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Autore: kibachan    11/05/2021    3 recensioni
-THE FALCON AND WINTER SOLDIER-
Bucky Burns, libero dal peso del suo passato, inizia finalmente a vivere quella serena normalità che non ha mai avuto
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Sam Wilson/Falcon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GIOVEDì

Il rumore del mare la sera al tramonto lo calmava. Era stato così fin dal primo momento. Una piacevole scoperta per lui... nato in campagna e cresciuto a New York. E il lavoro manuale anche.

Quello lo sapeva. In Wakanda era stato la sua medicina, il modo in cui aveva tenuto lontano il dolore.. e l'ansia. Ma lì era un'altra storia. Lo sciabordio delle onde, placido e leggero nel porto, contro la chiglia della vecchia barca, i gabbiani che si chiamavano tra loro da un lato all'altro della baia, la risacca che tendeva e rilasciava le funi... accompagnavano le sue mani intente nel lavoro in un clima di totale distensione. Non c'era quella frenesia sommersa.. di chi sa che non appena finirà le cose da fare tornerà a fare pensieri che lo terranno sveglio, nell'ennesimo bagno di sudore. No. Lì la sua mente era tornata finalmente in pace.

Chi l'avrebbe mai detto che gli sarebbe piaciuta la vita del pescatore.

Quando era stato lì la prima volta era stato un po' per caso. Eppure... quella sera... dopo aver aiutato Sam e Sarah sulla barca per tutta la giornata, si era addormentato profondamente e, come non gli succedeva da decenni, si era svegliato tardi... non in preda a incubi orrendi, ma per la voce dei bambini che scorrazzavano per il salotto.

Una sensazione troppo bella per spiegarla.

Così, quando Sam era tornato a casa, dopo aver preso finalmente sulle spalle la pesante eredità di Captain America.... era andato con lui.

Sam non aveva fatto una piega, accogliente per natura. Non ne avevano neanche parlato. Il divano di casa di sua sorella era diventato il suo letto e basta. Stop.. uno di famiglia.

E quando dopo qualche giorno lui era dovuto tornare a Washington la situazione si era prolungata da sé, come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo, che lui invece rimanesse lì in Luisiana

“Buck, ci pensi tu a passare l'impregnante sulla carena mentre non ci sono vero?” con questa frase buttata lì era stato serenamente stabilito, quasi senza consultarlo, che lui potesse restare.

Gli era grato. Prima o poi da qualche parte avrebbe dovuto reperire il coraggio di dirglielo.

 

 

Sarah impilò l'ennesima cassetta di legno ormai vuota nella rimessa davanti al porto e fece un profondo sospiro di sollievo, all'idea di aver finalmente finito, mentre si asciugava la fronte con l'avambraccio. Gettò un'occhiata all'uomo dai capelli scuri, placido e silenzioso, che poco più in là, sul retro della sua amata barca, stava avvolgendo un grossa cima intorno alla bitta.

Ormai era più di un mese che Bucky viveva con lei e i bambini. All'inizio, nonostante condividesse con Sam la sua indole ospitale, si era sentita un po' in difficoltà a far vivere stabilmente un uomo in casa sua. Nonostante, negli anni dalla morte di suo marito, avesse avuto qualche compagnia, non aveva mai permesso a nessuno di avvicinarsi abbastanza da entrare a far parte della quotidianità dei suoi figli, e così non era più abituata ad avere un uomo per casa.

Ma Bucky aveva saputo entrare nella sua vita e in quella della sua famiglia in punta di piedi, piano piano, con molta dignità e rispetto, e lei doveva ammettere che non era male avere un aiuto nelle cose di tutti i giorni, e qualcuno con cui poter parlare di qualcosa che non fossero dinosauri e gormiti.

