavora a-ancora a-alla
centrale e n-nonostante tutto la p-p-pagano e...- balbettò
frenetica fallendo miseramente anche nel celare la beatitudine provata
durante il suo stato di trance, e scatenando quindi una risatina che
risuonò leggera nella gola della Pyroat.
-Mhh, Alphys, lo sai che i mostrini della materna capita che si
sbagliano e mi chiamano mamma? Vorresti anche tu delle classi di mostri
più piccoli?- scherzò quella ignorando
l'argomento
spinoso interrotto ormai da una manciata di minuti e allargando il suo
sorriso.
L'altra la fissò un attimo stralunata, dopodiché
chinò la testa con uno scatto delle spalle e si
limitò a
mugugnare il suo dissenso, le guance scarlatte che pizzicavano come
tizzoni ardenti.
La sua reazione fu abbastanza eloquente e Toriel pertanto
evitò
di punzecchiarla ancora, sicurissima che la grande
professoressa di scienze e matematica che tutti temevano per via della
sua bravura, presto o tardi, avrebbe capito da sola cosa voleva davvero.
Mentre un Pyrope di appena cinque anni sfrecciava davanti a loro, e tramite un pezzetto di corda di cui era composto invertiva i ruoli di acchiapparello sfiorando una Temmie
della sua
età, la
Boss
Monster fece di nuovo udire la sua voce rimarcando il suo punto di
vista sull'attuale situazione lavorativa dei mostri. Diede vita così a un sussurro
colmo
di speranza, che con estrema efficacia e spontaneità liberò la Dinozap da qualunque accenno di
imbarazzo residuo.
-È una vera benedizione che siano state aperte
così tante
strutture per noi mostri. Le scuole, gli ospedali, e anche la fabbrica
che ci ha permesso di riprendere a mangiare gli alimenti tipici delle
nostre specie, sono state tutte essenziali per dare un lavoro ai
mostri. Certo, la maggior parte di noi non sta facendo il lavoro che ha
sempre sognato, e chissà quanto siamo lontani dal vivere una
vita normale a stretto contatto con gli umani... Ma si sapeva che
sarebbe stato difficile, e un anno e mezzo non è certo
abbastanza per cambiare le cose. Secondo me, stiamo andando verso un
futuro migliore.-
Espirò sgonfiando il petto, e tacque.
Alphys stava guardando con interesse il mostro capra seduta alla sua
destra già a metà del suo monologo, e
l'affermazione che le uscì in seguito dalle labbra - e che
riteneva al pari di una verità assoluta - si
rivelò
capace di confortare le due docenti tanto quanto una calda, soffice
coperta pronta a ripararle dalla neve luccicante che ammantava lo
scenario urbano visibile dalla finestra.
-Frisk
è stata una
benedizione.- disse semplicemente, stringendosi senza rendersene conto
al suo fidato giubbino invernale dal quale, in particolar modo nei mesi più
freddi, si
separava soltanto in rare occasioni.
Le pagine del libro sostenuto dalle ginocchia di Toriel ripresero
dunque a frusciare accompagnate dal pieno appoggio nelle parole della
madre, finché una figura molto alta e dai boccoli biondi non
apparve dal fondo del corridoio e si avvicinò alle maestre
in
tutta fretta.
-Signora Dreemurr, la chiamano dalla scuola di Frisk!-
farfugliò
tra i denti Bratty, una mano che teneva il telefono della segreteria
lontano dal muso e l'altra premuta sul ricevitore, cosicché
potesse perlomeno ovattare il baccano generato dal gioco dei bambini.
-...Oh, non di nuovo...- sospirò la Pyroat mettendo da parte
il
libriccino di fiabe della materna e alzandosi dalla sua postazione, il
cordless subito sotto a un orecchio penzolante. -Pronto?-
Fintanto che si allontanava a passo pesante e ascoltava cosa il
mittente avesse da recriminare nei confronti di Frisk, il mostro
alligatore fece un segnale alla sagoma scura di Catty distinguibile a
fatica davanti all'ultima aula del piano, invitandola a continuare a
spazzare in sua assenza per alcuni minuti.
