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Autore: Lady K    10/05/2021    1 recensioni
[Alphys/Undyne, terzo e ultimo della serie “Their SOULs are filled with love”]
-Storia in pausa, riprenderà la pubblicazione regolare il prima possibile. L’autrice ha bisogno di riposo.-
I mostri finalmente hanno superato la Barriera e raggiunto la Superficie, ma non sarà affatto facile per loro essere accettati pienamente dagli esseri umani. E per una coppia come Alphys e Undyne, la questione è ancora più complessa; basterà la purezza di un amore a dissipare la crudeltà degli uomini? Tra matrimonio, coccole, e desiderio di crearsi una famiglia, le due dovranno lottare per i loro diritti, insieme a tutti i loro amici di vecchia data.
Come sempre, cercherò di non andare OOC e di rispettare i canoni del gioco, ma stavolta mi prenderò più libertà per piccole questioni di lore dei mostri che non sono state approfondite in Undertale.
Rating giallo e Avvertimento per via, tra le altre cose, di alcune scene di violenza a causa di personaggi omofobi.
[In questa storia Frisk è femmina, mentre Napstablook per comodità è trattato come un maschio.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Alphys, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Their SOULs are filled with love'
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UT This is life capitolo 9
Lo voleeeete il nuovo capitolo, vero? Eccolo qua!

...And so, this is life


Capitolo 9 - Ciò che lei desidera

Avvicinò le sue mani piuttosto minute fino a quando non arrivarono a toccarsi tra loro, intrecciando le dita cicciottelle in un fagottino informe dalle sfumature giallo ocra. Senza che si accorgesse di alcunché, questo fu adagiato sul suo petto robusto e soprattutto bramoso di calore, un tipo di desiderio che era lontano però mille miglia da ciò che l'inverno suscitava in qualsivoglia individuo.
E rimase lì, seduta in modo sgraziato su di uno sgabello piazzato strategicamente accanto a un vecchio termosifone, a osservare rapita attraverso le lenti l'esigua scolaresca di mostri che giocava nell'ampio corridoio della scuola dove insegnava, le strilla vivaci e le risate furbette a regalarle parte del tepore di cui la sua ANIMA si nutriva in silenzio...
Ma quello stesso silenzio da diversi mesi era mutato in realtà in un grido supplichevole che echeggiava dentro di lei nei momenti più disparati, ponendola di fronte a un'incognita sfuggente e mai del tutto chiara alla sua mente affaticata, impegnata nel mentre in altre faccende di vita quotidiana; capitava di frequente che ricollegasse piccoli oggetti ed eventi all'apparenza insignificanti a situazioni altrettanto ordinarie non troppo distanti nel tempo, inaspettatamente pregne di emozioni che allora non ricordava di aver provato.
Proprio adesso, un paio di alunni giovanissimi iscritti alle elementari stavano improvvisando un "Jingle Bells" stonato - e a dirla tutta in ritardo di qualche settimana - in mezzo a un gruppetto di compagni seduti in cerchio, e le palpebre della Dinozap non accennavano a voler coprire nemmeno per un istante i suoi occhioni persi in un'immagine a dir poco idilliaca, composta da una ragazza dalle scaglie celesti e un Tynern petulante che cantavano a squarciagola sopra a una panchetta ben riconoscibile. Avvertiva un'innegabile affinità con la vocina stridula e le movenze maldestre della coppia di scolaretti, i quali parvero sovrapporsi al ricordo che stava vivendo ed acquisire caratteristiche così familiari, in un mix di code, pinne, branchie e persin-...
-...Alphys? Ci sei?-
Il sogno a occhi aperti che stava assaporando in ogni sua forma si dissolse in uno schiocco di dita, e il mostro dinosauro trasalì da capo a piedi ruotando il muso verso la sua collega, disorientata dal cambio improvviso d'arredo e di colori che ora la circondava.