Si avvicinò al parapetto e lui sollevò lo sguardo percependo la sua presenza. Le rivolse un sorriso dolce, che lei ricambiò subito, un attimo prima di salire sulla barca. Lo superò nella strettoia diretta a prua, lanciando ancora uno sguardo veloce alla linea della sua schiena. Strinse le labbra una nell'altra per impedirsi di sorridere di nuovo. Certo era che fosse un bel vedere. Se ne sarebbe accorto anche un cieco, ma lei ormai era abbastanza sicura di essere attratta non soltanto dai suoi occhi azzurri e dai suoi perfetti muscoli dorsali.

Si sedette su un secchio rovesciato e attirò a sé un mucchio di rete da pesca, cominciando ad ispezionarla per cercare eventuali buchi. Rifletté ancora su di lui mentre iniziava sapientemente ad annodare qui e lì il nylon sfilacciato. In quel mese Bucky l'aveva sempre aiutata sulla barca. Si era alzato alle 4 di mattina con lei ogni giorno, avevano passato intere giornate per mare a gettare e ritirare su le reti da pesca. Avevano sistemato insieme la cucina dopo cena, bevuto birra sul portico parlando e ridendo fino ad essere esausti. Lui aveva riparato la grondaia, si era fatto prendere a pallate da TJ in giardino e aveva aiutato Cass a studiare storia (raccontandogli alcuni episodi della seconda guerra mondiale di quelli che non puoi certo trovare in un libro).

Ridacchiò tra sé. In pratica aveva fatto tutto quello che dovrebbe fare un marito... eccenzion fatta per la parte che più ogni donna avrebbe gradito, dell'avere un marito bello come lui.

 

Bucky si avvicinò di un paio di passi e poi si fermò nella strettoia del ponte che da poppa portava a prua, a guardarla, mentre si poggiava col braccio in vibranio alla tettoia. Si perse per una manciata di secondi ad osservare le sue dita affusolate che annodavano velocemente la rete. Era partito come una specie di gioco, farle gli occhi dolci davanti a Sam per vederlo diventare verde di gelosia... era troppo divertente farlo incazzare e lui non resisteva. Ma alla fine... vivendoci insieme, aveva finito per rimanere fregato lui. Sarah era una donna straordinaria: forte e determinata, dolce e ironica. Maledizione era più cotto di una pera. Non pensava che alla sua età potesse ancora capitargli di innamorarsi a quel modo di qualcuno.

E dire che prima che se ne andasse aveva promesso a Sam di non provarci con lei. Cazzo ma chi glielo aveva fatto fare??

 

Sarah alzò lo sguardo, sentendo la sua attenzione su di sé e gli sorrise “finito? Io quasi eh... ora andiamo” gli disse in tono dolce. Lui accennò un breve sorriso, poi dardeggiò ancora uno sguardo sulle sue mani “è messa male?” chiese riferendosi alla rete “ma no!” esclamò allegramente la donna “è una vecchia gloria... qualche nodo e torna come nuova” aggiunse sollevando brevemente le mani, a sottolineare quello che stava facendo “mi insegni?” propose lui avvicinandosi, e trascinando un secondo secchio rovesciato per prepararsi una seduta di fortuna, accanto a lei. Sarah gli sorrise e gli porse un lembo delle rete “devi fare così...” gli mostrò “incroci così e poi tiri” Bucky la occhieggiò brevemente, provando poi a fare quello che gli aveva detto. Un secondo e si ritrovò le mani di Sarah sulle sue che gli sfioravano le dita mentre le guidavano a muoversi “così... tiri questo” sussurrò lei concentrata al momento più sulle sue mani che su di lui che invece aveva smesso di prestare attenzione per guardare con quale serenità toccava le dita metalliche della sua mano meccanica. Si riconcentrò un istante dopo, alla velocità della luce, quando lei sollevò gli occhi su di lui. Cominciò a fare un nodo dietro l'altro, muovendosi come lei gli aveva detto. “così esatto” disse lei “impari in fretta eh?” commentò facendolo sorridere.