-...Cioè, di nuovo?! La stanno tempestando, la regina!
Cioè, non vorrei essere nei panni di Frisk, pensa le
sgridate!-
bisbigliò poi chinandosi all'altezza dell'amica, la sua tuta
da
bidella che quasi rasentava il pavimento.
-Ma non è... n-nemmeno giusto che la chiamino ogni volta.
Basterebbe una n-nota sul diario...- rispose tristemente la Dinozap
rinnovando la negatività dei suoi pensieri che derivava
dalle
relazioni sempre e comunque difficoltose con gli esseri umani, una
realtà
che la sua ragazza doveva affrontare a testa alta ogni giorno.
L'altra espresse la sua approvazione annuendo in silenzio, un
atteggiamento inconsueto se si considerava la sua indole da Trendygator
ciarlona; era chiaro che entrambe avevano interpretato il gesto dei
maestri della bambina come un lamentarsi esagerato e plateale, talmente
evidente nella sua incoerenza che gli effetti ormai ricorrenti
verificatisi anche quella mattina non poterono passare inosservati.
Questi infatti arrivarono ad attirare l'attenzione
di due piccoli mostri viverna seduti di spalle al centro del corridoio,
apparentemente impegnati ad ascoltare la stridente imitazione del
ritornello di una famosa canzone di Natale.
Raggiunsero barcollanti Alphys e Bratty, i loro occhi che di tanto in
tanto saettavano incuriositi sulla maestra ancora occupata al telefono,
e il fratello maggiore fu il primo a parlare: -Yo, è Frisk
vero?
Che ha combinato stavolta?-
Colei che lo affiancava sbatté spazientita la coda, e dalle
sue
smorfie era palese che avesse trovato quella domanda molto poco
intelligente.
-Wi, ma sei scemo?! Lo sai cosa avrà fatto, si fa sempre
beccare
con il libro di testo dei mostri! Anche tu sul banco fai le barricate
con l'astuccio, Croakkee Froggit me lo dice sempre! Non mi hai ancora
detto cosa nascondi, wi, dev'essere qualcosa di imbara-...!-
Venne interrotta dalla magia di Tipetok, il quale usufruì
dei
suoi poteri per far fluttuare in aria il fiocco rosa posto accanto alla
cresta da drago della sorella e lanciarlo via, infastidito oltre misura
dal suo modo di fare impertinente.
Quella gli urlò di rimando degli insulti infantili infarciti
di
"Wiii!" acuti e sdegnati mentre inseguiva incespicando l'adorato
ornamento fino alla parete opposta, lasciandolo così da solo
dinanzi alla Dinozap e alla sua vecchia amica.
-Caro, non dovresti trattare così tua sorella!
Cioè,
è più piccola di te e non sa ancora padroneggiare
bene la
magia, non è carino che te ne approfitti!-
-Sì, signora bidella...- proferì mogio il Tynern
facendo
dissolvere il brillio che scaturiva dai suoi cornini, e fissando il
pavimento sotto di lui nel tentativo di nascondere il rossore a
pitturargli le guance.
Il rimprovero della Trendygator era stato netto e conciso, eppure dalla
scintilla nel suo sguardo sembrava proprio che avesse dovuto trattenere
delle grasse risate: il mostro tarchiato non riuscì a capire
se
si fosse persa il vero significato della scenetta a cui aveva
assistito, sapeva solamente che la sua testa fu sgomberata dalle
ennesime immagini incomprensibili una volta che udì il
fruscio
del completo di Toriel in avvicinamento.
Quest'ultima riconsegnò l'apparecchio a Bratty e si
lasciò cadere sulla sua sedia rinforzata e voluminosa, le
dita
di una mano premute sulla fronte corrucciata in un atto di
esasperazione.