A fianco a lei, sorretta dalla grossa seggiola dell'aula della presidenza, si trovava una Toriel occhialuta dallo sguardo intenerito e dal sorrisino sottile, una madre amorevole travolta da dei flashback intensissimi risalenti a un periodo della sua vita che aveva rimosso poiché dolorosamente carico di felicità. Prima che avesse chiamato il suo nome e l'avesse distratta dalle sue fantasie infatti, la regina aveva giurato di aver visto una timida luce dorata attorno alle manine della Dinozap, e per esperienza credeva di aver intuito la ragione di tale fenomeno...
Non si poteva dire lo stesso di Alphys, pur se all'esterno dimostrava di voler nascondere qualsiasi strano proposito a cui la sua ANIMA stava aspirando: assunse una certa compostezza nel cercare di riattaccare il filo del discorso, tuttavia il sudore che cominciò a scivolarle lungo la cresta fu un marchio di fabbrica inconfondibile.
-A-ah, dicevi, uh, c-cosa d-dicevi, Undyne lavora a-ancora a-alla centrale e n-nonostante tutto la p-p-pagano e...- balbettò frenetica fallendo miseramente anche nel celare la beatitudine provata durante il suo stato di trance, e scatenando quindi una risatina che risuonò leggera nella gola della Pyroat.
-Mhh, Alphys, lo sai che i mostrini della materna capita che si sbagliano e mi chiamano mamma? Vorresti anche tu delle classi di mostri più piccoli?- scherzò quella ignorando l'argomento spinoso interrotto ormai da una manciata di minuti e allargando il suo sorriso.
L'altra la fissò un attimo stralunata, dopodiché chinò la testa con uno scatto delle spalle e si limitò a mugugnare il suo dissenso, le guance scarlatte che pizzicavano come tizzoni ardenti.
La sua reazione fu abbastanza eloquente e Toriel pertanto evitò di punzecchiarla ancora, sicurissima che la grande professoressa di scienze e matematica che tutti temevano per via della sua bravura, presto o tardi, avrebbe capito da sola cosa voleva davvero.
Mentre un Pyrope di appena cinque anni sfrecciava davanti a loro, e tramite un pezzetto di corda di cui era composto invertiva i ruoli di acchiapparello sfiorando una Temmie della sua età, la Boss Monster fece di nuovo udire la sua voce rimarcando il suo punto di vista sull'attuale situazione lavorativa dei mostri. Diede vita così a un sussurro colmo di speranza, che con estrema efficacia e spontaneità liberò la Dinozap da qualunque accenno di imbarazzo residuo.
-È una vera benedizione che siano state aperte così tante strutture per noi mostri. Le scuole, gli ospedali, e anche la fabbrica che ci ha permesso di riprendere a mangiare gli alimenti tipici delle nostre specie, sono state tutte essenziali per dare un lavoro ai mostri. Certo, la maggior parte di noi non sta facendo il lavoro che ha sempre sognato, e chissà quanto siamo lontani dal vivere una vita normale a stretto contatto con gli umani... Ma si sapeva che sarebbe stato difficile, e un anno e mezzo non è certo abbastanza per cambiare le cose. Secondo me, stiamo andando verso un futuro migliore.-
Espirò sgonfiando il petto, e tacque.
Alphys stava guardando con interesse il mostro capra seduta alla sua destra già a metà del suo monologo, e l'affermazione che le uscì in seguito dalle labbra - e che riteneva al pari di una verità assoluta - si rivelò capace di confortare le due docenti tanto quanto una calda, soffice coperta pronta a ripararle dalla neve luccicante che ammantava lo scenario urbano visibile dalla finestra.
-Frisk è stata una benedizione.- disse semplicemente, stringendosi senza rendersene conto al suo fidato giubbino invernale dal quale, in particolar modo nei mesi più freddi, si separava soltanto in rare occasioni.