Sarah indugiò per un attimo sul braccio in lucido metallo nero, che gli sporgeva dalla canottiera. Ormai non lo nascondeva più, sopratutto davanti a lei, e lei ne era contenta... era felice che si sentisse a suo agio, anche da mostrargli la sua menomazione. Scese con lo sguardo sulla mano meccanica, che si muoveva con incredibile precisione. A volte potevi perfino dimenticarti che fosse una protesi. Lei ancora delle volte si scopriva affascinata a contemplare quel prodigio di ingegneria. Sembrava proprio un braccio vero.

Bucky si bloccò di colpo quando vide la mano di Sarah, coprire la sua in vibranio, senza preavviso. La vide sollevargli la mano nella sua, e gli si strinse un po' lo stomaco nel vedergli intrecciare lentamente le dita con le sue “ascolta ma tu..” gli disse lei piano “senti? Se ti tocco” chiese mentre iniziava ad accarezzarlo pian piano col pollice. La voce gli sembrò lievemente maliziosa a quel punto “sì, quasi come con l'altra” rispose netto, mentre ricambiava leggermente la sua stretta “Ci sono dentro migliaia di recettori collegati ai miei nervi” aggiunse senza guardarla “è incredibile... stupendo no?” commentò lei, aggrottando le sopracciglia, anche se lui ancora non la guardava, fissava le loro mani. Gli vide fare un sorriso sghembo “è stata progettata per essere un'arma.. DOVEVA essere sensibile, per essere... efficace” concluse a voce più bassa, come a lasciar intendere che quello che ci aveva fatto con quella mano.. non era poi così stupendo. Lei annuì e lui la stupì a quel punto, incalzandola con un'altra domanda “e tu?” le chiese a bruciapelo, guardandola finalmente negli occhi “tu cosa senti quando la tocchi?”

Sarah gli rivolse un sorriso dolce a quel punto, inclinando un po' la testa “beh... è fredda” rispose teneramente, senza tuttavia smettere di stringergliela, per lasciargli intendere che però non fosse un problema. Lui le sorrise di rimando, in qualche modo contento della sua schiettezza “va bene principessa” le disse in tono scherzoso, ritraendo la mano “allora se dovessi avere occasione di toccarti lo farò con l'altra mano” aggiunse in tono ironico. Sarah sgranò gli occhi e strinse le labbra l'una contro l'altra per non ridere, per come suonava ad un orecchio malizioso quella cosa che aveva appena detto. Bucky ci arrivò un secondo dopo e arrossì di botto su tutta la faccia mentre si tirava poco indietro “ok... mi è uscita male...” borbottò mentre lei scoppiava definitivamente in una risata “intendevo dire!!” alzò la voce lui imbarazzato, cercando di recuperarla per le spalle da dove si era accasciata “oh mamma mia!” lo interruppe lei tirando su la testa di scatto “sei rosso come un peperone!” lo prese in giro “tranquillo super soldato, lo so cosa intendevi dire! Ti conosco ormai!” esclamò ridacchiando e poi lasciando andare un sospiro al cielo per calmarsi. Lui girò il viso di lato, fintamente spazientito, per poi dardeggiarle un'occhiata di sbieco, sorridendo, mentre lei finiva finalmente di sbellicarsi. In realtà adorava quei momenti di intima complicità che si creavano tra loro. Gli facevano sperare che potesse nascere sul serio qualcosa, oltre alle sue colorite fantasie. Lei gli piaceva. E tanto. Avrebbe voluto chiarire la sua posizione nel suoi confronti in realtà, prima di andarsene.

Sarah si accasciò di nuovo in avanti con un sospiro, parcheggiando gli avambracci sui suoi, ora che erano uno di fronte all'altra. Sollevò di poco il viso, sorridendo al suo così vicino: una spanna o poco più, poteva contargli i peli della barba. Si chiese se l'avrebbe mai baciata.. come le sembrava avesse voglia di fare ogni tanto. Si chiese se fosse vero che lo volesse, o era solo lei che lo sperava sotto sotto.