Quando fu interpellata con l'intenzione di comprendere il - seppur
prevedibile - motivo della telefonata, la sua espressione mantenne la
stessa identica aria di impotenza.
-...Trascriveva di nuovo degli appunti dal libro scolastico dei mostri
invece che ascoltare la lezione. Questa volta li ha pregati in
ginocchio, piangendo, di non sequestrarle il libro. ...Io non so
proprio che devo fare con questa bambina.-
***
Credeva di non desiderare altro.
Ad eccezione del combattimento animato mediante dei disegni buffi ma
frenetici che scorrevano di fronte al suo occhio sano, il tempo
sembrava quasi si fosse fermato; tutto ciò che la circondava
- e
che sentiva le stava scaldando man mano ciascuna porzione affaticata
della sua ANIMA - era semplicemente un contrasto troppo grande rispetto
all'ambiente lavorativo dove da mesi si ritrovava ad agire. Non c'era quindi da stupirsi se tale meraviglioso frangente era riuscito ad estraniarla dalla cruda
realtà della centrale, e a regalarle un numero di minuti
imprecisato che permeavano di una piacevole serenità.
Ogni aspetto del suo rientro dal lavoro rasentava la perfezione: le
membra stanche e infreddolite a causa delle mansioni davvero poco
adatte alla sua professione stavano riposando placide sul divano del
salotto, sullo schermo della TV davanti a lei vi erano le puntate in
DVD dell'anime che più la divertiva al mondo, e intorno alle
sue spalle avvertiva il peso considerevole delle braccia della sua
compagna intenta a stringerla a sé ed esaudire
l'unica richiesta che aveva espresso appena rincasata.
-U-Unnie, dimmi, cosa ti farebbe stare meglio?- aveva domandato Alphys
dopo che avevano consumato la discreta cenetta targata principiante MTT
che le aveva fatto trovare al suo ritorno sul tavolo della cucina,
cogliendo al volo il suo malumore inconfessato.
-Alphy...!- era stata la sua esclamazione stupita, seguita da un
tentennante: -Solo... un po' di coccole, noi due, mentre guardiamo un
episodio in DVD di tu sai cosa...?-
E la Dinozap aveva fatto esattamente questo, senza contestare o
controbattere, qualsiasi suo impegno rimandato a data da destinarsi in
favore della sua ragazza.
Undyne ammirava così tanto la sua sensibilità
emotiva, e
le era talmente
grata per l'affetto e la dedizione che le dimostrava,
che non le importava se i baci zuccherini ricevuti a cadenza regolare
sulla membrana del suo orecchio sinistro la stavano distraendo dal
cartone animato. Nella sua mente pervasa dalle attenzioni languide
dell'amata, infatti, le scene si erano susseguite prive di una logica
precisa. Oramai l'adorato anime riprodotto sul televisore adempiva al
solo scopo
di prolungare il clima di benessere che era sceso alla fine su entrambe
le due innamorate, ponendo un confine netto tra la coppietta e il mondo
vasto e complicato che attendeva loro subito fuori dall'uscio di casa,
nella nebbia notturna.
L'abbraccio del mostro dinosauro era l'esatto opposto di quella gelida
brezza invernale che le aveva sferzato le scaglie cerulee al termine
del turno serale alla centrale, le stesse scaglie che adesso
occasionalmente accoglievano il tocco delle labbra di Alphys o il
tenero strusciare delle sue squame dure e al contempo levigate. Unito
al battito della sua ANIMA a pochi centimetri dal petto muscoloso, e al
suo tipico profumo di fiori di campo che le mandava in estasi le
branchie coperte dal pullover, la Spearish non credeva davvero potesse
avere un sostegno fisico e morale migliore.
Con la testa già appoggiata sulla cresta della Dinozap, fece
per
chiudere intorpidita il suo unico occhio e abbandonarsi del tutto al
sentimento d'amore che le stava inebriando i sensi, quando la voce
dell'altra parve spezzare in parte l'armonia creatasi.