Le pagine del libro sostenuto dalle ginocchia di Toriel ripresero dunque a frusciare accompagnate dal pieno appoggio nelle parole della madre, finché una figura molto alta e dai boccoli biondi non apparve dal fondo del corridoio e si avvicinò alle maestre in tutta fretta.
-Signora Dreemurr, la chiamano dalla scuola di Frisk!- farfugliò tra i denti Bratty, una mano che teneva il telefono della segreteria lontano dal muso e l'altra premuta sul ricevitore, cosicché potesse perlomeno ovattare il baccano generato dal gioco dei bambini.
-...Oh, non di nuovo...- sospirò la Pyroat mettendo da parte il libriccino di fiabe della materna e alzandosi dalla sua postazione, il cordless subito sotto a un orecchio penzolante. -Pronto?-
Fintanto che si allontanava a passo pesante e ascoltava cosa il mittente avesse da recriminare nei confronti di Frisk, il mostro alligatore fece un segnale alla sagoma scura di Catty distinguibile a fatica davanti all'ultima aula del piano, invitandola a continuare a spazzare in sua assenza per alcuni minuti.
-...Cioè, di nuovo?! La stanno tempestando, la regina! Cioè, non vorrei essere nei panni di Frisk, pensa le sgridate!- bisbigliò poi chinandosi all'altezza dell'amica, la sua tuta da bidella che quasi rasentava il pavimento.
-Ma non è... n-nemmeno giusto che la chiamino ogni volta. Basterebbe una n-nota sul diario...- rispose tristemente la Dinozap rinnovando la negatività dei suoi pensieri che derivava dalle relazioni sempre e comunque difficoltose con gli esseri umani, una realtà che la sua ragazza doveva affrontare a testa alta ogni giorno.
L'altra espresse la sua approvazione annuendo in silenzio, un atteggiamento inconsueto se si considerava la sua indole da Trendygator ciarlona; era chiaro che entrambe avevano interpretato il gesto dei maestri della bambina come un lamentarsi esagerato e plateale, talmente evidente nella sua incoerenza che gli effetti ormai ricorrenti verificatisi anche quella mattina non poterono passare inosservati.
Questi infatti arrivarono ad attirare l'attenzione di due piccoli mostri viverna seduti di spalle al centro del corridoio, apparentemente impegnati ad ascoltare la stridente imitazione del ritornello di una famosa canzone di Natale.
Raggiunsero barcollanti Alphys e Bratty, i loro occhi che di tanto in tanto saettavano incuriositi sulla maestra ancora occupata al telefono, e il fratello maggiore fu il primo a parlare: -Yo, è Frisk vero? Che ha combinato stavolta?-
Colei che lo affiancava sbatté spazientita la coda, e dalle sue smorfie era palese che avesse trovato quella domanda molto poco intelligente.
-Wi, ma sei scemo?! Lo sai cosa avrà fatto, si fa sempre beccare con il libro di testo dei mostri! Anche tu sul banco fai le barricate con l'astuccio, Croakkee Froggit me lo dice sempre! Non mi hai ancora detto cosa nascondi, wi, dev'essere qualcosa di imbara-...!-
Venne interrotta dalla magia di Tipetok, il quale usufruì dei suoi poteri per far fluttuare in aria il fiocco rosa posto accanto alla cresta da drago della sorella e lanciarlo via, infastidito oltre misura dal suo modo di fare impertinente.
Quella gli urlò di rimando degli insulti infantili infarciti di "Wiii!" acuti e sdegnati mentre inseguiva incespicando l'adorato ornamento fino alla parete opposta, lasciandolo così da solo dinanzi alla Dinozap e alla sua vecchia amica.
-Caro, non dovresti trattare così tua sorella! Cioè, è più piccola di te e non sa ancora padroneggiare bene la magia, non è carino che te ne approfitti!-
-Sì, signora bidella...- proferì mogio il Tynern facendo dissolvere il brillio che scaturiva dai suoi cornini, e fissando il pavimento sotto di lui nel tentativo di nascondere il rossore a pitturargli le guance.