“Sam torna domani... giusto?” le chiese lui, tornando a un tono di voce serio, che la spinse a tirarsi su dalle sue braccia “sì” confermò “finalmente” aggiunse, giusto per non dargli l'impressione di un'eccessiva delusione.

Era contenta sul serio che suo fratello tornasse a casa per un po'... solo che non gli sembrava esattamente quello il momento di parlarne. Ora che le sembrava si fosse creata una certa atmosfera.

 

Mio dio. Sembrava tornata un'adolescente. Che finaccia che aveva fatto.

 

“ti viene a prendere... per così dire...” gli disse in tono malinconico. Lui annuì. Dopo aver sbrigato una serie di faccende burocratiche, e avere fatto lavorare per qualche tempo l'intelligence, era arrivato il momento per Sam di partire per una ricognizione sul campo, a seguire le tracce di Powerbroker. Era scontato che Bucky andasse con lui, non aveva nemmeno dovuto chiederglielo. “penso che Sam vorrà rilassarsi per un paio di giorni” spiegò Bucky giocherellando col cinturino dell'orologio “partiremo lunedì” sentenziò e poi, notando non senza un certo compiacimento la sua espressione da funerale, aggiunse “promesso che appena torno riparo la finestra del bagno” un sorrisino sardonico nascosto dietro al pugno su cui poggiava il mento, nel vedere il suo viso illuminarsi davanti al suo dare per scontato che tornasse a stare lì dopo la missione. La donna si ricompose a tempo di record e si alzò superandolo velocemente “eh bravo, sarà meglio!” lo apostrofò mollandogli una pacchetta leggera dietro la testa, di circostanza “che sono due settimane che lo dici” aggiunse ridacchiando. Lui la seguì con lo sguardo fino a che raggiunse la poppa della barca per prepararsi a scendere.

sì.

Voleva definirla quella situazione.

E voleva farlo prima di partire.

“senti...” la richiamò alzando la voce. Lei si voltò dalla sua parte “se a Sam va di tenere i bambini sabato sera.. usciresti a cena con me?” le chiese di getto, ancora seduto su quel secchio. Sarah sentì lo stomaco stringersi di piacere a sentirglielo dire e gli rivolse un apertissimo sorriso “sì”

 

 

VENERDì

 

“in che senso a cena fuori?!” proruppe Sam tirando su la schiena di scatto, da dove era chinato per allacciare la scarpa a TJ. Bucky roteò lo sguardo puntando le mani sui fianchi “si beh.. hai presente? Mangiare...” scandì in tono ironico “ma fuori dalla propria abitazione, in un locale” lo sfottè “si Burns non fare il simpatico che hai capito che intendo!” ribattè l'uomo mentre il nipotino correva via a giocare, serenamente abituato ai loro battibecchi da vecchia coppia sposata. Sam buttò aria fuori dal naso incrociando le braccia davanti alla sua espressione imbarazzata “intendevo, voi due soli? Ho capito bene??” insistette. Bucky sbuffò “oh che devo farti un disegnino?” sbottò “ti va bene o no?!” lo incalzò. Sam sussultò per la sorpresa, aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse subito, guardandolo con espressione oltraggiata “ok senti...” iniziò poi strofinandosi per un attimo nervosamente la mano sotto al naso “1: che imbarazzo!” numerò con le dita “2: ma perchè lo chiedi a me? 3: CHE IMBARAZZO!!” esclamò più forte. Bucky incrociò le braccia davanti al busto senza capire a quel punto “come perchè te lo chiedo..” commentò confuso “sei suo fratello no? E siamo amici, non vorrei mancarti di rispetto”

Ai suoi tempi si usava chiedere alla famiglia il 'permesso' se volevi uscire con una ragazza in maniera seria.

