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Autore: liberaurora    13/05/2021    0 recensioni
Stefania e Gloria sono due personaggi che amo molto e che si sono reincontrati dopo anni di lontananza forzata. Da quando si è scoperto che Gloria è la madre di Stefania, aspetto con ansia il momento in cui Stefania lo scoprirà. Ho scritto questa oneshot mesi fa ormai, ma il dialogo fra loro nella puntata di ieri mi ha spinto a rileggerla e a pubblicarla. Ho immaginato un "pretesto" per offrire a entrambe la possibilità di rivelarsi, ritrovarsi, magari abbracciarsi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefania saluta le altre veneri, dicendo loro che le raggiungerà presto a casa. Preferisce prendersi del tempo per telefonare alla zia Ernesta, che da quando è partita per Lecco si è fatta promettere di essere chiamata almeno un paio di volte alla settimana.
Stasera però Stefania non si sente proprio dell'umore di parlare con lei, anche perché alla fine queste telefonate sono più interrogatori che altro. Vuole bene alla zia, ma non può negare che quel carattere spigoloso e talvolta pungente a volte le risulta quasi insopportabile. A complicare le cose questa volta c'è “il disastro” combinato ieri a casa (come lo chiama lei rimuginandoci sopra): Stefania, nell'intento di modificare la sistemazione delle stoviglie in modo che potessero occupare meno spazio, aveva inavvertitamente dato una gomitata alla pila di piatti e bicchieri del servizio buono di Maria, che i suoi le avevano fatto recapitare dalla Sicilia. “Sono un disastro, non so fare niente!” si è ripetuta Stefania durante il giorno, dispiaciutissima per Maria e arrabbiata con se stessa per aver avuto quella “stupida iniziativa”. “Mannaggia a me! Me ne dovevo stare semplicemente a lavare i piatti, ma come mi è venuto in mente di fare 'sti esperimenti, tra l'altro con cose non mie?!”. Maria le aveva subito detto che non era poi questo gran problema, anche perché si erano frantumati solo alcuni pezzi, e in ogni caso sono incidenti che possono succedere a chiunque. Stefania però ha continuato a colpevolizzarsi, convinta che alle sue coinquiline non sarebbe mai successo perché tutte ormai sapevano bene come muoversi in cucina e nella cura della casa. Lei invece no, si sente maldestra e a volte anche inutile visto che ha ancora tutto da imparare e non può contribuire come vorrebbe alle faccende domestiche. Ma d'altronde chi avrebbe potuto insegnarglielo?! Suo padre, sempre in viaggio e che in ogni caso non avrebbe mosso un dito in casa? O la zia Ernesta, che quando Stefania si proponeva di aiutarla era infastidita perché non avrebbe sistemato le cose a modo suo e quindi preferiva sempre fare da sola?!
Se solo avesse avuto una madre come tutte le altre persone, avrebbe potuto imparare da lei come gestire la casa e la cucina. E invece... Certi giorni la mancanza della mamma si fa sentire molto di più, come una ferita che brucia, anche se si era illusa che oramai fosse almeno cicatrizzata.

Persa nei suoi pensieri malinconici, Stefania si allontana dal telefono per sedersi sul divanetto, come se avvertisse il bisogno di avere aggrapparsi a qualcosa di materiale, almeno adesso. Non se la sente proprio di comporre il numero e di conversare con la zia come se niente fosse. Nella fretta non si è nemmeno ancora tolta la divisa e, in un istante di lucidità che la distoglie dal suo naufragio interiore, quasi inizia a temere di essere l'unica a essere rimasta ancora dentro il grande magazzino.
Invece, qualche minuto dopo, la porta si apre e fa il suo ingresso nello spogliatoio Gloria, che ormai ha finito di rivedere l'inventario e si accinge a cambiarsi per poi rientrare al grand hotel. Con sua sorpresa vede la ragazza e non appena la guarda in faccia intuisce che c'è qualcosa che non va. Si siede accanto a lei, sperando che questo gesto possa portarla a confidarsi.

Stefania racconta tutto a Gloria, che mentre la ascolta rivede in lei se stessa da ragazza: fragile come una foglia e di una dolcezza limpida.
«Se solo la mia mamma fosse qui, se solo potessi parlare con lei...» singhiozza Stefania.
Gloria prende le mani della ragazza e le avvolge alle sue. Aveva già fatto altre volte questo gesto nei suoi confronti. Le era venuto naturale nei momenti in cui sentiva, prima ancora che la ragazza si aprisse con lei, che Stefania aveva sete di affetto e di comprensione.
Dentro di sé, però, adesso Gloria sente un calore ancora più potente e capisce che è arrivato quel momento. Il momento. Lo aspettava da sempre. Da quando era stata costretta a lasciare la sua bambina, la sua famiglia, tutta la vita che aveva costruito negli anni. Che scelta sofferta, pensa la donna in questo momento, e chissà se Stefania potrà capirmi e perdonarmi.