Il rimprovero della Trendygator era stato netto e conciso, eppure dalla scintilla nel suo sguardo sembrava proprio che avesse dovuto trattenere delle grasse risate: il mostro tarchiato non riuscì a capire se si fosse persa il vero significato della scenetta a cui aveva assistito, sapeva solamente che la sua testa fu sgomberata dalle ennesime immagini incomprensibili una volta che udì il fruscio del completo di Toriel in avvicinamento.
Quest'ultima riconsegnò l'apparecchio a Bratty e si lasciò cadere sulla sua sedia rinforzata e voluminosa, le dita di una mano premute sulla fronte corrucciata in un atto di esasperazione.
Quando fu interpellata con l'intenzione di comprendere il - seppur prevedibile - motivo della telefonata, la sua espressione mantenne la stessa identica aria di impotenza.
-...Trascriveva di nuovo degli appunti dal libro scolastico dei mostri invece che ascoltare la lezione. Questa volta li ha pregati in ginocchio, piangendo, di non sequestrarle il libro. ...Io non so proprio che devo fare con questa bambina.-

***

Credeva di non desiderare altro.
Ad eccezione del combattimento animato mediante dei disegni buffi ma frenetici che scorrevano di fronte al suo occhio sano, il tempo sembrava quasi si fosse fermato; tutto ciò che la circondava - e che sentiva le stava scaldando man mano ciascuna porzione affaticata della sua ANIMA - era semplicemente un contrasto troppo grande rispetto all'ambiente lavorativo dove da mesi si ritrovava ad agire. Non c'era quindi da stupirsi se tale meraviglioso frangente era riuscito ad estraniarla dalla cruda realtà della centrale, e a regalarle un numero di minuti imprecisato che permeavano di una piacevole serenità.
Ogni aspetto del suo rientro dal lavoro rasentava la perfezione: le membra stanche e infreddolite a causa delle mansioni davvero poco adatte alla sua professione stavano riposando placide sul divano del salotto, sullo schermo della TV davanti a lei vi erano le puntate in DVD dell'anime che più la divertiva al mondo, e intorno alle sue spalle avvertiva il peso considerevole delle braccia della sua compagna intenta a stringerla a sé ed esaudire l'unica richiesta che aveva espresso appena rincasata.
-U-Unnie, dimmi, cosa ti farebbe stare meglio?- aveva domandato Alphys dopo che avevano consumato la discreta cenetta targata principiante MTT che le aveva fatto trovare al suo ritorno sul tavolo della cucina, cogliendo al volo il suo malumore inconfessato.
-Alphy...!- era stata la sua esclamazione stupita, seguita da un tentennante: -Solo... un po' di coccole, noi due, mentre guardiamo un episodio in DVD di tu sai cosa...?-
E la Dinozap aveva fatto esattamente questo, senza contestare o controbattere, qualsiasi suo impegno rimandato a data da destinarsi in favore della sua ragazza.
Undyne ammirava così tanto la sua sensibilità emotiva, e le era talmente grata per l'affetto e la dedizione che le dimostrava, che non le importava se i baci zuccherini ricevuti a cadenza regolare sulla membrana del suo orecchio sinistro la stavano distraendo dal cartone animato. Nella sua mente pervasa dalle attenzioni languide dell'amata, infatti, le scene si erano susseguite prive di una logica precisa. Oramai l'adorato anime riprodotto sul televisore adempiva al solo scopo di prolungare il clima di benessere che era sceso alla fine su entrambe le due innamorate, ponendo un confine netto tra la coppietta e il mondo vasto e complicato che attendeva loro subito fuori dall'uscio di casa, nella nebbia notturna.
L'abbraccio del mostro dinosauro era l'esatto opposto di quella gelida brezza invernale che le aveva sferzato le scaglie cerulee al termine del turno serale alla centrale, le stesse scaglie che adesso occasionalmente accoglievano il tocco delle labbra di Alphys o il tenero strusciare delle sue squame dure e al contempo levigate. Unito al battito della sua ANIMA a pochi centimetri dal petto muscoloso, e al suo tipico profumo di fiori di campo che le mandava in estasi le branchie coperte dal pullover, la Spearish non credeva davvero potesse avere un sostegno fisico e morale migliore.