Sam glissò su quel -siamo amici- buttato lì così serenamente a quel punto, troppo preso a guardarlo esterrefatto mentre lui continuava “e poi mi sembrava giusto chiedertelo visto che mi avevi detto non volessi che noi..” Wilson si impose di non guardare il gesto che stava facendo con le dita e lo interruppe “Oddio Buck, frena!” ridacchiò “guarda che stavo scherzando” esclamò “madonna come sei vecchio dentro” aggiunse stropicciandosi gli occhi. L'altro gli lanciò un'occhiata risentita e Sam tirò su col naso per fermarsi dal ridere mentre gli schiaffava pesantemente una mano sulla spalla “innanzi tutto io non sono suo padre, Sarah è una donna fatta e alla fin fine fa quel vuole” gli spiegò e poi ridacchiando ancora aggiunse “e, te lo dico, se sa che hai chiesto a me il permesso di uscirci insieme ti assicuro che ti servirà una protesi in vibranio anche da un'altra parte” aggiunse alludendo con un'occhiata al suo inguine. L'altro si mosse un po' a disagio, tentando di darsi un contegno mentre si sottraeva alla sua stretta sulla spalla “vabbè.. come non detto allora” disse facendo due passi a marcia indietro con un sorrisetto da canaglia prima di girarsi. Sam si stranì un attimo a quel punto “oh Buck!” lo richiamò di getto, lui si voltò appena guardandolo da sopra la spalla “ecco sì insomma..” temporeggiò l'uomo in leggero imbarazzo a quel punto “ovviamente... con.. un certo rispetto, tutta la serata, no?” lo provocò aggrottando la fronte “...certo” confermò Bucky corrucciando le sopracciglia con un sorriso e annuendo.

 

 

SABATO

 

Sam lanciò uno sguardo offeso a Sarah, che si allacciava gli stivali poggiando molto poco signorilmente un piede sulla sedia della cucina. Si era messa anche gli orecchini, notò. Sbuffò sommessamente, seduto, poggiato con un gomito sul tavolo “certo che...” iniziò “torno a casa dopo più di un mese, e invece di stare con me mi mollate a fare il babysitter” borbottò usando il suo miglior tono risentito. Sarah non si fece impietosire per niente “piantala” lo liquidò in tono dolce “siamo stati insieme tutto ieri, abbiamo fatto anche una cena con mezzo quartiere in tuo onore” continuò mentre si rimetteva dritta “che male c'è se una volta ogni secolo voglio farmi una serata fuori?” chiese in tono provocatorio mentre gli accarezzava energicamente la sommità della testa, sorridendo teneramente della sua espressione da bimbo offeso. Gli faceva più storie lui dei suoi figli “beh potevi uscire con me, no? Non ci vediamo mai” insistette Sam facendogli lo sguardo da cucciolo “invece mi molli per uscire con Buck” aggiunse lanciandole un'occhiata, sperando a quel punto di provocare una sua reazione, ma fu Cass a intervenire, seduto accanto a lui intento in un videogioco “è normale” sentenziò facendo spallucce “mamma ha una cotta per lui” la canzonò. Sarah gli mollò una leggera sberla dietro la testa “ma zitto tu!” ridacchiò “ahi!” si lamentò fintamente il ragazzino, cominciando poi a ridacchiare insieme allo zio “guardala, si è messa pure in tiro!” la sfottè Sam dando leggermente di gomito al bambino, lei sbuffò e marciò fuori dalla cucina imbarazzata “si è messa i tacchi ma tanto rimane comunque una tappa vicino a Bucky!” gli fece eco Cass, parlando forte apposta “la volete smettere!!!!?” gli urlò forte lei dall'ingresso facendoli scoppiare a ridere tutti e due.

 

 

DOMENICA MATTINA

 

Sam occhieggiava con preoccupazione il modo in cui Sarah sbatacchiava le tazze della colazione sul tavolo, senza avere il coraggio di alzare del tutto la testa. Dire che fosse di umore pessimo era un eufemismo. Girò lentamente lo zuccherò nel suo caffè mentre con la coda dell'occhio la vide dare una pedata alla lavastoviglie per chiuderla. Fece una leggera smorfia cercando di assimilarsi con l'arredamento della cucina. Quando era in quello stato era meglio non provocarla.