-Unnie, te la senti di dirmi c-com'è a-andata?- la
udì
chiedere titubante, immaginando quanto stesse odiando dover
accompagnare un sincero incoraggiamento a dei balbettii che ancora
riteneva fastidiosi e controproducenti.
Le sue parole tuttavia non alimentarono nemmeno un ipotetico briciolo
di rabbia che avrebbe potuto provare verso di lei; Undyne sapeva che la
domanda era stata fatta in buona fede, e non le avrebbe mai negato il
diritto di sapere cosa fosse successo mentre si era occupata della
pulizia giornaliera, e soprattutto mortificante,
degli uffici del comandante.
Iniziò proprio da qui per spiegare l'accaduto, abbassando lo
sguardo sul tappeto del salotto ma comunque non rinunciando al contatto ravvivante con la sua fronte dalla superficie ricurva.
-Un'altra volta a pulire come una schiavetta l'ufficio del capo! Come
al solito i miei superiori non mi concedono nemmeno uno stupido giro in
macchina di controllo. Gli altri agenti non sono troppo scontrosi,
affatto, ma si lasciano trasportare...! Alphy, l'ho fatto di nuovo, ho
chiesto di poter accedere all'archivio...-
Si fermò sul più bello digrignando i denti
affilati e
lasciando che il rancore nella sua ANIMA, uno che era cresciuto
vertiginosamente nel
giro di pochi secondi, potesse evaporare lontano dal suo corpo. Alphys
allora rafforzò la presa delle sue braccia grassottelle
fintanto che la incitava
in
silenzio a proseguire nel racconto.
-...Non me lo lasciano fare, Alphy. Non posso recuperare i dati del
ladruncolo schifoso figlio di quel bastardo, basterebbe quello per
inchiodare chi ci ha quasi ucciso quella volta! E gli altri agenti,
dicono che non posso essere sicura che sia stato lui perché
non
l'ho visto in faccia e la voce era camuffata, e altre cretinate! L'ho
chiesto al capo questa sera, dell'archivio, e di nuovo il solito
atteggiamento da... da...-
Non andò oltre.
Strinse a pugno le mani deposte sulle ginocchia cosicché
potesse
frenare un possibile scatto di nervi, e nonostante l'ira impressa sul
suo
volto riuscì a contenere l'odio del quale il suo stesso
petto ne
stava implorando la soppressione, disperato.
E accadde grazie a lei.
-Oh amore, amore mio... stai continuando a fare tutto questo per noi
due... Unnie, u-un giorno... lo capiranno che non siamo creature
i-inferiori, e allora non accadranno più queste cose.-
mormorò piano, dopodiché adagiò una
sua manina su
una di quelle dell'amata e suggerì: -...Mi dispiace, se vuoi
c-cambiamo argomento, ti racconto della scuola, ti va?-
La Spearish ruotò il capo e la guardò abbozzando
un
sorriso, la gratitudine che provava per lei a un passo dall'esplodere
lì a seduta stante attraverso un abbraccio vigoroso e dei
baci
passionali sulla bocca.
Si limitò invece ad annuire con un'espressione trasognata,
premendo di nuovo una guancia sulla cresta della sua ragazza e facendo
arrivare a destinazione i suoi calorosi ringraziamenti senza l'uso di
una singola, futile parola. In quel momento voleva solamente
dimenticare l'insoddisfazione e l'amarezza che fino a qualche attimo
prima l'avevano investita come un treno in corsa, ed era certa che il
resoconto della sua giornata da professoressa avrebbe spazzato via tali
sensazioni. Non aveva dubbi.
