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Autore: Stregatto230K    17/05/2021    0 recensioni
Cosa accadrebbe se esistesse una persona con una memoria così potente, da poter ricordare non solo ogni giorno, ogni dettaglio, ogni sensazione della sua vita, dalla sua nascita fino a quel momento, ma anche ogni pagina e ogni rigo di qualsiasi libro e intere stringhe di codici binari? Cosa accadrebbe se questa persona venisse a conoscenza di segreti di cui non si dovrebbe far parola? Cosa accadrebbe se iniziasse a sfruttare la sua memoria così immensa da riuscire a manipolare la natura circostante? E se il suo stesso fisico divenisse parte di questa memoria così infinita al punto che niente riesce a scalfirlo? Un ragazzo che sfida la natura con la sua straordinaria memoria in un mondo di mostri ed Esseri Naturali: questa è la storia di Cheshire, il quale, accompagnato dal suo amico d'infanzia Gabriele, scoprirà un mondo al di là della realtà. Un posto straordinario, ma pieno di pericoli.
Genere: Azione, Introspettivo, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La mattina dopo mi preparai per scuola e l’esperienza della sera precedente non aiutava la mia stabilità mentale. Come si può creare e gestire una cosa simile? Gabriele aveva le conoscenze giuste per potermi aiutare; parlarne con i miei era fuori discussione e i ricordi vividi della scorsa sera ne erano una conferma: mi avrebbero portato in qualche laboratorio per le ennesime futili analisi. Mi diressi a scuola ed intravidi Gabriele. Corsi verso di lui.
<< Ho brutte notizie, è successo di nuovo; non so come sia possibile. Si tratta di qualcosa orribile, fuori dal mio controllo. >> Gli dissi con un filo di voce mentre ero affaticato dalla corsa.
<< Buongiorno anche a te amico mio, abbassa la voce. >> Mi disse abbastanza tremante.
<< Ma non ho fiato. >> Gli feci notare. Storse il naso. All’improvviso un piccione ci volò vicino e Gabriele fece un balzo spaventato coprendosi le orecchie. Non ci volle un genio per notare come la sua percezione dei suoni fosse alterata rispetto a quella di ieri.
<< Che succede?>> Chiese abbastanza timoroso.
<< Ieri sera è risuccesso nuovamente.>> Dissi abbassando la voce.
<< Racconta.>> Disse mentre ci avviammo verso scuola.
<< Una valanga di brutti ricordi, una serie infinita di sensazioni e di immagini terrificanti. Ti ricordi del nostro passato? Ecco, quelle esperienze stavano riaffiorando ieri sera.>>
<< Mi avevi parlato ieri di un proiettore. Le sensazioni che hai percepito qui, come sono state create? Le immagini sono dovute al proiettore e i suoni? E anche la sensazione degli aghi? >>
<< Analizzando la situazione da un punto di vista scettico, direi che sono semplicemente ricordi insiti in me. Si dice che si possiede una memoria muscolare degli ultimi gesti eseguiti e che la perizia guadagnata in un certo movimento si possa ripresentare anche a distanza di tempo grazie ai ricordi conservati nei nostri muscoli. Può essere quella? >>
<< Certo che tu una soluzione semplice non la riesci a vederne mai! >> Disse alzando la voce. Di scatto si coprì le orecchie. Si fermò davanti alla porta della classe.
<< Gabriele, tutto bene?>> Chiesi.
<< Sì, solo che ho sentito una macchina frenare troppo bruscamente… >> Disse togliendosi le mani. Guardai la finestra che dava sulla strada: c’era effettivamente un’automobile ferma sulle strisce pedonali ed un gatto che si stava infilando nei cespugli. L’automobilista aveva frenato per evitare di prendere il felino. La cosa strana era che la finestra era chiusa e la strada era almeno un centinaio di metri distante dalla scuola. Iniziammo le lezioni e intanto capii che, oltra a me, anche Gabriele stava per cambiare a causa di qualche inspiegabile reazione biologica. Verso mezzogiorno notai lo sguardo angosciato di Gabriele. Per l’intera mattinata non aveva fiatato e detto qualcosa. Era fisso sul quaderno a scrivere. Erano numeri, misure di frequenze in Hertz e l’altezza del timbro. Aveva creato una piccola tabella con una P, una M e una O sopra. Sotto la colonna della P (probabilmente era “percepito” il significato della P) c’erano dei valori dei decibel che si aggiravano intorno a 130. Un numero molto alto visto che a 120 si percepisce del dolore. Mentre le frequenze in Hertz erano sui 20100. L’orecchio umano può raggiungere fino ai 20000 e non oltre. La colonna della M era vuota mentre in quella della O c’era l’orario. In tutto erano stati segnati 6 valori. Ad una prima occhiata era chiaro che avesse dei picchi poco frequenti di ipersensibilità uditiva.  All’improvviso scrisse una frase di scatto e si attappò le orecchie. Si voltò verso di me e notai una lacrima. Lessi la frase: “Sto per impazzire, riesco a sentire Alberto in 5°C che urla. Dici alla maestra che non sto bene e fai chiamare mamma.” Feci esattamente quello che mi aveva chiesto. Quindici minuti dopo arrivò la madre a prenderlo. Non staccò le mani dalle orecchie neppure quando la madre lo venne a prendere. Stava per iniziare anche per lui un periodo terribile.