 

E come provocazione un cucchiaino girato con troppa veemenza poteva essere sufficiente.

 

Sussultò leggermente quando sbattè la scatola dei cereali così forte sul tavolo da farne volare alcuni fuori. Le girò le spalle alzando gli occhi al cielo, soffiando forte sul caffè per renderlo bevibile in fretta. Voleva decisamente eclissarli da lì il più rapidamente possibile.

Chissà cos'era andato storto. Da un lato era curioso dall'altro non voleva saperlo.

Portò lentamente la tazza alla labbra.

“secondo te non sono più trombabile?” proruppe di colpo la donna voltandosi dalla sua parte. Sam sputò caffè dappertutto “ma che cazzo di domande mi fai???!?” “non mi sembra di essere così da buttare” insistette lei senza dar adito di averlo sentito “dai guardami, che ne dici?” chiese indicandosi il profilo del corpo. L'uomo tossicchiò cercando di stemperare il dolore alla gola “no, non parleremo di questo, è chiaro??” la fulminò puntandole un dito contro, che lei ignorò del tutto “eppure mi sembrava che la serata fosse andata bene” sbuffò versando il latte in due tazze dei pokemon “abbiamo mangiato, abbiamo chiacchierato, abbiamo riso” enumerò spalmando la marmellata su una fetta di pane con rabbia “mi ha persino dato la sua giacca mentre tornavamo” aggiunse mentre Sam si pizzicava la radice del naso con due dita “e invece una volta arrivati a casa... niente, manco una pomiciata veloce, manco un bacetto, manco..” “ti ho detto che non voglio sentire!” urlò Sam alzando la fronte dal palmo della mano dove l'aveva schiaffata. Sarah lo ignorò di nuovo e continuò “non credo dipenda dai bambini... lui adora TJ e Cass e lo sa bene che ci sono, allora perchè mi ha invitata a uscire?” l'uomo emise un verso di esasperazione per la sua totale incapacità a farsi sentire da sua sorella. Abbandonò la testa sul tavolo mentre lei continuava a sproloquiare.

 

In realtà lui una vaga idea del perchè Bucky non si fosse fatto avanti ce l'aveva, considerando i discorsi di due giorni prima. Sospettava anche di avere una piccola parte di colpa nella vicenda... per via della frase sul rispetto con cui l'aveva congedato.

 

“forse è per via delle mie forme” le sentì dire a quel punto in tono triste, tirò su la testa di scatto “sono troppo culona” sospirò “hei!” esclamò lui a voce alta, attirando finalmente la sua attenzione “tu non sei una culona!” esclamò in tono sicuro, e aria pure un po' arrabbiata “il tuo culo non ha proprio niente che non va, sei stupenda! E se l'uomo bianco non è in grado di apprezzarlo che si fottesse chiaro??” berciò facendola sorridere intenerita a quel punto “ma non credo sia questo il punto..” aggiunse Sam a voce più bassa, evitando per un attimo il suo sguardo in leggero imbarazzo “uff... dimmi tu se devo fare certi discorsi con mia sorella” sospirò tra sé e sé avvicinandosi un po' a lei col busto “ascolta, lo so che Bucky sembra giovane, ma te l'ho detto” disse “ha più di 90 anni in realtà. Mi rendo conto che è difficile da comprendere” aggiunse scuotendo un po' la testa “ma lui ha un'altra mentalità per queste cose, era la prima volta che uscivate, nella sua testa da anziano gli sarà sembrato sconveniente saltarti addosso al primo appuntamento....dio non posso credere di averlo detto sul serio...” aggiunse a bassa voce con una mano sugli occhi, mentre lei lo guardava perplessa “lo pensi davvero?” chiese “sicuro al 100%” confermò Sam, omettendo che lui gli avesse anche raccomandato di essere rispettoso...