Nel mentre che si lasciava cullare dai suoi pettegolezzi preferiti ebbe
l'impressione di seguire tutta la vicenda al suo fianco, ovunque:
durante le interrogazioni alla cattedra concluse al suonare della
campanella, nei minuti di pausa dell'intervallo conditi dalla
telefonata indirizzata a Toriel e dalla strana reazione di Bratty alle
marachelle del piccolo mostro viverna, nelle ulteriori ore di lezione
arricchite dalla presenza dei bambini sempre attorno a lei...
E quando il suo parlare calmo e ovattato sembrò mescolarsi
alla
sigla di chiusura dell'anime arrivato alla fine dell'episodio, una voce
riecheggiò dolce nella testa di Undyne, scaldandole l'ANIMA
e
facendola successivamente trasalire sulla base del divano.
Oh, quanto la amo,
quanto amo
trascorrere il mio tempo con lei, anche solo così nella
quotidianità di tutti i giorni... Se solo la me stessa che
mi
tiene in vita riuscisse a capire cosa desidera davvero, se solo avesse
il coraggio di dirle che...
Sobbalzò insieme alla Dinozap e fissò all'istante
ciò
che aveva catturato l'attenzione di entrambe, là sopra alla
sua
gamba sinistra poderosa benché slanciata. Sbalordita, si
rese
conto che a sua insaputa doveva aver unito la sua mano con quella di
Alphys, e che dalle loro dita intrecciate in una stretta amorevole si
stava irradiando da chissà quanto una luce verde acqua
incantevole, quasi miracolosa.
Oh dio.
Il contatto maldestro che avevano sancito a suon di una magia
antichissima venne interrotto all'unisono, e una volta che
svanì
il bagliore ad illuminarne i dintorni il mostro pesce fu la prima a far
sgorgare le sue scuse dalle labbra: -Scusa Alphy, scusa! Non so cosa mi
abbia
preso, io non so davvero... Scusami, deve... essere la stanchezza, la
mia magia fa cose strane quando...!-
-U-Unnie, s-scusami tu... u-u-uh...- si accodò l'altra
abbassando gli occhioni spalancati, le sue guance che divampavano per
l'imbarazzo.
La Spearish non poté che emulare il suo sconcerto inclinando
il
collo, prolungando in questo modo il silenzio carico di tensione sceso
tra le due e permettendole di riflettere meglio su cosa fosse appena
successo.
Anche se la faccenda la confondeva peggio di una formula chimica, non
ebbe alcuna difficoltà ad attribuire subito le scuse non
necessarie della sua ragazza alla sua usuale bontà d'ANIMA;
al
contrario, arrivò persino a provare un forte senso di nausea
all'idea di averle rifilato una menzogna di quel calibro, e...
Aspetta, era... una
menzogna?
Fremette dall'alto in basso, e non a causa del freddo.
Pur non comprendendo quale fosse stata l'origine della strana voce
soffusa che era risuonata dentro la sua mente, Undyne si
convinse che avesse ascoltato un sussulto della sua stessa ANIMA, una
preghiera silente rivolta a far fluire nel corpo del proprio ospite dei
sentimenti che stavano rimanendo sopiti per troppo tempo. E ripensando
ai diciassette lunghi mesi che aveva vissuto con Alphys, la Spearish
iniziò a capire.
Credeva di non desiderare altro, certo. Ma non era così.
Io desidero... desidero
avere, con lei...!
***
Tutt'a un tratto il gambo non troppo esile impiantato nella terra
trasalì come scosso da una forte emozione, e l'atipico
mostro
dall'aspetto di un semplice Fiore Dorato fu così strappato
dal
suo tormentato stato di dormiveglia.
Alzò gli occhi dal vaso ricolmo di terriccio fresco nel
quale le
sue radici tra un cambio e l'altro erano rimaste intrappolate per
più di un anno, e ci mancò poco che non rimanesse
accecato dalla grossa lampada da notte collocata proprio nell'angolo
della stanza di fronte a lui, la sua fredda luce bianca quasi
riconducibile al gelo della notte che regnava oltre alla finestra
protetta dalle tapparelle. Si accorse che era ancora posizionato
accanto a Frisk, la quale stava ponendo la massima concentrazione nel
leggere lo stesso noioso tomo da quattrocento pagine con cui l'aveva
lasciata prima di assopirsi, il suo visino contrassegnato da
un'espressione seriosa e ora persino imperlato di goccioline di sudore.