Con la testa già appoggiata sulla cresta della Dinozap, fece per chiudere intorpidita il suo unico occhio e abbandonarsi del tutto al sentimento d'amore che le stava inebriando i sensi, quando la voce dell'altra parve spezzare in parte l'armonia creatasi.
-Unnie, te la senti di dirmi c-com'è a-andata?- la udì chiedere titubante, immaginando quanto stesse odiando dover accompagnare un sincero incoraggiamento a dei balbettii che ancora riteneva fastidiosi e controproducenti.
Le sue parole tuttavia non alimentarono nemmeno un ipotetico briciolo di rabbia che avrebbe potuto provare verso di lei; Undyne sapeva che la domanda era stata fatta in buona fede, e non le avrebbe mai negato il diritto di sapere cosa fosse successo mentre si era occupata della pulizia giornaliera, e soprattutto mortificante, degli uffici del comandante.
Iniziò proprio da qui per spiegare l'accaduto, abbassando lo sguardo sul tappeto del salotto ma comunque non rinunciando al contatto ravvivante con la sua fronte dalla superficie ricurva.
-Un'altra volta a pulire come una schiavetta l'ufficio del capo! Come al solito i miei superiori non mi concedono nemmeno uno stupido giro in macchina di controllo. Gli altri agenti non sono troppo scontrosi, affatto, ma si lasciano trasportare...! Alphy, l'ho fatto di nuovo, ho chiesto di poter accedere all'archivio...-
Si fermò sul più bello digrignando i denti affilati e lasciando che il rancore nella sua ANIMA, uno che era cresciuto vertiginosamente nel giro di pochi secondi, potesse evaporare lontano dal suo corpo. Alphys allora rafforzò la presa delle sue braccia grassottelle fintanto che la incitava in silenzio a proseguire nel racconto.
-...Non me lo lasciano fare, Alphy. Non posso recuperare i dati del ladruncolo schifoso figlio di quel bastardo, basterebbe quello per inchiodare chi ci ha quasi ucciso quella volta! E gli altri agenti, dicono che non posso essere sicura che sia stato lui perché non l'ho visto in faccia e la voce era camuffata, e altre cretinate! L'ho chiesto al capo questa sera, dell'archivio, e di nuovo il solito atteggiamento da... da...-
Non andò oltre.
Strinse a pugno le mani deposte sulle ginocchia cosicché potesse frenare un possibile scatto di nervi, e nonostante l'ira impressa sul suo volto riuscì a contenere l'odio del quale il suo stesso petto ne stava implorando la soppressione, disperato.
E accadde grazie a lei.
-Oh amore, amore mio... stai continuando a fare tutto questo per noi due... Unnie, u-un giorno... lo capiranno che non siamo creature i-inferiori, e allora non accadranno più queste cose.- mormorò piano, dopodiché adagiò una sua manina su una di quelle dell'amata e suggerì: -...Mi dispiace, se vuoi c-cambiamo argomento, ti racconto della scuola, ti va?-
La Spearish ruotò il capo e la guardò abbozzando un sorriso, la gratitudine che provava per lei a un passo dall'esplodere lì a seduta stante attraverso un abbraccio vigoroso e dei baci passionali sulla bocca.
Si limitò invece ad annuire con un'espressione trasognata, premendo di nuovo una guancia sulla cresta della sua ragazza e facendo arrivare a destinazione i suoi calorosi ringraziamenti senza l'uso di una singola, futile parola. In quel momento voleva solamente dimenticare l'insoddisfazione e l'amarezza che fino a qualche attimo prima l'avevano investita come un treno in corsa, ed era certa che il resoconto della sua giornata da professoressa avrebbe spazzato via tali sensazioni. Non aveva dubbi.
