Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lunaticdreamer    17/05/2021    3 recensioni
Dopo aver fallito la cattura del gigante femmina, Levi è ferito sia fisicamente che mentalmente. Erwin sarà il suo sostegno come ogni volta, quando Levi si toglie i panni del soldato rimanendo solo un uomo con un peso, a volte, troppo grande sulle spalle.
one shot partecipante alla challenge YouRaisedMeUp del gruppo Facebook Hurt/confort Italia
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa one-shot partecipa alla challenge YouRaisedMeUp del gruppo Facebook Hurt/confort Italia.
Ho preso la 3frasific Tenerezza e ho provato ad “allungarla” per crearci sopra una one-shot.
I personaggi sono: Levi e Erwin, con la partecipazione di Hange in qualche punto e la menzione della squadra di Levi.
Ringrazio chiunque voglia solo dargli un’occhiata e se volete lasciarmi un commento ne sarei molto felice.
 


Nello sguardo e nei modi bruschi del capitano Levi, non vi era mai stata tenerezza. Eppure vedendolo in ginocchio fra i cadaveri della sua squadra, mentre tagliava quegli stemmi dalle loro divise, i suoi gesti non erano rudi, bensì delicati e attenti. Erwin gli si avvicinò, stringendoli una spalla con forza, sapendo quanto stava soffrendo dentro di se.
 
Levi si fermò, voltandosi a guardare il comandante negli occhi, in una silenziosa richiesta e Erwin capì di cosa necessitasse in quel momento.
« Forza Levi è ora di andare,» gli porse una mano che Levi afferrò con forza, rispondendo con un cenno della testa.
 
Si diressero ai cavalli, ignorando quei soldati che li stavano accusando di essere spietati e senza un cuore. Sia Levi che Erwin, avevano provato molte volte un dolore profondo nel vedere i propri compagni morire e non riuscire nemmeno a riportare i loro corpi a casa; eppure il sacrificio di pochi era la speranza di molti, chi accettava di portare le ali della libertà lo sapeva bene.
 
Erwin notò l'andatura leggermente zoppicante di Levi e il modo in cui  si accarezzava una gamba con fare pensieroso.  « Sei ferito?» gli sussurrò avvicinandosi a lui. Levi s’irrigidì, sospirando in fine frustrato. « Non è nulla di grave, ma temo di non poter più usare il movimento tridimensionale per oggi, »  Fu attento a tenere bassa la voce, ma Hange gli apparse alle spalle con un sorriso irritante in volto, « Ti sei fatto male Levi? Dovresti proprio farti dare un'occhiata, magari è più grave di quanto pensi. » Levi l'allontanò con un gesto rude, guardandola male, « Ti sembra che abbiamo tempo da perdere dannata quattrocchi? Pensiamo prima a tornare dentro le mura », la liquidò con quelle parole dette in tono brusco, montando a cavallo pronto a ripartire.
 
, ***
Levi era seduto sul letto, la lettera di Petra ancora accuratamente piegata e stretta fra le dita, mentre lasciava che Hange gli controllasse la caviglia dolorante.
 
Erwin se ne stava contro la parete a braccia incrociate, osservando la scena in silenzio, preoccupato per la ferita di Levi e restio a lasciarlo solo soprattutto dopo l'incontro col padre di Petra - che gli aveva consegnato l'ultima lettera scritta dalla  figlia - ; in quel momento Erwin aveva visto gli occhi di Levi farsi lucidi e improvvisamente le grida della gente infuriata gli erano scivolati addosso, il dolore del suo capitano talmente tangibile da frantumargli l'anima.
 
« Non hai nulla di rotto per fortuna, ma niente movimenti avventati per un po' di tempo, mi dispiace Levi, » Hange si alzò dandogli una pacca sul ginocchio. Levi annuì con un verso frustrato, imprecando mentalmente contro quella mocciosa avventata di Mikasa, se avesse obbedito al suo ordine la sua caviglia sarebbe stata a posto e invece era ancora dolorante e gli impediva di utilizzare tutta la sua forza e fare il suo lavoro come sempre.
 
« Vedi di riposare almeno un po', ne hai bisogno, domani sarà una lunga giornata, » Hange gli sorrise lievemente, prima di uscire dalla stanza, lasciandolo solo con Erwin.
 
Il comandante si mosse sedendoglisi accanto, cercando il giusto modo di iniziare la conversazione. « Mi dispiace Levi, per la tua squadra e per la tua caviglia,» ruppe in fine il silenzio sceso fra di loro,« Avevo dei sospetti su ciò che avrebbe fatto l'ospite del gigante femmina, ma pensavo davvero che saremmo riusciti a catturarla». Si voltò a guardarlo, nell'attimo in cui anche gli occhi di Levi si erano sollevati a guardarlo. « Hai agito nel modo migliore, ora almeno abbiamo dei sospetti su chi possa essere, è qualcosa,» rispose flebilmente, il viso segnato dalla stanchezza e dal dolore.
 
Posò la testa contro la spalla di Erwin, chiudendo gli occhi e abbandonandosi per un attimo alla sua solida presenza rassicurante.  Sono così stanco Erwin, così stanco di vedere tutte quelle vite spegnersi, di perdere contro quei maledetti giganti. » Lasciò che Erwin gli accarezzasse la schiena con dita gentili, mentre si libera di quel peso trattenuto per tutto il giorno. « Lo so Levi, capisco i tuoi sentimenti, ma un giorno il loro è il nostro sacrificio renderanno libera l'umanità,» gli rispose con determinazione, stringendolo contro il suo petto in un abbraccio caldo e sicuro.
 
« Scusa Erwin, ma ora vorrei rimanere da  solo,» sussurrò Levi guardandolo negli occhi, la lettera di Petra ancora saldamente stretta in mano, sciogliendo l'abbraccio e alzandosi dal letto. Appoggio le braccia contro il cornicione della finestra, rivolgendo uno sguardo malinconico al buio di quella notte senza né luna né stelle.
 
Erwin si alzò a sua volta, dirigendosi verso la porta, voltandosi un'ultima volta verso di lui. « Buonanotte Levi, ci vediamo domani,» disse in fine congedandosi, consapevole del bisogno di Levi di rimanere da solo coi suoi fantasmi e avrebbe rispettato quel suo desiderio nonostante sentisse ancora la necessità di stargli accanto.
 
***
Nello sguardo e nei modi bruschi del capitano Levi, non vi era mai stata tenerezza; eppure mentre leggeva quella lettera con solo la luce della candela,  gli occhi lucide e le lacrime che gli rigavano il viso, sussurrando: « Vi chiedo perdono, non sono riuscito a proteggervi, sono arrivato troppo tardi, vi ho abbandonato », la sua voce era spezzata e piena di dolore e sincero affetto, lo stesso affetto che non dimostrava con le parole ma con i gesti, lo stesso che anche la sua squadra aveva sempre provato nei suoi confronti.
 
  
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