Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Clarisse_    12/05/2021    1 recensioni
Toga osserva suo figlio giocare nel giardino, ma non può fare a meno di immaginarsi lei al suo posto. Perché il suo più grande rimpianto è il non essere riuscito a salvare ciò che di più caro ha avuto al mondo.
***
Lo guarda fisso negli occhi e, contemporaneamente, ne inspira sommessamente l’odore. Sa di latte e di innocenza, di felicità e spensieratezza. Ma, soprattutto, sa di umano.
Lei sapeva di leone.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: inu taisho, Inuyasha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ma che cos'è
quel nodo in gola che mi assale
che cos'è
Sei qui con me
e questa assurda solitudine perché
[...]
Nostalgia, nostalgia canaglia

che ti prende proprio quando non vuoi
Ti ritrovi con un cuore di paglia
e un incendio che non spegni mai

Nostalgia, nostalgia canaglia





 
Lo osserva da lontano, nascosto tra gli alberi. Il vento soffia a suo sfavore portando il suo odore verso il cucciolo, che però è troppo preso dal proprio giocare per potersene rendere conto.

Un po’ ci rimane male. Non gli sarebbe spiaciuto poi così tanto essere scoperto. D’altra parte questa sua mancanza gli dà l’opportunità di poterlo studiare ancora un altro poco. Il piccolo ride felice per i giardini del palazzo, rincorrendo una palla che rimarrà sempre troppo lenta per la sua natura di han'yō.

Non può fare a meno di notare quanto sia cresciuto in quel suo ultimo periodo di assenza. Era certo che, quando era partito, suo figlio non fosse ancora in grado di reggersi sulle proprie gambe. E sicuramente non emetteva alcun suono che non fosse una semplice sequenza di sillabe. Ora invece lo vede correre, veloce e sicuro, e lo sente parlare con le balie con una vocina, per quanto maschile, acuta e squillante.

‘E dire che sono mancato per sole quattro primavere’ si ritrova a pensare. Un piccolo sorriso tra il malinconico e il divertito gli si dipinge in viso e non può fare a meno di chiedersi quali altre stranezze scoprirà in futuro sulla natura di suo figlio.
Sta per avvicinarsi, curioso di vedere come il piccolo InuYasha reagirà in sua presenza – sarebbe stato il loro primo incontro da che il piccolo ne aveva memoria -, ma qualcosa lo blocca.

Nel girarsi verso una voce a lui sconosciuta gli occhi ambrati del bambino vengono colpiti dalle luci rosse del tramonto, tingendone le iridi di arancio. Non è la stessa tonalità, lui lo sa bene, ma sortisce lo stesso effetto.

Si ritrova bloccato sul posto, incapace di muovere anche un solo muscolo. Gli occhi sono sgranati e il pelo della coda si è rizzato. All’improvviso tutto intorno a lui cambia forma: gli alberi sono spogli, i prati verdi hanno lasciato il posto a una distesa di sabbia ed erba secca. Persino l’aria ha acquisito un odore diverso. E InuYasha… InuYasha non c’è più. Al suo posto vede una bambina.
Una piccola bambina dai lunghi capelli ricci e dagli occhi più caldi della terra da cui proviene. Lei lo guada intensamente, il sorriso che gli riserva rende ancora più vivo l’arancione dei delle sue iridi. In esse rivede le stesse fiamme che animavano lo sguardo di lei. Fa per avvicinarsi, ma con un ultimo, caldo sorriso la chimera* svanisce nel nulla.

Sbatte gli occhi una, due, tre volte. Poi tutto riacquisisce normalità. Il paesaggio africano torna a prendere le sembianze di quello giapponese, gli odori tornano ad essere quelli a lui più familiari. Ma, soprattutto, il bambino che fino a poco prima stava giocando in giardino non somiglia più a lei.
Prima di uscire dal suo nascondiglio si guarda intorno un’altra volta. Nulla è diverso, tutto è al proprio posto.

Si avvicina a suo figlio che, accortosi della sua presenza, ora lo guarda con un misto di diffidenza e curiosità. Gli sorride pacatamente a digli che no, non ha nulla di cui temere.

Lo guarda fisso negli occhi, il Gran Generale Cane, e contemporaneamente ne inspira sommessamente l’odore. Sa di latte e di innocenza, di felicità e spensieratezza. Ma, soprattutto, sa di umano.

Lei sapeva di leone.









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Ehm...salve.
Mi piacerebbe dire che sono nuova qui, ma non lo sono affatto. E non so con che coraggio io mi ripresenti qui, dal nulla, con questa fic che è un misto tra una flash e una OS. Eppure...
E' da una vita che non scrivo, un po' per mancanza di tempo, un po' (molto) per mancaza di ispirazione, ma questa è un'idea che mi ronzava in mente da un bel po' e che potrebbe teoreticamente e per vie molto contorte e improbabili nascondere qualcosa di molto più grande. 
Non so, tutto da vedere.
Per quanto riguarda il titolo devo ammettere che Al Bano e Romina non siano proprio tra i miei artisti italiani preferiti, così come qusta canzone non rientri esattamente nella mia Top10, ma l'ho trovata - in qualche modo -  adatta. 
Ma a voi il giudizio.

Un abbraccione a chiunque leggerà!
Clarisse


 
   
 
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