Nel mentre che si lasciava cullare dai suoi pettegolezzi preferiti ebbe l'impressione di seguire tutta la vicenda al suo fianco, ovunque: durante le interrogazioni alla cattedra concluse al suonare della campanella, nei minuti di pausa dell'intervallo conditi dalla telefonata indirizzata a Toriel e dalla strana reazione di Bratty alle marachelle del piccolo mostro viverna, nelle ulteriori ore di lezione arricchite dalla presenza dei bambini sempre attorno a lei...
E quando il suo parlare calmo e ovattato sembrò mescolarsi alla sigla di chiusura dell'anime arrivato alla fine dell'episodio, una voce riecheggiò dolce nella testa di Undyne, scaldandole l'ANIMA e facendola successivamente trasalire sulla base del divano.

Oh, quanto la amo, quanto amo trascorrere il mio tempo con lei, anche solo così nella quotidianità di tutti i giorni... Se solo la me stessa che mi tiene in vita riuscisse a capire cosa desidera davvero, se solo avesse il coraggio di dirle che...

Sobbalzò insieme alla Dinozap e fissò all'istante ciò che aveva catturato l'attenzione di entrambe, là sopra alla sua gamba sinistra poderosa benché slanciata. Sbalordita, si rese conto che a sua insaputa doveva aver unito la sua mano con quella di Alphys, e che dalle loro dita intrecciate in una stretta amorevole si stava irradiando da chissà quanto una luce verde acqua incantevole, quasi miracolosa.
Oh dio.
Il contatto maldestro che avevano sancito a suon di una magia antichissima venne interrotto all'unisono, e una volta che svanì il bagliore ad illuminarne i dintorni il mostro pesce fu la prima a far sgorgare le sue scuse dalle labbra: -Scusa Alphy, scusa! Non so cosa mi abbia preso, io non so davvero... Scusami, deve... essere la stanchezza, la mia magia fa cose strane quando...!-
-U-Unnie, s-scusami tu... u-u-uh...- si accodò l'altra abbassando gli occhioni spalancati, le sue guance che divampavano per l'imbarazzo.
La Spearish non poté che emulare il suo sconcerto inclinando il collo, prolungando in questo modo il silenzio carico di tensione sceso tra le due e permettendole di riflettere meglio su cosa fosse appena successo.
Anche se la faccenda la confondeva peggio di una formula chimica, non ebbe alcuna difficoltà ad attribuire subito le scuse non necessarie della sua ragazza alla sua usuale bontà d'ANIMA; al contrario, arrivò persino a provare un forte senso di nausea all'idea di averle rifilato una menzogna di quel calibro, e...
Aspetta, era... una menzogna?
Fremette dall'alto in basso, e non a causa del freddo.
Pur non comprendendo quale fosse stata l'origine della strana voce soffusa che era risuonata dentro la sua mente, Undyne si convinse che avesse ascoltato un sussulto della sua stessa ANIMA, una preghiera silente rivolta a far fluire nel corpo del proprio ospite dei sentimenti che stavano rimanendo sopiti per troppo tempo. E ripensando ai diciassette lunghi mesi che aveva vissuto con Alphys, la Spearish iniziò a capire.
Credeva di non desiderare altro, certo. Ma non era così.
Io desidero... desidero avere, con lei...!

***

Tutt'a un tratto il gambo non troppo esile impiantato nella terra trasalì come scosso da una forte emozione, e l'atipico mostro dall'aspetto di un semplice Fiore Dorato fu così strappato dal suo tormentato stato di dormiveglia.