«La mamma è qui» dice Gloria pronunciando queste quattro parole tutte d'un fiato, come se fosse l'unico modo per spogliarsi del desiderio di rivelare la verità.
«È carina a dirmi questo, signorina Moreau. So che è sempre con me, anche se non posso vederla» risponde la ragazza abbozzando un mezzo sorriso e guardando verso l'alto, come spesso fanno le persone quando parlano di chi non c'è più.
«Stefania, la mamma è qui. Davanti a te. Sono io la tua mamma, amore mio» rivela Gloria con la forza dirompente che solo certi sentimenti possiedono. Ormai sente di dover rischiare il tutto e per tutto pur di sciogliere il lutto che purtroppo la ragazza ha sempre dovuto portare con sé.
Stefania inizialmente rimane ammutolita e sembra che solo i suoi occhi reagiscano per primi rispetto al resto, diventando lucidi e brillanti. Poi deglutisce e prova a rispondere cercando di mettere ordine almeno nelle parole: «Co... co... coosa?! Signorina Moreau, non può parlare sul serio. La mia mamma è morta quando ero-»
«Molto piccola. Sì, lo so». Gli occhi di Gloria stanno iniziando a diventare due laghi di acqua salata. Respira profondamente e prosegue, cercando di guardare negli occhi la figlia e senza lasciarle mai le mani, quasi fossero àncore indispensabili: «È questo che papà e zia Ernesta ti hanno raccontato. Eri una bambina, sarebbe stato terribile per te sapere che tua mamma ti aveva abbandonata. Hanno scelto di mentirti, ma per proteggere il tuo cuore da questa enorme delusione. La verità però è che io rappresento le tue radici: sono io, mamma Gloria. Una madre che è stata costretta a lasciarti, a lasciare il dono più prezioso che la vita le abbia riservato per non mettere in pericolo nessuno, soprattutto te. Una madre che ha vissuto per anni e anni senza smettere di pensarti, nemmeno per un istante. Tutte le mie lacrime e tutte le mie scelte hanno sempre avuto te come baricentro. Ho vissuto a lungo senza sapere se stessi bene, come stessi crescendo... Un silenzio innaturale e assordante. Non sai quante volte mi sia nutrita del ricordo dei tuoi dolci sorrisi, sperando che avrei potuto rivederli ancora, un giorno. Quel giorno è oggi, figlia mia. E sai perché è proprio oggi? Perché ieri tu mi hai insegnato una cosa: mi hai detto che, anche se a volte riuscire a dire la verità sia complicato, se si vuole veramente bene a una persona la verità si dice sempre».
Gloria conclude questa confessione a cuore aperto con una carezza sulla guancia della ragazza. Prende un fazzoletto dalla divisa tentando di asciugarsi il volto per rimanere un minimo presentabile, anche se oramai il trucco è ridotto in uno stato pessimo.
Stefania ha ascoltato ogni singola parola di Gloria con gli occhi inondati di lacrime, con il cuore in tumulto e con una tempesta di domande nella mente.
«Non ci posso credere. Ho davvero sentito tutto questo o è una mia immaginazione? Sono così confusa, non so cosa pensare. Mi viene solo da piangere». Se possibile, Stefania è ancora più sconvolta di qualche minuto prima, quando ha ascoltato quella frase così assurda e così intensa al tempo stesso. Nella sua testa continuano a risuonare quelle parole: “Stefania, la mamma è qui. Davanti a te. Sono io la tua mamma, amore mio”.
«Quindi sei davvero tu, mamma?» Stefania riesce a stento a pronunciare questa domanda, fissando gli occhi della donna di fronte a sé con speranza e un pizzico di incoscienza.
Gloria sente che la ragazza è a un passo dall'arrendersi all'amore ritrovato, dal riaccogliere la vita di sua madre, che credeva finita per sempre tanti anni fa. Riesce solo ad annuire convintamente e un sorriso si fa spazio tra i singhiozzi come un arcobaleno che spunta fra le nuvole non più cariche di pioggia.
Stefania sorride, come forse raramente le è capitato di fare. E non per via dei neuroni specchio. Ma perché è felice. Le sue lacrime da fiume si sono sempre più trasformate in oceano e le sue braccia, che prima tremavano come il resto del corpo, rispecchiando il tumulto interiore, ora si aprono come se stesse spiccando il volo verso il suo doppio adulto. L'abbraccio tra Gloria e Stefania si fa sempre più intenso, gli occhi di entrambe sono chiusi in una pace rumorosa.

Per parte sua, Gloria è orgogliosa della figlia, che sul momento non ha chiesto nemmeno spiegazioni ulteriori. Ma d'altronde lo sapeva: nonostante l'abbandono subìto, Stefania era cresciuta piena di vita, sensibile, sincera e comprensiva. Per Gloria ritrovare sua figlia è un dolce e tanto atteso ritorno a Itaca.
Stefania, dal canto suo, sembra essere tornata nella placenta, in un luogo dove si sente amata immensamente e protetta dalle frane dell'esistenza. Ripensa agli anni passati da sola, senza di lei, ma poi viaggia anche nel futuro vicino e lontano, sognando quei ricordi che costruiranno insieme, lei e la sua mamma. Ci sarà tutto il tempo per scavare nella verità. Quel che conta adesso è la felicità da cui si sente avvolta e a cui non rinuncerebbe per nessun rancore al mondo. È difficile definire il tempo in cui madre e figlia sono rimaste abbracciate. Non saprebbero dire nemmeno loro quanto a lungo il verde scuro della divisa di Gloria si sia unito, quasi sconfinando, al verde più chiaro della divisa di Stefania, in un vortice di affetto arcaico eppure inedito.

   
 
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