Tornai a casa per le 13:50 come mio solito. Mamma aveva lasciato una pentola col sugo e una con l’acqua. Cucinai un piccolo piatto di pasta. Non era molto, ma mi credevo uno chef a 5 stelle. Passarono un paio d’ore e finii di fare i compiti. Mamma doveva fare il turno fino a tardi mentre papà era alle prese con una serie di problematiche in azienda, quindi ero da solo a casa. Presi il telefono di casa e chiamai la mamma di Gabriele. Rispose dopo pochi squilli.
<< Cheshire, sei tu? >> Chiese la mamma di Gabriele.
<< Sì, salve signora. Come sta Gabriele? >> Dissi.
<< Si è chiuso in camera subito dopo pranzo, ha solo in po’ di mal di testa e non ha la febbre. Mi ha chiesto di chiamarti prima che si chiudesse in camera. >> Disse un po’ preoccupata. Logico: non aveva nessuna persona con cui parlare oltre a me.
<< Vengo subito allora! >> Dissi. Chiusi la telefonata. Scarpe ginniche e via. Arrivai a casa sua poco dopo. Salutai i genitori ed entrai in casa. Ero davanti alla porta della camera di Gabriele. Non bussai, aprì subito la porta. Mi aveva sentito nonostante avessi fatto estremamente piano. Entrai nella camera azzurra. Notai un fortino di cuscini con cui si era chiuso Gabriele sul letto e una scrivania piena di fogli. Aveva gli occhi lucidi. Mi abbracciò. Prese un foglio e una matita, si poggiò sulla scrivania e scrisse sopra qualche frase. Vista la situazione era la scelta migliore, non potevo rischiare di fargli ancora più male parlando. Avevo capito dai suoi appunti e dalla situazione che l’udito di Gabriele stava peggiorando percependo suoni sempre più acutamente. Lessi il foglio: “Sono riuscito a sentire da camera mia una conversazione al telefono tra papà e un’infermiera. La cosa più tragica è che ho sentito anche la voce di lei come se fosse a casa mia. Cosa possiamo fare?” Ci riflettei per parecchi secondi. Non era una situazione semplice. Di certo non potevamo fare molto io e lui, serviva qualcuno di competente, un esperto, una persona geniale, un professionista, un professore . . . Buio. Proiettore, pulsante rosso, click. Questa volta avvenne una cosa strana, non era un video, era un solo fotogramma con una specie di demone, un uomo da una folta barba bianca e con gli occhi di fuoco: il professore Layer. Luce, camera, Gabriele, foglio. “Questa storia del proiettore è diventata odiosa eh.” Pensai abbastanza accigliato. Presi un’altra matita e scrissi: “Proviamo a contattare il professor Layer, magari può aiutarci. Fu l’unico a trovare la soluzione ai nostri problemi. Non facciamoci scoprire dai nostri genitori, però, altrimenti la situazione potrebbe peggiorare.” Gabriele lesse e annuì. Continuai a scrivere: “Prendi il telefono di casa. Proviamo a chiamarlo.” Appena lo lesse, Gabriele andò a prendere il telefono. Intanto riflettevo su alcune cose: perché ora? Tutto ciò è connesso alle nostre esperienze passate e alla nostra genialità innata? Arrivò Gabriele col telefono, chiuse delicatamente la porta e scrisse una cosa sul nostro foglio: “Hai il numero?” Stavo per scrivere di no, ma . . . Buio. Proiettore, tasto rosso e click. Fotogramma singolo nuovamente: apparve un foglio bianco con il nome di Erick Layer e lentamente dei numeri come se si stessero condensando. Era il suo numero di telefono. Quel foglio bianco lo diede ai miei genitori molto tempo fa, durante il loro primo incontro. Luce, camera, scrivania, matita. Scrissi il numero. Forse la mia particolare mente aveva deciso di mettere al mio servizio questa dote particolare per aiutarmi. Non ero solo capace di memorizzare e riprodurre sequenze di eventi, ma potevo anche materializzare nella mia mente singoli oggetti, dettagli ed immagini. Gabriele scrisse subito dopo: “Di nuovo il proiettore?”. Risposi così: “Sì, la cosa mi spaventa come possa accadere con così poca facilità. Solo il professore può aiutarci o almeno lo spero”. Gabriele mi guardò negli occhi. Era bloccato da una gabbia di suoni ed io di ricordi. Digitammo il numero. Qualche squillo. Non era necessario mettere in vivavoce visto che Gabriele sentiva fin troppo bene. Di colpo gli squilli si fermarono ed eccolo, la nostra ultima speranza, l’ultima spiaggia, l’uomo che comprese i nostri problemi mentali.
<< Pronto? >> Sentimmo la sua voce roca e profonda. Qualche anno fa pensavamo che fosse più vecchio di Matusalemme ed invece ha solo settant’anni.
<< Professor Layer, sono Cheshire, qui c’è anche Gabriele . . .  >> Dissi con una voce molto angosciante e con un tono leggermente alto per le emozioni.
<< Shh! Abbassa la voce Cheshire! Altrimenti sanguineranno le orecchie di Gabriele! >> Mi interruppe tuonando. Sapeva già tutto, proprio come la prima volta.
 
   
 
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