Alzò gli occhi dal vaso ricolmo di terriccio fresco nel quale le sue radici tra un cambio e l'altro erano rimaste intrappolate per più di un anno, e ci mancò poco che non rimanesse accecato dalla grossa lampada da notte collocata proprio nell'angolo della stanza di fronte a lui, la sua fredda luce bianca quasi riconducibile al gelo della notte che regnava oltre alla finestra protetta dalle tapparelle. Si accorse che era ancora posizionato accanto a Frisk, la quale stava ponendo la massima concentrazione nel leggere lo stesso noioso tomo da quattrocento pagine con cui l'aveva lasciata prima di assopirsi, il suo visino contrassegnato da un'espressione seriosa e ora persino imperlato di goccioline di sudore.
Flowey era all'oscuro di quanto tempo fosse passato da quando si era sistemata sulla scrivania della sua camera, tuttavia si ricordava perfettamente che già dopo una ventina di minuti aveva avvertito il bisogno insopprimibile di sbraitarle contro degli insulti coloriti, e forse a loro modo anche originali.
I petali stropicciati dal mancato riposo, stava per sfogare le sue congenite frustrazioni facendo schioccare i denti e preparandosi a un'offesa degna della sua reputazione, ma fu interrotto dal grido soffocato della bambina che venne lanciato dritto verso il soffitto.
-Ci sono!! Tutto ha senso!!- esclamò cercando comunque di contenere il tono della sua vocina stridula, e iniziò ad agitare le braccia in un impeto di contentezza fino a far cadere la fascia elastica che le sollevava la frangia bruna. -Ce l'ho fatta, sono sicura ora! Devo solo chiedere a mamma e papà, e...-
Arraffò tutti i fogli scribacchiati che poteva sparsi vicino al libro, e si diresse subito alla porta con una frenesia che faceva invidia alla sua unica zia provvista di squame.
L'intervento del fiore però, cinico e ostile, la congelò nell'atto di abbassare la maniglia.
-Cos'è, hai pianificato un altro metodo eccellente per suicidarti? Racconta un po'.-
Quella ruotò sul posto e lo osservò attenta, mentre l'accusa del suo compagno di stanza rimbombò nelle quattro mura e la lasciò a bocca spalancata: -Lo so cos'hai fatto quella volta. Ti senti una streghetta furba e carina a usare quella cosa a tuo piacimento?-
Avendo toccato un punto così sensibile Flowey credeva che l'avrebbe messa in difficoltà, o che perlomeno il suo ghigno derisorio le avrebbe fatto dubitare delle sue azioni spaventandola giusto il necessario a soddisfare la sua sete di perfidia. Sentiva insomma che nel suo piccolo sarebbe stata la vendetta perfetta per avergli disturbato il sonno!
...Ecco perché non si aspettava che il suo sguardo, da accigliato, si trasformasse in un'occhiata addolorata e intrisa di un sentimento che non fu in grado di decifrare.
-Che cosa vuo-...?-
-...Sì, forse dovresti sentire anche tu cosa devo chiedere a mamma e papà.-
Non si perse in strane melense spiegazioni.
Si avvicinò al fiore e afferrò il vasetto su cui si ergeva quello che considerava essere il suo fratello maggiore, e uscì dalla camera con il braccio occupato dal recipiente in plastica premuto sul fianco sinistro.


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...Insomma, taaaanta, tantissima tenerezza in questo capitolo, e anche un po' di misteri. E pensare che il prossimo è una roba incredibile ç_ç Mi è piaciuto un botto fare interagire Alphys e Toriel, più avanti ci saranno incontri vari tra altri personaggi sparsi qua e là :3 Ce la farò a far figliare le protagoniste entro il 2023? xD Perché sta diventando un sacco lunga 'sta storia, spero che non sembri tipo Beautiful ahahah! Giusto per dire, ho riletto e sistemato un po' i primi 4 capitoli visto che erano "vecchiotti", e anche We are One! Ma niente di clamoroso, comunque. Poi mannaggia non ho ancora ringraziato l'Hokutello nazionale che mi dà consigli quando ogni tanto gli mando delle frasette della storia dalla dubbia grammatica. Thankssssss!
Ci becchiamo a Luglio, gente! Ciaoo!
  
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