 

A sapere una cosa del genere Sarah gli avrebbe staccato la testa, Captain America o no.

 

Sarah soppesò per un attimo le sue parole, quindi rivolse un rapido sguardo verso la porta della cucina, quasi a sincerarsi di non veder ancora arrivare l'oggetto dei loro discorsi “quindi...” riprese tornando a rivolgersi a Sam “che cosa dovrei fare adesso io... secondo te” l'uomo sospirò “tanto per cominciare potresti avere un minimo di pietà per me e non chiedermelo, è imbarazzante” “oh e smettila di fare il bambino!” replicò lei agitando brevemente una mano davanti al viso, come a scacciare un questione poco importante “dici che dovrei fare la prima mossa io?” lo incalzò “veramente non ho mai parlato di questo ma...” “sì ok, fanculo dai... o la va o la spacca” lo interruppe lei ignorandolo di nuovo e alzandosi velocemente. Lui la guardò un po' allarmato a quel punto “in che senso ok?!” esclamò seguendola con lo sguardo mentre marciava fuori dalla cucina “ah, proprio in senso adesso??!” puntualizzò esterrefatto, facendo poi uno sbuffo di risata incredulo.

 

 

Sarah arrivò a passo di carica davanti all'ex stanza di Sam, dove dormiva Bucky da quando si era stabilito a casa sua. Lui spalancò la porta proprio in quel momento, sorprendendola con il pugno ancora a mezz'aria pronto a bussare. Si bloccò per non finirle addosso e lei inghiottì un attimo a vuoto, a ritrovarselo a meno di due centimetri, con i capelli ancora bagnati dalla doccia. Lo guardò negli occhi e lui le fece un sorriso dolce, guardandola a sua volta un po' sorpreso da quell'improvvisa vicinanza “buongiorno” le disse in tono affettuoso. Sarah buttò giù le spalle. Sam aveva ragione, per forza. Se quello con cui la stava fissando non era uno sguardo imbambolato non sapeva proprio che altro fosse. Senza spendere un parola di più lo arpionò con una mano dietro al collo e lo baciò di slancio, anche se solo a stampo, giusto per vedere che faceva. La sua reazione... doveva ammettere... non si fece attendere. Neanche due secondi e Bucky le afferrò le guance con entrambe le mani e girò il viso per affondare la bocca nella sua, coinvolgendola in un bacio tutt'altro che tenero, che le fece salire il cuore in gola a fare cin cin con le tonsille.

Hai capito l'uomo d'altri tempi.

 

 

Sam si inchiodò nel corridoio, dove aveva iniziato ad addentrarsi per andare a vedere che succedeva, quando li vide avvinghiati l'uno all'altra, poco dentro la soglia della camera, che si baciavano come due ragazzini. Distolse subito lo sguardo poggiando le spalle al muro e alzando gli occhi al cielo sospirando.

Chiudere almeno la porta no eh???

“zio dov'è mamma?” esclamò TJ ciondolando nel corridoio dalla sua cameretta, ancora mezzo assonnato mentre si stropicciava un occhio. Sam balzò su ricomponendosi a tempo di record “amore di zio!” esclamò afferrandolo per le spalle per bloccargli la strada con suo corpo e iniziando a pilotarlo verso la cucina “mamma sta.... ma perchè non andiamo a fare colazione da Franklin Donuts stamattina???” propose di getto spingendolo “siiiii!! donuts!!” esultò il piccolo “dai andiamo a chiamare Cass” lo esortò l'uomo con dolcezza, mollandogli un'affettuosa pacchetta sul fondoschiena per esortarlo a muoversi.

Gettò ancora un'occhiata alla sue spalle e fece uno sbuffo scuotendo la testa con un mezza risata “oh beh... almeno ora la prossima volta riavrò la mia camera per dormire” commentò massaggiandosi la nuca mentre si rincamminava verso la cucina.

 

 

 

 

  
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