Flowey era all'oscuro di quanto tempo fosse passato da quando si era
sistemata sulla scrivania della sua camera, tuttavia si ricordava
perfettamente che già dopo una ventina di minuti aveva
avvertito
il bisogno insopprimibile di sbraitarle contro degli insulti coloriti,
e
forse a loro modo anche originali.
I petali stropicciati dal mancato riposo, stava per sfogare le sue
congenite
frustrazioni facendo schioccare i denti e
preparandosi a un'offesa degna della sua reputazione, ma fu interrotto
dal grido soffocato della bambina che venne lanciato dritto verso il
soffitto.
-Ci sono!! Tutto ha senso!!- esclamò cercando comunque di
contenere il tono della sua vocina stridula, e iniziò ad
agitare
le braccia in un impeto di contentezza fino a far cadere la fascia
elastica che le sollevava la frangia bruna. -Ce l'ho fatta, sono sicura
ora! Devo solo chiedere a mamma e papà, e...-
Arraffò tutti i fogli scribacchiati che poteva sparsi vicino
al
libro, e si diresse subito alla porta con una frenesia che faceva
invidia alla sua unica zia provvista di squame.
L'intervento del fiore però, cinico e ostile, la
congelò nell'atto
di abbassare la maniglia.
-Cos'è, hai pianificato un altro metodo eccellente per
suicidarti? Racconta un po'.-
Quella ruotò sul posto e lo osservò attenta,
mentre
l'accusa del suo compagno di stanza rimbombò nelle quattro
mura
e la lasciò a bocca spalancata: -Lo so cos'hai fatto quella
volta. Ti senti una streghetta furba e carina a usare quella cosa a tuo
piacimento?-
Avendo toccato un punto così sensibile Flowey credeva che
l'avrebbe messa in difficoltà, o che perlomeno il
suo ghigno
derisorio le avrebbe fatto dubitare delle sue azioni spaventandola
giusto il necessario a soddisfare la sua sete di perfidia. Sentiva
insomma che nel suo piccolo sarebbe stata la
vendetta perfetta
per avergli disturbato il sonno!
...Ecco perché non si aspettava che il suo sguardo, da
accigliato, si trasformasse in un'occhiata addolorata e intrisa di
un sentimento che non fu in grado di decifrare.
-Che cosa vuo-...?-
-...Sì, forse dovresti sentire anche tu cosa devo chiedere a
mamma e papà.-
Non si perse in strane melense spiegazioni.
Si avvicinò al fiore e afferrò il vasetto su cui
si
ergeva quello che considerava essere il suo fratello maggiore, e
uscì dalla camera con il braccio occupato dal recipiente in
plastica premuto sul fianco sinistro.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
...Insomma, taaaanta, tantissima tenerezza in questo capitolo, e anche un po' di misteri. E pensare che il prossimo è una roba incredibile ç_ç Mi è piaciuto un botto fare interagire Alphys e Toriel, più avanti ci saranno incontri vari tra altri personaggi sparsi qua e là :3 Ce la farò a far figliare le protagoniste entro il 2023? xD Perché sta diventando un sacco lunga 'sta storia, spero che non sembri tipo Beautiful ahahah! Giusto per dire, ho riletto e sistemato un po' i primi 4 capitoli visto che erano "vecchiotti", e anche We are One! Ma niente di clamoroso, comunque. Poi mannaggia non ho ancora ringraziato l'Hokutello nazionale che mi dà consigli quando ogni tanto gli mando delle frasette della storia dalla dubbia grammatica. Thankssssss!
Ci becchiamo a Luglio, gente! Ciaoo!